Conferenza 20/11/1966
1 - La Divozione è una pratica fondamentale dei Catechisti.
2 - La Divozione è il seme da cui scaturisce l'Unione.
3 - La Divozione dimostra la sua efficacia nella storia dell'Unione.
4 - La Divozione deve essere incarnata dai Catechisti.
5 - La Rivelazione e le Rivelazioni.
6 - La Divozione è la manifestazione della misericordia divina.
7 - La Divozione ci unisce a Gesù Crocifisso.
8 - La Divozione poggia sul cuore di Gesù.
9 - I "detti" si incentrano in Gesù Crocifisso.
10 - La Divozione sviluppa l'intimità con Gesù Crocifisso.
11 - Intimità con Gesù per giungere all'ascetica vitale.
12 - Valore e significato delle parole: "Amabilissimo mio Signore Gesù Crocifisso".
13 - Lo slancio verso Gesù deve essere gioioso.
14 - Abnegazione come dono d'amore.
15 - La Divozione è un'Adorazione.
16 - La Divozione risolve il conflitto tra l'immanenza e la trascendenza di Dio.
17 - L'intimità con Gesù non ne esclude la trascendenza.
18 - Il Crocifisso ci permette di realizzare una comunione con il Dio vivente.
19 - La Divozione approfondisce l'umanità di Cristo.
20 - La Divozione è un pellegrinaggio alle piaghe di Gesù Crocifisso.
21 - L'Unione deve svilupparsi coltivando e seminando.
Siamo oggi qui riuniti per un rinnovato approfondimento della Divozione a Gesù Crocifisso.
La Divozione a Gesù Crocifisso è una pratica fondamentale della pietà dei Catechisti i quali, accanto al culto della Messa, che è l'asse di tutta la pietà cristiana, devono alimentare in modo particolare il culto per Gesù Crocifisso.
Se noi consideriamo gli scritti di Fra Leopoldo e la presentazione dei "detti" da parte di Fratel Teodoreto, nonché lo sviluppo dell'attività dell'Unione nel tempo, comprenderemo facilmente come la Divozione sia il seme da cui scaturisce l'Unione stessa.
Ricordo il detto di Gesù Crocifisso del 6 marzo 1914.
Benché a quell'epoca l'Unione non fosse ancora canonicamente eretta, esisteva già un gruppo di giovani fra cui il nostro Umberto e già Gesù Crocifisso si esprimeva in questo modo: "benedico i primi frutti della santa Divozione adorazione, cioè i figli congregati e tutti quelli che cooperano e promuovono la detta adorazione a me Gesù Crocifisso."
Quindi se noi siamo frutto di quella divozione, essa è la causa della nostra consacrazione, che da quella scaturisce e deriva nel legame di causa - effetto.
La divozione a Gesù Crocifisso è quindi all'origine dell'Istituto Secolare che si è denominato prima Unione del SS. Crocifisso e poi Unione Catechisti del SS. Crocifisso e Maria SS. Immacolata.
Tutta la storia dell'Unione dimostra l'importanza della Divozione che, recitata in occasioni difficili, ha permesso di superare gli ostacoli che ne intralciavano lo sviluppo.
Basta ricordare 1'efficacia della Divozione in occasione della legge del 1911, che proibiva gli esami interni.
La prima attività che i Catechisti hanno considerato fondamentale per la loro preparazione spirituale e per il loro apostolato è stata la pratica e la diffusione della Divozione.
Lo spirito con il quale i Fondatori dell'Unione consideravano la Divozione dovrebbe animare anche noi, tenendo naturalmente conto delle direttive dalla Chiesa.
Sul tema del ritorno alle origini, il S. Padre, rivolgendosi direttamente ai Gesuiti, ma indirettamente anche ad altre famiglie religiose, ha fatto presente le deviazioni pericolose nelle quali si può incorrere.
Cerchiamo perciò di cogliere veramente l'essenza, lo spirito, il fondamento del nostro Istituto e di considerarlo in rapporto alle esigenze della nostra società.
Questo approfondimento può servire di preparazione per la nostra prossima assemblea straordinaria, ma esso deve innanzituto servire per la nostra vita, che dobbiamo costruire sul fondamento che ci è stato dato.
Noi non dobbiamo soltanto recitare la Divozione, ma incarnarla, ed esserne la testimonianza vivente.
In un altro detto fondamentale si dice: "La pia Unione deve basarsi sopra questi scritti e quelli che li osserveranno saranno i miei veri figli." ( 1 febbraio 1918 )
Questi pensieri spirituali devono guidarci all'approfondimento della Divozione per coglierne il più pregnante significato.
Vorrei ora distinguere tra Rivelazione e Rivelazioni.
La Rivelazione è la comunicazione che Dio ci fa di se stesso attraverso i suoi inviati e poi direttamente attraverso il figlio Suo; le rivelazioni non hanno tanto per scopo di rivelarci Dio, ma di concretare la nostra risposta per rapporto alla Rivelazione di Dio.
Dio si è dato a noi nella Rivelazione, noi dobbiamo darci a Lui nelle rivelazioni, accettandole.
Le rivelazioni cosiddette private, sono modi con cui Dio opera nello Spirito Santo e suscita in noi la risposta al Suo messaggio.
Queste rivelazioni hanno lo scopo di edificare, non solo in senso pietistico, ma di strutturare la nostra risposta di catechisti a Gesù, sulla base degli insegnamenti che hanno determinato il sorgere del nostro Istituto.
Ed è nell'approfondimento della Divozione che troveremo i tratti salienti della nostra risposta specifica di Catechisti a Dio, risposta che non deve essere 'ad libitum', ma quale Dio la vuole.
Vorrei proporvi a questo proposito alcune riflessioni che ciascuno potrà poi continuare e sviluppare personalmente.
Io mi limiterò ad indicarvi il metodo da me seguito ed alcune considerazioni a cui sono giunto.
La prima domanda che mi sono posto è la seguente: perché il Signore vuole questa Divozione a Gesù Crocifisso?
La risposta che tutti noi conosciamo, ma che dobbiamo approfondire è che Dio vuole questa Divozione a Gesù Crocifisso come manifestazione della Sua misericordia, che si è espressa nel modo più alto e più completo attraverso il Crocifisso, attraverso il sacrificio del Figlio suo.
Credere nella misericordia, sperare nella misericordia, affidarsi alla misericordia.
Misericordia plasticamente rappresentata in un Dio Crocifisso che, come dice Fra Leopoldo, tende continuamente le braccia per abbracciare tutti quelli che a Lui si fanno vicini. ( 6 settembre 1908 )
Questa presentazione di Gesù Crocifisso si trova all'inizio dei detti di Fra Leopoldo e risale al 1908.
Ed è su tale presentazione di Gesù che deve fondarsi il nostro insegnamento, soprattutto quello rivolto ai ragazzi.
Nell'abbraccio di Gesù, che ci attende, è il Suo perdono.
Nessuna preoccupazione ne peccato devono trattenere il nostro slancio verso il Signore che tutto perdona.
Vi sono dei detti che chiariscono bene il concetto di misericordia, quali ad esempio:
"Voglio questa divozione affinché la mia misericordia, risplenda più che il sole sopra tutto il mondo". ( 18 agosto 1908 )
E ancora: "Da un'occhiata alle pagine scritte e vedrai che parlo di misericordia continuamente; dunque tu abbandonati alla misericordia di Dio e della Mamma SS." ( 4 novembre 1908 )
Vi è un detto del 1908 in cui la Madonna così si esprime: "Io sono la potente patrona di un grande ordine; il tuo spirito e il mio saranno in continuo lavoro per dimostrare in tutto il mondo la grande misericordia del Signore e la gloria di Dio altissimo." ( 29 dicembre 1908 )
Questi detti sono per noi una scuola di santità che consiste nell'arrenderci soprattutto alla misericordia di Dio espressa da Gesù sulla croce.
Riflettendo sui detti comprenderemo come uno degli scopi della divozione consista nel realizzare un solo ovile con un sole pastore.
Fra Leopoldo, all'inizio del detti, ha pregato per il Papa e per l'unità.
Fra Leopoldo aveva in mente le parole di Gesù che dice: "quando sarò innalzato da terra trarrò tutti a me" ( Gv 12,32 ) ed è infatti questa attrazione che unificherà il mondo.
Lo slancio verso Gesù Crocifisso si rivela nella Divozione che ha anche lo scopo di unirci sempre di più a Gesù sulla Croce.
Fra Leopoldo riporta nei detti alcune espressioni molto significative di Gesù.
Eccone qualcuna: "Tutto quello che ti ho fatto segnare è come uno specchio; cioè devi ricordarti che io sono stato maltrattato e crocifisso e tu devi specchiarti in me nelle tribolazioni e nelle croci, nel bene immenso che ti voglio; quanto soffri con me in croce per amore del tuo crocifisso Gesù e non venire meno in tutte le occasioni che al presentano." ( 19 agosto 1908 )
È un tema questo che Gesù riprende dicendo: "ti ho preparato perché tu sia costantemente unito con me sulla croce."
Durante l'assemblea avevo affermato che il centro della Divozione poggia sulla piaga fondamentale del costato, e sul cuore di Gesù, che dice: "Voglio che tu ti perda di santo amore sopra il mio cuore trafitto come serafino in terra" ( 10 settembre 1908 )
e poi ancora: "Tu sei il mio Leopoldo del cuore trafitto del tuo Gesù Crocifisso, voglio fare di te ciò che voglio io" ( 12 agosto 1908 )
e poi: "Dal mio cuore, dalla croce, dalla mia croce non devi mai scostarti". ( 29 agosto 1908 )
Gesù ci invita quindi a situarci nel Suo cuore trafitto e a non allontanarcene mai.
Giacere ai piedi del Crocifisso e perderci, in qualche modo, in Lui, fa parte del nostro stile e della nostra personalità spirituale.
Le espressioni con le quali Gesù si rivolge a Leopoldo non devono essere considerate meramente sentimentali, poiché esse ci pongono un problema di scoperta, di scalo mistico-ascetico.
Gesù dice ancora: "Bacia il mio costato, domani il tuo Gesù bacia il tuo cuore quando tu mi riceverai nella S. Comunione". ( 15 ottobre 1908 )
I detti che riprendono questo tema sono molti e tutti seguono una loro logica di successione e si incentrano in Gesù Crocifisso.
Un punto particolarmente rilevante in Fra Leopoldo e peculiare della Divozione riguarda l'intimità con Gesù.
L'invito di Gesù: "rimanete in me" ( Gv 15,4 ) si rivolge a tutti i cristiani; esso tuttavia viene realizzato attraverso diverse vie e diversi modi, secondo le personalità spirituali dei singoli e dei gruppi e delle collettività che lo Spirito Santo suscita.
L'intimità con Gesù si può forse conseguire anche attraverso altre espressioni, come ad esempio la penitenza.
Certamente per Fra Leopoldo essa si raggiungeva innanzitutto e principalmente con la Divozione.
Gesù dice infatti a Fra Leopoldo, ancora laico, nella chiesa di S. Dalmazzo, dopo la Comunione; "tra me e tè in avvenire ci sarà una grande intimità" ( D5 ) ed in seguito: "A tanti santi ho dato la scienza e tante virtù, ma l'intimità come con te non l'ho mai avuta con altri, almeno non c'era bisogno". ( 10 settembre 1908 )
Particolarmente significativa è quest'ultima espressione: "non c'era bisogno", espressione da meditare nella sua profondità e pregnanza.
La nostra vita spirituale nasce nel cuore di Gesù sulla Croce.
I passi nei quali si evidenzia l'importanza dell'intimità con Gesù caratterizzano la nostra vita interiore, che in essi trova alimento e sostegno, superando così la genericità di un'ascetica manualistica o intellettuale per giungere alla vera ascetica vitale che sgorga dal fondamento del nostro essere spirituale, stabilito dallo Spirito Santo.
Le riflessioni e le considerazioni fatte sinora dovrebbero chiarire, per quanto possibile, il metodo da me seguito nella lettura dei "detti" per capire quali siano i temi su cui Gesù insiste particolarmente e per cogliere la particolare spiritualità di Fra Leopoldo.
La Divozione a Gesù Crocifisso inizia con il bellissimo attributo rivolto a Gesù: "Amabilissimo mio Signore Gesù Crocifisso".
Per capire il valore di questa espressione, dobbiamo ricordare il detto della Madonna: "Ricordati di quanto ha sofferto mio Figlio". ( novembre 1887 ) Fra Leopoldo non si avvicina al Crocifisso battendosi il petto, soffermandosi sui suoi peccati e offuscando così la spontaneità, la genuinità del suo slancio.
Egli si rivolge a Lui fiducioso e gli manifesta il proprio amore con le parole: Amabilissimo mio Signore Gesù Crocifisso.
È un atteggiamento che Gesù stesso suggerisce a Fra Leopoldo, con alcuni detti, di cui vorrei ricordarne alcuni:
"Amami con tutta l'effusione del tuo cuore non ti pentirai di aver amato tanto il tuo Gesù", ( 25 Agosto 1908 )
"Quando il demonio viene a metterti davanti i tuoi peccati, non dar retta, Ricorda che voglio che tu, prima che finisca il giorno venga a salutarmi, come fai nel SS. Sacramento dell'altare, Ricordati che sono l'Agnello che cancella i peccati del mondo, e non devi mai turbarti per qualunque tentazione, colla mia potenza posso rendere angelica anche la tua anima". ( 25 agosto 1908 )
Queste espressioni di Gesù ci chiedono di non misurare la nostra affettività verso di Lui che vuole tutto il nostro amore; e soprattutto esse ci ammoniscono a liberare l'animo nostro dalla considerazione della nostre difficoltà, dalle nostre imperfezioni, dai nostri peccati per non adombrare la purezza del nostro slancio verso di Lui.
Così noi, come Fra Leopoldo, dobbiamo superare la tentazione della tristezza e della disperazione per rivolgerci a Gesù con cuore sereno.
Gesù dice ancora a Leopoldo: "Voglio che tu mi ami con tutte le tue forze, con tutto il tuo cuore; se i peccati si fanno in questo mondo, voglio anime che come serafini in cielo mi seguano con l'orazione e altre virtù affinché facciano riparazione"; ( 4 agosto 1908 ) in queste parole ritroviamo il concetto del serafino che con le preghiere e le virtù fa la riparazione.
Già nell'introduzione all'Adorazione delle singole piaghe si evidenzia la dinamicità del nostro atteggiamento inferiore che, spogliandoci rapidamente di noi stessi, realizza un'abnegazione che è vero dono di amore.
Solo in un ulteriore momento vi sarà la considerazione dei nostri peccati, consideriazione che deve essere fatta dall'interno del cuore di Gesù.
Caratteristica della divozione permanente è che essa è un'adorazione, che si rivolge a tutte le cinque piaghe di Gesù.
Valore fondamentale ha il fatto che la Divozione, mentre ci slancia nella intimità della Croce, vuole la nostra presa di coscienza della divinità di Gesù.
Direi che la Divozione a Gesù Crocifisso risolve un possibile conflitto nella vita spirituale: la intimità e 1'immanenza con la trascendenza.
Pensare che l'avvicinarsi troppo a Dio significhi perderlo nella Sua maestà, nelle sue dimensioni divine e trascendenti, costituisce una tentazione e un'insidia gravissima; Dio infatti può essere a noi così intimo proprio perché è così trascendente; noi siamo chiamati ad avvicinarci a Dio e non a trarre Dio verso di noi.
Questo è un punto fondamentale; quindi non bisogna soffocare le espressioni più tenere e più infuocate dell'anima nostra con il timore di ridurre la trascendenza di Dio.
Dobbiamo tuttavia cercare di non immiserire le nostre espressioni e di non considerare Gesù come un qualunque compagno di strada.
Nelle parole: "Signore…. ti adoro" sono contenuti in sintesi vitale sia il semento della intimità che quello della trascendenza, momenti che vicendevolmente ai sostengono.
Per esprimermi con una terminologia sociologica religiosa, dirò che il Dio lontano è anche il Dio vicino.
Vi è stato uno studioso che divideva le religioni del Dio lontano, cioè quelle che sentono Dio trascendente, irraggiungibile, ineffabile, indicibile, dalle religioni del Dio vicino, cioè quelle che sentono Dio come un compagno.
Entrambe le concezioni sono deformazioni dell'unica verità per la quale Dio è trascendente a ineffabile e nel lo stesso tempo più intimo a noi di quanto noi siamo a noi stessi.
L'unico nostro timore deve essere quello di peccare verso di Lui.
Dobbiamo perciò slanciarci verso Dio, rimanere con Lui sulla Croce, posarci sul Suo Cuore.
Nell'intimità con Gesù il nostro cuore avrà modo di esprimere tutto il suo amore, senza sentire la necessità di affetti terreni.
Vorrei ancora invitarvi a riflettere sul fatto che spesse volte noi ci limitiamo a considerare il Crocifisso come una rappresentazione plastica, una coreografia puramente esteriore.
Fra Leopoldo in tutti i suoi scritti pone in evidenza come i suoi incontri con il Crocifisso superassero in certo senso il Crocifisso stesso, per realizzare una comunione col Dio Vivente.
Le voci che Fra Leopoldo sentiva provenivano da Qualcuno che era vivo davanti a lui.
Così come nell'Eucaristia il pane che ci sta di fronte ci permette di realizzare la vera unione con Gesù, così nell'Adorazione al Crocifisso realizziamo la viva comunione col Dio vivo che ci sta di fronte.
L'approfondimento dell'umanità di Gesù è fondamentale e caratteristico della nostra spiritualità.
Il riconoscimento di questa umanità distingue nettamente chi è vero cristiano da chi non lo è.
Affievolendo 1'umanità di Cristo se ne affievolisce anche la divinità, rendendo sempre più sfuggente e meno concreta la presenza reale di Cristo nel la Sua Chiesa.
Nell'adorazione non temiamo di cercare le espressioni umane di Cristo, espressioni che sono al tempo stesso divine.
Abbracciamo sempre più strettamente l'umanità di Cristo e parliamole.
Le nostre parole non si ridurranno così ad un vuoto monologo con un'immagine, un ricordo, ma svilupperanno un dialogo col Cristo vivo sulla Croce, rivivendone i segreti e l'amore.
Ed è alla luce di queste riflessioni che formulo la speranza della riesposizione della Sindone, riesposizione che, convenientemente preparata, sarebbe decisiva allo sviluppo di questo orientamento spirituale.
La Divozione, oltre ad essere un'adorazione, è un pellegrinaggio d'amore alle piaghe di Gesù.
Vorrei sottolineare l'importanza che questo pellegrinaggio è fatto con Maria SS.; non so se Fra Leopoldo ne abbia avuto subito una piena consapevolezza.
Il primo detto pare illuminare questo concetto.
La Madonna infatti, apparendo a Fra Leopoldo vestita a lutto, con la corona nera, dice: "Ricordati di quello che ha sofferto mio Figlio".( novembre 1887 )
La parola usata da Maria è "figlio" e non "Gesù", tale parola sottolinea la sofferenza della Madonna nel vedere il Figlio crocifisso ed invita Fra Leopoldo ad unirsi al Suo dolore.
È un'adorazione fatta in unione di cuore e di mente con Maria; è una partecipazione all'adorazione che Maria ha fatto e fa delle piaghe di Gesù, piaghe prima sanguinanti, ora trionfanti.
Al termine di queste riflessioni, proponiamoci di sviluppare gli insegnamenti che ci sono stati trasmessi, vivificandoli e rinnovandoli alla luce delle parole di Gesù, che ha detto a Fra Leopoldo: "Non ho dubbi, sebbene tu sia piccolo, debole, mi sono servito di te per seminare e ho chiamato altri figli esperti che proseguiranno la seminagione e la coltivazione." ( 12 Agosto 1908 )
Questo detto mette in rilievo come il movimento suscitato da Dio, movimento di cui Fra Leopoldo è il germe, debba svilupparsi non solo coltivando e raccogliendo quanto è già stato seminato, ma anche apportando nuovi semi al corpo sociale dei Catechisti Congregati, corpo che deve essere l'espressione vivente della divozione.
La Divozione deve illuminarci spiritualmente, ponendoci nelle migliori disposizioni interiori per comprenderla rettamente ed approfondirla, permettendoci di sviluppare, quando la Provvidenza ci offrirà i semi e le possibilità, ciò che è stato fatto.
Ricordiamo le parole di Fra Leopoldo che così ci raccomanda: "Prego di tenere presenti queste cose che ci devono orientare sia per quello che è la nostra vita personale che il nostro apporto di approfondimento".
Tenendo presenti i detti di Gesù, cerchiamo di orientare rettamente la nostra vita e di approfondire la nostra spiritualità.
Noi dobbiamo leggere, vedere, sentire tutto, limitatamente alla possibilità, al la prudenza e all'ubbidienza, sul fondamento di questi principi.
Solo così alimenteremo un organismo inferiore qualificato, la personalità soprannaturale che Dio vuole da noi.
Ciò che conforta la mia appartenenza all'Unione è la convinzione che i suoi principi vitali vengono dall'alto: non mi viene il dubbio che Essa sia frutto della mente umana.
Questa è una grande realtà. È un seme di vita che viene sviluppato veramente dall'alto e non è una strutturazione, un'organizzazione terrena.
Ciò è estremamente consolante per noi; ricordiamo che non siamo impediti di ricercare, di proporre; anzi bisogna avere la massima iniziativa nell'innestarci su quel germe in modo da divenire fecondi, quindi molto liberi ma nello stesso tempo molto fedeli.
Vorrei ancora raccomandare a tutti di non scoraggiarsi se la recita della Divozione può risultare a volte un po' meccanica, a causa forse della stanchezza o del particolare momento della giornata in cui ci si trova.
La Divozione è infatti sempre presente in noi, anche al di fuori della sua recita; essa contiene dei temi dominanti che riguardano la nostra vita in rapporto a Gesù a cui sempre dobbiamo rivolgere la preghiera: "amabilissimo mio Signore Gesù Crocifisso".
La Divozione deve essere oggetto di meditazione durante tutta la giornata, nei momenti di gioia e di dolore, nei successi come negli insuccessi.
Essa deve informare non solo i pochi minuti della sua recita, ma tutta la nostra vita, che si arricchirà così di meditazioni profonde e ci preparerà ad una sempre maggiore intimità con Gesù Crocifisso.