27 Marzo 1960
Con paterno affetto salutiamo i numerosi gruppi, che affollano stamane questa Basilica.
Benvenuti, diletti figli e figlie!
Avete raggiunto Roma, affrontando anche disagevoli viaggi, per incontrarvi col Papa e riceverne la benedizione, nella quale si perenna la sollecitudine apostolica di Pietro.
Siamo lieti di accogliervi, perchè vi portiamo nel cuore come figli carissimi, con le vostre gioie, le vostre speranze, le vostre sofferenze.
Molte circostanze felici rendono significativo questo incontro, mirabilmente intonato allo spirito liturgico dell'odierna terza Domenica di Quaresima.
Leggendo infatti il profondo brano dell'Epistola di Paolo ai fedeli di Efeso, Ci è parso che essa potesse applicarsi in modo particolare a voi, venuti con alacrità di spirito dalle più diverse regioni.
L'Apostolo invita a non adagiarsi comodamente negli agi della vita, o, peggio, nelle mollezze della mentalità paganeggiante: ma di muoversi, di camminare, di operare alla presenza di Dio, nella sua luce che tutto permea e trasfigura, per essere degni figli suoi.
Il suo invito raggiunge vertici arditi nel chiamare alla imitazione stessa del Signore.
« Siate adunque imitatori di Dio - egli dice - come figlioli beneamati: e camminate nell'amore, come anche Cristo ha amato noi, e si è dato per noi a Dio oblazione e ostia di soave profumo ».
E conclude, ritornando sul suo concetto: « camminate da figlioli della luce: poiché il frutto della luce consiste in ogni specie di bontà, nella giustizia, e nella verità: in omni bonitate, et iustitia, et ventate ». ( Ef 5,1-2.8-9 )
Questo invito, nella sua bellezza e nobiltà, è rivolto a tutti, nessuno escluso.
Non crediate che esso si riferisca soltanto a voi fedeli, dal momento che i Venerabili Fratelli Vescovi, ed i diletti figli sacerdoti, che qui vi hanno guidati, ve ne danno costantemente l'esempio, ed hanno oggi voluto metterlo in pratica alla lettera.
E anzi il Papa che vi parla, l'umile Servo dei Servi di Dio, intende in questa domenica anche Egli muoversi, per andare verso i Suoi figli più umili e cari.
Stamane, in capo alla pagina del Messale della terza domenica di Quaresima, abbiamo letto: Statio ad S. Laurentium extra muros: Stazione a S. Lorenzo fuori le mura.
In verità l'antica, splendente Basilica di S. Lorenzo, che custodisce le spoglie gloriose del giovane diacono martire, si può dire ora nel cuore della città, che si è smisuratamente ingrandita.
Perciò il Papa vuole andare realmente fuori le mura, per incontrarsi coi Suoi diletti figli di Primavalle, continuando così la soavità di quegli incontri quaresimali, che tanta consolazione arrecarono al cuore del Pastore e del Suo gregge a Centocelle e al Tiburtino Terzo.
Quello che importa è di sempre muoversi, non riposando su i solchi di contratte abitudini; sempre andare alla ricerca di nuovi contatti; essere sempre aperti alle esigenze legittime del tempo in cui siamo stati chiamati a vivere, affinchè il Cristo sia in tutti i modi annunciato e conosciuto.
In questi giorni abbiamo avuto, ed avremo confortanti prove di questo spirituale dinamismo, che mai riposa, di questo camminare ed avviarsi sulle strade luminose segnate dal Signore alla sua Chiesa.
In occasione della festività di S. Giuseppe, quale movimento di anime, manifestato in tutte le forme, e da ogni parte del mondo, attorno alla Nostra umile persona, per rivolgerCi auguri tanto graditi e cari: e questo moltiplicarsi di tributi di affetto, sebbene Ce ne sentiamo immeritevoli, è una bella prova di ardore e di vitalità spirituale della grande famiglia cattolica, e Ci inonda l'animo di una pace santa e benedetta, che Ci fa guardare con fiducia all'avvenire.
Ieri, poi, avevamo qui le distinte rappresentanze della Germania, venute per la consacrazione episcopale del novello Nunzio Apostolico; e, mentre parliamo, dai vari punti della terra si affrettano a Roma, dove li attendiamo con cuore e braccia aperte, i generosi figli del Giappone, delle Filippine, del Tanganika, della Francia, dell'Olanda, in occasione della elevazione alla Porpora cardinalizia di eletti membri delle locali gerarchie ecclesiastiche.
Oh, quale spettacolo sarà dato al mondo nel prossimo Concistoro, in cui questi nuovi Cardinali dei vari continenti indosseranno la Porpora Romana!
Spettacolo di cattolicità, di unione, di forza pacifica, che fa trasalire il Nostro spirito per il continuo avverarsi della promessa di Gesù: « E verranno dall'oriente, e dall'occidente, e dal settentrione e dal mezzodì, e si sederanno nel regno di Dio ». ( Lc 13,29 )
È, sempre e ovunque, il « camminate » dell'Apostolo, messo in pratica con onore e impegno in omni bonitate et iustitia et veritate.
Anche l'Udienza odierna può dirsi che stia sotto il segno dell'ambulate ut fili lucis.
Amiamo appunto vedere così ciascun Gruppo, che, pur nella sua particolare fisionomia religiosa e civile, ha voluto manifestare oggi la sua vitalità, il suo movimento, il suo tendere verso i monti santi della città del Signore, Sede del suo Vicario in terra: laetatus sum in his, quae dicta sunt mihi: in domum Domini ibimus.
(
Sal 122,1 )
Salutiamo anzitutto i diletti figli di Bergamo, membri delle Federazioni Provinciali delle Associazioni del Fante e dei Reduci dalla prigionia, fra i quali sono presenti cinque Generali e undici Medaglie d'oro, uniti altresì a numerose Mamme e Vedove di Caduti in guerra.
Il vostro gruppo, a Noi tanto caro per la provenienza, riporta alla mente l'immagine di quel partire da casa col cuore in tumulto: quell'andare per strade incerte e pericolose, in ore tristi e dolorose per la convivenza civile: quel ritorno a file assottigliate, avendo perduto lungo la via tanti volti cari e buoni, tante persone care, il cui vuoto sentiremo per tutta la vita.
Ma coraggio, diletti figli e figlie!
Il vostro eroismo, il sangue sparso, il vostro sacrificio e le vostre lacrime vi acquistano una eredità di gloria nella patria celeste: ad essa siamo incamminati, ad essa dobbiamo tendere con viva fede e ferma speranza, sapendo che, nella luce serena di Dio, saremo per sempre uniti con quanti abbiamo quaggiù amato e pianto.
Il Lloyd Triestino, antichissima istituzione marinara, apre orizzonti e visioni di speranza e di fraternità: esso fa pensare alle vie del mare, solcate da possenti navi, che permettono e facilitano la scambievole conoscenza e i personali rapporti fra le nazioni, gli intensi traffici economici e commerciali per il servizio della umanità.
Il vostro Gruppo, qui guidato dal Venerabile Fratello Antonio Santin, a Noi tanto caro, e dal Presidente della Società, Ci apre il cuore a sempre più fondate speranze per un continuo miglioramento delle relazioni fra i popoli, le quali debbono ispirarsi alla carità fraterna, inculcata dal Vangelo di Gesù.
Siate dunque anche voi in fervido cammino, per contribuire da parte vostra a questo grande compito, che è di civiltà, di concordia, di mutua edificazione.
E sappiate condurvi con generose virtù cristiane, affinché, anche per mezzo vostro, negli ambienti e contatti più disparati, possa diffondersi il buon profumo di Cristo. ( Cfr. 2 Cor 2,15 )
L'Azione Cattolica poi, qui presente con alcune cospicue e qualificate rappresentanze dei suoi molteplici rami, è per definizione un movimento, cioè una istituzione che nell'apostolato impegnato e militante, al servizio e alle direttive della Sacra Gerarchia, trova la sua ragione intima di esistenza.
Dire Azione Cattolica è infatti dire vita cristiana efficace, coerente, generosa, che, non contenta dei propri risultati, si estende agli altri per comunicare ardore di fede e calore di convinzione.
È quanto vigorosamente affermava il Nostro Predecessore Pio XII di s. m., parlando, il 5 novembre del 1953, ai giovani: « Qual è il primo segno - Egli si chiedeva - quello più caratteristico, il frutto, anzi la misura della vita se non l'azione?
Senza il movimento, senza l'azione non esiste la vita.
È la morte, o una vita molto ridotta, immiserita, impoverita.
Proprio l'Azione Cattolica a questo risponde: e quindi bisogna viverla per realizzare questo postulato della vita cristiana ».
I vostri convegni, i vostri studi e progetti sono una prova che tale convinzione è per voi legge indispensabile di fecondità e di lavoro: ritornate dunque alle vostre Associazioni col rinnovato proposito di avanzare sempre, e far avanzare, nella via dell'amore e della fedeltà a Cristo ed alla Chiesa.
Riserviamo poi un tocco collettivo, ma amabile e paterno ai cari giovani apprendisti delle fabbriche di Bologna; ai Dirigenti, Impiegati ed operai delle Acciaierie Falck di Vobarno ( Brescia ); al numerosissimo gruppo dell'Opera Impiegate di Roma.
Voi siete impegnati in forme diverse di occupazione, ma tutte preziose e utili alla società, perchè richieste dalle sempre crescenti esigenze della vita di oggi.
Al posto di officina, o allo sportello di ufficio, alle macchine e fonderie gigantesche o al servizio della clientela, voi potete e dovete dare una testimonianza cristiana, tanto più preziosa quanto più bisogno può averne l'ambiente nel quale si svolge la vostra attività.
Siate dunque in esso una presenza viva, che non si adegua supinamente, che non indietreggia davanti alle difficoltà, che non teme il rispetto umano, ma che con grazia, gentilezza, pazienza sa conquistare gli altri ai propri ideali.
Ma c'è ancora un caratteristico gruppo, a Noi tanto caro: quello dei quattrocento minatori francesi e polacchi, venuti a portarCi il saluto di tanti loro fratelli, che ogni giorno discendono nelle viscere della terra per estrarvi, a prezzo di grandi sacrifici, le preziose energie, necessarie alla vita ed al lavoro della società.
La spirituale letizia dell'odierno incontro si diffonde amabilmente nel Nostro e nei vostri cuori: è il pregustamento di quella gioia eterna, che il Signore riserva nei Cieli ai suoi servitori fedeli, e che, nella sua bontà infinita, fa presentire qua e là, nel faticoso ma sereno cammino della vita di quaggiù.
Rimanga essa sempre con voi: e, ritornati alle vostre case, presso i vostri familiari e i vostri colleghi, diffondetene la pienezza intorno a voi: poichè, come dice il Divino Redentore nel Vangelo di questa mattina, sono beati coloro che ascoltano la parola di Dio, e la custodiscono. ( Lc 11,28 )
In pegno di questa gioia perenne Noi desideriamo dare, a tutti ed a ciascuno, la Nostra propiziatrice Benedizione Apostolica: attiri essa le copiose predilezioni del Signore su le vostre famiglie, in particolare sui vostri piccoli, sui sofferenti, su quanti vi hanno affidato un pensiero, una preoccupazione, un voto, chiedendovi la carità di un ricordo nella preghiera.
A tutti dite che il Papa li ama, e prega per loro, perchè sempre si compia in essi la volontà di Dio.