« Quando il tempo fu compiuto »

Nel periodo di regno di Erode Antipa cade l'attività di Gesù di Nazaret.

Inizialmente essa si svolse soprattutto in Galilea, nei dintorni del lago di Genezaret: Cafarnao e Corozain ne costituirono i punti focali.

L'annuncio: « Pentitevi, perché il regno dei cieli è vicino » ( Mt 4,17 ) contraddistingue il suo ingresso nella vita pubblica.

Nella sua predicazione Gesù fece largo uso dei concetti e delle immagini del suo ambiente, e accolse, per certi aspetti, motivi caratteristici della dottrina dei Farisei e degli Esseni.

È caratteristico del suo annuncio il fatto di essere strettamente connesso con la propria persona.

Il regno di Dio, di cui è imminente l'inizio, è sì un regno a venire, ma nell'opera e nella predicazione di Gesù esso getta anticipatamente i suoi raggi, è anzi già presente nella sua parola e nei suoi atti: « Ma se io caccio i demoni col dito di Dio, dunque è giunto in mezzo a voi il regno di Dio » ( Lc 11,20 ).

Nel momento in cui egli proclama beati i poveri, gli afflitti, coloro che hanno fame e sete di giustizia, la consolazione del Regno si è fatta per essi presente e reale.

Nel momento in cui si intrattiene con i peccatori, i pubblicani e le prostitute, sono offerti loro la grazia e il perdono divini.

Sulla sconfinata grazia di Dio, che si rende operante nell'incontro con Gesù, si fonda pure la radicalità di quanto egli esige.

Poiché nel perdono accordato per mezzo di Gesù è l'amore totale di Dio che si realizza, l'amore dell'uomo non può fermarsi neppure davanti al nemico.

Non avendo nessun'altra risorsa all'infuori della grazia divina, è esclusa, da parte dell'uomo, ogni pretesa che si fondi su una qualche opera meritoria.

Il duplice comandamento dell'amore, verso Dio e verso il prossimo, non è nuovo; nuovo è invece il fatto che Gesù lo innalzi al di sopra di tutti gli altri comandamenti, che ad esso vengono subordinati, e sottoponga l'intero agire dell'uomo a ciò che questo comandamento prescrive.

Tale fatto segna la fine di ogni legalismo.

Le particolari richieste di Gesù non costituiscono affatto nuove leggi casistiche, ma esempi, applicazioni del comandamento dell'amore.

Gesù qualifica le interpretazioni legalistiche degli scribi come « precetti umani », tali che possono addirittura servire all'uomo come pretesto per sottrarsi alla volontà di Dio ( Mc 7,6-13 ).

Un'osservanza casistica della Legge diventa addirittura mortale qualora offuschi nell'uomo il senso della sua totale dipendenza dalla grazia divina ( Lc 18,10-14; Lc 15,7 ).

I sicuri e i soddisfatti, i quali ritengono di non aver bisogno della grazia divina, rifiutando il dono offerto loro tramite Gesù attirano su di sé il giudizio di Dio.

Così, l'appello ad accogliere l'offerta della grazia pone l'uomo di fronte alla decisione.

Anche Israele deve conservare la sua elezione rispondendo alla chiamata di Dio divulgata da Gesù.

Per questo Gesù si reca a Gerusalemme, per mettere i capi, i rappresentanti d'Israele, di fronte alla decisione.

A motivo del suo messaggio di non-violenza e della sua posizione nei confronti dello Stato era inevitabile che Gesù fosse respinto dagli Zeloti; per la sua critica alla casistica e al legalismo dovette essere avversato dai Farisei.

La libertà di Gesù nei confronti del sabato, delle prescrizioni circa la purezza e del comandamento sulle imposte cultuali ( Mc 2,23ss; Mc 3,1ss; Mc 7,1-23 ) non derivava da un atteggiamento di debolezza e di condiscendenza, ma dal fatto di prendere radicalmente sul serio il comandamento dell'amore, inteso come la suprema richiesta di Dio.

I Farisei non riuscirono a vedervi altro che imperdonabili violazioni della Legge.

Quando, con assoluta autorità, aggiungeva al comandamento della Legge il suo « ma io vi dico... », quando accordava agli uomini, con piena sicurezza, il perdono dei peccati, in quei momenti Gesù parlava e agiva come solo a Dio compete.

Egli rivendicava, in tal modo, il diritto di agire e di parlare con piena autorità divina.

In tale pretesa, i Farisei e gli scribi non videro altro che una presunzione blasfema, e reclamarono perciò la sua morte.

Essi lo accusarono presso l'autorità romana di resistenza al potere dello Stato.

Il governatore Ponzio Filato lo condannò, di conseguenza, alla morte per crocifissione.

Ma i suoi discepoli riconobbero che la sua pretesa era legittima, che egli era il « Messia », il « Figlio del Dio vivente ».

A partire dall'incontro col Risorto, essi annunciarono che nella sua morte Dio ha giudicato i peccati del mondo e ha dato al mondo la salvezza.

La parola e l'azione di Dio dentro e attraverso la storia d'Israele sono compiute in lui, in lui hanno trovato il loro termine.

Per mezzo suo, la parola definitiva di Dio è consegnata non solo ad Israele, ma al mondo intero.

L'antica promessa secondo cui, attraverso Israele, la benedizione si sarebbe trasmessa a tutti i popoli, trova in lui il suo compimento ( Gal 3,8 ).

L'antica promessa del patto, « Io sarò il vostro Dio », non è più, ora, limitata a Israele, ma vale come promessa e offerta per tutti.