Ritiro del 10/1/1999
1 - Lo Spirito Santo è il principio della potenza
2 - Fare riferimento alla volontà di Dio Padre
3 - La sapienza diventa esperienza di unità
4 - "Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me"
5 - È un discorso molto complesso
6 - Nell'insuccesso si vede la potenza dello Spirito Santo
7 - Gesù è costantemente in comunione con Dio Padre
8 - "Lo spirito è forte, la carne è debole"
9 - "Non la mia, ma la tua volontà "
10 - Il contrario di quello che avvenne nel giardino dell'Eden
11 - La prova è superata da Gesù
12 - Quando Gesù è andato nel Giordano
13 - Lo Spirito Santo è la sorgente della comunione
14 - Lo Spirito Santo è la potenza dell'evangelizzare
15 - Potenza di Dio = volontà di Dio
16 - La potenza di Dio scaturisce dal costato di Cristo
17 - "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?"
18 - Vivere l'esperienza di Gesù
19 - Essere veramente catechista
20 - Perché diventino figli ci vuole l'unzione dello Spirito Santo
21 - La potenza dello Spirito abiti potentemente in noi
Dicevamo a questo punto che lo Spirito Santo è il principio della potenza e della santificazione manifestata, resa manifesta in Gesù Cristo.
È evidente che questa potenza e questa sapienza che sono visibili, constatabili in Gesù Cristo, sono quelle del Padre.
È Lui che eternamente ha progettato e ha sognato nella comunione della S. Trinità tutto il creato, tutta la sua storia con altri esseri personali, siano esseri spirituali che esseri corporei quanto siamo noi.
In Gesù Cristo questa sua potenza, questa sua volontà, la volontà del Padre, diventa efficace proprio per la presenza dello Spirito, che per quanto sia così nascosto è in realtà Colui che agisce potentemente in tutte le cose.
Lo spirito di potenza è particolarmente efficace soprattutto per vincere l'insuccesso.
Ci avevate mai pensato a questo? Lo Spirito Santo dimostra la sua potenza e dimostra la sapienza del Padre soprattutto durante gli insuccessi.
Quindi ricordiamoci bene: quando siamo toccati dall'insuccesso, in quel momento, dovremmo quasi avvertire la potenza del Padre, la sapienza del Padre, diventare efficaci in noi nella presenza dello Spirito Santo.
Allora, potenza del Padre, sapienza del Padre fanno riferimento alla volontà di Dio Padre.
Fare riferimento alla volontà di Dio Padre significa riconoscere che il Dio Padre ha un progetto, ha un'idea, ha un sogno, un sogno che è la sua potenza, ciò che egli può realizzare, ciò che egli vuole realizzare, ciò che è nella sua mente: ciò che egli può realizzare, ciò che egli vuole realizzare è essenzialmente un'esperienza di comunione, quella che noi, semplificando il discorso, chiamiamo "sapienza".
Forse restiamo po' confusi e tratti in inganno nel vedere come i termini che noi usiamo comunemente con un significato durante le meditazioni nostre assumono altri significati.
Prendiamo generalmente i significati antichi, dove in sapienza noi vogliamo tenere a mente il sapore, il "sapere", la "sapiditas", dunque la sapienza del Padre è essenzialmente una esperienza di comunione con il Padre.
E a ben vedere noi ci rendiamo conto che tra le due Persone, Padre e Figlio, l'esperienza è quella della comunione.
Lo vedremo dopo, quando Gesù dice: il Padre se non per mezzo di me, chi vede me vede il Padre, io e il Padre siamo una cosa sola, non lo dico da solo, ma lo dico per mezzo del Padre.
Allora, questa Sapienza diventa esperienza di unità. Sapienza uguale esperienza.
Come io non posso avere una esperienza di … che sapore ha il limone?
Finche non assaggio il limone, non faccio l'esperienza del limone, così la sapienza del Padre è una esperienza della comunione che c'è con Dio, nel Padre, attraverso Gesù Cristo per la potenza dello Spirito Santo.
Questa esperienza diventa per noi reale proprio perché è lo Spirito Santo che ti mette in comunione con il Padre, dunque io faccio l'esperienza del sapore del Padre, che cosa significa stare con il Padre, diversamente io posso sapere intellettualmente io posso sapere tante cose su Dio Padre, ma mai averne fatto l'esperienza.
A questo riguardo voi ricordate sempre quel famoso aneddoto che ho già ricordato tante volte: di Francesco e frate Leone che se ne vanno da un convento all'altro nel cuore della notte e decidono di pregare il Padre Nostro durante il tragitto.
Arrivati a destinazione frate Leone dice: ecco, sono riuscito a dire cinquecento Padre Nostro e Francesco invece dice: Come sei riuscito? Io mi sono fermato alla parola "Padre".
Francesco aveva ricevuto in quel momento il dono della sapienza, cioè di gustare, di sperimentare la relazione creatura-Padre.
Questo è sapienza del Padre. Ma come avrebbe potuto la creatura fare l'esperienza del Padre se non in Gesù Cristo, che è il Figlio?
È come si può in Gesù Cristo essere una cosa sola così strettamente da poter fare addirittura l'esperienza intellettuale, spirituale, ma addirittura sensibile del Padre, della nostra relazione con il Padre, se non per mezzo di un dono speciale di comunione tra noi e il Figlio, che ci viene dallo Spirito?
"Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me", dice Gesù Cristo, ma noi per giungere a Gesù Cristo arriviamo a Lui attraverso la potenza dello Spirito Santo che ci affascina.
Certo è una cosa molto strana: provate un po' a pensare, quando si leggono i carmi del Servo sofferente durante l'Adorazione della croce il Venerdì Santo: "Non ha apparenza, non ha bellezza…".
Noi dovremmo dire che siamo affascinati da uno spettacolo così orribile, è umano essere affascinati da una cosa di questo genere? Dal ludibrio, dalla sofferenza, dalla morte , dal martirio?
È assurdo pensare che sia una cosa umana, ma se questo avviene tu hai la prova che, non provenendo dalla tua emozionalità, è dono dello Spirito, e questa è Sapienza del Padre.
Perché Sapienza del Padre? Perché il Padre è anche potenza.
Potenza vuol dire "ciò che Egli vuole", è la sua volontà, ciò che Egli vuole e può fare.
Ciò che Lui vuole e può fare è che noi tutti siamo figli e non possiamo essere figli se non "nel Figlio".
Ed ecco che la potenza del Padre si manifesta e diventa efficace "nel Figlio" anche se il Figlio è in una situazione obbrobriosa proprio perché lo Spirito Santo, che è questo fascino, ti attrae.
Ti mette di fronte al mistero tremendo e affascinante di un Dio che si fa uomo per amare fino alle estreme conseguenze e quello che ti affascina non è la situazione concreta di Gesù in croce, ma è il significato per cui Gesù ha manifestato l'amore del Padre, la potenza del Padre, la sapienza del Padre e l'ha data.
È un discorso molto complesso, molto stratificato, noi confidiamo sulla grazia dello Spirito Santo che faccia restare nella nostra testa almeno qualche cosina, perché noi stiamo facendo in realtà qualche cosa di assurdo, spero che ve ne stiate rendendo conto.
Stiamo in qualche modo scindendo l'attività delle tre persone della Trinità, cosa che nella realtà non succede, perché tale è la comunione che uno è talmente unito all'altro che non fa assolutamente niente se non in totale sottomissione l'uno dell'altro.
Più semplice di così io non saprei esprimere che tipo di relazione sussiste fra le tre Persone della Trinità.
Noi adesso le stiamo dividendo per capire un po': questo fa così, quest'altro fa così, ecc., ma in realtà l'unione che sussiste tra le tre persone della Trinità è tale che noi non riusciremo mai a distinguere la prerogativa di uno dalla prerogativa dell'altro perché essi vivono quella totale e assoluta sottomissione reciproca, che costituisce un solo Dio in tre persone.
Sottomissione voluta, non subita, voluta per il fascino di tutto quello di cui abbiamo parlato prima.
Allora, dicevamo che è specialmente nell'insuccesso che si vede più visibile la potenza dello Spirito Santo, che è sorgente di unità e di comunione.
Perché? Perché quando una persona, e anche Gesù, fu nell'insuccesso, fu proprio lì che si manifestò l'assoluta comunione di Gesù con il Padre, fu lì che si manifestò la potenza del Padre, fu lì che si manifestò la sapienza del Padre.
Proprio perché Gesù era nell'insuccesso ha vissuto la sapienza del Padre, cioè il gusto di sentirsi in una stretta relazione con Dio Padre, anche se intorno a sé c'era l'insuccesso, e in questo gusto "sapere, sapienza, sapore", in questo gusto dello stare con il Padre unito a Lui, proprio in questo insuccesso e in questo gusto dello stare con Lui consiste la potenza di Dio, cioè la volontà di Dio, di Dio Padre, è evidente.
Ora, la volontà di Dio Padre per tutti noi non è quella che noi stiamo con Lui? Sì o no?
Quindi la volontà di Dio non è la volontà di comunione? La potenza di Dio non è una potenza di comunione?
È una potenza di comunione. L'esperienza della comunione per aderire alla volontà di comunione, ma ciò che ti dà il gusto della esperienza della comunione si chiama Spirito Santo.
Mi sono spiegato un pochino più chiaramente? E proprio nell'insuccesso che si verifica quanto Gesù fosse in comunione con Dio Padre, nella potenza dello Spirito.
L'amore del Verbo verso il Padre era tale che di fronte all'insuccesso la comunione non si è interrotta, si è accresciuta.
Quello che però ci fa capire è anche questo fatto: che se Gesù, che è il Figlio, è costantemente in comunione con Dio Padre, per mezzo di questo fascino che lo attrae, che lo fa stare attaccato a Dio Padre, è evidente che per noi sussiste lo stesso principio, lo stesso movimento.
Se noi vogliamo davvero essere efficaci nella nostra vocazione dobbiamo renderci conto che noi siamo la manifestazione della potenza e della sapienza di Dio Padre nella misura in cui il fascino ci tiene in comunione con il Padre, o meglio, nella misura in cui noi ci lasciamo affascinare.
Voi dovete perdonarmi, i temi sono molto complessi. Qui entra la contemplazione, non è solo la contemplazione.
È anche più di una contemplazione perché nella contemplazione si ha quasi l'impressione di essere passivi di fronte al mistero, nel fascino c'è come un corrersi incontro, una ricerca reciproca.
Il Padre non vede l'ora di venire verso di noi e noi non vediamo l'ora di andare verso di Lui.
Ancora oltre la contemplazione: la contemplazione fa sviluppare il dono della speranza, la virtù della speranza, la virtù infusa, perché nella contemplazione tu anticipi il mistero, cioè il tuo futuro lo rendi presente.
Ma nel fascino tu stai già vivendo una cosa che è prima, prima ancora della contemplazione e questa non si può definire, si può definire mistica.
Ricordiamo che i cristiani dovrebbero essere i mistici per eccellenza, che vivono in una comunione tale con Dio per cui in questo mondo agiscono in un modo equilibrato, onesto, retto.
Proprio perché sono in comunione con Dio. Quindi la morale di per sé non dovrebbe neanche esistere se i cristiani vivessero in una comunione sincera, reale con Dio, perché la morale è una conseguenza di quello che tu ritieni opportuno.
Ora, se la tua comunione con Dio è totale, allora anche la tua comunione con i fratelli è vera ed è onesta, quindi se la comunione è vera ed onesta non sussiste il problema della ingiustizia, della violenza, del furto.
Allora, ritorniamo sempre su questo punto in cui lo Spirito Santo, che è questo fascino, diventa visibilmente efficace e soprattutto nei momenti della nostra sconfitta, pensando a quello che accadde a Gesù.
Gesù: "lo spirito è forte, la carne è debole" ve lo ricordate? Che cosa avete pensato tutte le volte che avete sentito dire quella frase?
Quando sentite questa frase di Gesù "Lo spirito è forte, la carne è debole", come la spiegate a qualcuno?
Ci sono almeno due livelli a riguardo di questa affermazione: uno è il livello immediato, constatabile con i sensi e l'intelligenza, è quello che mi avete detto voi.
C'è poi l'altro livello, che è quello spirituale, che ci fa intendere l'altro significato mistico su questa affermazione, e cioè: lo Spirito Santo è forte e fa sentire una eterna comunione al Padre e questo supera la debolezza della carne.
Gesù probabilmente, dicendo questa espressione, intendeva entrambi livelli, perché Gesù non aveva smesso di essere una persona umana, anche nella paura della sofferenza, quindi è evidente che anche Gesù ebbe paura della sofferenza, però attenzione: la sua affermazione è sempre riduttivo considerarla esclusivamente a questo livello, chiamiamolo superficiale, emozionale.
In questa affermazione che è scritta nei Vangeli, quindi non tutto quello che disse è scritto.
Se questo è affermato è chiaro che ci sono almeno due livelli per questa affermazione.
Lo spirito è forte, la carne è debole, allora uno dice: lo spirito dell'uomo è forte e ce la farebbe a superare questa situazione, ma la carne è debole e non ce la fa.
Però qui Gesù voleva dare un insegnamento in più, dicendo: "Lo spirito dell'uomo è forte, perché lo Spirito di Dio ha vita nello spirito dell'uomo e, dato che lo Spirito Santo è forte, rende forte lo spirito dell'uomo, il quale è capace di superare la debolezza della carne.
Se no spiegatemi come mai i martiri sono capaci di subire il martirio, pensate al Ruanda di quattro o cinque anni fa.
Il forte Spirito Santo fa superare la debolezza della carne ed è lì che si vede la testimonianza della potenza e della sapienza del Padre.
Gesù dice infatti: "Non la mia, ma la tua volontà " e guardate bene, la redenzione si realizza in quel momento, da questo momento in poi sono solo delle conseguenze.
Ci avevate mai pensato? La lotta che Gesù ha affrontato non fu quella della croce, fu quella dell'orto degli ulivi.
Quella della croce fu una conseguenza perché Lui, all'orto degli ulivi aveva tutto il tempo di fuggire, e non fuggì, perché?
Ci avevate pensato? È lì che si attua la redenzione, se la redenzione è aderire alla potenza del Padre, cioè aderire alla volontà del Padre, allora è in questo momento che Gesù decide se aderire o non aderire.
Vi rendete conto la drammaticità di questa sua affermazione: "Non la mia, ma la tua volontà sia fatta" ?
È lì che Lui ha attuato la redenzione perché è esattamente l'antitesi, il contrario di quello che avvenne nel giardino dell'Eden: "Non la tua, ma la mia volontà sia fatta".
Invece qui, in un altro giardino, che non è quello dell'Eden , ma è quello degli ulivi, quindi l'ulivo che produce l'olio, l'olio è il simbolo dell'unzione dello Spirito Santo: cerchiamo di averli questi parallelismi perché i Padri della Chiesa facevano gli Esercizi Spirituali proprio partendo da queste cose.
Allora, nel giardino dell'Eden l'uomo ha detto "autonomia da Dio" : "io faccio la mia volontà e non la tua", nel giardino degli ulivi, per l'unzione dello Spirito Santo, l'uomo, che Gesù ha assunto in sé nel Giordano, dice: "Sì Padre, la tua volontà e non la mia"
Ora, fuori del giardino dell'Eden ci sono state le conseguenze del giardino dell'Eden: peccato, morte.
Fuori del giardino degli ulivi vi sono le conseguenze del dopo giardino degli ulivi.
Quindi dire sì a Dio significa morire in se stessi, significa portare questo sì alle estreme conseguenze, significa riprendere tutto ciò che gli uomini avevano perso e ridarlo a Dio.
Quindi la terra, la natura, la vita, gli uomini, la morte, riprenderli e ridarli a Dio.
Perciò perché questo potesse succedere bisognava che qualcuno andasse nel regno della morte a prendere tutto ciò che era stato perduto.
Allora, la croce risulta quasi essere una conseguenza di questo "sì" assoluto, totale, definitivo, libero, voluto per la potenza e la sapienza nello Spirito.
La redenzione si attua in quel momento, la prova è superata da Gesù e con Lui tutta l'umanità, perché vi ricordate, nel Giordano Gesù prende su di sé tutta l'umanità.
Risponde al Padre il sì supremo, che è una lotta sofferta tra l'aderire alla volontà di un altro, che è il Padre, e quindi perdere la propria autonomia.
E questa è la situazione dell'uomo, che fa fatica ad aderire a Dio, che aderire a Dio significhi perdere la libertà.
È vero o non è vero? Questa è la drammaticità di questa lotta e questa la grandezza di questo sì detto al Padre da Gesù, ed è un sì che solo Gesù poteva dire, perché solo Lui aveva la sapienza del Padre, cioè l'esperienza del Padre, e solo Lui voleva dire questo sì, perché solo Lui aveva la potenza del Padre, cioè in se la volontà del Padre.
Mi seguite? Quindi una lotta tra aderire alla volontà di un altro e l'amore purissimo e traboccante dello Spirito Santo, che ti spinge a dire: aderisci, aderisci.
Questa fu una lotta lacerante, quello è il momento della redenzione, di cui lo spargimento del sangue non risulta essere che una normale conseguenza.
Va bene? Non vorrei che fosse inteso in modo troppo riduttivo: io sto estremizzando le situazioni, proprio perché noi riusciamo a capirle meglio.
Quando Gesù è andato nel Giordano e si è manifestato lo Spirito Santo su di Lui e il Padre dice: tu sei il Figlio mio diletto nel quale mi sono compiaciuto, il Vangelo di oggi. vi ricordate?
È praticamente l'effusione dello Spirito, in modo misterioso, che pervade, aldilà dello spazio e del tempo tutta l'umanità, ancora prima della Pentecoste.
In quel momento lì c'è l'adozione a figli, perché il Padre dice: "Tu sei il Figlio mio, dopo che è sceso lo Spirito su Gesù, ma Gesù in quel momento aveva appena preso su di sé tutti gli uomini di tutti i tempi.
E quindi quando lo Spirito scende su Gesù, scende non solo su Gesù, ma anche su tutti gli uomini di tutti i tempi, e quando Dio Padre dice "Tu sei mio figlio, non lo dice solo su Gesù, ma lo dice su tutti gli uomini di tutti i tempi.
E questa era la potenza del Padre e questa affermazione del Padre: "tu sei mio Figlio", era la sapienza, cioè l'esperienza della comunione, la figliolanza, allora questi argomenti li trovate in Lc 3,22, Mt 3,17, Mc 1,11; Mc 8,15.
"Tu sei il Figlio mio prediletto" dove diligere intendiamo protendere verso, preferire, scegliere, dilettarsi, cioè gioire nel vedere.
Lo Spirito Santo è la sorgente della comunione, produce il gusto dello stare con il Padre nel Figlio, il gusto di essere figli nel Figlio.
Ora questo gusto non è nient'altro che la sapienza del Padre.
Non dimenticate mai che sapienza lo intendiamo nel senso di "sapore" e il sapore è qualche cosa di cui si fa esperienza, non di cui si parla.
Diversi anni fa, quando non si conoscevano ancora i kiwi, vi ricordate?
Erano appena arrivati, è stato scoperto un nuovo frutto, ha questo sapore che assomiglia un po' al limone, alla mela, vi ricordate che lo descrivevano così?
E noi tutti a immaginare, chissà che sapore sarà?
Finché non abbiamo fatto l'esperienza di com'era il kiwi noi non riuscivamo a capire di che cosa si parlasse.
Così è il dono della sapienza. Il sapere è una esperienza, è questo famoso gusto che è presente, io potrei mangiare un kiwi senza gusto, ma allora non saprei neanche che cosa sto facendo.
Io posso vivere una vita cristiana senza sapienza, ma allora non so neanche cosa sto facendo, giusto?
Infatti il gusto dello stare con il Padre, con il Figlio viene richiamato nel Salmo 132: "Come è bello e soave che i fratelli vivano insieme, è come olio profumato", dove ricorre nuovamente l'immagine dell'olio.
Allora questo "stare insieme", questa comunione, è una esperienza di sapienza di Dio, quindi una unzione dello Spirito, e unzione di Dio.
Lo Spirito Santo non solo spinge Gesù a evangelizzare, ma è la potenza dell'evangelizzare.
Vi piace questa affermazione? Lo Spirito Santo è la potenza dell' evangelizzare, potremmo dire la forza dell'evangelizzare, un po' come prima era il gusto della comunione, ora è la forza dell'evangelizzare.
Per esempio, se noi dovessimo capire cosa intendo dire come "forza", è un po' come quella forza che noi chiamiamo di gravità, che permette all'acqua di cadere in una meravigliosa cascata, fragorosa e spumeggiante, splendida, ma l'acqua che cos'è che la fa cadere?
La forza, se non ci fosse questa forza l'acqua galleggerebbe nell'aria, avete visto gli astronauti quando fanno volteggiare un bicchiere d'acqua nell'atmosfera senza gravità, assume una forma rotonda e sta lì: ha una forza agglomerante che la tiene in sé, che cosa la tiene in sé?
Che cosa permette a quell'acqua di stare unita e non dividersi in migliaia di molecole?
Ciò che le tiene insieme è questa forza; allora ciò che permette all'acqua di cadere in una meravigliosa cascata è quella forza che manifesta la potenza di Dio, cioè che fa vedere, che rende efficace la volontà di Dio.
Perché mai Gesù nel Padre Nostro ci dice: "imparate a dire sia fatta la tua volontà, Padre", ma se è volontà di Dio, allora non si realizza da sola?
Perché Gesù ci chiede che noi gli chiediamo che si realizzi?
Perché la potenza di Dio non è un principio meccanico, è un principio di comunione: la volontà di Dio si realizza se noi siamo in comunione con Dio e vogliamo ciò che vuole Lui.
Possiamo dire che potenza-volontà di Dio è persona? No, perché la volontà di Dio è una manifestazione di ciò che Dio è in se stesso , non è una persona in più.
La persona che anima, a rende efficace la volontà di Dio è lo Spirito Santo.
Voi vi ricordate quando abbiamo avuto quell'esempio della Trinità sul compositore, sullo spartito di musica e sulla musica ascoltata, vi ricordate?
Allora, se il Padre è questa volontà e la volontà è dentro la sua mente, Lui ha in mente quella melodia, ma questa melodia diventa efficace, cioè è visibile, quando è scritta e il Figlio è la visibilità di ciò che è nella mente del Padre, tuttavia, sia la mente del Padre sia lo spartito non ti danno il gusto di quello che c'è scritto se non quando c'è la tua Jahvè, il soffio di Dio che ti permette di sperimentare la sapienza di Dio.
Quindi in questa efficacia dello Spirito Santo consiste la sapienza, l'esperienza di quella che è la volontà di Dio manifestata nel Figlio.
Dunque, questa potenza di Dio, questa volontà di Dio che si manifesta nello Spirito, scaturisce dal costato di Cristo, come voi ben sapete, scaturisce dal costato di Cristo ed è effusa per tutti gli uomini.
Come mai dal costato di Cristo esce sangue ed acqua?
Sì, biologicamente abbiamo giustificazioni e teologicamente ne abbiamo altre, ma spiritualmente cosa indica questa acqua che esce dal costato di Cristo, oltreché il sangue?
Indica proprio l'efficacia dello Spirito Santo che è signore e dà la vita e rende vive tutte le cose, come l'acqua irriga la terra e la fa germogliare, così la Parola di Dio, se non è irrigata di Spirito Santo, resta sterile, parola senza energia, inefficace, inutile.
E quella stessa forza che fa dire ai figli di Dio, nel Figlio Gesù, fa dire: "Ho sete", nel Figlio Gesù, sulla croce , non dice "Ho sete"?
Chi lo sta dicendo, solo Gesù? No, è la potenza dello Spirito che fa dire a tutti i figli di Dio, che sono nel Figlio di Dio: Ho sete.
Questo dire "Ho sete" da parte di Gesù sulla croce non si riferisce ad una sete fisica, ma ad una sete esistenziale dell'umanità, non di Dio, è l'umanità che ha sete di Dio e quindi la conferma di quella decisione nel giardino degli ulivi.
Il sì detto a Dio Padre viene confermato sulla croce quando: "Ho sete di te, Dio Padre, voglio te, continuo a confermare che ho te".
Poi Gesù dice: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" ( Sal 22,2ss )
Vi prego di prendere questo Salmo e di andarvelo a pregare molto bene perché è esattamente tutto il contrario di quello che noi immaginiamo.
Quando noi leggiamo il Passio e ricordiamo "Eloì, Eloì ………. noi pensiamo: oh poverino, si sente abbandonato da Dio….. andate a leggere il Salmo 22, vedrete che cosa vuol dire.
Altro ché abbandonato da Dio.
Vuol dire assolutamente: Qui Dio ha vinto, ha stravinto, ha distrutto completamente il potere di Satana.
Gesù ha iniziato questo Salmo, non aveva la forza di andare avanti. ma non per dire: "Ah, mi sento abbandonato da Dio", questa è una interpretazione emozionale, invece quello che voleva dire Dio è "Dio ha vinto!", leggete bene questo Salmo 22 e vedrete che potenza verrà dentro di voi, che entusiasmo, che spirito di forza avrete dentro di voi, nel vedere come per questo "sì" detto a Dio Padre là è passata a tutta l'umanità.
È una vittoria profetica di Dio quindi il Verbo è la manifestazione della potenza, perché le parole pronunciate dal Verbo hanno in sé l'efficacia di ciò che egli dice in quanto Dio è in quelle parole.
Da qui una piccola parentesi. Guardate un po' i Sacramenti, sono parole fragili quelle che usiamo noi, eppure hanno l'efficacia di produrre la presenza di Dio perché in quelle parole è presente Dio, non in altre, in quelle.
Come Catechisti è essenziale, per essere efficaci, vivere l'esperienza di Gesù, cioè ospitare docilmente la potenza e la sapienza del Padre che sono frutti del fascino che lo Spirito Santo mette dentro di noi. Siete stanchi?
Ormai la fase più complessa l'abbiamo superata, si tratta di trarne le conclusioni.
Ospitare docilmente lo Spirito Santo, in parole povere.
Come facciamo noi ad avere l'esperienza di Gesù? Dobbiamo ospitare lo Spirito Santo dentro di noi.
Ma non è già dentro di noi? Certo, ma lo ospitiamo in modo docile, oppure no?
È fondamentale questa totale e assoluta docilità allo Spirito Santo perché è Lui che manifesta Dio Padre nel Figlio.
Chi è che rende visibile Dio Padre nel Figlio? Un'immagine, no, è lo Spirito Santo. Gesù dice: "Io e il Padre siamo una cosa sola" ( Gv 10,30 ).
"Mostraci il Padre" ( Gv 14,6 ).
Noi possiamo scorgere Dio Padre in Gesù Cristo solo se siamo riempiti di Spirito Santo.
Così il catechista, per esempio, non riuscirà mai a manifestare il Padre se non vivrà la condizione di figlio, cioè fino a quando, come il Figlio, si farà riempire di Spirito Santo, perché è lui l'anima dell'annuncio.
Un catechista vuol essere veramente catechista, deve rendersi conto che può essere veramente catechista se fa l'esperienza di Gesù, cioè si fa riempire di Spirito Santo.
Lo Spirito Santo quando riempie una persona , quando riempie un catechista, lo spinge, attraverso il suo fascino, a desiderare liberamente, con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze, che cosa rievocano queste parole: cuore, mente, forze?
Spirito, psiche e corpo. Per usare le parole del Vangelo: con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze.
Desiderare liberamente di diventare figli nel Figlio, cioè, detto in parole poverissime, di diventare altri Gesù, essere un altro Gesù, ( Gv 1,12ss ).
"Ha dato il potere di diventare figli di Dio", noi questo potere ce l'abbiamo, "i quali non da carne, né da sangue, né da volere umano, ma da Dio sono stati generati".
Dio li ha generati, chi è che genera? Il padre, il padre genera i figli, ma perché i figli diventino figli ci vuole l'unzione dello Spirito Santo. ( Rm 8,15 ): "Abbiamo ricevuto uno spirito di adozione a figli per mezzo del quale gridiamo: "Abbà Padre".
È lo Spirito che rende efficace la generazione del Padre, è lo Spirito che copre con la sua ombra Maria Vergine e Gesù nasce, è lo Spirito l'"energhes", l'attività di Dio.
Mi seguite? Potremmo dire, non in senso blasfemo, l'uomo di fatica della Trinità è lo Spirito, è Lui che fa tutto, uno manifesta, uno progetta, l'altro fa tutto.
Ci siamo? Chi è che manifesta? È Gesù! Chi è che progetta? Chi è che fa tutto?
Più semplice di così non saprei proprio come dirlo. Andiamo avanti e poi finiamo.
Al tuo desiderio, se puro, se tu vuoi veramente, desideri onestamente, liberamente di essere un altro Gesù, con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze, corrisponde l'azione dello Spirito che ti trasforma, ti fa diventare figlio di Dio.
Figli nel Figlio, procedendo dal Padre e dal Figlio, nello Spirito Santo.
Allora la comunicazione catechetica sarà efficace, perché sarà esperienza della potenza di Dio, sapienza della potenza, esperienza della volontà.
Questa sapienza, cioè il gusto della comunione amorosa con Dio produrrà i segni della potenza, perché nelle nostre fragili parole risiederà la potenza e l'efficacia di Dio, la forza dello Spirito Santo e l'amore, che ha questo movimento di attrazione e consolidamento, una comunione stabile.
Allora io credo che, dopo una meditazione di questo livello, l'unica cosa che possiamo chiedere a Dio è che la potenza dello Spirito abiti potentemente in noi, specialmente in voi come comunità, come Unione Catechisti, perché il vostro specifico è proprio quello di portare una parola efficace.
Parlavo con qualcuno un po' di tempo fa' e dicevo proprio questo: ci sono delle persone che in modo superficiale non hanno capito una cosa: il continuo sottolineare l'assoluta necessità di lasciarsi riempire dallo Spirito non costituisce affatto una perdita della vostra identità, ma costituisce la condizione "sine qua non".
Si può essere fedeli o non fedeli alla nostra vocazione, ci si rende efficaci o non efficaci nella nostra fedeltà alla nostra vocazione nello Spirito Santo.
Non si tratta quindi di fare una esperienza chiamiamola carismatica oppure di altri movimenti o altri gruppi perdendo la specificità.
Si tratta invece di chiedere che la potenza dello Spirito venga dentro di noi, perché noi possiamo essere fedeli non alla vocazione di un altro, ma alla nostra vocazione.
Perché ricordiamocelo bene: chi ci rende fedeli alla nostra vocazione non è la nostra determinazione, non è la nostra buona volontà, non è la nostra santità, non è il nostro ascetismo, ma è la potenza dello Spirito Santo.
Allora, senza farsi impedimenti, ricordiamoci bene: il desiderare l'effusione dello Spirito costituisce la speranza di essere sempre più fedeli alla vocazione che abbiamo ricevuto. Sia lodato Gesù Cristo.