Adunanza Congregati 5/11/1969
1 - Le adunanze mensili
2 - Scopi delle adunanze
3 - Crisi del mondo moderno
4 - Nostri compiti
5 - La storia è fatta soprattutto da Dio
6 - Luce, vita, amore
7 - Affidamento a Gesù
8 - Impotenza dell'uomo
9 - Fratel Teodoreto maestro di vita
Permettetemi che richiami la vostra attenzione sulle nostre adunanze e in particolare sulle quelle dei catechisti congregati.
I motivi profondi che le animano
L'abitudine alle adunanze mensili ci può indurre a considerarle delle semplici convenzioni, dimenticando così i motivi profondi che le dovrebbero animare.
Approfondimento del valore delle adunanze
È bene perciò chiedersi sempre il perché di ciò che è consueto.
Cerchiamo di scoprire in profondità il significato delle cose, riportandole tutte nel Signore.
Diverse sono le disposizioni e gli stati d'animo suscitati dalle nostre adunanze: vi è chi prova un senso di fastidio, di contrarietà nel trovarsi di fronte sempre alle stesse cose, allo stesso ambiente, alle stesse persone; chi invece prova un senso di sollievo perché gli si prospettano un pomeriggio con gli amici e con i confratelli, qualche ora di preghiera, di meditazione.
Impegnamoci dunque a vincere questi stati d'animo così soggettivi e a considerare i nostri incontri come un invito del Signore che ha detto: "venite, trovatevi nel nome mio, parlate di me e delle cose mie, accendetevi su questa base, purificatevi su questa base, affratellatevi fra di voi e così prendete energie, slancio, forza per continuare ad amarmi per il resto del tempo e per farmi amare".
a ) Accogliere l'invito del Signore
Io spero che la ricerca, l'attesa, l'aspettativa presenti nei nostri incontri si rivolgano a Lui, al fine di sentirne maggiormente la presenza, la verità, la forza onnipotente, l'impulso che ci spinge nel mondo, per ricondurre a Lui i nostri fratelli.
b) Ricevere la Sua luce
Se i nostri incontri avverranno nel nome Suo, avvertiremo certamente l'azione di Dio e stimolati dalla Sua luce, saremo fecondi di carità nei riguardi dei nostri fratelli.
Il valore delle cose muta secondo l'angolatura dalla quale si considerano; i fatti, le realtà offrono occasione alle più disparate interpretazioni; ogni fatto presenta infiniti aspetti che, se esaminati parzialmente, inducono all'errore e alla distorsione.
c) Rendere possibile la nostra azione nel mondo
Solo aprendoci al Signore col desiderio di amarlo e di farlo amare riceveremo la luce particolare che ci permetterà di giudicare rettamente e di intervenire positivamente nel mondo.
È soprattutto crisi di credibilità
Noi tutti siamo coscienti della situazione drammatica del mondo moderno.
La crisi del mondo, la crisi del nostro popolo in modo particolare, la crisi della città, la crisi della Chiesa, ci turbano e ci rendono consapevoli di vivere uno dei momenti più drammatici della vita dell'umanità.
Alla luce di questa constatazione si presenta una prima osservazione: di fronte alla crisi profonda che tutti travaglia, nessuno ha la capacità di porvi rimedio o di agire su di essa.
Gli uomini, anche quelli che occupano posti di responsabilità, sia nella Chiesa, sia nella società civile, sono come imprigionati dal loro limite di creature, essi appaiono, sotto certi aspetti, in balia delle loro passioni e della loro debolezza.
Si ha l'impressione che si avvicini un gran gelo che poco per volta imprigiona tutti, e con esso una grande tenebra che tutto avvolge.
Tenebra che porta alla scomparsa dell'amore, della bontà, della verità; sembra spegnersi quel poco di vero, di luce, di amore che è presente in ogni uomo.
Quanti uomini noi incontriamo che, pur facendo con ragione determinate critiche sia alla società, sia al tipo di rapporti vigenti all'interno della Chiesa, si dimostrano tuttavia sprovvisti della luce interiore che apre il cuore alla verità!
E quante volte ci accorgiamo che alcuni atti, pur presentandosi buoni oggettivamente, non sono stati dettati da un vero spirito di carità.
La crisi che si profila sempre più minacciosa davanti a noi, non ci riguarda tanto come individui, ma come popolo, come comunità, come chiesa, come mondo, come insieme organizzato.
Mai come oggi si è parlato di "credibilità".
Tale termine è applicato a qualunque settore, sia politico che religioso, nei riguardi delle autorità, dei capi, dei maestri, dei padri, cioè coloro che dovrebbero essere principio di vita, di crescita, di comunità.
La mancanza di fiducia verso coloro che debbono aiutarci, come popolo o famiglia, o chiesa, è principio di crisi non solo per pochi, ma per tutta la comunità.
Vi è oggi un generale atteggiamento di sfiducia verso i capi, verso le guide, verso l'uomo.
Oggi non solo si ricorre alla violenza, ma la si teorizza e la si giustifica, attribuendole un carattere liberatorio.
a) Resistere al mito della violenza
Il nostro animo, divenuto violento, crede che con la forza e con lo schiacciamento si risolvano i mali del mondo.
Si è giunti persino a teorizzare la violenza sulla base del Vangelo; ci sono sacerdoti, religiosi, cristiani che di tutto il Vangelo non ricordano che l'episodio in cui Gesù, scacciando i mercanti dal tempio, dice che solo i violenti conquistano il regno dei cieli; si è confusa la resistenza al male con la violenza.
Molti dei movimenti che condannano la società attuale, non avendo alcun modello a cui rifarsi, pongono come fine della loro azione la sola distruzione.
Qual'è il nostro atteggiamento di fronte a tale realtà?
Certamente noi non cediamo a tali violenti principi, a tali materiali proposte; vi è tuttavia una violenza morale che forse noi accettiamo: per esempio quando ci ostiniamo a proseguire in una certa direzione senza chiederci quale sia la volontà del Signore, resistendogli persino e facendoci violenti nelle parole e nei giudizi.
b) Non accettare la strumentalizzazione della verità
Mai come oggi si è strumentalizzato la verità.
Mai come oggi si è andati in cerca di determinate verità per metterle a servizio delle proprie passioni.
Proprio in questo grave momento di crisi, a cui nessuno trova rimedio né soluzione, noi comprendiamo che la storia è fatta solo in parte dagli uomini e soprattutto da Dio.
Infatti, mettendo insieme tutti i pareri e le volontà degli uomini, non si riuscirà a dedurre la risultante della storia, risultante sempre diversa da quella pensata dagli uomini.
Oggi tutto è discusso, non esistono più poteri stabili, onnicomprensivi.
Sappiamo tuttavia che vi sarà una ripresa, il cui merito è da attribuirsi esclusivamente a Dio.
Gli uomini infatti, non avendo potere sugli avvenimenti, di cui non sanno individuare le linee direttrici, sono illuminati da una luce interiore che li guida.
Nel Vangelo di S. Giovanni, che ci soccorre soprattutto in questo momento di crisi, sono riportate a questo riguardo alcune importanti affermazioni di Gesù: "Camminate mentre avete la luce affinché non vi sorprenda la tenebra perché chi cammina nella tenebra non sa dove va" ( Gv 12,35 )
Una luce divina illumina gli uomini
E ancora "Mentre avete la luce credete nella luce affinché diventiate figli della luce". ( Gv 12,36 )
Ciascuno di noi ha una luce interiore che lo illumina nelle varie circostanze della vita.
È una luce d'amore che investe la nostra situazione terrena e che ci indica il vero fine della vita.
Cosa vuol dire camminare nella luce se non camminare nell'amore, che è luce di vita?
Si tratta di termini equivalenti; se consideriamo attentamente la prima lettera di S. Giovanni, ci accorgeremo come i termini: luce, vita, amore siano correlativi.
La luce che brilla dentro di noi ci fa comprendere che noi siamo oggetto di un amore infinito.
La ripresa del mondo e della storia del mondo verso il suo fine non può non attuarsi che sulla base del riconoscimento di questo amore.
Solo se gli uomini riconosceranno di essere amati fino alla morte di croce si salveranno, perché la salvezza sta nel ricevere e nel riconoscere l'amore di Gesù.
Una concezione dell'uomo e della storia che non riconosca come fondamentale l'amore di Gesù, non può essere che deviante dall'obbiettivo finale, che è la ricapitolazione di tutti e di tutte le cose in Cristo, la comunione con Dio per Gesù.
S. Paolo ci dice infatti che tutto coopera per il bene di coloro che amano Dio, anche i peccati commessi.
È difficile oggi trovare una guida che non incentri tutto su di sé, una guida che aiuti l'uomo a confidare nel Signore.
Ricordiamo le parole della Scrittura: "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo". ( Ger 17,5 )
Affidiamoci perciò a Gesù, senza troppo preoccuparci della nostra vita e confidiamo nel Suo aiuto per i mali che affliggono l'umanità.
La fiducia nel Signore ci permetterà di divenire figli della luce e di irraggiarla intorno a noi.
È una luce di promessa, non di minaccia, una luce che ci guiderà alla salvezza.
In essa è il presente e il futuro, l'oggi e il domani.
Finalizzati dalla luce divina, ci ritroveremo nella giusta direzione, orientati al Bene.
Luce che ci aiuterà ad opporci al male in maniera più risolutiva.
Evitiamo di considerarci dei puri, stabilendo come una barriera tra noi e il male del mondo; se non conoscessimo questo male, se esso non fosse anche dentro di noi, non potremmo espiarlo.
Né dobbiamo scoraggiarci della nostra debolezza, né della nostra scarsa incidenza nel mondo.
Evitiamo la presunzione di pensare che l'iniziativa personale possa cambiare il mondo; solo Dio può operare questo.
Nostro compito è di renderci disponibili all'azione di Dio, evitando di essere schiavi dei falsi giudizi e delle passioni.
Ricordiamo le parole di Gesù: "Chi mi vuole servire, mi segua e dove sono io, lì sarà anche il mio servo e se qualcuno mi serve, il Padre lo amerà" ( Gv 12,26 )
Lasciamo che sia il Signore a redimere il mondo e limitiamoci ad essere al servizio di Gesù, aprendoci alla Sua luce, alla Sua grazia, al So amore.
La constatazione della nostra impotenza di fronte ai mali del mondo deve indurci a riporre la nostra fiducia in Dio e nella sua azione.
Gratitudine a Dio
Il nostro animo deve essere grato e riconoscente a Dio poiché ci ha concesso di riflettere sui Suoi insegnamenti, di sentire la Sua voce e di avere il conforto del suo appoggio.
Gratitudine che deve nascere non dalla presunzione di ritenerci superiori agli altri, ma dalla visione del Suo amore, della Sua misericordia, della sua bontà.
Pur essendo consci della crisi che travaglia il mondo, dobbiamo coltivare la fiducia nell'opera di Gesù, sicuri che, guidati dalla Sua luce, cooperiamo con Lui per la ripresa del mondo e della Chiesa.
Evitiamo di trarre motivo di sconforto dai fatti che oggi ci turbano, come ad esempio per i cambiamenti che si effettuano nel costume, nella vita e nella liturgia, e stringiamoci vicino a Colui che ha detto: "Io sono la luce". ( Gv 8,12 )
Soltanto rimanendo accanto a Colui che è la Via, la Verità, la Vita, non saremo travolti dall'incalzare del tempo e delle generazioni.
Ricordiamo l'esempio di Fratel Teodoreto che fino alla fine della vita restò fedele alla luce di Gesù; certo di essere nella giusta direzione faceva ciò che la luce gli suggeriva, senza incertezze, senza chiedersi il perché.
Che l'esempio di Fratel Teodoreto ci sia di conforto e ci stimoli ad aprirci sempre più al Signore, che è l'avvenire, il fine stesso della storia, del progresso, della vita.