L'unione di tribù dell'antico Israele

In connessione con quanto precede, è necessario riproporre il problema circa la possibilità, l'essenza e il carattere distintivo della comunità delle tribù israelitiche nell'epoca prestatale.

Volendo riconsiderare la possibilità che l'unione delle tribù israelitiche e le anfizionie della Grecia e dell'Italia antiche siano in qualche modo collegate fra loro, occorre partire dalla constatazione che la distanza spazio-temporale fra l'unione delle tribù dell'antico Israele e le anfizionie greco-italiche è considerevole: è certamente da escludere, di conseguenza, una continuità immediata o, addirittura, una diretta dipendenza fra le due istituzioni.

Tuttavia non è a priori del tutto scorretto ritenere possibili, nonostante la distanza nel tempo e nello spazio, delle linee di collegamento indirette.

Nell'Antico Testamento federazioni di dodici tribù sono documentate nell'area palestinese e siriana ( Gen 22,20-24; Gen 36,10-14 ); un'unione di sei è documentata presso gli Hurriti ( Gen 36,20-30 ), mentre in testi hittiti del XIV e del XIII secolo a.C. si fa menzione di dodici tribù presso i Caschei, nell'Asia minore centro-settentrionale.

Poiché si è potuto dimostrare che gli Hurriti avevano contatti sia con la Palestina e la Siria sia con l'Asia minore, e poiché possiamo provare che attraverso l'Asia minore centro-occidentale l'Asia anteriore esercitò una influenza sulla Grecia in campo religioso e cultuale, non dobbiamo escludere la possibilità che una federazione di dodici o sei tribù sia potuta passare, tramite gli Hurriti e attraverso l'Asia minore, in Grecia e in Italia.

In tal caso, dato l'ampio e lungo cammino della tradizione, si dovrà tener conto di molteplici trasformazioni, tanto che, qualora si volessero trarre, a partire dall'anfizionia greca, delle inferenze circa l'unione delle tribù israelitiche, si imporrebbe fin da principio un atteggiamento di cautela e di prudenza.

Volendo istituire un confronto fra la comunità delle tribù israelitiche e i vincoli anfizionici dell'area greca ed etrusca, dobbiamo registrare sia, da una parte, i tratti comuni sia, dall'altra, le differenze esistenti fra le due istituzioni.

Tra gli elementi comuni sono da menzionare, oltre al numero dodici o sei delle tribù costituenti l'unione, che è quello che più colpisce, il carattere sacro e apolitico di questa, e, ciò che ne rappresenta l'elemento costitutivo, l'essere le tribù vincolate ad una stessa divinità e, di conseguenza, ad un culto comune.

Tuttavia, mentre le tribù delle anfizionie greche convenivano regolarmente ad un santuario centrale in occasione di feste comuni, non è dimostrabile con certezza che nell'epoca precedente la formazione dello stato ci fosse in Israele un unico centro cultuale, ossia un santuario comune a tutte le tribù a cui queste convenivano in occasione di feste comuni.

La tesi di Noth, secondo cui i santuari di Sichem, Galgala e Silo svolgevano a turno la funzione di centro cultuale dell'anfizionia, si fondava sulla tradizione in base alla quale queste località erano la sede temporanea dell'arca, e muoveva dal presupposto che questa costituisse il centro cultuale dell'unione delle tribù.

Quest'ultimo punto non è tuttavia dimostrabile con certezza: è più naturale supporre che in origine l'arca fosse domiciliata soltanto presso le tribù discendenti da Rachele, che erano stanziate nella Palestina centrale.

Neppure l'esistenza di un santuario centrale comune a tutte le tribù può essere quindi ammessa con sicurezza: l'antico calendario festivo contenuto in Es 20,14-17 non ci dice se tutte le tribù convenissero ad un santuario centrale in occasione di feste di pellegrinaggio.

La prescrizione in base alla quale ogni israelita maschio doveva «vedere tre volte all'anno il volto di Yahweh» fa pensare piuttosto a pellegrinaggi a santuari locali.

Soltanto nel calendario festivo deuteronomico ( Dt 16 ) è stabilito che tutte le feste siano celebrate presso un unico centro cultuale ( Dt 16,2.11.15-16 ).

Poiché fra la comunità delle tribù dell'antico Israele e le anfizionie greche ed etrusche sussiste in ogni caso qualche elemento comune, sebbene entro determinati limiti l'anfizionia offre pur sempre un'utile analogia per meglio capire l'essenza della comunità di tribù dell'antico Israele.

Le differenze fra quest'ultima e le anfizionie greche ed etrusche, nonché la distanza spazio-temporale che intercorre fra le due istituzioni, sono d'altronde così rilevanti che sembra consigliabile limitare la denominazione di «anfizionia» all'area greco-italica e usare, per Israele, l'espressione più neutrale di «unione di tribù», «unione sacra», «sacra unione di tribù».

Per la storia più antica non abbiamo assolutamente a che fare con un'istituzione rigidamente organizzata o comunque dotata di un potere centrale.

D'altra parte i rapporti fra le tribù dovettero andare ben al di là di contatti semplicemente occasionali, più o meno legati a circostanze accidentali: dovettero anzi essere tanto stretti e frequenti che si pervenne ad una coscienza nazionale, che ci si sentiva legati, al di là dell'unione costituita dalla tribù, ad una più grande comunità che portava il nome di Israele, tanto da giungere alla formazione di una tradizione comune nella quale avvenimenti occorsi ad una parte soltanto delle tribù erano trasmessi alla totalità di esse, e nella quale le tradizioni di gruppi diversi furono intrecciate insieme.

Mano a mano che le tribù si associavano, venivano a intrecciarsi, di pari passo, le rispettive tradizioni, tanto che il processo di formazione della tradizione rispecchia il progressivo costituirsi della comunità delle tribù: dallo stato della tradizione, perciò, si possono ricavare ulteriori notizie circa i rapporti fra le varie tribù.

L'intreccio delle tradizioni transgiordaniche e cisgiordaniche legate a Giacobbe presuppone che fra le tribù stanziate al di qua e quelle al di là del Giordano esistessero relazioni stabili; la fusione avvenuta fra le tradizioni patriarcali ( Abramo e Isacco ) della Palestina meridionale e quelle ( Giacobbe ) della Palestina centrale poteva aver luogo soltanto se le tribù meridionali e quelle centrali erano fra loro in contatto.

Questi rapporti costituiscono altresì il presupposto dell'intreccio avvenuto fra la tradizione di Abramo, Isacco e Giacobbe e la tradizione dell'Esodo, di cui erano depositarie le tribù di Rachele, stanziate nella Palestina centrale.

Le tradizioni riguardanti la conquista di una propria sede da parte delle tribù della Palestina meridionale ( Nm 13-14; Nm 21,1-3 ), centrale ( Gs 2-10 ), settentrionale ( Gs 11 ) e della Transgiordania vennero collegate fra loro e trasmesse all'intero Israele.

Per il periodo prestatale non dobbiamo aspettarci, innanzitutto, dei rapporti stabili fra tutte le tribù presso un santuario centrale, bensì dei contatti fra tribù vicine presso santuari situati nei pressi dei luoghi di confine dei rispettivi territori.

Il canto di Debora ( Gdc 5 ) ci consente di desumere l'esistenza di un culto comune alle tribù della Palestina settentrionale e centrale e della Transgiordania, che veniva celebrato sul Tabor.

Il fatto che la figura di Abramo, legata a Ebron, nella Palestina meridionale, sia stata in un secondo tempo connessa con i santuari di Betel ( Gen 13,3 ) e Sichem ( Gen 12,6 ), nella Palestina centrale, ci permette di desumere che le tribù della Palestina centrale e meridionale dovevano avere contatti cultuali presso i luoghi di culto menzionati.

L'intreccio, avvenuto nel corso della storia, fra le tradizioni di Abramo, Isacco e Giacobbe e le tradizioni dell'Esodo e della Conquista fa inoltre ritenere verosimile che appartenenti alle tribù meridionali prendessero parte anche al culto del santuario di Galgala, situato nelle vicinanze del confine.

Gli sbarramenti costituiti dalle città fortificate dei Cananei, sia a nord che a sud, valsero invero ad impedire che le tribù d'Israele intraprendessero azioni belliche comuni; non bisogna tuttavia ritenere che essi mirassero allo stesso modo ad impedire i contatti delle tribù d'Israele sul piano cultuale.

Le tribù della Palestina centrale, grazie alla posizione del territorio da esse occupato, ebbero contatti praticamente con tutte le tribù d'Israele, tanto da svolgere, all'interno della più vasta comunità delle tribù, una funzione integratrice.

Sul Tabor esse avevano contatti, sul piano del culto, con le tribù della Palestina settentrionale e della Transgiordania; a Penuel, Macanaim, Sichem e Betel con le tribù transgiordaniche; a Betel, Sichem e probabilmente Galgala con le tribù della Palestina meridionale.

Il canto di Debora testimonia di azioni belliche comuni compiute dalle tribù della Palestina centrale, della Transgiordania e della Galilea.

In occasione delle guerre contro i Filistei si pervenne anche, probabilmente, a un'alleanza militare fra le tribù della Palestina centrale e meridionale.

La funzione di collegamento svolta dalle tribù della Palestina centrale favorì in maniera decisiva il processo di integrazione delle tribù d'Israele, e portò a una posizione di effettiva preminenza le tribù discendenti da Rachele, preminenza basata anche sul fatto che le tribù di Rachele dovettero un tempo contribuire in maniera decisiva all'affermarsi in Israele del culto di Yahweh, e apportare elementi fondamentali alla tradizione comune.

La posizione di preminenza che spettò alle tribù di Rachele si desume anche dal fatto che furono principalmente le tradizioni di queste tribù a diventare essenziali per tutto Israele.

A questo proposito è da menzionare, innanzitutto, la tradizione dell'Esodo, che diede la propria impronta sia alla fede in Yahweh sia all'autocoscienza d'Israele.

Gli elementi fondamentali delle tradizioni contenute in Gs 2-10, che hanno per oggetto la conquista di Canaan, derivano dalle tribù di Beniamino e di Efraim.

Al termine del processo di formazione della tradizione le tappe della conquista di una propria sede da parte di queste tribù erano diventate la via percorsa da tutte le tribù della Cisgiordania, mentre la conquista ad opera delle tribù meridionali, avvenuta da sud, vi appare come un fallito tentativo di conquista da parte di tutto Israele ( Nm 13-14 ).

L'arca, il santuario delle tribù discendenti da Rachele, venne ad assumere, verso la fine dell'epoca prestatale, un'importanza sovraregionale, e nel primo periodo monarchico al più tardi, quando Davide, della tribù di Giuda, trasportò l'arca nella capitale Gerusalemme, un'importanza nazionale.

Anche la istituzione della guerra di Yahweh proviene verosimilmente dalle tribù di Rachele.

Il racconto della nascita dei progenitori delle tribù ( Gen 29.30 ) tiene indubbiamente conto della priorità storica delle tribù di Lia quando indica i loro come i progenitori più vecchi, attribuendoli alla madre più anziana e anteponendoli, sotto questo riguardo, ai più giovani figli di Rachele; il racconto attribuisce tuttavia maggiore importanza a questi ultimi quando indica in Rachele la moglie preferita di Giacobbe, e in Giuseppe e in Beniamino i suoi figli prediletti.

Nella storia di Giuseppe, inoltre, i fratelli maggiori si inginocchiano davanti all'ultimogenito Giuseppe ( Gen 42,6 ).

I figli di Giuseppe, Efraim e Manasse ricevono da parte di Giacobbe una benedizione particolare ( Gen 48 ).

Data la loro preminenza, non è certamente un caso che l'iniziativa di istituire una monarchia sia partita dalle tribù di Rachele, ne è un caso che il primo re d'Israele, un beniaminita, fosse un loro membro.

La preminenza di queste tribù fa capire, infine, perché all'epoca della fondazione dello stato il nome Israele, che designava in origine l'unione delle sei tribù di Lia, sia venuto a indicare il regno nel quale l'elemento predominante era costituito dagli appartenenti 'alle tribù di Rachele, mentre il regno in cui avevano la preminenza le tribù di Lia prese il nome di Giuda.