Supplemento alla III parte

Indice

Articolo 2 - Se per la divina misericordia debba terminare ogni pena, sia degli uomini che dei demoni

Pare che per la divina misericordia debba terminare ogni pena, sia degli uomini che dei demoni.

Infatti:

1. Nella Sapienza [ Sap 11,23 ] si legge: « Tu, Signore, hai compassione di tutti, perché su tutte le cose si estende il tuo potere ».

Ora, in « tutte le cose » rientrano anche i demoni, che sono creature di Dio.

Quindi anche la pena dei demoni verrà a finire.

2. Secondo S. Paolo [ Rm 11,32 ], « Dio ha rinchiuso tutti nel peccato per usare a tutti misericordia ».

Ma Dio rinchiuse nel peccato anche i demoni, ossia permise che vi si rinchiudessero.

Perciò alla fine avrà misericordia anche dei demoni.

3. Come dice S. Anselmo [ Cur Deus homo 2,4 ], « non è giusto che Dio permetta la perdita totale di una creatura da lui creata per la beatitudine ».

Poiché dunque ogni creatura dotata di ragione è stata creata per la beatitudine, non è giusto che sia perduta per sempre.

In contrario:

1. Nel Vangelo [ Mt 25,41 ] si legge: « Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli ».

Perciò saranno puniti eternamente.

2. Come gli angeli buoni divennero beati col loro volgersi a Dio, così gli angeli cattivi divennero miserabili con il loro allontanarsi da Dio.

Se quindi la miseria degli angeli cattivi dovesse finire, dovrebbe avere un termine anche la beatitudine di quelli buoni.

Il che è inammissibile.

Dimostrazione:

Come riferisce S. Agostino [ De civ. Dei 21, cc. 17,23 ], fu un errore di Origene il pensare che dopo un certo tempo anche i demoni sarebbero stati liberati dalle pene per la misericordia di Dio.

Ma questo errore fu riprovato dalla Chiesa per due motivi.

Primo, poiché è manifestamente contrario all'autorità della Scrittura, nella quale leggiamo [ Ap 20,10 ]: « E il diavolo che li aveva sedotti fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli »: espressione quest'ultima che nella Scrittura sta a indicare l'eternità.

Secondo, perché se da una parte Origene estendeva eccessivamente la misericordia di Dio, dall'altra la restringeva eccessivamente.

Infatti è identica la ragione per cui si ammette che gli angeli buoni permangono nell'eterna beatitudine e gli angeli cattivi sono puniti eternamente.

Per cui come pensava che i demoni e le anime dei dannati venissero a un dato momento liberati dalle pene, così riteneva che gli angeli e le anime dei beati dovessero a un certo momento passare dalla beatitudine alle miserie della vita presente.

Analisi delle obiezioni:

1. Dio per parte sua ha misericordia di tutti; siccome però la sua misericordia è regolata secondo l'ordine della saggezza, non si estende a quanti si sono resi indegni di riceverla, come sono appunto i demoni e i dannati, che sono ostinati nel male.

- Tuttavia si può dire che anche verso costoro viene usata la misericordia, in quanto sono puniti meno di quanto meriterebbero: non però al punto di essere del tutto liberati dalla pena.

2. Il termine « tutti » in quel testo va riferito ai generi dei singoli esseri, non ai singoli soggetti dei vari generi; e così l'affermazione vale per gli uomini viatori, nel senso cioè che Dio ha avuto misericordia sia dei Giudei che dei gentili, ma non di tutti i gentili o di tutti i Giudei.

3. S. Anselmo intende dire che ciò non è giusto secondo la convenienza della bontà divina, e parla della creatura nel suo genere.

Infatti non si addice alla bontà divina che tutto un genere di creature non raggiunga il fine per cui è stato creato.

Perciò non sarebbe stato conveniente che tutti gli uomini, o tutti gli angeli, si dannassero.

Ma nulla impedisce che alcuni tra gli uomini o tra gli angeli periscano eternamente: poiché l'intento della volontà divina viene raggiunto negli altri che si salvano.

Indice