1 Marzo 1992
Il termine carisma designa l'oggetto e il risultato della grazia divina ( charis ) un regalo di Dio ai credenti di ogni ordine e grado.
La radice greca "char" indica qualcosa che indica benessere.
Nel N. T. è presente 17 volte: 16 in Paolo e una volta in Pietro.
In Paolo: Rm 1,1; Rm 5,15.16; Rm 6,23; Rm 11,29; Rm 12,6; 1 Cor 1,7; 1 Cor 7,7; 1 Cor 12,4; 1 Cor 12,9.28; 2 Cor 1,11; 1 Tim 4,14; 2 Tim 1,6;
In Pietro: 1 Pt 4,10
Nella letteratura precristiana il termine si trova nei LXX in Sir 7,33 e Sir 38,30; in Sal 31,22
Nella scrittura Paolo ha dato quattro liste di carismi: 1 Cor 12,8-10; 1 Cor 12,28-30; Rm 12,6-8; Ef 4,11.
Paolo vi legge l'azione e l'efficacia dell'unica grazia divina, offerta benevolmente e gratuitamente dall'unico Spirito, che si diversifica sensibilmente nei singoli cristiani ( 1 Cor 12,4-11; 1 Cor 12,12-27.28.31) per produrre in ciascuno di essi una determinata capacità… ( 1 Cor 14,12 ).
Per indicare i doni offerti da Dio Paolo usa quattro espressioni:
Doni dello Spirito ( 1 Cor 12,1; 1 Cor 14,1 )
Carismi ( 1 Cor 12,4 )
Ministeri ( 1 Cor 12,5; 2 Cor 9,12s )
Operazioni ( 1 Cor 12,6 )
Quando vuole designare doni più specifici atti ad evangelizzare, usa termini come insegnare, governare, profetizzare, ma il loro orientamento è a beneficio collettivo del Corpo Mistico ( 1 Cor 12,7 ).
La dimensione è sempre trinitaria.
La preoccupazione di Paolo è rivolta non solo a frenare le sopravvalutazioni ma anche a non mortificare le realtà dei doni realizzati e suscitati dallo Spirito ( 1 Ts 5,19-21 ).
Il criterio: nella carità indica il criterio unico ( 1 Cor 12,31; 1 Cor 13,13 ) per la crescita del Corpo, nello Spirito il dono che consente all'amore di dio di essere rivelato nel cuore dell'uomo e ad un carisma di essere tale (Rm 5,5; Rm 8,15-16 ).
Sono tutti doni trinitari 1 Cor 12,4-6 con destinazione pubblica.
A seconda della missione e del servizio i carismi sono ordinati, straordinari, permanenti.
I carismi si distinguono dai talenti; questi sono doti naturali, i carismi sono soprannaturali elargiti con amorevole liberalità da Dio, una operazione dello Spirito Santo che si sovrappone e interagisce con le attitudini naturali e abilita il cristiano a collaborare alla salvezza del mondo secondo una speciale vocazione.
I carismi non si possono provocare né forzare, né prevederli.
Il magistero preconciliare quando parla del CDF e della vita consacrata, cioè del carisma nella Chiesa e nella teologia della vita consacrata ne parla facendo riferimento allo Spirito Santo in modo generale.
Si approfondiscono i significati durante i lavori conciliari ( Lumen Gentium 1.12.43-45; PC 1-5.15; AG 23 e 29.40 En 69 ).
Tra i documenti magisteriali più importanti si segnalano ( AAS 61-1996,266; ET n.11-1971; Mutuae relationis 14/5/1978; il documento di Puebla 1979; il CIC nei can. 573-746 e infine Redemtionis donum 25 - 25/3/1984).
La definizione più completa del CDF è in MR 11; la Et sottolinea che il carisma è una esperienza dello Spirito ( Et 11 ).
La Chiesa difende l'indole propria di ogni Istituto ( Lumen Gentium 44; cf. CD 33; £5,1; 35 2 ).
È un dono personale, collettivo-comunitario, ecclessiale.
Quando si parla di CDF si distingue connotativamente il "carisma di fondazione" dal "carisma del fondatore".
Con il 1° si indica il dono generale che abilita una persona a …
Con il 2° si vuole indicare il contenuto più specifico del dono …
Il carisma del fondatore non è trasmissibile.
È trasmissibile, alla comunità dei discepoli, solo in riferimento alla assimilazione e interiorizzazione dello spirito del fondatore per vivere, sviluppare e portare a continuo compimento il progetto e i contenuti dell'originale esperienza fondante.
La trasmissibilità comporta una profonda interazione con …
In questa interazione si distingue il carisma dallo spirito: con il carisma ci si pone sul piano teologale… con lo spirito ci si colloca sul piano antropologico per sottolineare l'azione di risposta dell'uomo.
Nella teologia della vita consacrata accanto al termine CDF viene usata
l'espressione carisma di fondazione ( dono correlativo al fondatore e ai discepoli per consentire la nascita e lo sviluppo …)
e l'espressione carisma dell'Istituto ( le peculiari qualità del dono che permangono mediante una storica identità vocazionale vissuta dall'intera comunità ).
La densità spirituale del carisma dipende da quanto lo Spirito Santo avrà voluto depositarvi …
Il carisma di fondazione racchiude: l'origine dell'Istituto con la sua forma peculiare di vita, di fine, di spirito e di indole.
Il patrimonio dell'Istituto è invece l'eredità spirituale che comprende spirito, intenzioni primigenie e originali del fondatore, unitamente a tutte le tradizioni ( PC 2b; ES 13,3; ET 11; MR 11,14b; CIC 578.586-87 )
Nel CDF si distinguono cinque dimensioni:
Nelle Regole e Costituzioni risulteranno gli aiuti per tradurre in autocoscienza e in memoria collettiva le ispirazioni fondanti del fondatore che distinguono il volto unico e singolare di ciascuna comunità.
Nel processo di Istituzionalizzazione bisogna evitare i seguenti pericoli:
Per un autentico aggiornamento occorre una dinamica fedeltà alle proprie origini.
Comporta un rivisitare il patrimonio delle origini e la densità spirituale del fondatore.
Perciò ognuno è tenuto personalmente a scoprire il senso più profondo del carisma del proprio fondatore.
Il primo criterio di discernimento è la docile e intima conversione al dono ricevuto nell'unicità di una comune esperienza.
I soggetti capaci di discernimento: il fondatore, i discepoli, la comunità, la gerarchia, il popolo cristiano.
Per la metodologia di lettura del carisma esistono tre tipi di approccio:
Quest'ultimo consente di scoprire, in una attenta visione di fede, tutto ciò che appartiene all'essenziale del carisma per riacculturare in forme nuove l'antica esperienza delle origini.
Accanto alla metodologia per interpretare il carisma bisogna aggiungere quattro criteri principali per la verifica della vitalità e dell'autenticità del carisma nella storia della comunità.
Essi sono:
Obiettivi da conseguire
Conferma al punto 2.01
I Catechisti devono essere educatori impegnati… con spirito di fede e di zelo per seguenti motivi:
Conferma del 2.03
Per i Catechisti di Gesù Crocifisso e di Maria SS. Immacolata l'essere sempre catechisti ed educatori deriva dal fatto che essi devono manifestare la loro missione, collegata alla loro specifica vocazione, mettendo in evidenza l'Amore del Padre in Gesù Cristo Crocifisso e Risorto e come il Padre in Gesù Cristo nello Spirito santo tale missione non potrà fermarsi fintanto che non ci saranno uomini da amare e da salvare.
Conferma al punto 2.04
Se la nostra consacrazione è finalizzata a metter in evidenza il volto e la chiamata dell'Amore di Dio, esserlo universalmente e con perseveranza, attraverso l'intimità con il Crocifisso-Risorto, ed io credo che sia così, tra consacrazione e missione catechistica esiste uno strettissimo rapporto.
E se è per tutti l'obiettivo finale di tutto il lavoro di redenzione dell'attività missionaria, "La gloria di Dio, la confusione del demonio, e la felicità dell'uomo" ( Lumen Gentium 17 e Ad Gentes 9 ) a maggior ragione per noi, Catechisti.
Conferma al punto 2.02
Deve essere così: perché la nostra azione concorre a coinvolgere tutto l'uomo, condurlo alla salvezza globale.
In questa azione catechistico-educativa bisogna accettare tutto ciò che di veramente valido vi è di umano per quanto riguarda la natura e la rivelazione, e trasfigurazione di tutto ciò in vista della salvezza dell'uomo e della Gloria di Dio.
Conferma punto 2.06
I consigli evangelici predispongono lo spirito ad entrare in sintonia con lo Spirito di Cristo incarnato.
Essi costituiscono il motore dell'attività nostra.
L'obbedienza ad esempio, come virtù, è indispensabile poiché si tratta di un mandato, cui si deve aggiungere la devozione, ovvero lo zelo, poiché si tratta di cercare come fine la gloria di Dio.
E se si vede la castità come risposta di amore, allora nasce un altro rapporto tra la carità e il salvare il prossimo secondo il disegno di Dio.