Conforto divino ai malati

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Lunedì 21 novembre u. s. festa della Presentazione di Maria SS. al Tempio, il Sommo Pontefice Pio XII si è compiaciuto di rivolgere un Suo radiomessaggio ai diletti figli e figlie inchiodati sulla croce dei loro dolori.

Dolendosi di non poterli visitare a uno a uno personalmente, soggiunge: « Allora abbiamo pensato di visitarvi con la Nostra parola, di far pervenire la Nostra voce fino alle estremità del mondo, per raggiungere tutti senza eccezione, dovunque voi siete, negli ospedali, nei sanatori, nelle cliniche, nelle case private, parlare a ciascuno di voi, nella intimità, come se ognuno di voi fosse il solo, e chini sul vostro giaciglio, farvi sentire tutta la tenerezza del Nostro affetto paterno, applicare ai vostri dolori il balsamo che, se non sempre guarisce, sempre almeno conforta e solleva, il balsamo della Passione del dolce Salvatore nostro Gesù Cristo.

Noi vorremmo, all'approssimarsi dell'Anno Santo e in preparazione a questo grande tempo di grazie, aiutarvi a meglio comprendere ed apprezzare il frutto che voi potete raccogliere dalla meditazione dei patimenti di Gesù, per addolcire la vostra angosciosa sorte con la pazienza, illuminarla con la speranza, trasfigurarla con la coscienza del suo valore e della sua fecondità.

Il balsamo della Passione di Gesù vi darà la pazienza nella prova.

Sotto il peso opprimente della malattia, della infermità acuta o cronica, torturante per la sua intensità o per sua durata senza fine, alla povera natura crocifissa riesce spesso ben difficile di rassegnarsi, di continuare a credere che Dio l'ama ancora, mentre la lascia tanto soffrire!

Crocifissa? Si; ma guardate colui che è il « crocifisso » per eccellenza.

Lo riconoscete voi? È il Figlio diletto, in cui il Padre si è compiaciuto ( Mt 17,5 ).

Guardatelo, gli occhi negli occhi, e dite al buon Dio che voi credete al suo amore per voi.

Distesi forse sopra un disagiato giaciglio, voltandovi ora da una parte ora dall'altra senza trovare mai tregua, guardatelo, immobilitato dai chiodi che lo configgono sul legno ruvido della nuda croce.

La vostra gola è riarsa per la febbre? Le medicine sono amare?

A Gesù, sul Golgota, non diedero che fiele e aceto ( Mt 27,34.48 ).

E così a ciascuna delle vostre doglianze, Egli risponde dolcemente: Oh, sì; io so quel che è; sono passato per le stesse pene.

Avendo preso su di me tutti i dolori, sono anche per propria esperienza compassionevole e misericordioso.

Questo balsamo sosterrà anche la vostra speranza.

Può essere che talvolta la sentiate vacillare.

Quella sofferenza dura da tanto tempo! Durerà dunque così per sempre?

Forse non è che una vostra impressione; ovvero, ahimè, è un male umanamente incurabile, e voi lo sapete!

Voi avete pregato, ma forse non avete ottenuto né la guarigione né un miglioramento, e perciò vi credete abbandonati.

Allora un senso di sconforto invade il vostro cuore, e vinti dalla sofferenza e dalla tristezza, lasciate sfuggire dal vostro labbro un gemito.

Finché esso non trascende a mormorazione, il Padre vostro celeste non ve ne muove rimprovero.

Egli vi sente quasi un eco del lamento del suo Figlio diletto, alla cui voce parve rimaner sordo.

Guardate dunque Gesù. Prostrato nell'agonia, Egli aveva pregato: Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice.

Nondimeno soggiunge subito: Però si faccia non la mia volontà, ma la tua!

Moribondo sulla croce, aveva gridato: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?

E quindi, obbediente sino alla morte, Egli esclama: Padre, nelle tue mani raccomando il mio spirito.

Ma, dopo, vedetelo, risuscitato, glorioso, beatificato per tutta l'eternità.

No, la vostra sofferenza non durerà per sempre.

Aprite il vostro cuore alla speranza immortale e dite con l'afflitto Giobbe: So che il mio Redentore vive e che nell'ultimo giorno io risorgerò dalla terra, … e nella mia carne vedrò il mio Dio ( Gb 19,25-26 ).

Ascoltate l'Apostolo S. Paolo, il quale v'insegna che i patimenti del tempo presente non hanno proporzione con la futura gloria, che si manifesterà in noi ( Rm 8,18 ).

Questo balsamo infine metterà nei vostri dolori una dolcezza ineffabile, perché la Passione di Gesù vi rivela la fecondità della sofferenza per voi, per gli altri, per il mondo.

Più che per tutto il resto, voi soffrite nel sentirvi inattivi, inoperosi, inutili, di peso per coloro che vi circondano, e gemete per la vostra vita stroncata e sterile.

Eppure non è forse vero che la malattia, serenamente sopportata, affina lo spirito, suscita nell'animo alti pensieri, ai cuori sviati mostra la vanità e la stoltezza dei piaceri mondani, risana le piaghe morali, ispira generosi propositi?

Ma vi è di più. Guardate la Croce, guardate tutti quelli che hanno sofferto!

Con le sue parole e coi suoi esempi Gesù ha ammaestrato gli uomini; coi suoi miracoli è passato facendo il bene; ma con la sua « Passione e la sua Croce ha salvato il mondo: « Adoramus tè, Christe, et benedicimus tibi, quia per Crucem tuam redemisti mundum ».

Lo stesso Gesù, esortandovi a portare la vostra croce e a seguirlo, v'invita, per ciò stesso, a cooperare con Lui all'opera della redenzione.

Come il suo Padre celeste ha inviato lui, così Egli invia voi; e la missione che Egli vi affida.

Noi suo Vicario quaggiù, la confermiamo e la benediciamo.

Cari malati, cari infermi, durante il prossimo Anno Santo.

Noi facciamo assegnamento sui lavori e sulle preghiere di tutti i fedeli, ma anche più Noi contiamo sulla santa sofferenza che, unita alla Passione di Gesù, da all'azione degli uni e alla contemplazione degli altri, la loro perfezione e la loro efficacia.

Il balsamo di questa Passione, che vi fortifica con la pazienza è con la speranza nella vostra prova, che ve ne fa apprezzare l'incomparabile valore e la sovrana potenza, è lungi dall'irrigidirvi in una orgogliosa parvenza d'insensibilità, che non avrebbe nulla di comune con la filiale conformità alla volontà del Padre divino.

Questa conformità non chiude né il cuore né le labbra alla preghiera, ma le dona il profumo dell'incenso, che il fuoco, fa salire sino al trono di Dio. »

Il Vicario di Cristo conchiude con una mirabile preghiera a Gesù Crocifisso per tutti gl'infermi e la suggella con l'apostolica benedizione.