I nostri morti

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P. Francesco Maccono o. f. m.

( di S ) Il primo aprile di quest'anno si è spento, in età di 67 anni, il P. Francesco Maccono o. f. m.

Nato in Francia, nel Lionese, ma di famiglia canavesana, di Bairo, si distinse presto per acume di storico.

Dottore collegiato della pontificia facoltà teologica di Torino; professore di storia ecclesiastica in seminari francescani, poi nel Vescovile di Casale, infine nell'Arcivescovile di Torino; membro della deputazione di storia patria; oratore sacro e, per somma distinzione decretatagli dal Padre Generale dell'Ordine dei minori, lettore generale giubilato; vicepostulatore per l'Ordine.

Lasciò non meno di una ventina di nutrite monografie su santuari francescani, tra le quali particolarmente note quelle di Crea e di Belmonte.

La sua opera maestra è la storia dell'Ordine francescano in Piemonte e Liguria: incompiuta.

Tempra di storico autentico, paziente come un certosino, diligente indagatore fino allo scrupolo, unicamente mosso da amore di verità, scrisse rigorosamente ciò che il documento gli porse.

Umilissimo, non temette di urtare contro tradizioni care, aureolate dall'alone della leggenda ed acquisite patrimonio per impronta di tempo.

Piemontese di razza, quand'ebbe accertato il vero, fu rigido, anche se da codesto rigore gli derivasse qualche ombra ed amarezza.

Per noi, ciò che lo fa specialmente amato, presente oggi come ieri e domani, nelle preghiere in vita e nel suffragio in morte, è l'amicizia sua per il Servo di Dio fra Leopoldo, del quale fu costante, profondo, commosso ammiratore.

Di tale affettuosa venerazione ci ha dato saggio con la biografia: Un apostolo di Gesù Crocifisso.

E ci pare di rivederlo ancora nel pomeriggio di quel 26 aprile 1948, quando dal camposanto della nostra città si compì la traslazione delle spoglie mortali di fra Leopoldo nella cappella di N. S. del Sacro Cuore, in San Tommaso.

Pure nel silenzio composto, gli traspariva dagli occhi incontenibilmente la pia allegrezza per il ritorno del Servo di Dio nella sua Cappella: nella sua Casa.

Quella fu certamente per lui una delle feste più interiori della sua vita.

Alla Famiglia Francescana, e particolarmente ai Rev. Padri Provinciali, Curato e Frati di San Tommaso i catechisti e tutta l'Unione presentano l'espressione di profondo cordoglio e di preghiera ardente per l'Anima del loro amico fedele, estinto - più che dal male che gli fu supplizio - dal logorio minante della diuturna fatica.

Fratel Giocondo di Maria S. C.

( P.F. ) Il 3 giugno testé scorso decedeva quasi improvvisamente presso il Collegio S. Giuseppe di Torino il chiarissimo Prof. Fr. Giocondo di Maria dell'Istituto dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

I catechisti e tutta la numerosa famiglia dell'Unione non possono non ricordare con grande affetto e rimpianto la figura dello Scomparso.

Profondo studioso e valente educatore profuse veramente la sua dottrina in corsi di filosofia, di morale, di cultura varia svolti appositamente per i catechisti dove moltissimi di essi trovarono il giusto rapporto tra fede e ragione del " credo ut intellegam " e dell' " intellego ut credam ".

Inoltre sono tutt'ora indimenticabili le sue numerose conferenze anche in occasione di ritiri, esercizi spirituali annuali, tutte singolarissime per profondità di pensiero, originalità di espressione, forza di convinzione, per mezzo delle quali diede un notevole contributo alla formazione dei catechisti.

La sua coscienza filosofica lo penetrava e lo muoveva in tutta la sua vita, tanto che raramente è dato ritrovare una personalità così ricca, integralmente cristiana e antiretorica come era la sua, poiché la sua era filosofia per la vita e la sua vita era per la filosofia.

In lui il pensatore non era mai disgiunto dall'uomo e dal religioso: a lato della ragione gli era sempre presente la rivelazione cattolica che egli sapeva molto opportunamente richiamare attraverso le fonti scritturali e patristiche per confermare e completare quanto con tanto e così raro acume intellettuale veniva illustrando nel suo insegnamento.

Chi lo avvicinava sentiva che la serietà dei suoi studi lo impegnava si può dire sino all'eroismo e ai suoi numerosissimi allievi, attraverso questa non comune saldezza di vita del loro professore, era dato di riportare un'impressione duratura.

Lo sta a dimostrare il fatto che, a malgrado della difficoltà della disciplina insegnata e dell'acerbità dei discenti, pochissimi insegnanti potevano annoverare come lui un così stragrande numero di giovani ex allievi, che avevano trovato nel suo insegnamento una norma proficua per la propria vita personale e sociale.

L'Unione tutta prende quindi vivissima parte al dolore che ha colpito l'Istituto dei Fratelli per così grave perdita e unisce i suoi suffragi di sante messe e di preghiere che continuerà ad applicare per il bene dell'anima Sua mentre a tutti i singoli catechisti la sua memoria sarà sicuramente di particolare sprone a ricercare e a bandire, sia pure in tono minore e più modesto, ma con altrettanta forza di sincerità, quella verità che l'Estinto con tanto impegno ricercava su questa terra e che essi ora confidano gli si dispieghi pienamente in Cielo.