Ritiro del 9/2/1997
1 - Ogni passo compiuto in questi ritiri ci è confermato da una volontà esplicita da parte del Signore
2 - Vi indicherò alcune tracce da trarre dalle letture
3 - La parola gloriosa che ci viene data oggi è la grande liberazione
4 - In questo vangelo abbiamo alcuni fatti
5 - Incarnazione
6 - La prima opera di redenzione
7 - Se ti prepari a servire il Signore
8 - Alcune malattie sono frutto del principe di questo mondo
9 - Noi siamo spiriti incarnati
10 - Differenza tra evidenza e fede
11 - Testimonianza che Gesù vuole
12 - Gesù compie delle liberazioni
13 - Inseriti nel battesimo nell'esercizio dell'autorità di Dio
14 - La condizione dell'uomo dopo la risurrezione di Gesù
15 - L'eucaristia sarà una potente liberazione
16 - Chiediamo allo Spirito Santo di farci capire
Non so se avete fatto caso che abbiamo avuto la grande grazia di una certezza, che non viene da noi; perché ogni passo che abbiamo compiuto in questi ritiri mensili ci è confermato da una volontà esplicita da parte del Signore.
E in una maniera molto semplice.
Voi sapete che durante i ritiri si possono scegliere delle letture adatte alla giornata, ma io ho preferito che fosse la parola che la Chiesa ci offre ogni giorno, e specialmente ogni domenica, a darmi la traccia di ciò di cui dovremo parlare.
E dunque vi siete accorti che io non ho mai cambiato le letture della domenica, perché sono convinto che in quelle letture troviamo veramente il desiderio di Dio per noi oggi, delle promesse gloriose, meravigliose, degli insegnamenti e degli ammonimenti.
Abbiamo tutto quello che ci serve, sicché basterebbe che sapessimo metterci in silenzio profondo, meditando e ripensando questa parola per avere una catechesi completa.
La fretta e le molte cose da fare possono renderci non disponibili a questa profondità, allora vi indicherò alcune tracce da trarre dalle letture.
La prima è quella di Gesù invitato a pranzo a casa di Simone, dove trova la suocera che non sta bene.
In Luca abbiamo un'espressione molto più forte di quella che troviamo nel Vangelo di Marco: Gesù si accosta alla suocera di Simone, sgrida la febbre, questa lascia la donna e lei si mette a servirli.
Primo insegnamento: Gesù ha autorità sulla malattia, Gesù ha potere, Gesù comanda, Gesù sgrida i limiti della natura e indica che questi impediscono il servizio.
Io vi invito ad ammettere le vostre debolezze spirituali, perché il Signore ci insegnerà ad avere autorità sui limiti della natura e su tutto ciò che esiste, non per gloriarcene, badate bene, ma perché questa è la situazione comune a tutti i credenti.
Essere redento e salvato significa, essenzialmente e principalmente, essere liberato.
La redenzione è la totalità della libertà e questa libertà - che ci è data e che ci è dovuta perché ce l'ha conquistata lui a prezzo del suo sangue, nessuno ha il diritto di portarcela via: né il limite della natura, e quindi le leggi che la reggono, e neanche il limite che deriva dal nostro corpo devono in alcun modo impedirci il servizio.
Ma nessun'altra creatura ha il diritto di interferire.
E quindi la parola gloriosa che ci viene data oggi è questa grande liberazione, operata da Gesù sul legno della croce, dal peccato, dalla cattiveria, dai limiti della natura e dalla intromissione di colui che è omicida fin dall'inizio: il nostro nemico, il diavolo.
Dobbiamo conoscere l'autorità di Gesù: egli è il re e il suo trono è la croce, ci insegna l'evangelista Giovanni, e dall'alto della croce attira a sé ogni creatura; egli è la luce che illumina il mondo e le tenebre non l'hanno voluta accogliere; ma la luce ha la meglio sulle tenebre e dove c'è la luce le tenebre non ci sono più.
Il nostro cammino può essere limitato da tante cose: dal nostro peccato, dalle nostre incapacità, delle nostre malattie, dalle nostre timidezze o da qualunque altra cosa e l'origine di tutto questo si ritrova sempre, sia direttamente che indirettamente, in colui vuole strappare a Dio tutto ciò che esiste e specialmente gli uomini, che egli ama.
Dobbiamo ricordarci sempre che il cammino del cristiano non è fatto di pie intenzioni: le vie che conducono all'inferno, diceva Giovanni Bosco, sono lastricate di buone intenzioni.
Ci vogliono le buone intenzioni, ma bisogna usare dei buoni mezzi per ottenere un buon risultato, perché una buona intenzione realizzata con un mezzo cattivo porta ad un fine iniquo; noi cristiani sappiamo che il fine NON giustifica i mezzi.
Adesso tutti dicono il contrario e pur di raggiungere un certo fine tutti i mezzi sono leciti: per esempio, sia a livello governativo che amministrativo noi ci rendiamo conto dove sta portando questa convinzione.
Non si possono scavalcare i bisogni primari di una persona o le necessità di una società pur di raggiungere un fine prefissato, perché il fine risulta essere buono solo se i mezzi per condurre a quel fine sono buoni.
Si verifica qualche volta che per raggiungere un certo fine alcune persone senza scrupoli usino mezzi cattivi e non dicano mai che il fine è la loro gratificazione, la loro ricchezza: mettono dinanzi a sé un paravento, una facciata e mascherano il loro vero fine con altri fini.
Vediamo Gesù che usa la sua autorità, fa alzare la suocera di Pietro prendendola per la mano e questa viene liberata: ecco il secondo insegnamento.
L'opera di liberazione è un'opera compiuta da Gesù, il cui nome significa: Dio salva.
Quello che lui ha fatto è stata la vera salvezza e sappiamo di dire la parola giusta.
Quando diciamo salvezza, infatti, diciamo salute, che è molto più che ricupero.
Quando si subiscono certe operazioni, c'è poi un periodo di riabilitazione durante il quale tutte le terapie cooperano al ricupero totale; molte volte questo non avviene e il ricupero può essere del 30, del 40, del 60, del 90%.
La salvezza non è semplicemente un ricupero rispetto a ciò che era accaduto millenni prima, quando gli uomini si erano staccati da Dio, perché in questo caso Dio avrebbe fatto un semplice schiocco di dita e tutto sarebbe stato ricuperato.
Questo non è il progetto di Dio, tanto è vero che "Nella pienezza dei tempi Dio mandò il suo Figlio nato da donna, nato sotto la legge": ( Gal 4,4 ) il progetto di Dio si realizza nel tempo, non è una cosa fatta una volta per tutte, è un progetto che ha una sua pienezza e questa pienezza aumenta sempre, sempre cresce.
Ma questo è il mistero della gloria per cui avremo bisogno di tutta l'eternità per capire l'amore di Dio e la nostra crescita nell'amore di Dio sarà eterna e di misura infinita.
La gloria del paradiso che il Signore ci dà è "di gloria in gloria", ( 2 Cor 3,18 ) è una crescita continua.
Dunque non si può dire che sei nella gloria del Paradiso e resti in quella situazione per tutta l'eternità, perché come l'amore di Dio è infinito ed eterno, così tu cresci continuamente in lui.
Questa cosa sconvolgente che Dio ha preparato per i suoi figli, egli l'ha attuata nell'incarnazione: "Cristo Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma abbassò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce.
Perciò Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi, nei cieli sulla terra e sotto terra e quindi ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre". ( Fil 2,6-11 )
Gesù si incarna e nel momento della sua incarnazione tutta la natura umana è riscattata dalla sua condizione naturale ed è portata all'altezza divina.
La prima opera di redenzione avviene quando Maria dice: "Eccomi, io sono la serva del Signore" ( Lc 1,38 ) e nel momento in cui lo Spirito di Dio entra in lei, l'uomo passa dalla dipendenza al principe di questo mondo alla libertà, poiché nella natura umana è entrato qualcosa di nuovo: in essa è entrato con potenza, con gioia un principio divino e dunque non può più essere sotto il giogo di colui che è chiamato "omicida fin dal principio". ( Gv 8,44 )
Di questo dobbiamo essere assolutamente convinti, perché essere battezzati significa essere liberati da colui che vuole la nostra morte.
E Gesù fa esattamente questo: si accosta alla suocera di Pietro e la fa passare dalla malattia al servizio.
Quindi per servire il Signore bisogna essere prima di tutto liberi e questo tipo di libertà ce lo può dare solo e unicamente il Signore Gesù, perché lui è l'unico che ci ha acquistati per Dio con il suo sangue.
Il sangue di Gesù è il sangue dell'unico essere che sia nello stesso tempo Dio e uomo: perfettamente, assolutamente, totalmente Dio e perfettamente, completamente uomo.
Non sono confuse le due nature, ma unite indissolubilmente; infatti Gesù è risorto con il corpo e ora siede alla destra del Padre nella gloria, anche nella sua umanità.
In Gesù Cristo siamo stati battezzati nella sua morte per essere con lui risuscitati; ma quelli che sono già risorti non sono più sotto il potere della morte e del peccato ( ricordate che san Paolo parla di queste cose ).
Se ti prepari a servire il Signore, ricordati che devi essere libero, ricordati che sei stato riscattato a un caro prezzo, al prezzo del sangue più prezioso che esiste, perché è il sangue di un Dio ed è per questo che non c'è nessuna creatura, né altezza né profondità, né passato né presente né futuro, né angeli né demoni che possano vantare su di noi qualche diritto.
La parola di Dio ci rivela ancora due cose: ci sono i malati e ci sono gli indemoniati; gli indemoniati sono i disturbati dallo spirito immondo; i malati sono coloro che sono limitati dalla malattia, o da altre cause interne.
A Gesù vengono portati sia gli ammalati sia coloro che sono disturbati da una forza personale, esterna: "Tutta la città si era riunita davanti alla porta e Gesù guarì molti che erano afflitti dalla malattia e cacciò molti demoni". ( Mc 1,33-34 )
Dunque la malattia e i demoni non sono la stessa cosa.
Qui dobbiamo confutare quanto diversi esegeti troppo materialisti osano mettere in dubbio circa la parola del Vangelo.
La parola di Dio è essenziale, è concreta e soprattutto è verità e la verità non fa confusione, non dice una cosa al posto di un'altra.
Sebbene sia sicuro - e lo vedremo poi - che alcune malattie sono il frutto di un intervento del principe di questo mondo, è anche vero che non tutte le malattie sono di questo tipo.
Perché ricordate bene una cosa: il peccato originale lo ha compiuto l'uomo, non satana; satana aveva già fatto il suo peccato.
Satana di che cosa era padrone: dell'universo? E che se ne faceva?
È un essere spirituale e gli spiriti non hanno bisogno di un pavimento su cui stare in piedi: dunque non aveva bisogno della terra; gli spiriti non hanno fame, dunque non hanno bisogno dei frutti e degli animali di cui cibarsi; gli spiriti non hanno sete, dunque non hanno bisogno dell'acqua; non hanno né freddo né caldo, non hanno bisogno di luce o di buio, non hanno bisogno di riposare e ritemprarsi.
E dunque il sole, le stelle, i pianeti, la forza di gravità… agli spiriti non servono.
A chi servono? All'uomo, perché noi siamo spiriti incarnati e allora tutto Dio lo ha fatto esistere per noi e quando noi ci siamo staccati da Dio col peccato originale tutto quello che Dio ci aveva dato è venuto insieme a noi.
Quando io faccio un peccato, il mio vestito lo fa con me e dove vado io là viene il mio vestito.
Gesù guarisce molti ammalati e scaccia molti demoni, "ma non permetteva ai demoni di parlare perché lo conoscevano". ( Mc 1,34 )
E che cosa dicevano i demoni? "Noi sappiamo chi tu sei: il santo di Dio!" ( Mc 1,24 )
Era proprio così, ma Gesù non voleva che parlassero perché quello che i demoni dicevano non era frutto di fede, ma di evidenza.
C'è differenza tra evidenza e fede: di fronte all'evidenza io sono costretto, di fronte alla fede no.
E non crediate che chi, per doni mistici particolari, ha avuto visioni abbia avuto una vita spirituale più vita facile.
Tutto il contrario. Dio non ci appare, perché la nostra fede deve essere libera, non costretta; deve essere una scelta volontaria non un'evidenza alla quale sono costretto a credere.
Volete un esempio? Io devo credere che questa roba qui è verde?
No, non ci devo credere, è evidente che è verde, sono costretto a credere che è verde.
Se mi trovassi in un'altra stanza e uno viene a dirmi che sul leggio c'è un lezionario di colore verde che io non ho visto, ci posso credere e posso anche non crederci.
Ecco perché Gesù non vuole la testimonianza dei demoni, perché essi sono costretti a credere che egli è Dio, lo vedono.
Dunque la testimonianza che Gesù vuole è una testimonianza libera, non costretta.
Come la mettiamo con la seconda lettura?
"Fratelli, non è per me un vanto predicare il vangelo, è un dovere". ( 1 Cor 9,16 )
Paolo è stato costretto a predicare il Vangelo.
"Se lo faccio di mia iniziativa ho diritto alla ricompensa" ( 1 Cor 9,17 ) - dunque Dio è costretto a ricompensarmi.
Ma Dio non è l'essere libero per eccellenza? - "Ma se non lo faccio di mia iniziativa è un incarico che mi è stato affidato". ( 1 Cor 9,17 )
Ora un incarico può essere accettato o rifiutato; e inoltre è un incarico che mi è stato affidato, non obbligato.
Impariamo a leggere bene la parola di Dio nella quale troviamo la risposta ad ogni nostra domanda e tanti di quegli insegnamenti che potremmo stare qui delle ore a discutere semplicemente sui brani di oggi.
Gesù compie dei gesti di autorità sulle malattie e sui demoni; Gesù compie delle liberazioni.
Ricordate il Battesimo del Signore: "Lo Spirito del Signore è sopra di me.
Egli mi ha mandato a fasciare le piaghe dei cuori feriti, a liberare i prigionieri, a proclamare l'anno di grazia del Signore…" ( Is 61 ).
Gesù sta facendo nient'altro se non ciò che aveva promesso.
Se poi prendiamo la lettera agli Eb 13,8 si dice esattamente questo: "Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre".
Questo significa che egli, ormai assiso alla destra di Dio Padre e nella gloria infinita del Regno perenne, è lo stesso di prima dell'incarnazione, come è stato lo stesso nell'incarnazione e come è lo stesso nella risurrezione.
E ciò che voleva prima dell'incarnazione lo ha fatto durante l'incarnazione e continua a farlo.
Prima dell'incarnazione voleva essere l'obbedienza al Padre, durante l'incarnazione era il SI' dell'obbedienza al Padre e dopo l'incarnazione egli è l'Amen: Così è.
Noi siamo inseriti per il battesimo nell'esercizio sconvolgente dell'autorità di Dio, perché con il battesimo siamo diventati una cosa sola con il Verbo incarnato.
Non nel senso di una spersonalizzazione, di un dissolvimento dell'essere, ma nel senso di una unione ipostatica: cioè tu continui ad essere una persona, uno che può dire IO, e dunque la tua unione con Gesù morto e risorto, avvenuta nel battesimo, è una unione personale, tra persone: Gesù non smette di essere Gesù perché si fonde con noi e noi non smettiamo di essere noi quando ci colleghiamo con lui.
È una unione misteriosa, per capire la quale abbiamo bisogno di tutta l'eternità, e per la quale io sono tutto in Dio ma anche Dio è tutto in me; senza confusione.
Vi garantisco che non ci sarebbero più pianti, dispiaceri, lutti, guerre, fame, morte, violenza.
Perché questo significa salvezza: che la condizione dell'uomo, dopo la risurrezione di Gesù, non è più uguale a quella del giardino dell'Eden, è una condizione infinitamente superiore.
Noi non siamo più semplicemente delle creature, ma creature che sono diventate Dio: "Noi non abbiamo ricevuto uno spirito di paura per ricadere nella schiavitù; abbiamo ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale possiamo dire "Padre!"" ( Rm 8,15 ) e lui dice: "Figlio mio!", non per modo di dire e dunque non c'è nessuna creatura che ha il diritto di allontanarci dall'amore di Dio.
Noi dobbiamo assolutamente proclamare che siamo liberi nel nome di Gesù, per il sangue che egli ha versato, per i chiodi che lo hanno trafitto, per la gloriosa sua risurrezione.
Noi siamo liberi e niente e nessuno può tenerci prigionieri, né come singoli, né tanto meno come comunità: "Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in cerca chi divorare.
Resistetegli saldi nella fede" ( 1 Pt 5,1-9 ).
Non dobbiamo dunque stupirci se il demonio è così astuto da nascondersi persino nelle cose più sante e nelle intenzioni più meravigliose per creare divisioni; e dove c'è il segno di divisione, è chiaro che lì non è presente lo Spirito di Dio, che porta tutti all'unità, lo Spirito di amore che rende uno quel Dio che è trino ( è sconvolgente: persino Dio nelle sue persone infinite è reso uno dallo Spirito di amore ), ma un altro spirito.
E noi non dobbiamo essere succubi di un altro spirito, nessuno spirito ha il diritto di rovinare l'unità della Chiesa, l'unità della famiglia, l'unità della persona in se stessa e dunque quello che chiederemo oggi nell'eucaristia sarà una potente liberazione nel nome di Gesù, perché possiamo essere totalmente liberati e l'Unione dei Catechisti sia pienamente libera.
Dobbiamo volerlo perché non basta saperlo; bisogna crederlo e farlo in tre momenti:
1) conoscere la parola di Gesù,
2) credere in quello che ti ha promesso quando hai creduto
3) farlo senza tante domande.
Finché Giobbe ragionava con la sua testa non aveva capito niente, quando si è arreso ecco: "Ricordati che un soffio è la mia vita"; ( Gb 7,7 ) e cioè ricordati, Signore, che la mia vita è il tuo soffio, il tuo Spirito, il tuo Amore.
Vuol dire che Giobbe vive per amare Dio, ma Dio lo fa vivere per amore.
Se leggiamo superficialmente, se non chiediamo allo Spirito Santo di farci capire quello che c'è scritto nella Bibbia, non capiremo; ma se chiediamo il suo aiuto, il suo amore, tutto si fa chiaro.
Mi auguro veramente che questo sia il giorno in cui il "soffio" di Dio spazzi via ogni cosa e tu possa lodare, libero, il nome di Gesù che ha versato il suo sangue, che ha preso su di sé tutte le nostre lacerazioni perché non fossero al di fuori di lui.
Ricordati che tu lo hai lacerato, ma il corpo risorto di Gesù è salvo; allora che ci siano delle lacerazioni non ti fa problema, ti fa problema se che queste lacerazioni non sono sanate.
Se non sono ancora guarito, Gesù però ha l'autorità per guarire queste lacerazioni.
Ma tu le vuoi guarire?