14 Aprile 1971
Un pensiero domina in questi giorni pasquali il nostro spirito:
lo suggerisce l'essenza del mistero celebrato;
lo suggerisce l'esigenza dei sacramenti pasquali, mediante i quali l'efficacia della Redenzione è stata a noi elargita;
lo suggerisce la liturgia con tutte le sue celebrazioni ed esortazioni;
lo suggerisce finalmente la logica delle cose, e cioè la necessità di conformare la nostra condotta alla dignità della nostra natura.
Gli antichi scolastici insegnavano che operari sequitur esse, l'azione deriva dall'essere.
Vogliamo dire che noi, diventati cristiani, mediante la fede e il battesimo, o ritornati cristiani vivi mediante il sacramento della penitenza, da cristiani dobbiamo vivere.
Che ciascuno dica nel foro interiore della propria coscienza: « cristiano, sii cristiano! ».
La formula è semplicissima, e riassume tutta la norma morale della nostra esistenza.
Ma ben sappiamo: non è norma facile.
Chi può concedere a se stesso la patente d'una perfetta coerenza con questa fondamentale obbligazione di realizzare nella propria vita l'ideale cristiano?
Avremo sempre motivo di accusarci peccatori e d'invocare la divina misericordia.
Ma ciò non ostante l'impegno rimane: bisogna essere cristiani autentici.
La nostra vita vissuta non deve smentire il carattere cristiano, del quale il battesimo, sacramento pasquale per eccellenza, ci ha rivestiti.
E durante il grande rito notturno del sabato santo, che già celebra il passaggio di Cristo dalla morte alla nuova vita, e lo riflette nel sacramento rigeneratore del battesimo dei fedeli, ognuno di noi è stato invitato a rinnovare pubblicamente e collettivamente le solenni promesse, sulle quali si fonda la scelta del nostro modo di vivere;
abbiamo ricordato gli impegni cardinali del nostro stile di vita;
abbiamo riconfermato la nostra libera ed assoluta volontà: vogliamo vivere da cristiani, cioè da figli di Dio, in amorosa conversazione col Padre;
da fratelli di Gesù Cristo, suoi discepoli e partecipi della sua vita;
da uomini abitati dallo Spirito Santo, da Lui illuminati, confortati ed animati;
da membra viventi del Corpo mistico di Cristo, che è la Chiesa.
La nostra vita dev'essere modellata dal nostro battesimo.
Il Concilio ha ribadito cento volte questo canone fondamentale.
Essere battezzati, cioè cristiani, non è un momento transeunte; è uno stato permanente; non è cosa indifferente, è una fortuna incomparabile e, Dio voglia, decisiva per la nostra salvezza: non riguarda soltanto la nostra concezione della vita e l'interpretazione e l'esecuzione dei nostri doveri.
Vista così la formula, che dicevamo, « cristiano, sii cristiano », appare così grande da sembrare difficile, ad alcuni forse perfino impossibile.
Impossibile o difficile per se stessa, ed ancor più per i tempi in cui viviamo.
Sorge la perturbante domanda: è possibile oggi essere davvero cristiani?
Voi già indovinate la nostra risposta: sì, è possibile!
Quale altra risposta potremmo dare alla formidabile questione da questa sede?
Noi vi parliamo dalla tomba dell'Apostolo Pietro, dal cuore della Chiesa cattolica, la quale porta con sé, nel corso della storia, ancora oggi, la parola fatidica di Cristo: « Ed ecco Io sono con voi tutti i giorni fino alla consumazione del tempo » ( Mt 28,20 ).
Sì, figli e fratelli carissimi, è possibile, anche adesso, essere cristiani! e cristiani buoni, cristiani fedeli, cristiani forti; diciamo pure cristiani santi.
E aggiungiamo: non solo è possibile, ma è relativamente facile.
Come mai? si potrebbe chiedere.
Per due ordini di motivi, anzi di forze operanti nella nostra vita.
La prima forza è la grazia.
Cioè l'aiuto che deriva dal fatto stesso d'essere cristiano.
L'essere cristiano non è un peso insopportabile.
Gesù lo ha ben detto: « il mio giogo è soave e il mio carico è leggiero » ( Mt 11,30 ).
Che cosa è la grazia? ecco un capitolo della nostra dottrina cattolica, che dovremmo meglio conoscere, un capitolo immenso.
Diciamo per ora che la grazia è una presenza santificante ed operante di Dio nell'anima nostra;
è l'Amore soprannaturale di Dio dentro di noi;
è una comunione iniziale della nostra vita con quella divina ( Cfr. S. TH. I-II, 110; e II-II, 23,2 ).
Il che vuol dire che noi disponiamo d'una gratuita ed infusa sorgente di energia spirituale e morale, dalla quale possiamo sempre attingere, volendo, quanto basta per agire e vivere cristianamente.
Dovremmo porre maggiore attenzione a questo fatto, che ci riguarda personalmente e profondamente, per saperne profittare in modo degno ed efficace.
L'altra forza è la nostra volontà.
L'economia cristiana, cioè l'ordine nel quale si svolge la nostra vita religiosa e morale, dà una grande importanza alla volontà, cioè all'esercizio della nostra libertà, orientata verso Dio.
La nostra legge, cioè la norma e lo stimolo della nostra coscienza cristiana, è innanzi tutto l'amore.
Ricordiamo che Cristo ha condensato nel sommo precetto dell'amore a Dio e in quello che ne deve derivare dell'amore al prossimo, la sintesi della norma morale.
Ora l'amore è legge possibile, è legge facile, è legge bellissima.
Se così è, vivere cristianamente non è impossibile, né del tutto difficile.
Rimane certo programma grande, che porta al vertice il segno eroico della croce, il segno del supremo amore ( Cfr. Gv 15,13 ).
Aggiungiamo allora: vivere da cristiani non è anacronistico, perché questi principi, la grazia ed il nostro cuore, non sono principi vecchi e spenti; sono attualissimi, e possono misurarsi con le più varie e le più nuove circostanze, nelle quali la nostra esistenza viene a trovarsi.
Anzi le mutazioni e le novità dei nuovi tempi possono costituire una magnifica palestra all'etica cristiana, e offrire a ciascuno di noi l'opportunità di dare alla nostra vocazione cristiana una risposta originale.
In un recente documento pastorale i Vescovi italiani hanno dato un'eccellente lezione sul come « vivere la fede, oggi »; il documento conclude sapientemente affermando che « l'attuale processo di trasformazione, che coinvolge la vita religiosa del nostro tempo, se ben considerato e coraggiosamente affrontato, non mette in pericolo la vera fede nel Dio vivente, può anzi renderla più pura ed efficace ».
Facciamo Nostro l'augurio, e a voi lo trasmettiamo con la Nostra Apostolica Benedizione.