Le riforme

Esdra, Neemia ed Ezechiele

A questo punto appare la figura di Esdra, uno scriba esperto nella legge e discendente dai sacerdoti di Aronne, impiegato presso la corte di Artaserse.

Egli partì con altri connazionali verso Gerusalemme, dove iniziò una vera e propria epurazione dalle intromissioni straniere nel popolo eletto.

Prima fra queste fu lo scioglimento di tutti i matrimoni tra ebrei e individui delle popolazioni contermini: tutte le donne straniere e i figli nati da esse furono scacciati di casa.

L’obbligo fu imposto sotto la minaccia di sequestro dei beni appartenenti a quanti non vi avessero aderito, pena l’esclusione del colpevole dall’assemblea degli esuli; questa punizione fece sì che la norma venne rispettata quasi in massa.

La formalizzazione delle nuove imposizioni legislative ebbe luogo facendo firmare un documento dai capi, leviti e sacerdoti del paese, in cui si impegnavano a rispettare "la legge di Dio", riassunta in una forma particolare ( Ne 10 ) in cui spiccano i seguenti precetti: divieto di matrimoni misti, divieto di acquistare nei giorni di festa mercanzie dai popoli vicini, ripristino dell’anno sabbatico, obblighi di sostentamento dei leviti e dei sacerdoti che erano esentati dalle tasse.

Anche Esdra si preoccupò quindi del fatto che i giudei non procurassero il benessere delle popolazioni vicine, per poter loro godere dal meglio della terra, puntando all'autosufficienza di Gerusalemme e al suo dominio sulla regione.

Oltre a Esdra vi fu Neemia, eunuco coppiere del re Dario che partì verso Gerusalemme dove cominciò la ricostruzione delle mura, suddividendo il lavoro tra vari gruppi, compresi leviti e sacerdoti.

Anche Neemia racconta dei rancori delle popolazioni vicine per l’opera che stavano compiendo e le misure di difesa che dovette compiere al fine di salvaguardare la città.

Ma, cosa che non troviamo in Esdra, egli si occupò delle ingiustizie sociali che riducevano molti in miseria, scagliandosi contro notabili e magistrati che esercitavano l’usura riducendo in schiavitù i loro fratelli dopo avergli confiscato i beni, mentre lui proponeva che gli fosse restituito tutto attraverso un condono generale.

Le nuove norme di Esdra e Neemia non furono accettate facilmente, tanto che Neemia, che nel frattempo se n’era tornato dal suo re, dovette rimpatriare di nuovo per cercare, anche se inutilmente, di ripristinare i costumi imposti.

Il difficile periodo accompagnato dalla forte speranza di ricostruzione viene sottolineato da molti esuli rimasti con un ricordo idilliaco della Palestina.

Ecco allora che si presentarono visionari che descrivono come avrebbe dovuto essere il nuovo regno di Giuda e la sua capitale, la rinata Gerusalemme.

Uno di questi è il sacerdote Ezechiele.

Egli si immaginava una città ideale e un nuovo tempio che non sarebbe stato più appannaggio dei leviti in genere ma solo dei sacerdoti leviti di Zadòk, i quali potevano entrare nel tempio e avevano una serie di prerogative, tra le quali anche quella antica di riservare a sé solo mogli vergini o al massimo vedove di un altro sacerdote ( Ez 44 ).

Inoltre Ezechiele si dedicò a descrivere come doveva essere divisa la terra, redarguendo i prìncipi che fino ad allora avevano oppresso il popolo e governato male.

Per evitare questo sarebbe stato destinato ai re un appezzamento di terra in modo che fossero autosufficienti e non gravassero sul popolo; la popolazione doveva comunque offrire tributi e le primizie del raccolto al principe, e questo era obbligato ad offrire gli olocausti e gli altri sacrifici.

Inoltre le proprietà dei principi dovevano sempre rimanere o ritornare al loro casato, anche se erano state usate per ricompensare i loro servi ( Ez 46,16 ).

Ai leviti sarebbero invece state date sia delle città, come era già previsto nel Pentateuco, ma anche dei terreni adiacenti a queste per il loro sostentamento.

Inoltre sia ad essi che ai sacerdoti sarebbe stata riservata una striscia di territorio pari ad un tredicesimo della sua estensione: questo territorio era da considerarsi come sacro tributo al Signore, mentre le altri dodici parti andavano alle restanti tribù d’Israele.

Il mutamento dell'ideale mosaico di nazione ebraica fu lento ma cominciava a imporsi.

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