Ritiro del 12/1/1997
1 - Nell'Antica Alleanza
2 - Il Battesimo di Gesù
3 - La conversione è fare un passo avanti
4 - Giustificazione non significa essere dichiarati giusti
5 - Ci ha dato la grazia
6 - Mistero della redenzione
7 - Cosa significa la parola battesimo?
8 - Se l'uomo fosse stato conforme al progetto di Dio
9 - Gesù per assumere la natura umana
10 - Che cos'è l'unzione?
11 - La parola "compiacere"
12 - Il Padre è la volontà, il Figlio è l'obbedienza e lo Spirito l'energia
13 - Importanza dell'azione dello Spirito Santo
14 - Nel Verbo c'è una sola persona, ma due nature
15 - Ecco i miei figli
16 - Coloro che mi seguiranno
17 - Fedeli all'ispirazione dello Spirito
18 - Con il battesimo sono diventato Cristo
19 - Il frutto dello Spirito
Siamo nella domenica del Battesimo del Signore e vediamo di fare alcune considerazioni su questo evento.
Nell'Antica Alleanza, quando il popolo d'Israele peccava, il Signore lo puniva mediante invasioni e distruzioni, deportazioni e carestie.
Allora sorgeva un profeta il quale diceva: "Popolo d'Israele, ricorda cosa il Signore ha fatto per te: egli ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto…"; ( Ger 16,14 ) il popolo si ravvedeva, ritornava all'alleanza e il castigo cessava.
Ora il Battesimo di Gesù viene a inaugurare un tempo totalmente nuovo.
Anche Gesù manderà i suoi discepoli a predicare: "Convertitevi e credete al vangelo", ( Mc 1,15 ) ma bisogna capire cosa si intende con queste parole.
Condensando per non allargare troppo il discorso, il senso è questo: convertitevi credendo al Vangelo; e credere al Vangelo significa credere a un lieto annunzio contenuto già nelle profezie, come abbiamo letto nel brano di Isaia.
Quello che dobbiamo tenere presente è questo: la conversione è fare un passo avanti, crescere; non un ritornare a ciò che già si sapeva, ma avere invece il coraggio di estrinsecarsi, di uscire dall'abitudinarietà per abbracciare la pienezza di un mistero; e ci rendiamo conto che questo è molto più difficile che tornare indietro.
Nell'antica alleanza la conversione era un ritornare a ciò che già si sapeva, nella nuova alleanza, invece, la salvezza non è più data dalla legge, ma dal vangelo.
Questo è talmente sconvolgente che nella storia della chiesa abbiamo sofferto e stiamo soffrendo ancora adesso di una grave ferita inferta all'unità del corpo di Cristo, proprio a causa di questo problema: secondo l'antica testimonianza uno dovrebbe tornare alla fedeltà a delle leggi, ma non così noi abbiamo ricevuto la salvezza.
San Paolo, nel cap. 5 della lettera ai Romani ( questo famosissimo capitolo che ha messo in crisi Lutero e con lui tutti gli altri che hanno abbracciato il suo cammino ), parla di giustificazione mediante la fede, ma dobbiamo vedere cosa si intende per giustificazione.
Il punto su cui è avvenuto il fraintendimento è il fatto che "giustificazione" non significa essere dichiarati giusti, ma essere resi giusti.
L'essere dichiarati giusti corrisponde alla giustizia che viene dalla legge, l'essere resi giusti è un passo ulteriore perché, mentre nel primo caso sei tu che fai uno sforzo per essere giusto, per essere reso giusto tu devi semplicemente ricevere.
Ed è questa la novità della nuova alleanza, in cui ogni vanto è stato tolto in modo che nessuno possa vantarsi di qualche cosa.
Dio, nella sua infinita misericordia, sapeva bene che se avesse lasciato a noi la capacità della salvezza, noi avremmo commesso un altro peccato sullo stesso livello di quello originale.
Per toglierci il vanto della salvezza ci ha dato la grazia, cioè salvezza gratuitamente donata a noi, senza alcun nostro merito.
Questa è la teologia cattolica: la salvezza mediante la fede non ci dichiara giusti, ci rende giusti; secondo Lutero, invece, continuiamo ad essere ingiusti, però abbiamo ricevuto una verniciatura di giustizia.
No, nel sangue dell'Agnello noi siamo resi concretamente giusti.
Da dove parte tutto questo movimento di salvezza che giunge a noi con tanta potenza e con questo sconvolgimento?
Questo mistero della redenzione da parte di Gesù comincia proprio dal suo Battesimo.
Qui c'è qualcosa di strano.
Nel momento dell'incarnazione, Gesù ha assunto la natura umana, la pienezza della natura umana; ha vissuto per 30 anni una normale vita umana, completa, perfetta, uguale a quella di tutti gli uomini, eccetto che per il peccato, considerato sia nella sua esenzione concreta sia nella sua progettazione: Gesù non pensò e neanche immaginò mai un peccato.
Quando giunse il momento, egli fu chiamato a essere il redentore, a essere il Cristo, a essere l'Unto, il Messia; allora Gesù, molto probabilmente, trascorse qualche tempo nella comunità degli Esseni a Qumran, dove si trovava anche suo cugino Giovanni.
Possiamo paragonare gli Esseni a una comunità monastica, ma molto severa, molto austera: Giovanni infatti viveva nel deserto e si nutriva di locuste e miele selvatico.
Giovanni è l'ultimo dei grandi profeti, tanto è vero che quando scribi e farisei dicono a Gesù che prima del Messia deve venire Elia, Gesù risponde: "Elia è già venuto, ma non lo avete riconosciuto". ( Mt 17,12 )
Giovanni comincia a predicare un battesimo di conversione e dice: "Dopo di me viene uno che era prima di me, che è più grande di me e vi battezzerà in Spirito Santo". ( Mc 1,7-8 )
Significa immersione ed è stata usata dalla Chiesa fin dall'inizio per indicare il sacramento, ma tenendo presente ciò che accadeva nella vita concreta: era la parola che usavano i tintori per indicare che un tessuto veniva immerso nel colore e il colore diventava indelebile, non poteva più essere tolto.
Questa parola è stata presa proprio per indicare la potenza del sacramento dell'immersione in Dio; e come in questa immersione l'uomo non smette di essere uomo, ma diventa partecipe della natura divina, allo stesso modo Gesù ha assunto in pienezza non solo la condizione umana, ma anche le sue conseguenze: è in questo momento che egli diventa l'agnello immolato, è in questo momento che egli diventa il Redentore, il Messia.
Possiamo chiederci: se l'uomo non avesse commesso il peccato originale, Gesù si sarebbe incarnato?
Sì, perché il progetto di Dio non era di avere dei sudditi, ma dei figli ed essere figli vuol dire essere parte della stessa famiglia.
L'uomo non avrebbe potuto essere parte della famiglia di Dio se non attraverso l'incarnazione in cui Dio avrebbe condiviso in tutto la natura umana; ma la redenzione non sarebbe stata necessaria.
Se l'uomo fosse stato in tutto conforme al progetto di Dio, il Verbo si sarebbe incarnato, ma non avrebbe avuto bisogno di redimere l'uomo.
Invece l'uomo si è ribellato e allora la redenzione ha dovuto entrare nel progetto di Dio.
Dunque Gesù si incarna, vive 30 anni da uomo in tutto normale pur senza smettere di essere Dio, poi va da Giovanni e si fa immergere nel Giordano, in quell'acqua che, secondo il Battista, doveva servire per la purificazione dei peccati.
Ma Gesù perché si fa battezzare, lui che è senza peccato?
La gente che si immerge nel Giordano si fa simbolicamente lavare dall'acqua del fiume, lascia in quell'acqua il suo peccato e ne esce purificato, pronto a ricominciare la vita da capo.
Gesù non ha bisogno di essere purificato, ma si immerge nel Giordano perché tutte le profezie si adempiano; e le profezie erano quelle del Servo sofferente di Isaia: l'agnello senza peccato, che viene portato al macello caricato del peccato del popolo.
Gesù, per assumere in pienezza la natura umana, doveva assumere anche la concretezza del peccato; non poteva fare peccati, ma immergendosi in quell'acqua che è il "luogo" in cui tutti gli uomini simbolicamente hanno lasciato il loro peccato, ne prende su di sé le conseguenze e, come la lana candida, assume il colore del peccato.
Solo in questo modo Gesù poteva essere l'Unto del Signore.
Che cosa accade infatti?
Che appena egli assume in sé completamente la natura umana, anche nelle sue debolezze, lo Spirito del Signore lo unge, scende sopra di lui, lo consacra.
Nel momento che Gesù diventa totalmente come noi senza smettere di essere Dio, riceve una unzione particolare: questo è importante.
L'olio, a differenza dell'acqua, penetra all'interno del corpo umano e ne viene assorbito; allora l'unzione che Gesù riceve, prima che il Padre parli, lo fa diventare totalmente solidale con l'uomo e nello stesso tempo capace di essere il redentore.
Poi il Padre parla ed esprime la sua volontà: "Questi è il mio Figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto". ( Mt 3,17 )
La parola "compiacere" ha la stessa radice della parola "placare", "calmare"; quando dunque il Padre parla dopo che il Figlio ha ricevuto l'unzione dello Spirito Santo, dice che egli è colui sul quale gli piace riposare; è colui con cui gli piace stare insieme; è colui nel quale egli trova di che essere placato.
Sono concetti difficili, però sono molto importanti, perché su questo si basa tutta la spiritualità del Crocifisso; sul fatto cioè che Gesù è stato Unto dallo Spirito per essere colui nel quale il Padre si placa, colui nel quale il Padre trova riposo, colui con il quale al Padre piace stare: stare con, com-piacersi.
E questo è l'altro pilastro su cui poggia la vocazione: un pilastro è la unzione dello Spirito Santo, l'altro pilastro è l'azione trinitaria.
Voi potete analizzare qualsiasi istituto religioso, qualsiasi realtà che nella Chiesa ha questa struttura e troverete sempre che è trinitaria; perché ogni azione di Dio è sempre trinitaria.
Siamo noi che per capire meglio dividiamo il Padre dal Figlio e dallo Spirito, ma nella realtà non è e non potrebbe essere così.
Semplificando al massimo le cose, il Padre è la volontà, il Figlio è l'obbedienza e lo Spirito l'energia.
Ora queste tre cose non posso esistere una distaccata dall'altra, sono una sola realtà in cui Padre ha un progetto, ha un'idea nella sua mente - vuol dire che ha una volontà; questa idea, questa volontà del Padre ha bisogno di qualcuno che la realizzi, il Figlio: "Eccomi, Padre, sono venuto non per fare la mia, ma la tua volontà".( Eb 10,7 )
Dunque il Figlio è l'obbedienza, non l'obbedienza subìta, ma voluta, desiderata, in cui trova l'unica gioia e lo Spirito Santo è la realizzazione di questa volontà.
In altri termini, il Padre ha una parola nella mente, questa parola per essere pronunciata ha bisogno di avere qualcosa che la pronunci: la lingua; ma questa, anche se obbedisce alla volontà del cervello, non produce alcun suono se non c'è il soffio, se non c'è lo Spirito Santo.
Guarda caso, il nome dello Spirito Santo in ebraico è ruah, il soffio di Jahvè, senza il quale il Padre può pensare tutto quello che vuole, il Figlio può muovere la bocca finché vuole, ma la Parola non si ci sarà mai.
All'inizio della creazione non si dice "il Padre disse: Sia la luce", ma "Dio disse", tutta la Trinità disse: "Sia la luce". ( Gen 1,3 )
Il Padre ha in mente di creare la luce, perché ha come modello suo Figlio che è la luce e suo Figlio pronuncia Luce!, ma questa non potrebbe esserci se non in forza dello Spirito Santo, il quale dà energia alla volontà e all'obbedienza.
Nel cammino del vostro Istituto ci può essere benissimo volontà espressa dal carisma, dall'ispirazione, dalle mediazioni private; ci può essere obbedienza nell'eseguirla, ma tutto questo non produce frutto se non è animato dallo Spirito Santo.
È questa una grande scoperta che il Signore sta ridando alla sua Chiesa, dopo tanti secoli in cui si è data poca importanza all'azione dello Spirito Santo.
Non facciamo processi alla storia, ma siamo sconvolti dalla bellezza della riscoperta della terza Persona della Santissima Trinità, perché ci accorgiamo che lo Spirito è talmente a servizio della volontà del Padre nella parola del Figlio, che egli manifesta il Figlio perché tutti conoscano il Padre.
Tutto ciò che esiste è stato fatto per mezzo del Verbo ma con l'energia dello Spirito, tanto è vero che quando Gesù è stato battezzato e ha ricevuto lo Spirito dopo ha cominciato a fare i segni della potenza di Dio, non prima.
Il punto in cui bisogna mettersi in crisi è esattamente questo, perché in quanto battezzati, in quanto cristiani cattolici, in quanto Istituto secolare nel nome del SS. Crocifisso, avete un rapporto strettissimo con la persona del Verbo.
Non ho detto Gesù, perché il Verbo comprende sia la natura divina che la natura umana: questo è fondamentale e non si può privilegiare un aspetto e in qualche modo emarginare, anche non volutamente, anche semplicemente dimenticando, il fatto che nel Verbo c'è una sola persona, ma due nature.
Questo significa che se tu hai accettato in primo luogo il battesimo, in secondo luogo il tuo cammino di amicizia con Cristo, in terzo luogo una chiamata particolare, che è quella di appartenere all'Unione dei Catechisti del SS. Crocifisso con l'aiuto di Maria Immacolata, vuol dire che tu condividi non solo la natura divina, ma anche la natura umana del Verbo.
D'altronde incentrare così fortemente la spiritualità sull'umanità di Cristo - così cara a S. Francesco e all'Unione - da avere addirittura l'adorazione alle piaghe che ci hanno procurato la salvezza, significa, in ultima analisi, un desiderio di condividere in tutto la vita della seconda Persona della Trinità, quindi partecipare anche alla sua redenzione.
Ora questa dovrebbe essere una realtà per tutti i cristiani perché tutto questo è già contenuto nel battesimo.
A maggior ragione, questo deve essere presente in chi ama questa visione della salvezza, che è una dimostrazione di amore infinito da parte di Dio, a tal punto da volere essere una cosa sola con la persona del Verbo che ha operato la redenzione.
Quasi a voler prendere su di sé le piaghe del SS. Crocifisso per essere come Gesù, che si immerse nel Giordano, condividendo la natura umana per redimere il mondo.
L'appartenenza all'Unione Catechisti è un'appartenenza al mistero della salvezza, inteso come desiderio di partecipare alla redenzione.
Questo è il progetto del Padre e quindi su ciascuno di voi il Padre dovrebbe spalancare i cieli, affacciarsi e dire: "Ecco i miei figli in cui mi sono compiaciuto". ( Mt 3,17 )
E quando il Padre può dire una cosa di questo genere? quando i figli di cui egli si è compiaciuto hanno ricevuto l'unzione dello Spirito Santo.
Ma noi siamo battezzati, abbiamo ricevuto l'unzione dello Spirito!
Ma noi siamo cresimati, abbiamo ricevuto l'unzione!
Bene, dato che l'unzione l'hai ricevuta, dato che hai detto che vuoi essere una cosa sola con Gesù, per Gesù, in Gesù, allora ricordati che Gesù ha detto: "Coloro che mi seguiranno, faranno le stesse opere che farò io, anzi ne faranno di più grandi".
Le sue opere Gesù le ha fatte con la potenza dello Spirito Santo, allora ogni vocazione nella Chiesa è per il Padre, nella misura in cui uno si lascia usare dalla potenza dello Spirito Santo.
Ossia si mette in contemplazione del Padre attraverso il Figlio e come lui si lascia usare dallo Spirito, per produrre gli stessi effetti che Gesù produceva.
In quale misura lo Spirito Santo è libero di agire in Gesù? Totalmente.
La conclusione è questa: tu sei Gesù.
È libero lo Spirito in te?
In che misura siete stati fedeli al carisma del vostro fondatore?
Se Gesù è l'obbedienza gioiosa e desiderosa di obbedire al Padre, qualunque sia il desiderio del Padre, con la forza dello Spirito Santo, c'è benedizione in quello che si fa solo se si è fedeli all'ispirazione dello Spirito.
C'è bisogno di dirsi queste cose, che sono ovvie, perché a volte per fattori contingenti o storici si sono intraprese vie che non erano ispirate dallo Spirito.
Vie ottime, buone, ma che ormai hanno fatto il loro tempo.
Era la strada che il Signore in quel momento aveva aperto, ma ci vuole discernimento: se non ci sono più i frutti dello Spirito, vuol dire che quella strada ha concluso il suo corso.
La prima risposta che Dio Padre si aspetta è quella che ha ispirato la vostra nascita.
Tu sei stato un servo fedele perché hai fatto quello che il Signore ti aveva chiesto in quel momento, però ritorna al principio.
È quello che abbiamo detto fin dal primo incontro.
Diciamo al Signore: Dato che sono un Catechista del SS. Crocifisso, dato che adoro le piaghe di Gesù attraverso le quali è data la salvezza, io voglio incarnare questa presenza di Gesù perché sono battezzato, perché questa spiritualità mi avvolge, mi coinvolge, mi trascina.
Con il battesimo sono diventato Cristo, una cosa sola con lui, non posso più dividere la mia umanità dalla sua divinità, allora vuol dire che Cristo vive in me.
È libero Cristo di fare le stesse cose che faceva in Palestina, lasciandosi usare dallo Spirito Santo o io ho posto delle sovrastrutture che non lasciano agire lo Spirito Santo?
Se vuoi i frutti delle promesse che Dio ha fatto nelle rivelazioni private che stanno all'origine di questa istituzione, allora devi essere fedele allo Spirito Santo perché è lui che ti conduce alla verità tutta intera, è lui che ti trasforma in Cristo.
Ma se nel venire trasformato in Cristo, tu resti ancora nella antica alleanza e vuoi essere salvato per le opere della legge e non reso giusto per il dono del Crocifisso, allora bisogna riflettere seriamente su questo tema.
Siete battezzati, possedete lo Spirito il quale vi dice qualcosa nel cuore; allora è il tempo di non essere più delle monadi isolate, ma di essere fraternità e di mettere in comune le luci dello Spirito Santo.
Non si tratta di dire quello che pensi, ma quello che lo Spirito Santo ti ha fatto capire.
E da che cosa capisci che quello è un soffio dello Spirito Santo?
"Il frutto dello Spirito, dice san Paolo, è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, dominio di sé". ( Gal 5,22 )
Quando questi frutti non ci sono, lo spirito che sta parlando non è quello di Dio: è lo spirito di divisione, di fazione, di orgoglio, di ira…
Ma quando ci sono, allora quello è cammino di vita, è cammino di incarnazione dello Spirito di Dio, è cammino di ricostruzione: ritornare alla sorgente, all'origine, per essere fedeli, per essere figli, perché il Padre si affacci in questa cappella e dica: Ecco i miei figli in cui mi sono compiaciuto.