17 Agosto 1977
Una espressione del nostro « Credo », alla quale abbiamo già applicato la nostra attenzione, ci obbliga a completare con qualche modesto riferimento questo nostro colloquio spirituale con voi, carissimi Fratelli e Figli presenti a questa Udienza generale, alla qualifica riconosciuta e da noi proclamata con atto di fede, recitando il « Credo », di « santa » riferita alla Chiesa.
« Io credo, ciascuno afferma quando dice il Credo, la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica ».
Bellissima espressione, anche perché essa passa in rassegna le quattro cause essenziali, da cui la Chiesa deriva la sua vita trascendente:
per la causa efficiente la Chiesa è apostolica;
per la causa formale essa si definisce una;
per la causa materiale essa è cattolica;
e per la causa finale dobbiamo dirla santa, la Chiesa ( Cfr. C. Journet, L'Eglise, 11, 1185 ).
Questo sta bene, concettualmente.
Ma quando si parla, come noi oggi con voi, di santità della Chiesa sorge in molti spiriti riflessivi una sconcertante obiezione; e cioè: non è esagerato riconoscere di fatto la santità della Chiesa, quando molti anzi tutti i suoi membri viventi nel tempo, sulla terra, si dicono, anzi devono dirsi peccatori?
e quando la santità dei rarissimi fedeli, dichiarati « santi » dalla Chiesa, sono già fuori da questo mondo, sono in paradiso, hanno fatto miracoli, e la loro canonizzazione, cioè il riconoscimento ufficiale della loro santità, esige un esame, una verifica assai difficile e lunga da parte di autorità competenti della Chiesa stessa?
L'obiezione comporta parecchie, ma facili risposte.
E la prima è questa.
Dire santa la Chiesa vuol dire innanzitutto ch'essa ha una relazione essenziale con Cristo, mediatore fra Dio e gli uomini, e causa meritoria della loro salvezza; e questa mediazione è, come ministero, nelle mani della Chiesa, ch'è santa perché santificante, non per virtù propria, ma per virtù della fede e della grazia, di cui essa è fatta dispensatrice e maestra.
In secondo luogo dovremo dire santa la Chiesa perché tutti i suoi membri sono stati santificati dal battesimo e poi dagli altri sacramenti, e poi ancora dallo Spirito Santo ch'è come il respiro divino che essa, la Chiesa, offre continuamente ai suoi figli, istruendoli nella fede, esortandoli ad una condotta conforme alla legge divina e naturale, cioè a quella giustizia, che, prescindendo dai segni prodigiosi e carismatici elargiti ad alcuni fedeli, deve improntare e qualificare la vita di ogni cristiano, che nel linguaggio originario della Chiesa, santo si chiamava.
Ed infine riconosceremo con entusiasmo questo titolo superlativo di santa alla Chiesa perché tale titolo, più che convenire ai suoi singoli membri, caratterizza la sua funzione nel tempo, ch'è quella di santificare, e prefigge la mèta a cui è rivolto il suo faticoso pellegrinaggio nel tempo, mèta ch'è appunto la santità dei fedeli, ammessi dalla misericordia divina al suo santissimo possesso finale ( Cfr. Mt 5,8; 1 Gv 3,2 ).
E ricorderemo che ciascuno di noi è chiamato a quell'onestà di vita, a quella religiosità di spirito, che si può chiamare santità, e che, tutto sommato, come c'insegna la teologia di S. Tommaso, reclama da noi purezza di costumi e fermezza di volontà ( S. Thomae Summa Theologiae, IIa-IIæ, 81, 8 ).
Con la nostra Apostolica Benedizione.