Esercizi del 3/5/1970
1 - Prudenza e semplicità
2 - La prudenza comporta la testimonianza
3 - Realizzazione del fine di santità e di apostolato proprio della vocazione
4 - La crisi del mondo moderno è una crisi di fini
5 - Prudenza nel discernere gli spiriti che ci muovono
6 - Prudenza nel corrispondere alla vocazione
7 - Il nostro apostolato deve essere edificato sul corpo di Cristo
8 - La semplicità
9 - La semplicità è mossa dall'amore di Dio
10 - Propositi
Gesù nel mandare i suoi apostoli per il mondo, a compiere la Sua missione, dice le seguenti parole: "Ecco io vi mando come pecore in mezzo ai lupi, siate quindi prudenti come serpenti e candidi come colombe". ( Mt 10,16 )
Questa frase di Gesù suscita subito alcune considerazioni.
Innanzitutto si tratta di un imperativo, di un ordine.
Gesù dice infatti: "siate".
Si tratta di un comando che ha la stessa imperatività, categoricità, essenzialità di altri comandi del Signore.
Ricordiamone alcuni: "Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli", ( Mt 5,48 ) "siate misericordiosi", ( Lc 6,36 ) "imitate me che sono mite ed umile di cuore"; ( Mt 11,29 ) e ancora "amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi". ( Gv 13,34 )
Gesù raccomanda la prudenza e la semplicità.
La prudenza è la grande virtù dimenticata o travisata nei tempi nostri, virtù di cui non si parla più.
Tutt'al più si parla di prudenza nel senso di cautela, di circospezione.
La semplicità è più che mai incompresa e derisa, perché essa è sinonimo di dabbenaggine; eppure semplicità e prudenza sono le due virtù che il Signore raccomanda ai Suoi apostoli subito dopo aver detto: "Ecco io vi mando come pecore in mezzo ai lupi", ( Lc 10,3 ) quindi sono due virtù essenziali per i cristiani e, in modo particolare, per gli apostoli.
Queste due virtù potrebbero essere considerate come un programma di vita cristiana perfetta, dal punto di vista umano e soprannaturale insieme, perché quando diciamo cristiano intendiamo umano e soprannaturale.
Esaminiamo ora la prima parte della frase di Gesù: "Siate prudenti come serpenti"; ( Mt 10,16 ) questo comando si trova nel corpo delle istruzioni date da Gesù nell'inviare gli apostoli per il mondo. ( Mt 10,2-42 )
Gesù oggi, al termine degli esercizi, nel mandarci di nuovo nel mondo, ripete anche a noi questo comando.
Dal brano sopraccitato di S. Matteo si può desumere il senso della prudenza raccomandata da Gesù.
Difatti dice il Signore: "Guardatevi poi dagli uomini perché vi consegneranno nei Sinedri e vi flagelleranno; guardatevi, siate attenti, cauti, badate". ( Mt 10,17 )
Sembrerebbe che con tali parole Gesù confermi l'interpretazione della prudenza come cautela, circospezione; in realtà non è così, e le parole che seguono dissolvono ogni dubbio.
Dice infatti Gesù; "Quando poi vi avranno tradotti dinanzi ai Governatori e re per causa mia, sarà per dar testimonianza ad essi e ai pagani, ma non ci dovremo preoccupare del come e di ciò che dovremo dire poiché vi sarà dato in quell'ora ciò che dovrete dire; non siete voi infatti che parlate, ma lo Spirito del Padre vostro che parla in voi". ( Mt 10,18-19 )
Quindi la prudenza è diversa dalla cautela, perché comporta l'impegno fermo, deciso di dare testimonianza.
Inoltre, nel dare testimonianza, non dobbiamo preoccuparci di ciò che diremo, poiché in quell'ora non saremo noi a parlare, ma lo Spirito del Padre nostro parlerà in noi.
Vi è in Matteo un'altra frase che ci illumina sulla prudenza cristiana. "Non crediate che sia venuto a mettere pace sulla terra, non sono venuto a mettere pace ma spada, sono venuto infatti a mettere divisione, il padre contro il figlio e la figlia contro sua madre e la nuora contro la suocera e i nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa.
Chi ama il padre, la madre più di me non è degno di me e chi ama suo figlio o figlia più di me non è degno di me e chi non prende la sua croce e mi segue non è degno di me.
Chi avrà trovato la sua vita la perderà e chi avrà perduto la sua vita per causa mia la troverà". ( Mt 10,34-39 )
Con queste parole Gesù ci insegna che non siamo stati mandati a mettere la pace sulla terra tra le passioni, né a conciliarci con la tenebra, con l'odio, con il peccato, ma a suscitare negli altri il desiderio di seguire Gesù ed accettarne la verità, l'amore, la giustizia.
Né dobbiamo temere la reazione di coloro che si sentiranno offesi a causa del nostro atteggiamento fermo, delle nostre parole decise.
Prudenza comporta la perdita della vita per la verità
Gesù ci ordina di non amare il padre e la madre e neanche il figlio o la figlia più di Lui; la prudenza consisterà nel prendere la croce e nel seguirLo, nel perdere la vita per la verità, per il bene e per la giustizia.
Infatti chi non avrà data la vita per questo la perderà, e chi l'avrà perduta la troverà.
Il serpente viene assunto da Gesù come similitudine per la prudenza.
Il serpente infatti, non avendo un gran raggio di mobilità, né una grande velocità di spostamento, si concentra nel suo fine che è la preda; esso sa che, sbagliando l'attacco, fallisce e che non ha più possibilità di recupero: deve riuscire al primo balzo, che deve essere pronto e tempestivo.
Anche noi, a somiglianza del serpente, dobbiamo concentrarci al massimo per realizzare il fine di santità e di apostolato proprio della nostra vocazione, fine che comporta anche la comunione con Dio e con i fratelli.
Per questo siamo dei consacrati e dei mandati.
Prudenza virtù naturale e soprannaturale
La prudenza, grandissima virtù naturale e soprannaturale, ci dà la capacità e la tempestività necessarie per scegliere e decidere quel che ci può condurre al fine.
Mancanza della prudenza nel mondo attuale
Uno dei motivi per cui il mondo moderno è fortemente in crisi è dovuto al fatto che si esalta fortemente la virtù della giustizia senza la prudenza.
Si parla di giustizia, di libertà, senza tuttavia voler assumere e difendere il fine del bene comune.
La giustizia non è altro che la traduzione del fine nei rapporti, la temperanza è la moderazione degli appetiti in vista del fine e la fortezza è la resistenza di fronte agli ostacoli e alle avversità, in vista del perseguimento del fine.
La crisi del mondo moderno è una crisi di fini; gli uomini non riconoscono più il vero fine, il solo degno di essere chiamato tale, l'unico che possa comprendere e dirigere tutta la vita.
La prudenza era la grande virtù che la saggezza pagana, con Platone e con Aristotele, aveva già individuato, virtù che il mondo razionalistico moderno, nonostante le sue conquiste soprattutto nel campo della metodologia, delle cose, dei rapporti, ha perso; gli uomini moderni sono perplessi, delusi, proprio perché vivono perseguendo dei fini che non sono ordinati al fine ultimo.
Alla luce di queste riflessioni cerchiamo di essere, secondo il comando del Signore, particolarmente valenti nella prudenza naturale e acquisita, soprattutto nella prudenza soprannaturale.
Questa prudenza è un abito soprannaturale che, infusoci con la grazia, col Battesimo, ci rende capaci di tendere efficacemente e prontamente al fine ultimo.
La prudenza è la virtù cardinale più importante
La prudenza è la virtù cristiana cardinale più importante, virtù che non manca di esercitare la sua influenza anche nell'ambito della fede, della speranza e della carità.
Essa ha una funzione di governo tra le altre virtù che dirige e modera in ordine al fine.
L'applicazione delle virtù morali o cardinali, e soprattutto della prudenza, costituisce nella vita pubblica l'esercizio delle virtù politiche per eccellenza.
Le crisi che travagliano oggi il mondo politico, derivano dalla mancanza di consapevolezza nei riguardi del fine da perseguire.
Ricordiamo l'ammonimento di Gesù: "Che i figli delle tenebre sono più prudenti dei figli della luce". ( Lc 16,8 )
Dobbiamo quindi essere prudenti della prudenza di Cristo, cioè di avere sempre presente il fine, verso il qaule dobbiamo tendere con la nostra vita e il nostro operato.
Le scelte, le decisioni, l'attuazione di ogni cosa siano sempre compiute in ordine al fine da raggiungere.
In Luca si legge: " Vedi dunque che la luce che è in te non sia tenebra". ( Lc 11,33-36 )
La prudenza ci porterà a discernere gli spiriti che ci muovono; infatti, se il nostro occhio, principio di discernimento, ispiratore della nostra vita, non dissolverà la tenebra che lo circonda, anche il nostro essere sarà da essa avvolto e non basterà giustificarsi adducendo la retta intenzione.
In Luca si legge ancora: "Nessuno accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sul lucerniere perché quelli che entrano la vedano", ( Lc 11,33 ) quindi non dobbiamo nascondere la luce che Nostro Signore ci dà con false giustificazioni che, spesse volte, sono dovute a rispetto umano, a fastidio, a molestia.
Il mondo ha oggi bisogno di luce, alla quale noi dobbiamo rendere testimonianza, anche se qualcuno ci deride e ci perseguita.
Pericoli derivanti dalla mancanza della luce
Questo desiderio di verità induce spesso gli uomini a cercarla in false dottrine, come in quella dello spiritismo, che per quanto molto pericolosa, ha in questi tempi un certo seguito, soprattutto da parte dei giovani.
Ancora in Luca sempre a proposito della prudenza nella testimonianza, si legge: "Dico a voi, amici miei, non dovete temere coloro che uccidono il corpo e oltre a ciò non possono fare di più, vi mostrerò io chi dovete temere". ( Lc 12,4-10 )
Questo è frutto anche della prudenza; sapere cosa temere, temete colui il quale oltre a togliere la vita ha potere di gettare nella Gheenna.
Prudenza nel reprimere le avidità
Mostriamoci poi prudenti nel reprimere ogni avidità.
In Luca, l'Evangelista della prudenza, si legge infatti: "Gli disse uno della folla: Maestro dì a mio fratello che divida con me l'eredità.
Ma Gesù: chi mi ha costituito giudice o arbitro su di voi? Poi disse loro: badate a difendervi da ogni avidità perché non dipende la vita di ciascuno dall'abbondanza, dai beni che possiede". ( Lc 12,13-21 )
E ancora: "Non vogliate dunque cercare ciò che mangerete o berrete e non siate inquieti perché di tutto questo si occupano i pagani del mondo, perché il vostro Padre sa di che abbisognate, cercate piuttosto il regno di Dio e il resto vi sarà dato in più". ( Lc 12,29-31 )
Prudenza negli affetti
Ci viene poi raccomandata la prudenza negli affetti; si legge in Luca: "Se uno viene a me e non mi preferisce a suo padre, madre, moglie, figli, fratelli, sorelle non può essere mio discepolo". ( Lc 14,26 )
"Un giorno, mentre erano in cammino sulla strada, un tale gli disse: Io ti seguirò ovunque tu vada.
E Gesù rispose: Le volpi hanno tane, gli uccelli nidi, io non ho dove posare il capo.
A un altro disse; come a noi: Seguimi.
Costui rispose: Permettimi di andare prima a seppellire mio padre.
E Gesù replicò: lascia che i morti seppelliscano i loro morti, tu vattene ad annunziare il regno di Dio.
Un altro ancora gli rivolse questa preghiera: ti seguirò, ma prima permettimi di accomiatarmi dai miei di casa, i famigliari.
Gesù rispose: Chiunque guarda indietro mentre mette mano all'aratro è inadatto per il regno di Dio". ( Lc 9,57-62 )
Prudenza nella preghiera
È necessaria la prudenza anche nella preghiera.
In Luca si legge: "Gesù disse loro: se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte per dirgli: imprestami tre pani perché un amico mio è arrivato da un viaggio e non ho che cosa offrirgli, e l'altro di dentro gli risponde: non darmi noia, la porta è ormai chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli.
Io vi dico che anche se non si alza per darglieli come amico, si leverà per dargliene quanti gliene occorre almeno a motivo della sua inopportunità". ( Lc 11,5-8 )
E poi: "Chiedete e vi sarà dato, picchiate e vi sarà aperto.
Perché chi cerca trova, a chi picchia sarà aperto e chi è quel padre che se il figlio chiede un pane dà un sasso.
Se voi dunque, cattivi come siete, sapete dare delle cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre Celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano". ( Lc 11,9-13 )
Prudenza nell'attesa di Gesù
Disponiamoci con prudenza e con costanza ad attendere il ritorno di Gesù, accogliere la voce dello Spirito che parlerà in noi ed a conformarci al Suo comando.
Le nostre azioni, il nostro apostolato hanno un senso, uno sviluppo, poiché sono edificati sul corpo di Cristo.
Usiamo prudenza nel comprendere rettamente che la nostra azione di santificazione è una partecipazione alla conciliazione delle cose della terra con quelle del Cielo nella morte, per il sangue di Cristo.
Ricordiamo di prospettare il nostro impegno, la nostra dedizione, come un'azione che tutto riassume in Cristo, secondo l'insegnamento dell'apostolo: "tutto è vostro, voi di Cristo, Cristo di Dio", ( 1 Cor 3,22-23 ) affinché tutto vada a Dio, sia quel che riguarda la nostra vita spirituale che il nostro apostolato.
Dobbiamo essere prudenti nell'amministrare e dispensare il sangue di Cristo, come ci è stato detto dal predicatore.
Noi saremo veramente prudenti nella misura in cui saremo fedeli alle regole e soggetti allo spirito dell'obbedienza, attenti alla motivazione profonda del nostro Istituto.
Attribuendo alla nostra attività motivazioni e fini diversi non eserciteremo la prudenza; infatti tutto deve scaturire dalla nostra consacrazione che è la risposta al Battesimo.
I nostri doveri devono essere approfonditi e motivati dalla nostra vocazione, dalla nostra Regola e dal nostro Istituto.
Tutte le altre motivazioni sono secondarie rispetto a quella principale che è di concorrere ad edificare il Corpo di Cristo, riportando ogni cosa in Cristo.
Dobbiamo essere prudenti nel nostro impegno di rinnovamento dell'Unione; prudenti nel cogliere in Cristo il carisma dell'Unione, nel ritornare in Cristo ai Fondatori dell'Unione, nel cogliere in Cristo il segno dei tempi; prudenti nel discernere nei fatti che ci circondano l'attrazione di Cristo che si esercita su tutto.
Prudenza nel riconoscere l'azione di Cristo negli eventi, negli uomini
Nel cogliere l'ordinarsi e l'ordinabilità dei fatti ed eventi a Cristo, nel superare le deformazioni causate dalla malvagia volontà degli uomini e dalla nostra cattiva volontà.
Dobbiamo in sostanza, prudentemente riconoscere Cristo e la Sua azione nei fatti, negli aventi e negli uomini.
Infine dobbiamo essere prudenti nella gioia: cioè gioire della vera, autentica gioia di Cristo, della gioia che Gesù ha promesso; quindi non rallegriamoci perché gli spiriti ci sono soggetti, o perché abbiamo delle capacità, delle qualità; rallegriamoci piuttosto perché i nostri nomi sono scritti nei cieli. ( Lc 10,20 )
Ci vuole anche una prudenza nella gioia e non solo nel dolore.
Consideriamo ora la semplicità.
"Siate candidi come colombe" ( Mt 10,16 ) raccomanda Gesù.
Il candore è lo splendore della semplicità; chi è semplice è candido e viceversa.
Gesù ha detto di essere prudenti e semplici e i due termini si richiamano l'un l'altro.
Non è possibile essere prudenti della prudenza dello Spirito se non si è semplici e viceversa.
Il Vangelo è per i semplici; in Luca si legge infatti: "In quell'istante Gesù trasalì di gioia, ti glorifico Padre perché hai nascosto queste gioie ai sapienti e scaltri e le hai rivelate ai semplici". ( Lc 10,21 )
Semplicità è assenza di complicazione
Che cos'è la semplicità che Gesù raccomanda ai Suoi apostoli?
La semplicità è assenza di ogni complicazione e di ogni contraddizione.
Complicato è colui che, ritirato su se stesso, non ha posto ordine nelle proprie cose, nei propri propositi; contraddittorio è chi non sa bene quel che vuole.
Doppiezza e simulazione
Non c'è nel semplice né doppiezza, né simulazione.
Doppio è colui che con certe persone si comporta in un modo e dice certe cose e che poi, a contatto con altre, smentisce tutto.
Simulatore è colui che ha principi interni contrari, che vuol fare apparire quel che non è.
Chi è semplice è senza ripiegamenti ( lo scoraggiamento è terribile, perché ci si ripiega su se stessi ), senza astuzia e furberia; l'astuzia è infatti la prudenza della carne, prudenza che si avvale degli sbagli degli altri per ottenere il successo; la furberia calcola non tanto sugli sbagli e errori, ma sulle manchevolezze che il furbo sa sfruttare per la propria causa.
La semplicità è senza macchia e senza inganno; essa è luminosa perché riflette la luminosità di Dio ed è perciò illuminante per gli uomini di buona volontà.
La semplicità comporta la unitarietà di fini, di oggetti, di condizioni, di intenti, di moventi.
La semplicità è mossa tutta da un amore unico, dominante e unificante tutti gli altri amori.
Noi catechisti di Gesù Crocifisso dobbiamo attingere questa unicità di fini da Gesù.
Per noi tutto è riassunto in Gesù e nel Suo amore.
Tutto deve riassumersi nel ricondurre e riferire ogni cosa a Lui e per mezzo di Lui al Padre.
La nostra vita diventerà così veramente semplice.
Gesù deve essere il principio e il fine.
Nell'epistola agli Efesini si legge: "Ogni ricchezza del Padre è racchiusa in Cristo". ( Ef 2,14-18 )
Per noi, come per S. Paolo, la vita e le azioni devono avere come scopo di manifestare le insondabili ricchezze del mistero di Cristo, la Sua carità, il Suo amore.
Tutto si semplifica allorché si considerano anche gli impegni temporali, orientati verso Cristo; nulla infatti è profano perché tutto è creato per mezzo del Verbo.
La semplicità è solo cristiana
La semplicità può solo essere cristiana, perché solo Cristo comprende, riassume, riscatta e salva tutto; avendo Lui come fine possiamo essere semplici perché tutto è riferibile a Lui, tutto è salvato in Lui ed è riconducibile in Lui.
Solo al semplicità cristiana ci può trasformare in veri imitatori della semplicità di Dio.
Al termine dei nostri esercizi proponiamoci dunque di praticare il comandamento del Signore: "Siate prudenti come serpenti e semplici come colombe". ( Mt 10,16 )
Facciamo un proposito che semplifichi al massimo la nostra vita e il nostro apostolato.
Attraverso l'esame di coscienza, chiediamoci se l'eventuale equivocità della nostra azione o la doppiezza del nostro amore derivano dall'orgoglio, dalla mancanza di carità fraterna, dal troppo attaccamento alle cose.
Cerchiamo di superare gli ostacoli che si oppongono a questa prudenza semplice che deve unificare tutta la nostra vita facendola progredire in santità e fecondità.
Approfondiamo la ragione del nostro turbamento, delle nostre angosce, per poi proporci di essere veramente per Gesù, con Gesù e in Gesù.
Rivolgiamoci fiduciosi al Signore, affinché Egli ci conceda la grazia inestimabile di questa semplicità profonda, che solo può proseguire dallo Spirito e nello Spirito.