Ritiro del 10/1/1999
1 - Il Battesimo del Signore
2 - Lo Spirito Santo spinge Gesù ad una duplice attività
3 - Lo Spirito dà l'energia della parola
4 - Parole inutili
5 - Differenza tra le parole degli uomini e le parole di Dio
6 - L'atto di fede è un atto della volontà
7 - Siamo sterili nel nostro parlare di Gesù?
8 - Le parole che Gesù pronunciava producevano effetto
9 - Gesù è Dio presente nelle parole
10 - Lo Spirito entra in Lui come potenza
11 - Interdipendenza delle tre persone della SS. Trinità
12 - Ciò che tiene così unite le tre persone della Trinità
13 - Lo Spirito Santo è il fascino che attrae il Padre e il Figlio
14 - Mysterium tremendum et fascinans
15 - Ciò che fa muovere le tre persone della SS. Trinità è la gioia
16 - Qual'è l'ultima volta che abbiamo detto a Dio: sei bello
17 - Ricuperare una pneumatologia
18 - Opera di evangelizzazione con lo Spirito di Dio
19 - Abbiamo creato una gerarchia mentale
20 - Che cosa vuol dire "procedere"?
21 - Potremmo fare una specie di analogia
22 - Il Padre dunque è il generatore, il Figlio il manifestatore, lo Spirito Santo è l'energia
La festa liturgica che celebriamo oggi, che è il Battesimo del Signore, ci spinge a molteplici riflessioni.
Cercherò di dare quasi completamente per scontato tutto ciò su cui abbiamo meditato l'anno scorso in occasione del medesimo mistero, il battesimo di Gesù al Giordano.
Cercheremo di vederne qualche implicanza, qualche riflessione di risvolto.
Anzitutto ho ricordato quell'evento fondamentale, la conclusione del mistero dell'Incarnazione, come ben sappiamo, notiamo che lo Spirito, prima cosa, conduce Gesù nel deserto, poi, dopo che ha combattuto nel deserto, lo conduce a iniziare la sua vita pubblica.
L'evangelista poco ci parla nel cap. 4 di quando Gesù andò nella Sinagoga del suo paese, srotolò il libro di Isaia e cominciò a leggere il cap. 61 del profeta Isaia: "Lo Spirito del Signore è su di me e mi ha consacrato con olio di letizia e mi ha mandato per annunziare il lieto messaggio" ( Lc 4,16-30 )
Lo Spirito Santo che riceve Gesù nel giorno del battesimo lo spinge subito ad una duplice attività.
1) La liberazione.
2) La lieta novella.
Da tutto il resto della vita pubblica di Gesù si vedrà che si oscillerà tra questi due eventi: la liberazione e la lieta novella.
La liberazione dal potere del peccato e dal male, come abbiamo sentito oggi negli Atti degli Apostoli, quando Pietro parla dicendo che non ci sono preferenze di persone e Gesù, costituito per il potere dello Spirito Salvatore, è venuto per liberare tutti coloro che giacciono sotto il potere di Satana. Vi ricordate?
D'altro canto però il compito di Gesù è anche essenzialmente un compito di evangelizzazione, ma cosa accade in questo compito di evangelizzazione?
Lo Spirito Santo dà la parola a Gesù o no? Che cosa produce lo Spirito Santo in questo famoso giorno del battesimo nel Giordano?
È venuto lo Spirito Santo a dare la parola a Gesù o è venuto per che cosa?
Lo Spirito Santo scende su Gesù e, teniamo bene a mente, su tutta l'umanità che Lui aveva assunto in sé completando, cioè giungendo nella pienezza dell'Incarnazione, immergendosi nella situazione umana.
Il Giordano, come abbiamo visto l'anno scorso, indica la situazione umana, nella sua essenza ma anche nelle sue conseguenze.
Le conseguenze della nostra situazione umana sono quelle del peccato, quindi Gesù porta a compimento la sua incarnazione assumendo non solo la situazione umana, ma anche la condizione umana.
Non avendo egli colpa va a prendere le colpe degli altri, dove? Dove gli altri hanno lasciato le loro colpe, nel Giordano.
Allora lo Spirito non dà la parola a Gesù, ma dà l'energia della parola, l'efficacia della parola.
Non poteva dare la parola a Gesù perché Gesù è la Parola di Dio Padre, e lo Spirito Santo non prende il posto di altre persone della Trinità, dà il significato.
Egli dà forza alla parola. Lo Spirito Santo è la forza stessa di quella parola.
Vi ricordate la volta scorsa che abbiamo introdotto l'argomento sul vigilare sulle parole inutili, vi ricordate?
La parola infatti di Matteo: "ma io vi dico che di ogni parola inutile sarete giudicati" ( Mt 12,36 ).
Avevamo detto che per parola inutile non intendiamo dire parola ariosa parole così …. chiacchierate qualsiasi, il Signore non pretende che noi siamo costantemente focalizzati, impegnati su un unico argomento; Egli sa bene di che siamo costituiti, conosce anche il nostro modo di essere psicologico; è impossibile per chiunque mantenere una attenzione costante come intensità e come durata su una stessa cosa, continuamente.
Parole inutili di cui si parla in questo Cap. 12 del Vangelo di Matteo, avevamo detto, non sono le parole, il pane ecc., ma sono le parole più grandi, le parole su Gesù che non hanno efficacia, le parole senza efficacia, che avevano detto senza energia: parola inutile = ARGON.
A = negazione cioè parole senza energia, senza effetto ERGON = energia
Quando Gesù dice questo, che ci è riportato nel cap. 12 di Matteo, evidentemente si rendeva conto che dire una cosa di questo genere sarebbe stato molto impopolare, anche se molto vero: probabilmente si tratta proprio di una profezia del Signore, e come se Egli ci mettesse in guardia sul pericolo che le nostre parole perdano l'efficacia per cui le pronunciamo.
In questo si vede la sostanziale differenza tra le parole degli uomini e le parole di Dio dove nel cap, 55 del profeta Isaia Dio dice: "La mia parola è come la pioggia e la neve che quando scendono dal cielo irrigano e fanno germogliare la terra … la mia parola produce questo: non ritornerà a me senza che prima abbia fatto ciò per cui l'ho mandata" ( Is 55,10 ).
Andate a rileggerlo nel cap. 55 del profeta Isaia perché è sempre una meditazione molto importante, soprattutto quando siamo in periodi di particolare difficoltà, andare a rispolverare ciò che Dio dice nelle sue promesse costituisce per noi un incentivo forte a continuare il cammino.
Se tu leggi nella scrittura che Dio ha fatto una promessa e poi ti ricordi che in Isaia 55 dice "non temere ogni mia parola è vera e non ritorna a me finché non ha operato quello per cui l'ho mandata", allora questo costituisce, per chi si trova in quella situazione, un incentivo forte a fondarsi su quella parola, a decidere la fede.
A questo proposito faccio una parentesi, voglio affermare nuovamente, come abbiamo già affermato altre volte, che l'atto di fede è un atto della volontà, è un atto della decisione, quindi, sebbene la fede sia chiaramente un dono che ci viene dal battesimo, un dono di Dio, essa diventa efficace dentro di noi non appena noi decidiamo di credere a quello che Dio ha rivelato.
Dunque la fede non è una evidenza scientifica, ma è una decisione individuale, è qualche cosa che ti mette in crisi di fronte alla parola del Signore, perché quando Egli parla tu perlomeno ti senti stimolato nel capire tu stesso, che tipo di assenso tu dai a quella affermazione di Dio.
Se Dio afferma ad esempio: "io ti libererò", allora bisogna domandarsi se il nostro approccio alla Scrittura è un approccio intellettualistico, illuministico, oppure se siamo uomini di fede.
Io credo che tutti i grandi fondatori, compresi i nostri, avessero unite queste due grandi facoltà: un discernimento spirituale della scrittura e il carisma della fede, o se volete il dono della fede, cioè a dire, poiché è stato annunciato da Dio, questo o quest'altro, io decido di credere a questo.
Ricordatevi bene che dobbiamo dubitare di tutti quelli che hanno l'evidenza della fede, perché quella non è fede, mentre possiamo essere contenti di una qualsiasi persona che in momenti difficili decida di voler credere, nonostante l'evidenza dei fatti.
L'evidenza della fede è un atto della volontà: io voglio credere a quello che viene detto, perché l'ha detto Dio.
È evidente che la fede, in questo modo, la fede esercitata, la fede attiva scaturisce da un cammino di comunione profonda con Dio, in Dio.
Se non vi è la comunione profonda con Dio è difficile fare un atto di fede reale; si farà un atto di fede parziale, magari indotti dalla paura o da qualche altra motivazione che non è quella buona.
A noi il discernimento per capire che tipo di fede abbiamo, quando la scrittura ci interpella in un certo modo.
D'altra parte, ritornando al discorso sulla parole inutili, poiché Gesù non parlò con parole inutili e stiamo parlando con una stretta cerchia di persone per l'annuncio della parola, è la caratteristica fondamentale.
Dobbiamo chiederci se le nostre parole sono utili o sono inutili, cioè dire: siamo sterili nel nostro parlare di Gesù?
Sterili, cioè a dire la parola che noi spargiamo produce il frutto come Isaia 55 ci dice?
Produce ciò per cui è stata mandata questa parola o no? Che cosa produce nell'animo di chi ascolta?
Un approccio intellettuale, oppure è quella parola, quella spada a doppio taglio che penetra fin nel punto di giunzione tra le midolla e l'osso, scava, divide, taglia e guarisce.
Se la parola che noi annunciamo non produce questo, cari ragazzi, bisogna veramente fare un esame di coscienza, perché sono quelle famose belle parole senza efficacia, senza effetto sulle quali saremo giudicati.
È evidente che c'è anche un'azione contraria, c'è tutto questo, tuttavia anche ai tempi di Gesù c'erano quelli che non volevano accoglierle; il giudizio su queste persone è stato espresso da Giovanni in una maniera molto forte, talmente forte che a noi fa persino paura a pensarci.
Il giudizio è questo: "La luce vera è venuta nel mondo, ma il mondo non l'ha voluta accogliere ".
Non hanno accolto la parola, questo è il giudizio che li condanna.
Questo riguarda gli altri, tuttavia quando Gesù parlava suscitano almeno una forma di interesse che poteva essere anche un'avversione nei suoi confronti, ma certo le sue parole non passano inosservate, primo aspetto.
Secondo aspetto, quello importante, le parole che Gesù pronunciava producevano effetto.
Ma Gesù stesso, come abbiamo ripetuto più volte, non ha mai detto che questi effetti sarebbero riservati solo a lui, ma a tutti coloro che credono.
Ciò che Dio dice è sempre efficace, non perché le parole siano delle parole magiche, ma perché lui stesso è presente in quelle parole.
Uno dei requisiti importanti che è richiesto all'annunciatore di qualsiasi genere, ordine e grado, è proprio questo, che ciò che annuncia sia Dio, non un discorso su Dio, ma sia Lui stesso, Lui come persona, è Lui presente nelle parole.
Gesù Dio è presente nel Verbo.
Attenzione: perché il Verbo non era Dio? Certo che lo era, ma non dimentichiamo che il Verbo che si fa carne è la manifestazione del Padre nella potenza dello Spirito.
E anche in questo caso è una azione trinitaria : la persona direttamente interessata è la seconda della Trinità, però è coinvolta fin dall'inizio tutta la Trinità.
Nella parola, cioè nel Verbo, cioè in Gesù è presente Dio, che rende efficace questa parola, ma quale persona di Dio è presente nella parola che si fa carne: lo Spirito Santo, è Lui presente nella parola.
Quando Gesù parla succedono sempre cose grandi: il paralitico si alza, il vento e il mare si calmano, qualcuno cammina sulle acque, i ciechi vedono, gli storpi camminano, i sordi odono, ecc. tutte cose che trovate nel cap 7 del Vangelo di Luca dal versetto 22 in poi. ( Lc 7,22ss )
Lo Spirito entra in Lui come potenza e sapienza, quindi al Giordano lo Spirito Santo che scende su Gesù scende nella sua efficacia.
Ma cosa vuol dire allora che prima non c'era lo Spirito Santo prima che Gesù andasse nel Giordano?
Certo che c'era, era presente come sorgente di comunione, ora è diventato presente anche come potenza e sapienza.
Quindi vediamo che la comunione che è nella Trinità viene rinnovata continuamente, e noi capiamo anche che questo può avvenire in noi perché l'effusione dello Spirito Santo può essere rinnovata ed è di fatto rinnovata per esempio ogni volta che partecipiamo ai sacramenti.
Lo Spirito Santo è il principio della comunione tra il Padre e il Figlio, è la sorgente dell'unione tra il Padre e il Figlio, ed è l'efficacia del Padre, cioè la potenza che permette al Padre di creare dal nulla tutte le cose per Gesù Cristo.
Tutto quello che esiste fu creato per mezzo di Lui e nulla di tutto ciò che esiste fu fatto senza di Lui", sempre nel prologo di Giovanni.
E Dio disse: Sia la luce e la luce fu …, ma perché tutto questo fu? Perché in principio lo Spirito di Dio aleggiava sopra le acque informi.
È Lui il principio efficace della volontà del Padre, che si manifesta nel Figlio.
Non è questo un argomento facile da seguire.
Dobbiamo cercare di immaginarci questa concatenazione, questa assoluta interdipendenza delle tre persone della SS. Trinità, non interdipendenza necessitata, ma voluta; non è che il Padre non sia abbastanza onnipotente, o il Figlio non sia abbastanza onnipotente o lo Spirito Santo non sia abbastanza onnipotente, per cui debbano dipendere l'uno dall'altro; non devono dipendere, vogliono dipendere; capite che c'è una differenza?
Vogliono dipendere, perché il voler dipendere costituisce comunione: io voglio non fare una cosa in modo autonomo, voglio farla insieme con te dice il Padre al Figlio e allo Spirito Santo e viceversa.
"Io voglio che tutto quello che è in me sia in te", "io voglio che la mia gioia sia in te, la mia speranza sia in te, il mio sogno sia in te, questa è la comunione assoluta, eterna, della SS. Trinità.
Non necessitata, ma voluta. È evidente che tutto ciò che noi diciamo a livello di Trinità è tutto un amalgamato, è tutto per analogia, tutta una contemplazione di un mistero che infinitamente ci supera.
"Quel poco che noi riusciamo a intuire in questo momento è veramente una cosa ridicola in confronto di quello che è realmente la Trinità: assolutamente gloriosa, assolutamente santa, eternamente infinita.
Dunque vogliamo però focalizzare che cos'è ciò che tiene così unite queste tre persone della Trinità, che pur non dipendenti l'una dall'altra, perché sono assolutamente onnipotenti ciascuna delle tre persone, eppure non c'è una sola cosa che essi non facciano in interdipendenza .
Perché non essendone necessitate le tre persone della Trinità continuano da sempre e per sempre a lavorare in "équipe"?
Come mai? … Per l'essenza stessa della Trinità, l'essenza stessa della Trinità, ci dice Giovanni nelle sue lettere, è Amore: Dio è amore.
E poi, dopo tutte le riflessioni che abbiamo avuto sull'amore ci rendiamo conto che esso è il desiderare la piena realizzazione dell'altro, la piena comunione dell'altro, la piena felicità degli altri; anche nella Trinità il desiderio delle tre persone divine è quello che l'altro sia pienamente beneficato.
La misura di cui parliamo non l'abbiamo neanche nell'anticamera del cervello.
Io credo che se noi avessimo una lievissima intuizione della meravigliosa gloria che sussiste nella Trinità noi moriremmo tutti all'istante.
Quindi da un certo punto di vista il fatto che Dio sia velato ai nostri occhi costituisce una duplice garanzia: la garanzia della vita e la garanzia della fede.
Se Dio fosse continuamente svelato, se Dio si svelasse ai nostri occhi, noi non avremmo più la fede, ma non avendo più la fede non potremmo neppure accedere ai misteri del regno dei cieli, perché questi misteri sono per coloro che li desiderano, non per coloro che li subiscono.
Dicevamo che lo Spirito Santo che è il nome proprio dell'Amore di Dio è quel principio di comunione, l'essenza della comunione, è l'Amore di Dio stesso, ed è persona, è ciò che tiene unite le tre persone tra di loro, non per forza, ma per attrazione.
Potremmo dire che lo Spirito Santo è il fascino che attrae il Padre e il Figlio reciprocamente, nello Spirito Santo.
Se noi dovessimo descrivere che cos'è il fascino, cosa direste? Una cosa bella, che piace, che uno vorrebbe avere.
Noi potremmo dire che il fascino non si vede, ma si sente.
Il fascino che si può subire è quello rovinato dal peccato originale.
Il fascino nella essenza della SS. Trinità non è subito, ma è proposto.
Si parla del mistero della SS. Trinità come mysterium tremendum et fascinans: tremendo non perché faccia paura, ma perché è talmente grande che ci sovrasta e fascinans, cioè ti affascina, ti attira, ti chiama verso di sé.
Noi facciamo fatica a capire bene in che cosa consista questa azione potentissima dello Spirito Santo, che è l'affascinare, che è l'innamoramento che potremmo avere anche come sinonimo, anche se non è ovviamente pieno come potremmo dire.
Come possiamo definire un innamoramento? Due persone che si attraggono, si innamorano, perché? che cos'è che li spinge?
Niente. L'amore sono tante cose, non una sola cosa.
Magari sono persone brutte come la notte, però sono pazzamente affascinate l'uno dell'altra, e come fai a spiegare di che cosa si tratta.
Che cos'è il fascino? Uno cerca l'altro, una situazione particolare, dove c'è una stratificazione in cui uno sovviene alle necessità dell'altro e viceversa, superando di gran lunga le aspettative e lo Spirito Santo produce anche questo.
Quindi è la potenza, è l'efficacia del Padre. Ma perché è la potenza del Padre e l'efficacia della sua gloria? Perché?
Perché ciò che fa muovere le tre persone della SS. Trinità non è la necessità, ma è la gioia, è l'Amore.
Ciò che essi fanno, qualunque cosa essi facciano, non è per necessità: dobbiamo fare questo, è per la libertà che ha sempre un progetto di grande gioia, di bellezza.
Credo che sarebbe importante ricuperare le categorie del bello, come nella teologia scolastica, si riprendevano le categorie aristoteliche sui quattro principi dell'essere: Unum - verum - bonum et pulcrhum.
Noi abbiamo molto enfatizzato magari le prime tre: Dio è uno e vero ed è buono, però ci dimentichiamo che una caratteristica essenziale che costituisce il fascino per Dio, il fascino verso Dio, è il fatto che Lui è bello. Dio è bello.
A me piacerebbe tanto sapere qual'è l'ultima volta che, almeno nella preghiera personale, abbiamo detto a Dio: sei bello.
Abbiamo detto: sei maestoso, oppure sei misericordioso, oppure sei buono, ma dire a Dio: sei bello.
Che cosa fa dire a una persona: tu sei bello, oppure sei affascinante? Che cosa?
In che modo è bello? Rendersi conto che Dio è bello.
Come faccio a capire che Dio è bello? In che modo posso capire che Dio è bello?
Finché io non sono convinto che Dio è bello non riuscirò a comunicare il fatto che Dio è bello.
Voi siete per di più anche catechisti, quindi l'essenzialità del vostro carisma è quella di annunciare Dio.
Dovreste portare agli altri questo fascino per Dio per cui gli altri giungano a dire: Dio è bello.
Forse noi abbiamo bisogno di ricuperare tutta una sorta di pneumatologia.
Che cosa è la pneumatologia? È il reparto di pneumatologia per il male ai polmoni? …
È una teologia dello Spirito Santo verso il quale dobbiamo ammettere che abbiamo una relazione veramente povera.
Non stiamo a vedere le motivazioni per cui siamo in questa situazione, dobbiamo invece renderci conto che la nostra relazionalità con lo Spirito Santo è veramente povera, siamo a livelli proprio di inedia.
Mentre, dalle meditazioni che stiamo facendo in questi due anni, penso che ci rendiamo conto che è assolutamente impensabile immaginare di avvicinarci al trono della gloria, senza usufruire del fascino.
È il fascino è uno degli altri nomi dello Spirito Santo.
È sua l'azione dell'avvicinare, è sua l'azione dell'affascinare, è sua l'azione dell'attrarre perché è Lui la sorgente della comunione.
È Lui che attrae, che unisce, che fonde un cuor solo e un'anima sola, è Lui che è il principio dell'unità tra il Padre e il Figlio, è Lui che dà la potenza alla parola di Gesù perché questa parola abbia unita in sé anche la potenza della volontà di Dio.
"Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me". Come? …. attraverso lo Spirito.
Noi ci dobbiamo rendere conto che qualunque siano i nostri cammini, qualunque siano le nostre esperienze, deve entrare nel nostro modo di pensare una sola convinzione, che se noi vogliamo arrivare al cuore dell'Incarnazione, al cuore della Redenzione, non abbiamo che una via: lo Spirito.
Guardate che l'ultima cosa che Dio ha dato ai suoi apostoli, ai suoi discepoli, cioè la più preziosa, ciò di cui Egli non poteva fare a meno: emisit spiritum.
Mandò lo Spirito, quando morì; quindi anche da come avvengono i fatti della Redenzione noi capiamo che c'è una gerarchia fondamentale.
Dobbiamo stare molto attenti a capire che l'annunciatore, e quindi nel vostro caso il catechista, è una persona che per annunciare Gesù Cristo non può fare a meno dello Spirito Santo, non può immaginare di fare un'opera di evangelizzazione o catechetica senza avere come principale agente, colui che agisce, lo Spirito di Dio.
Perché è questo Spirito di Dio che darà alla nostra parola quella stessa efficacia che aveva la Parola, cioè Gesù Cristo.
E noi siamo battezzati proprio per questo motivo, per poter contenere dentro di noi tutto Dio, tutto l'amore di Dio, tutto lo Spirito di Dio, in modo che la Parola entri e converta.
Il Padre e il Figlio sono due persone nettamente distinte.
Il Padre è onnipotente come è onnipotente il Figlio, come è onnipotente lo Spirito Santo.
Noi invece abbiamo creato una gerarchia mentale, che non corrisponde a quello che sappiamo, ma emozionalmente abbiamo creato una gerarchia, quindi mettiamo al primo posto il Padre, poi il Figlio, poi lo Spirito Santo.
Questo nella Trinità non sussiste; sono tutti e tre eterni, sono tutti e tre infiniti, tutti e tre onnipotenti.
Sono tutti e tre signori, ma non ci sono tre signori, ce n'è uno solo, non ci sono tre dei, ce n'è uno solo, ma ci sono tre persone: è il mistero della Trinità.
A riguardo di questo mistero della Trinità io esorto me stesso e voi a non dimenticare che nel mistero della Trinità le tre persone godono della stessa identica dignità, non c'è gerarchia di precedenza.
Vedremo quello che può essere una sorta di intuizione, per capire quando noi nel Credo diciamo : "Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita, che procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio è "adorato e glorificato"
Questa grande riflessione ha creato una divisione tra noi e gli orientali.
C'è forse una gerarchia? Forse uno viene prima? Forse l'altro viene dopo?
Badate bene quello di cui ora sto parlando è semplicemente un esempio e come tutti gli esempi è estremamente fallace, però può servirci come intuizione.
Immaginate l'elettricità, l'elettricità ad occhio nudo è invisibile, lasciamo da parte i microscopi atomici, che vedono gli elettroni.
Questa energia elettrica diviene visibile all'interno di una lampada.
Ma che cos'è che si vede: la luce elettrica o gli effetti dell'elettricità? … Gli effetti dell'elettricità.
E che cos'è che rende presenti gli effetti: il cavo elettrico o la lampada? … La lampada.
In questo modo potremmo fare una specie di analogia: Lo Spirito Santo è la potenza che viene dal Padre e giunge al Figlio; è l'elettricità che viene dal Padre come colui che genera (il generatore) ma il Figlio è la rivelazione del Padre, quindi Lui rende visibile l'essenza, che però è invisibile, come l'elettricità è invisibile, ma viene reso visibile l'effetto.
Dio è invisibile, ma la creazione è visibile.
Dio è invisibile, ma il Verbo è visibile ed è effetto di Dio: "Chi vede me, vede il Padre".
Ora quello che spande la visibilità non è sempre l'elettricità in forma luminosa?
La lampadina non divulga sempre elettricità in forma luminosa? …. Sì.
Questa elettricità, che è la potenza che viene dal Padre, che giunge al Figlio e che viene visibile è lo Spirito di Dio.
Ora, lo Spirito di Dio procede dal Padre che è il generatore e dal Figlio che è il manifestatore, ma pur sempre lo Spirito che rende efficace l'azione del Padre e del Figlio.
È l'amore dello Spirito Santo che ci permette di essere amati da Dio, e che ci permette di amare Dio.
Il Figlio rende visibile tale potenza perché sia goduta da tutti.
E quindi, ricordando le parole del Credo: "e procede dal Padre e dal Figlio e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato ".
La stessa potenza che eternamente viene da Dio Padre è resa manifesta nel Figlio ed è la stessa potenza che procede dal Figlio all'uomo.
La potenza dell'amore di Dio viene a noi attraverso il Figlio.
Però noi possiamo giungere al Figlio attraverso lo Spirito. È una concatenazione di comunione.
"Chi manderò per me, chi andrà per me" dice Dio al profeta Isaia? "Eccomi, manda me" ( Is 6,8 ).
Credo che dobbiamo intenderla più su questo modo di ragionare: uno fa la proposta e l'altro desidera che tale proposta sia realizzata in se stesso.
Procede dal Figlio all'uomo e lo Spirito Santo coeterno, che è attivo ed è l'efficacia della Parola.
Gesù parla con autorità : tutto quello che dice sconvolge le persone, ( Gv 7,46 ).
I soldati vanno per prendere Gesù e non riescono a prenderlo perché, tornando al Sinedrio, dicono: nessuno parla come quell'uomo.
Bene, allora concluderei questa prima parte per riprenderla ….