Le Consolazioni del Crocifisso

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« Una persona di bel tempo moriva nel fiore dei suoi anni », lasciò scritto il Venerabile Don Cafasso, « e morendo, tra gli altri lamenti e gemiti che mandava, vi era questo di trovarsi abbandonata e sola in quei momenti più gravi della sua vita e fu una grazia grande per lei.

Giacché il sacerdote che l'assisteva prese allora la parola e: « No » le disse, « Non è sola.

Se tutti l'hanno abbandonata, c'è un altro amico, c'è un altro compagno che viene a presentarsi; c'è un altro personaggio, che si offre di farle compagnia ».

- E così dicendo, le mostrò un Crocifisso.

- « Eccole », soggiunse, « il vero amico che le rimane nel mondo.

Gli altri in codesto momento fuggono, si nascondono; questo al contrario si fa avanti, si dispone a partire con lei e promette di non lasciarla finché sia salva sul finire del suo viaggio.

- Prese quel Crocifisso la poveretta, e, piangendo, non finiva di baciarlo; lo volle fra le sue mani e lo tenne sino all'ultimo, finché spirò l'anima nel suo amplesso. »

« Date nelle mani d'un moribondo quanto volete, anche tutto l'oro del mondo, » concludeva Don Cafasso nel raccontare il sopraddetto episodio, in cui, come sempre, copriva con l'anonimo la parte da lui avutavi, « non sa che farne e lo ributta; fategli vedere qualunque delizia del mondo, essa lo annoia e quasi lo fa morire anzi tempo.

Se volete che trovi un sollievo, un conforto, non andate a cercar altra cosa, ma dategli tra le mani un Crocifisso; val più in quel momento un'occhiata, un bacio a codesta divina effigie che qualunque altra cosa anche la più grande di questo mondo. »

Ab. Luigi Nicolis di Robilant: Vita del Venerabile Giuseppe Cafasso, Vol. II, pag. 67-68.

* * *

Un giovane a diciotto anni si vide ridotto in fin di vita.

Quando seppe che non vi era più rimedio per lui, cadde in profonda tristezza.

Interrogato da una suora che lo assisteva, perché fosse così afflitto e tanto stentasse a rassegnarsi, trasse le braccia di sotto le coperte, allargò le mani, e con accento desolato disse: Vede? … le mie mani sono vuote!

Non ho fatto niente per il Cielo ed ora debbo comparire innanzi al Divino Giudice … che cosa gli presenterò io, che non ho fatto che divertirmi e godere il tempo? …

- Aveva ragione! ma la suora, mossa da interna ispirazione, mise in mano al giovane morente un Crocifisso, dicendo: Ecco, ora le sue mani non sono più vuote.

Ha in suo potere i meriti di Gesù Gristo.

- A questo pensiero il malato prese coraggio, si confessò e morì nella fiducia, che per i meriti di Gesù Cristo il tempo cosi mal impiegato e i peccati commessi gli sarebbero stati perdonati.

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La Beata Giovanna d'Arco, sul punto di salire sul rogo, disse al suo Confessore: Ve ne prego, quando il fuoco sarà acceso, e fino all'ultimo mio respiro, tenete innanzi ai miei occhi la Croce, da essa trarrò forza a sostenere il mio martirio … e l'ultimo suo atto fu, mentre già la fiamma lambiva il suo verginale corpo, un bacio al Crocifisso.

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Un giovane di distinta famiglia si presentò un giorno al superiore di una congregazione religiosa assai rigorosa per esservi ammesso.

Il Superiore, vedendo il giovane alquanto delicato e di assai nobile portamento, gli descrisse le austerità a cui erano assoggettati i religiosi.

Gli fece visitare il refettorio ove si mangia assai parcamente, la cella in cui si dorme poco e sul duro, la sala in cui i religiosi vengono duramente ripresi e corretti dei loro difetti, il Coro in cui si passano le lunghe ore, notte e giorno in preghiera; gli fece osservare gli strumenti di disciplina con cui i religiosi tormentano il loro corpo, ecc.

Tornati in parlatorio dopo la visita al convento, il superiore domandò al distinto giovane: Ebbene, vi sentite di sottomettervi alla dura vita dei religiosi?

Potrete voi sopportare tante austerità? Sì, Padre, rispose il giovane, sì, ho visto che in coro, e in cella, e in refettorio, e dappertutto, vi è il Crocifisso.

Con un tanto esempio davanti, nulla mi sembrerà difficile.

Quando avrò qualche difficoltà darò un'occhiata al Crocifisso e tutto mi sembrerà facile.

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San Giuseppe da Leonessa, avendo da subire un'operazione dolorosa, doveva essere addormentato o legato.

Disse: Datemi il mio Crocifisso e siate tranquilli che niente più di Lui mi può dare forza per sopportare qualsiasi dolore, poiché penserò a Gesù che ha sofferto tanto per me.

E così fu. Subì l'operazione stringendo il Crocifisso, e restando affatto immobile.

* * *

Una pia infermiera diceva a una ammalata: Preghiamo il Crocifisso, e domandiamogli che vi guarisca.

L'ammalata rispose: Come posso domandare una tal grazia a Gesù che vedo in croce?

Che cosa è quello che soffro io in paragone di quello che ha sofferto Gesù?