Ritiro del 6/10/2002
1 - Gesù disse ai Principi dei sacerdoti
2 - Dio contava sui Principi dei Sacerdoti per avere dei collaboratori
3 - La Rivelazione di Dio
4 - Cosa Dio si aspetta da noi
5 - La circondò con una siepe e vi scavò un frantoio
6 - Ha trovato un cuore gretto
7 - I vignaiuoli non ebbero l'eredità
8 - "Ti ho fatto perché tu porti frutto"
9 - Quanto il Signore si aspetta da noi
10 - "Vi sarà tolto il Regno"
11 - Necessità dell'annuncio del Cristo
12 - Disponibili per fare la tua volontà
13 - L'impossibile diventerà possibile
La prima cosa che ci viene in mente dopo aver letto questo brano del Vangelo probabilmente è: "Meno male che il Signore non ha parlato a noi dicendo queste cose, perché se andiamo rileggendo questo brano del Vangelo leggiamo questa frase: "In quel tempo Gesù disse ai Principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo" perché quello che troviamo scritto nel brano del Vangelo di oggi è veramente qualche cosa di serio.
Però siamo davvero sicuri che quello che è scritto in questo Vangelo riguardasse solo i Principi dei Sacerdoti e gli anziani del popolo?
In verità chi erano e chi rappresentano i Principi dei Sacerdoti e gli Anziani del popolo? potremmo dire che tutto sommato queste due categorie di persone rappresentano quei privilegiati, che al tempo di Gesù avevano in mano la Rivelazione di Dio, perché i Principi dei Sacerdoti vuol dire che erano quella classe sacerdotale che erano i sommi sacerdoti per intenderci il Sinedrio.
E gli Anziani del popolo erano tutti quegli altri dignitari che, non essendo della tribù di Levi non potevano essere sacerdoti, ma in ogni caso avevano in mano le sorti del popolo.
Potremmo dire che i Principi dei Sacerdoti erano i successori di Mosè e di Aronne, gli Anziani del popolo invece erano i successori di quei famosi 70 Anziani sui quali si era posato lo Spirito del Signore e che dovevano aiutare Mosè nell'amministrazione delle beghe pubbliche e del Diritto privato delle varie famiglie, allorché il popolo era uscito dal paese di Egitto.
Erano passati molti secoli e queste figure si erano cristallizzate in posizioni riconosciute all'interno della società ebraica di allora.
Gesù pare che si rivolga a questo modo di vivere la società, ma in verità noi dobbiamo scorgere un insegnamento spirituale in tutto questo e un insegnamento spirituale potrebbe essere questo: che i Principi dei Sacerdoti e gli Anziani del Popolo, essendo quelli che avevano in mano la Rivelazione, erano quelli su cui in qualche modo Dio contava più che non sugli altri per avere dei collaboratori, cioè delle persone che la pensassero come lui.
E quello era l'Antico Testamento.
Solo che noi adesso viviamo nel Nuovo Testamento dove questo privilegio della Rivelazione di Dio non appartiene più solo a una classe sacerdotale, come per esempio ai figli della famiglia di Levi.
La Rivelazione di Dio è stata messa nelle mani di tutti i figli di Dio perché la Rivelazione di Dio è certamente questa: dove troviamo le parole che Dio ci ha lasciato, però noi sappiamo che la Rivelazione non è solo questo, è anche tradizione, anche la tradizione, in qualche misura, fa parte della Rivelazione.
Poi, la Rivelazione di Dio non è forse il Verbo di Dio che si fa carne?
La Rivelazione di Dio non è forse proprio questo mistero della Incarnazione in Dio?
Dio, che senza smettere di essere l'onnipotente eterno ed infinito, assume la nostra natura umana.
Questo mistero della Incarnazione non è presente dinanzi ai nostri occhi nel Mistero Eucaristico?
Fra alcuni minuti non saremo tutti qui a ricevere fisicamente, anche se misteriosamente, tutta l'interezza di questo infinito, immenso Dio?
Se tutto questo è vero, allora noi dobbiamo concludere che quanto è scritto in questo brano del Vangelo di Matteo riguarda proprio noi, perché noi abbiamo la Rivelazione di Dio in mano, noi abbiamo il Corpo di Cristo nelle nostre mani.
Noi assumiamo il Sangue di Cristo, nuovo ed eterno Testamento: fa parte del nostro esistere ed è a noi che Gesù si rivolge, non solo agli uomini del suo tempo, non solo agli uomini dell'antica Alleanza, ma anche a noi uomini del XXImo secolo che vivono nel Nuovo Testamento.
E Gesù ci insegna molte cose attraverso questa parabola.
In questa parabola Lui ci parla della storia della salvezza e ci parla anche della sua storia personale, però ci parla anche di noi stessi, di come siamo fatti, di cosa Dio si aspetta da noi.
Certo Egli ci parla in parabole, ma in una parabola tutto è similitudine, tutto indica qualche cosa di spirituale e di profondo, di un insegnamento per noi.
Ed ecco che ci viene presentata la figura di questo padrone che pianta una vigna, che la delimitata con una siepe e che poi dopo, l'affida ai vignaiuoli.
Che cosa rappresenta tutto questo? La creazione, è Dio Padre che dal nulla fa ogni cosa e distingue per esempio le tenebre dalla luce: ecco la siepe che distingue la vigna dall'altro resto del territorio.
Poi prepara la terra, pianta le viti, quindi prepara l'ambiente, ed ecco i vari momenti della creazione: sono simboleggiati da questa frase.
Guardate il Signore con quale sintesi meravigliosa ci presenta questa verità della creazione: "Il padrone piantò una vigna, la circondò con una siepe, vuol dire che l'ha protetta, l'ha distinta e protetta allo stesso tempo, mi fa venire in mente quel brano della creazione dove dice: "Dio separò le acque superiori dalle acque inferiori, Dio separò la luce dalle tenebre" e quella siepe ci indica questa opera di Dio che mette ordine, che dà un senso a tutte le cose, che non vuole il caos, ma che ha già dentro di sé un itinerario preciso su come le cose devono avvenire.
Il frantoio è un elemento importante nell'immagine di questa parabola, poi vi costruii una torre, altro elemento fondamentale, poi l'affidò a dei vignaiuoli e se ne andò.
E Dio disse: "Questo giardino è a vostra disposizione, potete usufruire di tutto di questo giardino, ma non di quell'albero perché la conoscenza del bene e del male appartiene a me".
Quando fu il tempo dei frutti mandò i suoi servi da quei vignaiuoli a ritirare il raccolto.
Quando Dio si aspettava di trovare delle persone che si fidavano di Lui e che gli dicessero: "ma Signore ma tu ci hai regalato tutto: è una cosa meravigliosa quella che tu hai fatto per noi, noi ti vogliamo veramente ringraziare offrendo a te quel poco che noi siamo capaci di darti, ma che abbiamo in ogni caso ricevuto sempre da te".
E invece di trovare un cuore grato per tutto ciò che ha ricevuto, ha trovato un cuore gretto per tutto ciò che non aveva.
"Non ho il possesso su questa vigna", oppure "non possiedo la conoscenza del bene e del male" e non diedero il frutto che Dio si aspettava.
Il risultato fu che il Signore mandò, nell'arco della storia della salvezza, profeti e profeti a dire: "L'Alleanza del Signore, la sua verità, la sua volontà seguitela: non staccatevi dal Signore".
E qui viene tutto sintetizzato dicendo: "ma quei vignaiuoli, che non sono i padroni della vigna perché sta scritto "l'affidò", non "la regalò", facevano come se fossero i padroni e un profeta lo bastonarono, l'altro lo uccisero, l'altro lo lapidarono.
Il padre mandò ancora altri profeti, ma questi furono trattati allo stesso modo, fino a che al punto in cui la pienezza dei tempi fu raggiunta, e Dio mandò suo Figlio nato da donna, nato sotto la legge, e disse tra sé: "avranno rispetto di mio figlio, lo ascolteranno".
A questo punto Gesù parla profeticamete di se stesso e dice: "Pensate che quei servi avranno rispetto del figlio? Guardate che cosa gli faranno: lo prenderanno, lo cacceranno fuori della vigna, lo uccideranno e diranno: "finalmente tutto è nostro".
E così avvenne: Gesù fu preso, imprigionato, cacciato fuori dalla città di Gerusalemme, crocifisso, ucciso.
Ma i vignaiuoli non ebbero l'eredità che volevano possedere.
Ci sono altri elementi all'interno di questa parabola, che sono un insegnamento per noi, per esempio questa è una prospettiva da cui noi abbiamo intuito molti insegnamenti, molte cose che il Signore voleva farci capire attraverso questa prospettiva della "Storia della Salvezza", ma c'è anche un'altra possibile prospettiva di cui il Signore sta illustrando a noi stessi come siamo fatti, un insegnamento morale.
Il Signore dice: "Ecco, ti ho fatto come qualche cosa a cui io tengo molto, ti ho separato dagli altri, ho posto una siepe di divisione, di protezione, ho creato una vigna in questo terreno prezioso che io avevo scelto".
Non so se tra i vostri parenti avete avuto qualcuno che, lavorando la campagna, voi abbiate potuto vedere con quale amore curava la vigna.
Avete conosciuto qualcuno di questo genere? Quindi voi sapete che per un contadino la cura della vigna era il fiore all'occhiello.
Sì, i campi, tutto quello che vuoi, ma … la vigna …
Quindi l'immagine della vigna è un'immagine molto potente nell'insegnamento biblico del Signore.
Se si paragona a una vigna significa che vuole dire di noi: qui c'è proprio l'eccellenza, il meglio del meglio, come il contadino dice: la mia vigna non si tocca, è impensabile qualcosa di meglio.
Ed ecco la mia vigna, dice il Signore, l'ho dotata di tutto, persino di un frantoio, per frantoio si intendeva quel luogo, allora si usava quel sistema, oggi si usano altri sistemi, in cui si raccoglieva il frutto della vite, lo si pigiava, si otteneva il mosto, quindi il vino, che veniva conservato in modi diversi, magari meno lungamente di quanto siamo in grado di fare noi, però era sicuramente un modo per conservare a lungo il frutto della vite, il meglio del frutto della vite, il nettare d'uva.
Ed ecco questo che indica; "Ti ho fatto perché tu porti frutto e il frutto resti, rimanga".
E poi c'è l'altro elemento, la torre, la torre di vedetta, la torre di guardia, che non è il giornale dei testimoni di Geova, è proprio la Torre di Guardia nel senso quel luogo elevato che permette di controllare se c'è qualche pericolo che si avvicina.
È come se il Signore ci avesse insegnato: ci ha dato tutti i talenti necessari a essere qualche cosa di eccellente, ci ha dato ciò che è necessario per conservare i talenti.
Ti ho dato la Torre di vedetta, che rappresenta la coscienza.
Su questa torre tu devi scrutare l'orizzonte per essere prudente, per vedere se arriva il pericolo e difenderti subito.
Se usi la torre vedi l'incendio che si avvicina e scavi un solco, abbatti gli arbusti, fai il vuoto intorno perché il fuoco non venga e distrugga la vigna; e se vedi arrivare il cinghiale dal bosco metti dei paletti, metti delle recinzioni perché nessuno venga a devastare la tua vigna.
Così quando io verrò tu mi potrai consegnare i frutti di quanto t'avevo dato.
E tutto questo per dirci quanto il Signore si aspetta da noi.
Ora, la conclusione di questo brano del Vangelo assume per noi dei toni molto forti perché non sempre Gesù si esprime con questa chiarezza ed anche con questa decisione.
Io vi dico, quindi tutta la pienezza della sua autorità di Verbo fatto carne, non so se riuscite a sentire la potenza di questa espressione: "Perciò io vi dico", mi richiama tanto l'immagine di Mosè davanti al Roveto ardente, che dice "Io sono Colui che sono".
Questo "io" ha tutta la potenza dell'autorità dei secoli, "Io vi dico, vi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare".
Ed ecco che si inserisce la nostra riflessione a livello generale ed anche a livello individuale.
Perché Gesù dice ai Principi ed agli Anziani: "Vi sarà tolto il Regno"? Perché lo dice a noi?
Vi ricordo quello che era accaduto quando si erano introdotti nella Terra Promessa, lo trovate scritto nel Libro del Levitico ( Lv 18 ), dove Dio dice: "Ti darò questa terra perché i popoli che la stanno abitando hanno compiuto abominio ai miei occhi, perciò non si trovi in mezzo a te, o popolo mio, chiunque compie questi abomini.
E poi c'è tutta la serie di questi abomini, che sono: il dedicarsi al mondo dell'occultismo.
È un insegnamento che abbiamo già avuto per alcuni incontri il primo anno che facevamo i Ritiri e quindi non credo che sia il caso di riprendere tutta questa serie di insegnamenti.
Però c'è da prendere sul serio qualche cosa e per esempio: in Italia ci sono più maghi e occultisti che sacerdoti, chi si reca da questa gente? i protestanti? i mussulmani? o i vergognosi cattolici?
Se fanno questo, perché fanno questo? hanno accolto dentro di loro la parola del Dio vivente, che li ha spinti a riconoscere Gesù come unico Signore e Salvatore?
Hanno incontrato qualcuno con il cuore di Cristo dentro, che li abbia innamorati di Gesù Cristo?
Come potranno credere se non ci sarà nessuno che a loro annuncia e come potrà esserci qualcuno che annuncia che non sia stato prima inviato, ci direbbe S. Paolo nel capitolo 10 della sua Lettera ai Romani.
Quanto è pregnante per noi questa urgenza dunque: Unione Catechisti.
Quanto è fondamentale la necessità di una riflessione autentica sulla necessità dell'annuncio del Cristo Signore e Salvatore per amore.
Come non sentirsi sconvolgentemente chiamati in causa da quella voce che continua a dire : "Ho sete".
Chi disseterà la sete di Cristo?
Don Bosco ne aveva fatto il suo motto: "Signore, dammi le anime, il resto prenditelo pure, ma dammele, che io te le possa lavorare e te le possa dare santificate", Unione Catechisti, non è una missione tanto diversa da questa.
Devi prendere le anime che il Signore mette a tua disposizione e dargliele, darle a Lui, come? come ti pare e piace, secondo, i mezzi, le capacità, le tecniche, le situazioni con cui vieni a contatto, ma questa è la tua catechesi.
La catechesi non è la trasmissione di conoscenze, è la trasmissione della vita di Cristo, tu sei un'Unione di Catechisti, di coloro che trasmettono la vita.
Penso che questa parola del Vangelo di oggi abbia un significato profetico che supera di gran lunga quello che noi ci aspettavamo e ci richiede ed esige una presa di posizione più autentica, più radicale, perché non si verifichi per noi la conclusione di questo brano: vi sarà tolto il Regno di Dio e sarà dato a qualcun altro, almeno quel qualcun altro farà quello che io mi aspetto
Signore, tu vedi le nostre forze, tu vedi le nostre capacità, non ti diciamo, Signore, di rassegnarti alla nostra povertà.
Invece osiamo fare un atto di fede e osiamo dirti: "Signore sappiamo che tu non ti spaventi di noi e sappiamo che tu sei l'Onnipotente e che tu puoi fare cose eccezionali e meravigliose, persino servendoti di noi e della nostra debolezza e quindi ti facciamo questo atto di fede: "Signore, prendici e trasformaci e facci fare esattamente quello che tu hai nel tuo cuore.
Da questo momento siamo docili e disponibili per fare la tua volontà.
Carissimi fratelli, carissime sorelle, non sarà una profezia che il Signore ci condivide per farci veder il cammino dinanzi a noi sotto il suo sguardo di amore?
Il Signore trovi a sua disposizione dei cuori consapevoli delle proprie debolezze ma non spaventati.
Il Signore vi trovi con le lampade accese, il Signore vi trovi disponibili a fare qualunque cosa Lui vi chieda e anche se vi chiedesse delle cose che vi sembrano troppo grandi o troppo difficili o per le quali non vi sentite adatti, quello è il momento in cui dovete fare l'atto di fede, non in voi stessi, ma in colui che vi ha chiamati, infatti noi non ci basiamo sulle nostre forze, ma sulle forze di Colui che ha redento il mondo dall'alto della Croce.
Vedrai che l'impossibile diventerà possibile.
Qual è l'augurio? è proprio questo, che si rinnovi nel cuore di ciascuno questo annuncio di speranza e questo desiderio di novità e di freschezza.
Il messaggio di Cristo non è invecchiato, è sempre giovane.
Che il Signore vi doni dei cuori giovani e delle speranze fresche, che sappiate avere il suo sguardo e vedere la via nella quale Lui vi sta introducendo e vi sta conducendo.
Sia lodato Gesù Cristo.