Ritiro del 12/11/1995
1 - Riflessione sulla preghiera più bella che Gesù ci ha insegnato
2 - Invocare prima lo Spirito Santo
3 - Gesù prega valorizzando la preghiera personale
4 - Gesù prega prima dei momenti decisivi della sua vita
5 - Voi dunque pregate così: Padre nostro
6 - Le nostre attese: dacci oggi il nostro pane quotidiano
7 - Padre nostro, le due parole iniziali
8 - Stiamo focalizzando il termine "Padre"
9 - Ci corregge perché la sua misericordia è da sempre
Continuiamo il nostro cammino di riflessione sulla preghiera più bella che Gesù ci ha insegnato, il Padre nostro.
Anche noi vogliamo gridare con tutto il cuore al cuore di Gesù: "Signore, insegnaci a pregare!
Signore, insegnaci ad amare!".
Perché dove c'è un cuore che prega, lì c'è Gesù che ama.
Abbiamo anche detto che a pregare si impara pregando e allora prima di pregare è importante invocare lo Spirito Santo, perché sia lo Spirito ad animare in noi la preghiera; potremo così gustare la preghiera e direi entrare nel cuore della preghiera.
È il suggerimento che do a chi anima la preghiera: invocare prima lo Spirito Santo.
Vogliamo ora rivolgerci a Gesù, maestro di preghiera, e maestro è chi possiede bene una materia e l'insegna.
Ora Gesù è l'unico e grande maestro di preghiera, non ce ne sono altri capaci di farci gustare davvero la preghiera.
I passi del vangelo sono significativi; io ne ricorderò alcuni e poi andremo avanti a riflettere sul Padre nostro.
Gesù prega valorizzando quel tipo di preghiera che noi definiremmo personale; è importante e necessaria anche quella comunitaria, è bello raccogliersi e pregare insieme, ma focalizziamo adesso la preghiera personale.
Gesù, ci dice san Matteo, prega spesso sul monte; in disparte, ci dice san Luca; anche quando tutti lo cercano, ci dice san Marco.
Gesù si ritira e noi, una volta al mese, ci ritiriamo, in preghiera, in disparte.
Usciamo dalle nostre case per recarci in un luogo che sia adatto per isolarci un poco e per riposare in preghiera.
Tale preghiera ha queste fondamentali caratteristiche: adorazione, desiderio dell'intimità silenziosa con il Padre.
Gesù valorizza in modo stupendo il silenzio; sarà anche questo un insegnamento.
Egli ci dice: "Quando tu vuoi pregare, entra in camera tua e chiudi la porta, poi prega Dio presente anche in quel luogo nascosto e Dio, tuo Padre, che vede anche ciò che è nascosto, ti darà la ricompensa" ( Mt 6,6 ).
Non credo che questo sia solo un insegnamento, credo sia rivelazione dello stile di preghiera di Gesù: una preghiera non anzitutto di parole, ma di silenzio e di disponibilità totale a Dio: "Sia fatta la tua volontà, Padre… Venga santificato il tuo nome".
Gesù prega sul monte solo, in disparte, anche quando tutti lo cercano.
Gesù prega prima dei momenti decisivi della sua vita.
Nel momento del battesimo, Gesù si mette in coda con tutti gli altri e porta in quell'acqua il peccato del mondo: il mio, il tuo, il nostro, per immergerlo nell'amore di Dio; nel momento in cui esce dall'acqua si aprono i cieli ( Mc 1,9-12 ), scende lo Spirito e si fa sentire la voce del Padre.
È questo un grande momento del mistero di salvezza di Dio Padre per tutta l'umanità e in questo momento Gesù è in preghiera.
E poi prima della scelta dei dodici.
Doveva fare una scelta importante ed ecco quindi la preghiera: "Gesù andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio" ( Lc 6,12 ).
Al momento della trasfigurazione, Gesù è in preghiera ( Lc 9,22 ); prima dell'insegnamento del Padre nostro, Gesù si trova in preghiera ( Lc 11,2-4 ).
Comprendiamo allora perché Gesù abbia detto: "Pregate sempre, senza stancarvi".
Non si tratta di dire tutto il giorno delle parole a Dio, ma di avere il nostro cuore gioiosamente fisso là dove è l'essenziale: "Non avrai altro Dio fuori di me. Io sono il tuo Signore".
Ma c'è anche, nelle vostre regole e costituzioni, che siete invitati a "compiere ogni azione con lo sguardo fisso in Dio e a riconoscere dalla sua mano tutto ciò che dovrò fare": tutto viene affidato alla sua mano.
La bontà del Padre è infinita nei confronti di coloro che si mettono nelle sue mani e si rendono strumenti malleabili nello Spirito Santo.
Potremmo ancora continuare, ma noi vogliamo ora fissare lo sguardo sulla preghiera che Gesù ci ha insegnato.
E la risposta di Gesù alla domanda degli apostoli è: "Voi dunque pregate così: Padre nostro".
Soffermiamoci qui e sia lo Spirito Santo a farci gustare con questa preghiera la gioia di metterci alla presenza di Dio, di entrare in comunione con Dio; entrare in adorazione, con il cuore aperto all'amore di Dio per noi, per benedirlo, per ringraziarlo, mentre salgono dal cuore le sette stupende domande, sette benedizioni.
Il primo gruppo di domande ci porta verso la gloria del Padre, ci porta a lui: "il tuo nome sia santificato", "venga il tuo regno", "sia fatta la tua volontà".
È proprio dell'amore pensare anzitutto a colui che amiamo, colui che è fonte del nostro amore.
In ognuna di queste tre petizioni, noi siamo presi dal desiderio ardente, dall'angoscia stessa del Figlio diletto per la gloria del Padre; queste tre suppliche sono già state esaudite nel sacrificio di Cristo salvatore, ma sono ora rivolte nella speranza verso il compimento finale in quanto Dio non è ancora tutto in tutti e quindi la preghiera continua ad invocare che il nome di Dio sia santificato, che sia fatta la sua volontà, che il suo regno venga nel nostro mondo.
Con il secondo gruppo di domande noi presentiamo le nostre attese, attirando lo sguardo del Padre delle misericordie.
Così preghiamo: "dacci oggi - adesso - il nostro pane quotidiano", "rimetti a noi i nostri peccati", "non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male".
Attraverso le prime tre domande veniamo rafforzati nella fede, colmati di speranza e infiammati di carità; abbiamo bisogno di amore, abbiamo bisogno di misericordia, abbiamo bisogno di grazia, di salvezza ed è solo per mezzo del nome di Cristo e mediante il regno del suo Santo Spirito, che il Padre nostro realizza il suo disegno di salvezza per noi e per tutti gli uomini.
Stupendo quanto ci dice in merito santa Teresa d'Avila: "Se in un'ora pregheremo anche solo una volta il Padre nostro lentamente, ricordandoci di essere con lui, consapevoli di quello che gli chiediamo, del suo desiderio di donarci tutto, della sua immensa bontà di Padre e del suo desiderio di stare con noi, è più che sufficiente.
Abituatevi a dire il Padre nostro con questo raccoglimento e vedrete i vantaggi che ne ricaverete in brevissimo tempo".
È una grande santa che ce lo dice e non solo lo ha detto ma lo ha vissuto; era diventata la preghiera più bella per la sua vita di figlia di Dio e di cristiana.
E papa Paolo VI ci invita a meditare su come Dio ci ama fedelmente, con pazienza infinita: "Possiamo dimenticare Dio, rinnegarlo, rifiutare di essere figli suoi; ma Dio non può dimenticarci, rinnegarci, perché non può cessare di esserci Padre.
Se credessimo veramente a questa verità in ogni circostanza, tutta la nostra vita sarebbe illuminata".
Ecco ora che il nostro cuore vuole fissarsi su "Padre nostro", le due parole iniziali di questa preghiera stupenda.
Subito notiamo che questa preghiera è carica di amore filiale ed è la preghiera che la Chiesa eleva al Padre in tutti i momenti della giornata: in ogni liturgia c'è questa preghiera, è la preghiera più pregata al mondo.
C'è una orazione che la Chiesa dice nel tempo natalizio: "Padre di eterna gloria, che nel tuo unico Figlio ci hai scelti e amati prima della creazione del mondo e in lui, Sapienza incarnata, sei venuto a piantare in mezzo a noi la tua tenda, illuminaci col tuo Spirito, perché accogliendo il mistero del tuo amore pregustiamo la gloria che ci attende come figli ed eredi del regno".
È Gesù che ci fa conoscere e ci invita ad amare il Padre.
Ascoltiamolo: "Padre, io ti ho glorificato sopra la terra compiendo l'opera che mi hai dato da fare.
Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo" ( Gv 17,4-6 ).
E nel Deuteronomio Mosè con forza dichiara: "Voi siete figli per il Signore Dio vostro" ( Dt 14,1 ); "Il Signore tuo Dio ti ama" ( Dt 23,6 ).
In Geremia, con una carica forte di amore, il Signore afferma: "Io sono un padre per Israele" ( Ger 31,9 ); e ancora Geremia ci riferisce la tenerezza di Dio Padre per tutte le sue creature: "Io pensavo: come vorrei considerarti tra i miei figli e darti una terra invidiabile, un'eredità che sia l'ornamento più prezioso dei popoli.
Io pensavo: Voi mi direte "Padre mio" e non tralascerete di seguirmi" ( Ger 3,19 ).
Sentite questa fiducia del Padre, questo amore del Padre verso le creature: "Voi mi direte Padre mio" - "Padre nostro", ci ha insegnato Gesù.
E Malachia, dovendo rimproverare l'uomo per una condotta sbagliata, si domanda: "Non abbiamo forse tutti un solo Padre? Forse che non ci ha creati un unico Dio?
Perché dunque agire con perfidia l'uno contro l'altro, profanando l'alleanza dei nostri padri?".
Dio è amore ed invita gli uomini ad amarsi come lui ama le sue creature, e Gesù poi dirà: "Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato".
E Malachia, riferendoci la compassione di Dio per l'uomo, ancora scrive: "Essi, i timorati di Dio, diverranno mia proprietà nel giorno che io preparo.
Avrò compassione di loro, come il padre ha compassione del figlio che lo serve.
Voi allora vi convertirete" ( Mal 3,17-18 ).
Stiamo focalizzando il termine "Padre".
Noi siamo figli di Dio e Dio è nostro Padre buono.
Ascoltiamo cosa ci dice il Siracide: "Signore, padre e padrone della mia vita, non abbandonarmi; sono tuo figlio.
Signore, padre e Dio della mia vita, non mettermi in balia di sguardi sfrontati e allontana da me la concupiscenza" ( Sir 23,1.4-5 ).
Poi c'è ancora un versetto stupendo, sempre del Siracide: "Signore, mio padre tu sei e campione della mia salvezza" ( Sir 51,10 ).
Dio è sempre padre amoroso anche quando deve correggere.
Abbiamo bisogno che un padre ci guidi, ci rimetta sulla strada giusta quando noi, per vari motivi, siamo usciti dal cammino tracciato dal Signore e di tanto in tanto abbiamo bisogno di questa correzione: "Figlio mio, non disprezzare l'istruzione del Signore e non avere a noia la sua esortazione perché il Signore, padre buono, corregge chi ama come un padre il figlio prediletto" ( Pr 3,11-12 ).
Ci corregge perché la sua misericordia è da sempre: "eterna è la sua misericordia", così abbiamo pregato più volte.
Ascoltiamo invece alcuni passi dello stupendo canto di Mosè: "Peccarono contro di lui i figli degeneri, generazione tortuosa e perversa.
Così ripaghi il Signore, o popolo stolto e insipiente?
Non è lui il padre che ti ha creato e ti ha fatto e ti ha costituito?" ( Dt 32,5-6 ).
È lui che mentre ci ha pensato, amandoci ci ha fatto il dono della vita.
Stupendo è allora il Sal 21: "Sei tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai fatto riposare sul petto di mia madre; al mio nascere tu mi hai raccolto, dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio" ( Sal 21,10-11 ).
Così preghiamo con stupore e gioia nel Sal 139,13-14: "Sei tu, o Signore, che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre", punto dopo punto, cellula dopo cellula; "ti lodo perché mi hai fatto come un prodigio, sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo".
Terminiamo con Giobbe che ci comunica con riconoscenza la tenerezza di Dio Padre: "Dio come un padre mi ha allevato fin dall'infanzia e fin dal grembo di mia madre mi ha guidato" ( Gb 31,18 ).
Ecco la funzione di Dio Padre sulla sue creature.