Le antiche traduzioni della Bibbia

A cominciare dal V secolo l'ebraico subisce sempre più l'influenza dell'aramaico e diviene una lingua letteraria che si usa solo per lo scritto.

La gente, che parla aramaico, non lo capisce più, si comincia così nel culto sinagogale a tradurre in aramaico le letture bibliche e nasce il Targum, cioè la versione ( talvolta amplificata con spiegazioni ) del testo biblico.

All'inizio era proibito scrivere queste traduzioni, ma, dopo una lunga tradizione orale, cominciarono a essere scritte.

Il ritrovamento di due frammenti a Qumran ( di Lv 16 e Gb 17-42 ) dimostra che targummìm scritti esistevano già nell'epoca del Nuovo Testamento.

Altri sono giunti fino a noi in redazioni del II, III e anche del IV e V secolo dell'era cristiana.

Il più celebre è quello detto Onkelos, che è il targum ufficiale della Torah, probabilmente di origine palestinese e approvato dall'Accademia rabbinica babilonese.

È una traduzione quasi letterale e potrebbe essere opera del giudeo Aquila risalente agli anni 117-138 dell'era volgare.

Con la distruzione di Gerusalemme si ampliò moltissimo la dispersione degli ebrei in molte regioni del mondo antico: è quella che si chiama la diaspora ebraica.

Gli ebrei della diaspora parlano, come tutti dopo Alessandro Magno, il greco e molti di loro non comprendono l'ebraico.

Sorge così l'esigenza di tradurre in greco la Bibbia ebraica.

Nel corso del III secolo nasce in Egitto una versione, detta dei Settanta traduttori o semplicemente la Settanta ( che si indica con il numero in lettere romane LXX ), che è giunta fino a noi in più di una forma.

È di grande importanza per varie ragioni, non ultima quella di essere stata la forma della Bibbia comunemente usata dagli autori del Nuovo Testamento.

Non solo contiene, nella sezione degli Scritti, libri che non sono compresi nella forma ufficiale della Bibbia ebraica, ma in molte parti differisce dal corrispondente testo ebraico perché traduce in modo libero oppure perché si serve di un testo differente.

Talvolta le interpretazioni della Bibbia greca si discostano dall'ebraico per il loro senso teologico e sono più vicine a quella che sarà la lettura cristiana dell'Antico Testamento.