Una partenza programmata

Gli ebrei trascorsero in Egitto 430 anni ( Es 12,40 ).

Non sappiamo molto di come abbiano vissuto in questo lungo periodo, se non quanto ci riporta il narratore:

I figli d'Israele prolificarono e crebbero, divennero numerosi e molto potenti e il paese ne fu ripieno. ( Es 1,7 )

Quindi questa popolazione costituiva un insieme di una certa rilevanza all'interno del dominio faraonico.

Ad un certo punto della loro storia ci viene presentato un faraone che li prende in malocchio perché ha paura della loro moltitudine; dei nuovi nascituri cerca di uccidere i maschi e salvaguarda le femmine, oltre ad aumenta il carico di lavoro sulla popolazione.

Compare allora Mosè, supportato dal resto dei leviti, a perorare la causa del popolo di fronte al faraone, con una richiesta ben precisa: lasciare l'Egitto per dirigersi in Canaan.

Ricordiamo che questa terra non è mai stata degli ebrei e tanto meno poteva esserlo dopo averla abbandonata per quasi 5 secoli.

Ma quella zona del Medio Oriente, costituita da verdi colline che contrastano con l'arido deserto tutto intorno, diventando simbolo del giardino primordiale agognato da chiunque, proprio quella zona era diventata oggetto delle aspirazioni di chi cercava di uscire dall'Egitto.

Anche se la Bibbia enfatizza le operazioni di fuga degli ebrei, non sembra che il faraone le abbia contrastate più di tanto.

Se inoltre si tiene conto che la fuga durò ben 40 anni nel deserto, per coprire un tragitto di qualche mese, si capisce che avendolo voluto il faraone avrebbe potuto con il suo esercito decimare in ogni momento e modo una popolazione che si spostava con il fardello dei suoi armenti, a quanto pare poco o male armata e guidata da persone che molto somigliavano a sacerdoti più che a veri capi guerrieri.

É quindi più probabile che siamo di fronte ad una partenza concordata, anche se avvenuta dopo grosse diatribe sfociate in ritorsioni e sabotaggi da parte degli ebrei, osteggiata dal faraone a causa dei grossi problemi che una traversata di tante persone avrebbe comportato per andare in luoghi già abitati da altri popoli.

I vantaggi che derivarono all'Egitto da questa dipartita li vedremo nel prosieguo del racconto: ma è chiaro fin d'ora che stiamo assistendo alla grande piramide ( l'Egitto ) che scarica al di fuori le tensioni interne, facendo conquistare da una parte della sua popolazione una terra che, forse, non era del tutto sotto il suo dominio.

Questo è un esempio di conquista con scissione, già presentata nella teoria delle piramidi, che contribuisce a diminuire la disuguaglianza interna, riducendo gli individui che affollano gli strati più poveri della popolazione.

Un parallelo relativamente recente di questa conquista con scissione lo si trova nella nascita degli U.S.A., una nazione sorta guadagnandosi un territorio lontano dalla madre patria.

Questo non è avvenuto senza contrasti, sfociati addirittura in guerre, ma ciò non ha evitato che successivamente U.S.A. e Gran Bretagna abbiano convolato in preziosi accordi di mutuo soccorso, cosa che accadde tra Egitto ed Ebrei come vedremo più avanti.

Però il faraone era conscio delle difficoltà nel guidare un tale popolo lontano dalla propria terra e preoccupato che in seguito quel popolo, una volta divenuto una nazione, si rivoltasse contro di lui.

Cosa che effettivamente non avverrà mai perché tra i due Paesi ci saranno scambi intensi o, alla peggio, sarà ancora l'Egitto a dettare legge dalle parti di Canaan.

Un risultato che il faraone riuscì ad ottenere modellando il futuro stato in modo da non nuocere alla patria di origine.

Vedremo tra poco come.

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