Di paese in paese  

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Immagino, dopo il doloroso abbandono, che la guerra impose, e la distruzione poi della casa già fiorente di Tokyo, che la guerra pure inflisse a quelle missionarie ardenti che sono le Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, immagino la consolazione e l'esultanza loro nel poter pubblicare ora che la casa di Tokyo è felicemente risorta e riaperta alla fedeltà ferma delle ex-allieve; che la casa di Nagano, città capoluogo di una vasta provincia interamente pagana, costituisce un nuovo centro d'irradiazione cattolica, al quale si è da poco aggiunto, a prestar man forte in quella santa conquista, quello di Yokosuka, sempre in Giappone.

E se ne occupa tra l'altro in un numero veramente degno di attenzione, in veste davvero artistica, che m'ha strappato un spontaneo: brave!, la rivista spagnola A. C. I., edita a Barcellona a cura delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, con la narrazione delle varie fasi, vibranti di fervore missionario, che precedettero ed accompagnarono il sorgere di quest'ultima casa; con pagine effuse di dedizione totale per la nuova terra di adozione spirituale e pure segnate, qua e là, da un sospiro per la lontana terra nativa; con nitide belle fotografie di gruppi di indigeni sorridenti e di caseggiati bianchi tra ombre di parchi.

Vedo, sento ed immagino tutto questo.

Ma quel che sento ed immagino più fortemente è la commozione di una suora, che assiste alla preghiera a Maria, fatta nella loro lingua dai bimbi giapponesi:

Medetashi seicho michimiteru Maria! - Ave gratia plena Maria!

E mi torna alla mente l'impressione indimenticabilmente dolce, e la vibrazione d'immenso di cui fremetti, la prima volta che un sacerdote si volse a me, in i lingua non familiare, al mio orecchio: Tjelo Gospòdina nàscega Isu Khrsta! - Corpus Domini nostri lesu Christi!

Con quel senso indicibilmente struggente di pianto, che è gioia e riconoscenza e certezza che come per mutar di terre non muta il cielo, così per colore o lingue e fogge e vita diversi, su qualunque latitudine del globo, il Cristo è uno, ed unico ad affratellare nella distanza e nel tempo

Il nomade

Carità

Un avvocato, valentissimo, sommo, carico di famiglia, aveva subito un grave rovescio di fortuna, tale da ridurlo all'orlo della più squallida miseria e con la vergogna, per giunta, di un crollo della sua fama, fin allora onorata.

Ne venne a conoscenza Pio IX e poiché sapeva che a quell'avvocato piaceva molto l'insalata, approfittò della festa onomastica, che ricorreva in quei giorni dolorosi, e gli mandò un ricco cesto d'insalata, la quale ricopriva un ancor più ricco tappeto di marenghi d'oro fiammanti, che servirono a scongiurare la sventura ed a recare col tempo definitivo riparo.1

Lezioni

Un giorno, la giovine Eugenia Maria Smet, colei che diverrà poi la santa Fondatrice della comunità delle Ausiliatrici del Purgatorio, segue con attenzione il parroco di Loos, che dal pulpito si lagna dell'abitudine invalsa di bestemmiare, di cui, egli afferma, i principali responsabili sono gli osti del luogo, centri di diffusione.

« Ma chi avrà il coraggio di affiggere in ogni sala un cartello che ammonisca: Qui non si bestemmia? ».

« Sarà dato ben a me questo coraggio! » risponde tra se stessa Eugenia.

E sola, senza dir nulla ai suoi, va a trovare i quattordici osti di Loos.

E ben sapendo che il facile consenso alla sua domanda nasconde la debolezza d'un rifiuto, fa stampare quattordici cartelli ed armata di martello, li inchioda nelle osterie del paese, lei stessa.2


1 Da Pio IX, commemorazione di S. Em. il Card. G. B. Nasalli-Rocca di Corneliano, Arcivescovo di Bologna, ed Bononia 1935, pag. 13.

2 Da Marie de la Providence di Marie René Bazin, Spes, Paris, pag. 42.