Carta di lavoro della Casa di Carità Arti e Mestieri |
Come docente ho ricevuto la grande possibilità di non fermarmi, di cambiare, di mettermi continuamente in gioco.
Docente
Gli insegnanti mi hanno dato tanto.
Ora, ho pensato, tocca a me provare a restituire.
Docente
Tutte le mattine vado a restituire ciò che ho ricevuto.
Se fosse solo per il 27 non ce la farei: le tentazioni fuori sono tante …
Ma se nessuno "da possibilità" ai nostri ragazzi, loro non possono neppure provare a spendersi.
Docente
Il problema per noi docenti è che scopri solo "dopo" se sei adatto o meno a fare l'insegnante.
Docente
Il mio impegno e la mia gioia è dare agli altri ciò che si è ricevuto.
Docente
A 25 anni mi vergognavo un po' di dire agli amici che ero in Casa di Carità.
Loro andavano al liceo, all'ITIS.
Poi mi hanno chiamato come docente.
È scattato l'orgoglio e anche un certo pensiero: Ma come, hanno chiamato proprio me che mi vergognavo del nome della mia scuola?
Docente
Sul treno ho due ragazzi che tutti i giorni alle 7,35 salgono e mi siedono vicino.
Uno è orfano. E forse ha bisogno di me.
Lo ascolto e da lui ho imparato tutto sul grano, le sementi, i macchinari agricoli.
L'altro è figlio di divorziati e vive con i nonni.
"Non ho tagliato perché sul treno c'era lei", mi ha detto l'altro giorno.
Avrei bisogno di starmene in pace 10 minuti a leggermi il giornale, invece forse inizio a fare il formatore già lì …
Docente
Ho un allievo che non sa nemmeno farti una somma.
È proprio lui che alla mensa mi si piazza di fianco, che in giardino mi gironzola sempre intorno …
Docente
Per alcuni ragazzi certi docenti sono dei veri "idoli".
Docente
Vorrei ricordare le parole di S. Paolo: "C'è più gioia nel dare che nel ricevere"
Cappellano
All'inizio dell'anno porto in classe dei cioccolatini.
Quasi tutti i ragazzi mi domandano il perché.
"Perché vorrei condividerli con voi" rispondo.
E allora incominciano a portarli anche loro.
Penso sia un buon modo per avviarli a riflettere su cose importanti.
Docente
Conservo le fotografie di tutti gli allievi che ho avuto …
Docente
Tempo fa sono entrato in classe e ho detto: "Ragazzi, oggi la lezione avrà un tono più basso delle altre volte, perché sono un po' triste: oggi è l'anniversario della morte di mio padre."
Da lì si è innestato un momento di scambio, in cui anche alcuni allievi hanno parlato dei loro padri e delle loro tristezze.
È stato importante, anche se ovviamente non abbiamo passato così tutta l'ora.
Docente
Alle volte chiedo per curiosità ai miei ragazzi, di solito così abulici, l'indirizzo di un sito o una funzione del cellulare e si mettono in quattro a spiegarmelo.
Forse dovremmo sempre chiedere agli allievi di insegnarci qualcosa, non solo di apprendere da noi.
Docente
Quel che l'uomo è o ha, lo ha semplicemente ricevuto.
All'uomo tutto è stato donato.
Tutto ci arriva da Dio e l'unico merito possibile, come ci ricorda la parabola dei talenti, è mettere a frutto quanto Dio ci ha affidato.
Ciò che abbiamo ricevuto è quindi qualcosa che deve essere speso per il bene di tutti.
Forse è per questo che ciò che dobbiamo fare è solo reciprocamente donarci.
Donare per entrare in comunione con colui che non ha, per entrare con lui in un rapporto di condivisione.
In un rapporto che Jean Guitton descrive così: "come se avere e non avere fossero due modi complementari di essere".
Proprio allora, nel momento del dono accomunante, scoprendoci come esseri complementari che possono completarsi solo grazie agli altri, possiamo comprendere un altro aspetto misteriosamente meraviglioso dell'Amore-Carità.
È proprio questa la caratteristica nella nostra Casa: l'Amore-Carità che si esplica attraverso le Arti e i Mestieri.
Presidente
Un uomo giunse nell'aldilà e fu destinato al Paradiso.
Chiese di poter dare un'occhiata all'Inferno e venne accontentato.
Giunto all'Inferno si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con cibi squisiti.
Ma i commensali, Seduti tutt'intorno, erano smunti, pallidi e denutriti da far pietà.
"Com'è possibile?" si chiese l'uomo.
"Vedi", rispose l'angelo che lo accompagnava, "quando arrivano qui ricevono delle posate per mangiare, solo che sono lunghe più di un metro e tutti devono rigorosamente impugnarle all'estremità per portarsi il cibo alla bocca.
Un vero tormento!" Per quanti sforzi facessero, quei poveretti non riuscivano infatti a mettersi neppure una briciola sotto i denti.
L'uomo non volle vedere altro e chiese di andare subito in Paradiso.
Qui lo attendeva una sorpresa.
Trovò infatti lo stesso salone, la stessa tavola imbandita con attorno dei commensali muniti delle stesse lunghissime posate per portarsi il cibo alla bocca.
Qui però la gente era allegra, ben pasciuta e felice.
L'angelo gli spiegò. "All'Inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e a portarlo alla propria bocca, perché così si sono sempre comportati in vita.
Qui, al contrario, ciascuno prende il cibo con la propria posata e si preoccupa di imboccare colui che gli siede di fronte!"
La Casa di Carità ha per Maestro Gesù: la mensa che Lui condivide ha per cibo e per bevanda il suo Corpo e il suo Sangue.
Presidente
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