Assunzione definitiva

B130-A1

Nel nostro campo si esulta; in quello avverso si è in fermento.

Da un lato, la serenità che festosamente si espande e dilaga; dall'altro, il rodìo, che lividamente s'impunta e scava.

Di qua, unità di secoli ed unione di cuori; di là, sgretolamento di periodi e discordie alleate.

Da noi, limpida voce di vibrante Eterno; da loro, strilli arrochiti per novembre chiuso.

Il Papa vuol legare il suo nome alla storia: è un ambizioso.

Il Papa dà per rivelato quel che non è: mariòlatra.

Come se per lui Maria fosse tutto e ponesse in ombra il Cristo.

* * *

Il Papa è un ambizioso mariòlatra?

Basta riferirsi a quella mirabile e memoranda esortazione a supplica, che il Santo Padre profferì dall'alto della spianata di San Pietro, davanti alla strabocchevole moltitudine stipata dalla Basilica fino a Castel Sant'Angelo, nel giorno d'Ognissanti di quest'anno, e culminante su due poli di traboccante commozione.

Il polo del bisogno, in basso, ed il polo dell'aiuto, in alto.

Il primo, quando egli compianse « poveri, malati, profughi, prigionieri, perseguitati, braccia senza lavoro e membra senza tetto ».

Il secondo, alla conclusione della supplica alla Vergine Assunta: « … per mostrarci, un giorno, dopo il nostro esilio Gesù, il frutto benedetto del vostro seno, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria ».

Infatti, la voce del Sommo Pontefice, sempre solennemente ferma, grave di maestà, e nella quale tempo ed Eterno sono in armonia di austere risonanze, tremò - subito riprendendosi - su « braccia senza lavoro e membra senza tetto » ( espressione che visivamente riassume la piaga del nostro tempo ) e su « o clemente, o pia » ( espressione che sintetizza la mediazione universale di Maria.

Come dire: Tu, o Regale Madre di Dio, che a noi perdoni e per noi intercedi ).

L'augusta voce tremò compiangendo al male ed implorando al rimedio.

Quel ripetuto trèmito di pianto fece visibilmente apparire alle moltitudini, presenti o in ascolto nel mondo, il Papa, vivo segno della Croce, ponte simbolico tra l'al di qua e l'al di là, un braccio teso agli uomini e l'altro alla Porta del Cielo.

Soltanto un padre parla così.

E sensibilissimo padre di tutti, il Papa è veramente il sommo interprete del dolore « d'ogni genere e d'ogni Paese ».

Perciò, egli implorando fa forza al Cielo.

Santamente ambizioso ( se vogliamo mantenere l'espressione dei detrattori ), la sua preghiera è azione per gli uomini, per tutti gli uomini senza distinzione.

Ma se distinzione c'è, quella è per i più deboli e sventurati.

La sua ambizione unica è il bene dell'umanità.

Quanto all'Assunzione definita, il Santo Padre ha parlato in modo inequivocabile.

La bolla dommatica di definizione è quanto mai si possa chiara.

Ma chi non vuole intendere, non intenderà mai, anche contro la colossale evidenza di quelle centinaia e centinaia di migliaia di fedeli, accorsi da ogni parte del mondo a fare straripante cornice a quaranta Cardinali e seicento Vescovi.

Spettacolo mai più visto! Ma chi muove spontaneamente tutte quelle fiumane?

Chi le può muovere? Unicamente lo Spirito di Dio. Che è Spirito di Maria.

Tutte quelle folle hanno perfettamente capito, per logica, per sentimento, per fede. E credono.

Esse sono la vivente proiezione di tutte le innumerevoli moltitudini, che hanno creduto prima, dai primordi del Cristianesimo in qua.

È una somma secolare di fede, che è attestazione e monumento più giocondo della vista, più carezzevole dell'udito, più positivo del tatto.

Tutte quelle folle credono, anche se non hanno studiato, anche se sono ignoranti.

Ma sapienti, perché hanno meditato sul libro della vita.

Perché sentono in purezza. L'aria pura nega od offusca il sole? Chi vive in aria pura, è per ciò forse meno inondato dalla luce?

Anzi, la luce è solo per lui.

Quando si naviga per tempo nebbioso, non l'urlo della sirena né la campana ondante del ponte possono impedire la collisione.

Perché la nebbia è sorda e cieca.

Tutte quelle folle, d'ogni lingua e continente, con il loro accorrere intorno al bianco Pastore, significano incontestabilmente che il tempo è maturo, che il tempo è pieno, che l'ora di Maria Assunta è scoccata.

Quell'ora è suonata di per sé. Chi può far suonare l'ora cinque minuti prima?

Non è l'autorità del Papa che si è imposta comandando, ma è la sua sensibilità che ha avvertito il battere dei minuti prossimi a compiere l'ora.

La sua definizione dommatica non è un sovrapporsi forzato sulle cose, ma vibrazione naturale del profondo, perfetto fervore al quale sono salite le cose.

Quasi vapore del fervere dell'acqua.

Egli è il Papa di Maria. È il Nunzio dell'Alba.

È lui che lo vuole? Ma certamente no. È nell'ordine delle cose volute da Dio.

Pio XII è la più alta espressione del tempo mariano.

Ossia dello spuntare del giorno nuovo.

Egli intende l'occhio all'orizzonte e dice quel che vede: l'Alba è salita in viso di Madonna.

Non è ancora l'ora piena di lei. Perché ciò sia, occorre che la Madre di Dio sia celebrata volontariamente e solennemente negli altri sommi privilegi suoi.

Unici: Corredenzione, Commediazione, Corregalità universali.

Fulgentissima gemma quest'ultima, che conclude il preziosissimo diadema della Vergine, così come l'Immacolatezza della Concezione lo incomincia.

Senza l'ultima gemma il diadema non può essere cinto bene.

Soltanto col volontario e solenne riconoscimento della Regalità di Maria termina il suo vangelo, vera e propria appendice del Vangelo di Gesù.

Questo scritto da Apostoli; quello scritto dal Papa, che degli Apostoli è immagine continuamente viva.

Colei che nella vita terrena fu Regina di dolore accanto al Cristo, non può non essere lassù Regina di gioia, nella gloria col Figlio divino.

E Regina nostra. Purché ci sia concorso di volontario e solenne consenso, da parte degli uomini.

L'Assunzione è la prodigiosa colonna incandescente, fra terra e Cielo, che fa da piedestallo alla Regalità.

È il limitare del colmo. È l'avancurva dell'arco pieno dell'ora diana.

L'onore e la gloria che si rendono a Maria, sono la concomitanza di luce di vita, di pace: dopo l'ombra, il torpore, l'inquietudine della notte.

Il Papa lo sa. Trèpida scrutando ad oriente. Ed ai segni rivelatori esulta con la Chiesa.

Nella mattina d'Ognissanti, a dispetto del barometro di quaggiù, anche il cielo romano ha esultato, con azzurro luminoso sorriso, dall'uno all'altro orizzonte dei colli eterni.

- Dal De Institutione Virginis

Scritto nel 391 d. C. : « Pendeva sulla Croce il figlio. La Madre si offriva ai colpi dei persecutori.

Voleva Ella con ciò essere abbattuta prima del Figlio?

Questo sentimento d'una madre che rifiuta di sopravvivere al figlio, ridonda tutto a sua lode. Desiderava Ella ( offrendosi ai colpi dei persecutori ) di morire col Figlio?

In questo caso, Ella trasaliva di gioia, al pensiero di risorgere insieme con Lui, bene istruita com'era del mistero, non ignorando che Ella era Madre di Colui che doveva risuscitare ».

S. Ambrogio

- Da Madonna nostra

Corriere mariano di Napoli: « Da questo importantissimo testo di S. Ambrogio, primo assertore dell'Assunzione, risultano tre cose:

1) Nell'ipotesi che Maria, sotto la bufera dei colpi dei persecutori, fosse morta insieme col Figlio, sarebbe risorta insieme con Lui.

Ammesso che la Vergine - secondo il Santo - se fosse morta sul Calvario, avrebbe avuto diritto ad una pronta: ed immediata risurrezione, è logico pensare che non avrebbe perduto tale diritto negli anni che Ella visse dopo la tragedia del Golgota, poiché la ragione fondamentale di tale diritto rimane sempre la stessa: la divina Maternità.

2) Quest'asserzione non viene presentata come un'opinione personale del Santo Dottore, ma come una verità ovvia, ammessa o che può ammettersi senz'altro da tutti.

Manifesta infatti non già una sua persuasione soggettiva, ma constata una cosa oggettiva ovvia, ossia: il trasalimento di gioia di Maria dinanzi alla certezza che, se fosse morta insieme col suo Figlio, sarebbe risorta insieme con Lui.

3) Adduce anche la ragione teologica fondamentale, sulla quale si basa la persuasione di Maria di risorgere insieme col Cristo, vale a due: la divina Maternità.

P. Gabriele M. Roschini 0.S.M.

- Dalla conferenza di S. E. Mgr. G. Hindie, Arcivescovo di Aleppo, in sessione plenaria

Al recente Congresso Mariologico Internazionale di Roma: « Disse Maometto a Fàtima, sua moglie; « Tu sei la più grande di tutte le donne. Ma dopo Maria ».


Nota di Redazione

Ci eravamo ripromessi di dare per i nostri lettori un resoconto del Congresso Mariologico e Mariano Internazionale, che ha avuto luogo a Roma dal 33 al 31 ottobre scorso, precedendo immediatamente la definizione dommatica dell'Assunzione corporea di Maria Vergine in Cielo.

Purtroppo la ristrettezza dello spazio ce lo vieta.

Ci limitiamo quindi a dire che il successo dell'eccezionale riunione è stato veramente magnifico e senza precedenti, per concorso e per intervento di celebri studiosi.

Impeccabilmente organizzata e presieduta dal P. Karl Balic, O.F.M., vi sono state ufficialmente rappresentate oltre venti nazioni e vi hanno parlato circa trecento oratori d'ogni Paese.

Per l'Unione vi ha preso parte il nostro collaboratore G. Gaetano di Sales, il quale ha tenuto una conferenza in sessione plenaria mariologica sul tema: La Vierge au globe.