Ritiro del 12/11/1995
1 - Abbandono illimitato nella bontà infinita di Dio
2 - Dio è Padre di tenerezza per le sue creature
3 - Comunione stupenda con il Padre
4 - "Nostro", un aggettivo che esprime una relazione con Dio Padre
5 - Pregate così: "Padre nostro, che sei nei cieli"
6 - Alcuni hanno creduto in lui
I catechisti devono avere un abbandono illimitato nella bontà infinita di Dio; perché Dio è Padre, è misericordioso, è tenerezza per le sue creature.
Nel Sal 102 preghiamo tutta la compassione del Signore per le sue creature che non abbandona mai, ma che sempre ama.
Già la volta scorsa avevamo detto che se venisse a mancare l'amore di Dio, l'uomo non potrebbe più vivere e neanche l'universo: "Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo amano, perché egli sa di che siamo plasmati, ricorda che noi siamo polvere" ( Sal 102,13-14 ).
Dio è Padre provvidente, che assiste e guida i suoi figli: "Guarda dal cielo e osserva dalla tua dimora santa e gloriosa.
Dove sono il tuo zelo e la tua potenza, il fremito della tua tenerezza e la tua misericordia?
Non forzarti all'insensibilità, perché tu sei nostro Padre; poiché Abramo non ci riconosce e Israele non si ricorda di noi.
Tu, o Signore, tu sei nostro Padre, da sempre ti chiami nostro redentore" ( Is 63,15-16 ).
"O Signore, tu sei nostro Padre, noi siamo argilla e tu colui che ci dà forza.
Tutti noi siamo lavoro delle tue mani" ( Is 64,4-5 ).
Stupendo questo messaggio che ci è donato dall'A.T., pieno della paternità di Dio che si prende cura delle sue creature, le segue passo passo, come il pastore porta avanti le sue pecore: "Riconosci il Dio tuo Padre" ( 1 Cr 28,6 ); "Tu sei mio padre, mio Dio", così preghiamo con il Sal 89,27.
E san Paolo ci invita a lodare e benedire il Signore: "Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione" ( 2 Cor 1,3-4 ).
Dio è Padre di tenerezza per le sue creature, per l'uomo che è stato creato ad immagine e somiglianza del suo amore.
Con il salmista così preghiamo: "Padre degli orfani e difensore delle vedove è Dio nella sua santa dimora.
Ai derelitti Dio fa abitare una casa, fa uscire con gioia i prigionieri.
Benedetto il Signore sempre, ha cura di noi il Dio della salvezza; il nostro Dio è un Dio che salva, il Signore Dio libera dalla morte" ( Sal 67,6-7.20-21 ).
Il nostro è un Dio che salva perché è un Dio che ama e non può abbandonare le sue creature in balìa di se stesse.
Con l'apostolo Filippo vogliamo ora chiedere a Gesù: "Signore, mostraci il Padre e ci basta" ( Gv 14,8 ) e Gesù pregando ci porta a conoscere il Padre: "Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato Gesù Cristo" ( Gv 17,3 ).
E ancora, Gesù, intensamente prega il Padre perché tutte le creature siano colmate del suo amore misericordioso: "Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato e io ho fatto conoscere loro il tuo nome - Abbà, Padre - e lo farò conoscere ancora perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro" ( Gv 17,25-26 ).
Comunione stupenda con il Padre, per mezzo di Cristo Gesù nello Spirito Santo.
È Gesù la manifestazione della gloria del Padre: "Io sono la via, la verità e la vita, nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Se conoscete me conoscerete anche il Padre, fin d'ora lo conoscete e l'avete veduto…
Chi ha visto me ha visto il Padre"( Gv 14,6-7.9 ).
Ed è ancora Gesù che ci manifesta il forte amore che lo lega al Padre compiendo la sua volontà: "Io sono venuto per compiere la volontà del Padre" ( Gv 5,41 ).
"Come il Padre che la vita e ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me" ( Gv 6,57 ): ecco l'eucaristia, che fa entrare in comunione con la SS. Trinità, con il Padre, con il Figlio Cristo Gesù, che ci dona se stesso perché la creatura venga nutrita dall'amore del Padre, nello Spirito Santo.
Dio Padre ci ama al punto che non può non donarci il Figlio suo Gesù Cristo per salvarci, per ricreare la nostra vita, il nostro cuore nello Spirito Santo, per manifestarci la sua misericordia.
Ce lo dice ancora san Giovanni: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna.
Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui" ( Gv 3,16-18 ).
Continuando la nostra riflessione sul Padre nostro, vogliamo soffermarci un momento sull'aggettivo "nostro", un aggettivo che esprime una relazione con Dio Padre ed è un'espressione totalmente nuova.
Ci dice il Catechismo della Chiesa cattolica al n.2787: "Quando diciamo "Padre nostro" riconosciamo anzitutto che tutte le sue promesse d'amore annunziate dai profeti, sono compiute nella nuova ed eterna alleanza nel suo Figlio, nel suo Cristo.
Noi siamo diventati il suo popolo ed egli ormai è il nostro Dio.
Questa nuova relazione è un'appartenenza reciproca, donata gratuitamente.
È con l'amore e con la fedeltà che dobbiamo rispondere alla grazia e alla verità che ci sono date in Cristo Gesù".
Pregare il Padre nostro significa allora uscire dall'individualismo: non preghiamo "Padre mio", ma "Padre nostro".
Il "nostro" dell'inizio della preghiera del Signore, come il "noi" delle ultime quattro domande, non esclude nessuno, ma tutti partecipano a questa grande preghiera, anche quando io la dico personalmente.
Quando prego la preghiera di Gesù porto nella mia preghiera tutta l'umanità.
L'amore di Dio è senza frontiere, così deve esserlo la nostra preghiera; essa ci apre alle dimensioni del suo amore manifestato in Cristo Gesù: pregare con e per tutti gli uomini che ancora non lo conoscono, che sono lontani, affinché siano raccolti in unità ( Gv 17 ).
Allora "quando pregate, ci dice Gesù, non sprecate parole, come fanno i pagani; essi pensano che a furia di parlare Dio finirà con l'ascoltarli.
Voi non fate come loro, perché Dio vostro Padre, sa di che cosa avete bisogno prima ancora che voi glielo chiediate.
Dunque pregate così: Padre nostro, che sei nei cieli" ( Mt 6,7-9 ).
E Geremia ci dice: "Efraim è il mio figlio più caro, il mio bambino preferito, dice il Signore.
Ogni volta che ne parlo, mi ricordo sempre di lui con affetto, perché il mio cuore si riempie di tenerezza.
Certo, avrò misericordia di lui" ( Ger 31,20 ).
E "nel deserto avete visto quello che ha fatto il Signore, il vostro Dio: per tutta la strada percorsa fin qui vi ha portati come un padre porta il proprio figlio" ( Dt 1,31 ).
È un condensato di amore di Dio incalcolabile, così bello, così forte.
"Io ho insegnato a Efraim a camminare, ho tenuto il mio popolo tra le mie braccia, ma non ha capito che mi prendevo cura di lui".
Non ha capito: cuore indurito, cuore di pietra.
"L'ho attirato a me con affetto e amore; sono stato per lui come uno che solleva il suo bambino alla guancia, mi sono abbassato fino a lui per imboccarlo" ( Os 11,3-4 ).
E concludiamo con Gv 1,12-14: "Alcuni però hanno creduto in lui.
A questi Dio ha fatto un dono di diventare figli di Dio.
Non sono diventati figli di Dio per nascita naturale, per volontà di un uomo; è Dio che dato loro la nuova vita ( nello Spirito Santo ).
Colui che è la Parola è diventato un uomo e ha vissuto in mezzo a noi uomini", ha condiviso in tutto la nostra natura umana, come dice la lettera ai Filippesi: "Pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la nostra natura umana" ( Fil 2,1-2 ).
Continua Giovanni: "Noi abbiamo contemplato il suo splendore divino; è lo splendore del Figlio unico di Dio Padre, pieno di grazia e di verità".
Camminiamo allora su questa strada tracciata da Cristo Gesù che ci porta nel cuore dell'amore di Dio Padre.
Che vi sia in questo mese cammino di vita di fede impegnata, di speranza e di carità.