Summa Teologica - III |
Supra, q. 60, a. 8; infra, q. 84, a. 3; In 4 Sent., d. 3, q. 1, a. 2, sol. 1, 2; In 1 Cor., c. 1, lect. 2
Pare che la formula: « Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo » non sia la forma conveniente del battesimo.
1. L'azione va attribuita più all'agente principale che al ministro.
Ora, nei sacramenti il ministro agisce in qualità di strumento, come si è già spiegato [ q. 64, a. 1 ], e d'altra parte l'agente principale nel battesimo è Cristo, secondo le parole evangeliche [ Gv 1,33 ]: « L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito, è colui che battezza ».
Perciò non è giusto che il ministro dica: « Io ti battezzo »; tanto più poi che dicendo « battezzo » si include già l'« io », che così risulta superfluo.
2. Non occorre che uno faccia menzione dell'azione nell'atto stesso in cui la sta compiendo: come non è necessario che colui che insegna dica: « Io vi insegno ».
Ora, il Signore [ Mt 28,19 ] diede insieme il comando di battezzare e quello di insegnare con le parole: « Andate e ammaestrate tutte le nazioni », ecc.
Quindi non occorre che nella forma del battesimo si menzioni l'atto del battezzare.
3. Chi riceve il battesimo spesso non comprende le parole: come nel caso dei sordi e dei bambini.
Ma allora è inutile rivolgere a lui il discorso, come si legge [ Sir 32,6 Vg ]: « Quando non ti si ascolta, non ti diffondere in parole ».
Quindi non è opportuno dire: « Io ti battezzo », rivolgendo il discorso al battezzando.
4. Capita che a farsi battezzare e a battezzare siano in molti: gli Apostoli, p. es., battezzarono nella stessa giornata tremila e un'altra volta cinquemila persone, come riferisce il libro degli Atti [ At 2,41; At 4,4 ].
Perciò la forma del battesimo non deve essere al singolare: « Io ti battezzo », ma si può dire: « Noi vi battezziamo ».
5. Il battesimo deve la sua virtù alla passione di Cristo.
Ora, è dalla forma che viene santificato il battesimo.
Quindi nella forma battesimale è necessario ricordare la passione di Cristo.
6. Il nome indica la proprietà di ciascuna cosa.
Ma le proprietà personali delle Persone divine sono tre, come si è detto nella Prima Parte [ q. 32, a. 3 ].
Perciò non si deve dire: « Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo », ma: « Nei nomi », ecc.
7. La persona del Padre può essere indicata non solo con il nome di Padre, ma anche con quelli di Innascibile e di Genitore, il Figlio anche con quelli di Verbo, di Immagine e di Genito, lo Spirito Santo con quelli di Dono, di Amore e di Procedente.
Pare quindi che si possa validamente amministrare il battesimo anche servendosi di questi nomi.
Il Signore comanda: « Andate e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ».
Il battesimo viene consacrato dalla sua forma, secondo le parole di S. Paolo [ Ef 5,26 ]: « Purificando la Chiesa per mezzo del lavacro dell'acqua accompagnato dalla parola ».
E S. Agostino [ De bapt. contra Donat. 4,15 ] afferma che « il battesimo è santificato dalle parole evangeliche ».
Perciò occorre che nella forma del battesimo si esprima la sua causa.
Ma il battesimo ha due cause: una principale, da cui riceve la sua virtù, e che è la santa Trinità, l'altra strumentale, ossia il ministro che compie il rito esterno del sacramento.
Di conseguenza nella forma del battesimo è necessario ricordare ambedue le cause.
Ora, al ministro si riferiscono le parole: « Io ti battezzo »; alla causa principale invece le altre: « Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ».
Perciò la formula: « Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo » è la forma conveniente.
1. L'azione viene attribuita allo strumento come al principio prossimo, all'agente principale invece come al principio in virtù del quale lo strumento agisce.
Perciò è giusto che nella forma del battesimo venga indicato il ministro come compiente l'atto del battezzare con le parole: « Io ti battezzo »; e il Signore stesso attribuisce questo atto ai ministri dicendo: « Battezzandole ».
La causa principale invece è indicata come il principio in virtù del quale il sacramento viene amministrato, con le parole: « Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo ».
Cristo infatti non battezza senza il Padre e lo Spirito Santo.
I Greci invece non attribuiscono l'atto del battesimo ai ministri, per evitare l'errore di quei primi cristiani che riferivano l'efficacia del battesimo ai battezzatori, dicendo: « Io sono di Paolo, e io di Cefa » [ 1 Cor 1,12 ].
Perciò dicono: « Sia battezzato il tale servo di Cristo nel nome del Padre », ecc.
E compiono validamente il sacramento poiché esprimono l'azione del ministro con l'invocazione della Trinità.
L'« io » poi che viene aggiunto nella nostra formula non riguarda la sostanza della forma, ma serve a meglio esprimere l'intenzione [ del ministro ].
2. L'abluzione di una persona con l'acqua può avere molti scopi, perciò è necessario che le parole della forma esprimano il fine per cui essa viene compiuta.
E a ciò non possono bastare le parole: « Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo », poiché tutte le cose dobbiamo farle in tale nome, come insegna S. Paolo [ Col 3,17 ].
Se quindi non viene espresso l'atto del battezzare, o nella nostra forma o nella forma dei Greci, non si compie il sacramento, come ammonisce Alessandro III: « Se uno immerge un bambino nell'acqua per tre volte nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, Amen, senza dire: "Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo", il bambino non è battezzato ».
3. Le parole che vengono pronunziate nella forma dei sacramenti non vengono pronunziate soltanto a scopo indicativo, ma anche a scopo causativo, avendo esse efficacia da quel Verbo « per cui tutte le cose sono state fatte » [ Gv 1,3 ].
Quindi è opportuno rivolgerle non solo alle persone incapaci di capire, ma anche alle creature inanimate, come quando si dice: « Io ti esorcizzo, creatura del sale ».
4. Più ministri non possono battezzare insieme una stessa persona, poiché le azioni vengono a moltiplicarsi secondo la molteplicità degli agenti che le compiono integralmente.
Per cui se si trovassero insieme due persone, una muta e incapace di proferire le parole e l'altra senza mani e inabile a versare l'acqua, non potrebbero battezzare collaborando insieme, una dicendo le parole e l'altra versando l'acqua.
Invece, se la necessità lo esige, più persone possono essere battezzate insieme: poiché ciascuna di esse non riceve che un solo battesimo.
Ma allora sarà necessario dire: « Io vi battezzo ».
E non c'è un cambiamento di forma, poiché vi equivale a te e te.
- Noi invece non significa io e io, ma io e te, per cui la forma rimarrebbe mutata.
E così pure rimarrebbe mutata la forma se si dicesse: « Io mi battezzo ».
Nessuno infatti può battezzare se stesso.
Per cui lo stesso Cristo volle essere battezzato da Giovanni.
5. La passione di Cristo, sebbene sia causa principale rispetto al ministro, è tuttavia causa strumentale rispetto alla santa Trinità.
Per questo si ricorda la Trinità piuttosto che la passione di Cristo.
6. Sebbene siano tre i nomi personali delle tre Persone, uno solo tuttavia è il loro nome essenziale.
Ora, la virtù divina che opera nel battesimo è un attributo essenziale.
Perciò si dice: « Nel nome », e non: « Nei nomi ».
7. Come nel battesimo si usa l'acqua poiché per lavare l'uso di essa è più frequente, così per indicare le tre Persone nella forma del battesimo vanno usati quei nomi che in una data lingua sono più abituali per significarle.
E con altri nomi il sacramento non sarebbe valido.
Indice |