La rotazione, la sperimentazione e il discernimento |
La proposta delle quattro Missioni sarà diversa per ognuno dei quattro distretti territoriali, in cui è articolata la nostra diocesi, sia per tenere conto delle loro specificità e peculiarità, sia per consentire una verifica al fine di apportare eventuali cambiamenti ritenuti necessari quando altri distretti affronteranno successivamente quella specifica Missione.
Le diverse iniziative straordinarie avranno una parte già definita nel programma diocesano, da realizzarsi in tutte le parrocchie, mentre una parte sarà solo indicata in linea generale al fine di lasciare alle singole realtà ecclesiali ampi spazi per la "sperimentazione".
Mi vengono ora in mente due esempi di possibili iniziative, che vorrei fossero sperimentate nel corso del cammino di questo Piano Pastorale:
a) Bisognerebbe orientare la preparazione ai sacramenti dell'iniziazione responsabilizzando i fanciulli e i ragazzi ad una partecipazione fedele ed assidua non solo alla catechesi, ma anche e soprattutto alla Messa festiva, culmine della vita della comunità cristiana.
La catechesi di ogni età deve ricuperare la centralità dell'Eucaristia domenicale quale fatto "fontale" determinante nella vita ordinaria di ogni cristiano, dal quale egli possa attingere la grazia della santità e della testimonianza.
b) Si dovrebbe inoltre sganciare l'amministrazione dei sacramenti dell'iniziazione cristiana dalle diverse scadenze scolastiche.
È quindi opportuno sostituire le "classi" con i "gruppi" di catechismo, in modo che i fanciulli e i ragazzi vengano ammessi ai sacramenti soltanto quando siano giudicati preparati, indipendentemente dalla classe scolastica che stanno frequentando.
Si tratta perciò di una possibilità di fare dei percorsi diversificati.
Non va dimenticata inoltre, in questo contesto, la necessità del coinvolgimento dei genitori, primi responsabili della trasmissione della fede ai loro figli.
Nella più vasta possibilità di sperimentazione pastorale che si potrà fare con coraggio e prudenza nei prossimi anni, questi costituiscono solo due esempi e mi auguro che qualche parrocchia provi ad attuarli "ad experimentum", sapendo che potranno diventare indirizzo comune soltanto quando, nella verifica, avremo constatato la loro concreta percorribilità ed efficacia.
In questo modo la Missione diventerà un vero "laboratorio" di pastorale missionaria al servizio delle nostre comunità e di tutta la diocesi ed anche un'opportunità per valorizzare le realtà significative già esistenti.
In questo grande lavoro diocesano si dovranno privilegiare e coinvolgere come "soggetti principali" la famiglia, la parrocchia, la zona e il distretto.
Pochi saranno, di conseguenza, i momenti diocesani i quali verranno, tuttavia, strutturati in modo da essere significativi.
Ad ogni passaggio da una Missione all'altra, nei vari distretti, occorrerà fare una verifica del cammino intrapreso al fine di valutare, con particolare attenzione, i tentativi fatti e i risultati ottenuti.
Queste verifiche dovranno essere fatte con lo stile del "discernimento comunitario", cioè con il coinvolgimento di tutte le categorie di persone, soprattutto degli operatori impegnati nel lavoro del Piano Pastorale.