In memoriam  

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Oreste Bertello

Le ore 9 del 16 dicembre 1957 segnarono il trapasso del catechista associato Oreste Bertello dalla tribolazione del tempo alla vita eterna.

Egli non aveva che cinquant'anni e aveva trascorso gli ultimi cinque nella malattia subendo a più riprese sette interventi chirurgici.

Molte novene erano state fatte a Fra Leopoldo e al Fratel Teodoreto per ottenerne la guarigione, ma le vie di Dio non sono le nostre e il miracolo ( tale sarebbe stata la sua guarigione ) non fu ottenuto.

Ma un miracolo ben più importante operò la grazia nell'anima di Oreste, che nel tempo della prova si andò meravigliosamente affinando e raggiunse una elevatezza che raramente è dato di contemplare.

Il ricordo che gli dedichiamo qui non è soltanto quello dell'affetto per l'amico scomparso, ma è ancora, e soprattutto quello dell'ammirazione per una spirituale grandezza ed un esempio di fede suscitato da Gesù Crocifisso a nostro incoraggiamento e a dimostrazione della feconda ricchezza spirituale lasciata dai fondatori dell'Unione Catechisti a coloro che, pur essendo nel mondo, non vogliono essere del mondo, e non intendono rinunciare alla santità.

Egli si è ormai unito ai Fondatori della Unione ed alla schiera degli altri nostri confratelli che ci precedettero nell'eternità con il merito di una virtù esemplare, ai quali guardiamo come a nostri modelli: Giustino Nicoara, Secondo Bosio, Galliano Cotti, Giovanni Baiano, ecc.

Oreste Bertello entrò giovanissimo nell'Unione, quale allievo dei Fratelli delle Scuole Cristiane di S. Pelagia nell'epoca in cui il Fratel Teodoreto gettava il seme dell'opera che Dio gli aveva ispirato, confortandolo con le preghiere ed i messaggi di Fra Leopoldo.

Il nostro Oreste fece la sua prima consacrazione come Aspirante il 15 agosto 1922 e conseguì il diploma di catechista l'8-10-1922 con 30/30.

Cresciuto in quest'oasi di studio e di preghiera risentì per tutta la vita della educazione ricevuta dalla scuola cristiana, assecondata dalla fede vissuta dai suoi ottimi genitori.

Frequentava con assiduità e interesse le adunanze e partecipava con slancio alla vita dell'associazione.

Carattere fervido e deciso si dava tutto intero alle cose che amava.

Divenne perciò ben presto capo gruppo degli aspiranti dell'Unione che il Fratel Teodoreto riuniva ogni domenica nei locali della Scuola S. Pelagia, in Via delle Rosine.

Allegro e vivace sapeva organizzare giochi atti ad intrattenere i più piccoli, i quali erano entusiasti quando il nostro Oreste dietro le quinte di un ben attrezzato teatrino di burattini, impersonava la figura caratteristica di Gianduja.

Molti di loro ancora oggi ricordano gli spunti educativi lanciati al minuscolo uditorio per mezzo della conoscitissima maschera torinese.

La fraterna amicizia dei catechisti lo aiutò a superare l'inevitabile crisi giovanile.

Il suo temperamento forte e impetuoso seppe adagiarsi docile e volitivo nell'alveo della virtù, sotto la guida di un buon direttore di spirito, quale fu il Can. Prudente Allais, che lo confermò nella sua vocazione di catechista associato.

Contratto con spirito cristiano il suo matrimonio, gli fu naturale orientare la sua famiglia alla pratica della virtù, e questo orientamento si dimostrò poi il solo atto a sostenere lui e i suoi nel doloroso calvario sul quale Iddio lo fece salire alla fine della sua vita.

Fattosi maturo di anni e di esperienza si dedicò alla « Messa del Povero » dimostrandovi il suo zelo illuminato, pronto e perseverante, volgendo le sue attenzioni per i più bisognosi e più deboli.

Un vecchio cieco mendicante ci rivelò, con commossa riconoscenza, che non potendosi lui avvicinare per le distribuzioni che venivano fatte, il nostro Oreste veniva sempre a cercarlo affinché ricevesse la sua parte.

Capotecnico

Fedele al programma di vita del catechista che « deve distinguersi nella propria professione per competenza, lealtà e affabilità » ( Reg. Catechisti Associati, Capo III art. 197 ), il nostro Bertello divenne un esperto elettromeccanico con la tenacia dell'autodidatta che sa sacrificarsi per migliorare, giorno per giorno, le sue qualità tecniche professionali.

Fu istruttore all'Istituto Arti e Mestieri quando la scuola diretta dai Fratelli delle Scuole Cristiane aveva ancora una scarsa dotazione di macchine e materiali, per cui la abilità del maestro doveva mostrarsi nel saper utilizzare ogni cosa per il meglio, riuscendo a far funzionare l'officina nonostante i pochi mezzi.

Furono i tempi eroici dell'Istituto a cui i Catechisti diedero l'entusiasmo della loro gioventù, guidati dall'indimenticabile direttore Fratel Aquilino.

In seguito divenuto capo officina di una piccola industria, non solo si impegno a rendere attiva l'azienda con un buon ritmo di produzione, ma fu il vero maestro d'arte per i suoi operai.

Alcuni di essi, davanti alla sua salma espressero la loro riconoscenza, affermando che Egli al consiglio sapeva aggiungere l'aiuto pratico a costo di sacrifici personali.

Nell'ora del pranzo per esempio, il piccolo refettorio aziendale, si trasformava in una classe di disegno per i più giovani ai quali faceva anche opportuni richiami di vita cristiania.

Ecco uno stralcio di lettera di condoglianze: « … ora Lei ha la grande consolazione di saperlo in pace, senza più dolori, vicino al suo Dio, che ha sempre amato tanto.

Che esempio ha sempre dato Suo marito a noi giovani! Tutte le mattine, prima di venire in officina andava a Messa: dalla sua bocca non sono mai uscite male parole ».

Il sacrificio

Nel 1952 si ammalò per lievi disturbi che, subito, parvero di poco conto, ma in seguito riscontrategli un tumore polmonare fu sottoposto ad una prima operazione chirurgica a cui seguirono complicazioni varie.

Altri sei interventi chirurgici finirono per abbatterne la fibra robusta.

Si alternarono alti e bassi per cinque anni, fino alla morte, che fu dolorosissima.

Man mano che i giorni e gli anni passavano e la realtà si rivelava nella sua terribile essenza, egli si confermava sempre più nella sua docilità al volere divino, nella visione soprannaturale della vita, nella intimità con Gesù di cui meditava continuamente Ia Passione, insieme alla vita dei Santi che più amarono Gesù Crocifisso.

Non si abbatte mai, neanche nei momenti più duri, ma tutto trasformava in atti di amore, offrendo le sue sofferenze e tutta la sua vita ed accettando anche la morte per fini apostolici.

Negli ultimi giorni quando qualcuno si permise di affermare in sua presenza che il Signore qualche volta non ascolta le preghiere degli uomini: « Non è vero che non ascolta - disse - non è vero! », e si diede ad enumerare con calore insolito le molte grazie ricevute durante i cinque lunghi anni di malattia.

Le parole che abbiamo raccolto dalle sue labbra il giorno 8 dicembre 1937, una settimana prima della sua dipartita, possono riassumere eloquentemente l'altezza dei suoi pensieri.

Il caro infermo ha sempre avuto durante la malattia espressioni di riconoscenza per l'Unione, per il Presidente, per i catechisti e per tutti quelli che andavano a visitarlo, ma in questo giorno - quasi presagio della sua fine - rinnovò i suoi sentimenti di gratitudine a tutti.

« Per ubbidienza, solo per ubbidienza al Presidente » che l'aveva promossa, perché in ciò voleva fare la volontà di Dio, aderisce all'ultima novena fatta per la sua guarigione.

« Gesù, Maria, Vi amo salvate anime! Ah! sì, amare Gesù che non è conosciuto, che ha patito tanto per noi! per risparmiarci il castigo! ».

« No - soggiunse con calore - no alla sinistra dove non potremo più amare, ma alla destra per amarlo sempre ».

Questo pensiero lo esprime con tono accorato e gli suggerisce sentimenti di riconoscenza al suo Dio e alla Vergine SS.ma.

« La Madonna è tutta compassione, ci ottiene tutto ».

Entrato nella camera il Fratel Cecilio delle S. C; l'infermo lo riceve con tutta l'effusione del suo animo, lo chiama « Signor Direttore, come si usava chiamare - egli dice - Fratel Teodoreto ».

Ricorda quindi i benefici dell'istruzione religiosa ricevuta dai Fratelli, che gli hanno insegnato a pregare.

Offre la vita per l'Unione Catechisti, per le vocazioni e anche per i Fratelli delle S. C; perché si addivenga sempre più ad un'attiva collaborazione tra Catechisti e Fratelli.

Invoca le benedizioni di Gesù sui bambini del Dr. Alfredo Orlandi, attuale medico curante e catechista egli pure, che l'ha assistito con tanto affetto.

Il colloquio si è svolto alla presenza della consorte e, quasi per scusarsi, rivolgendosi a lei, la prega a non offendersi « perché l'amore per Gesù è più grande di quello umano ».

Giacche lui nell'Unione vedeva Gesù stesso.

L'ammalato arde dalla febbre e dalla sete e prende da ciò lo spunto per ricordare l'acqua viva promessa da Gesù, per la quale non si avrà più sete in eterno.

I richiami all'Amore Infinito chiusero la vita terrena di un catechista associato, il cui olocausto si compì con lo sguardo a Gesù Crocifisso nella luce di Maria SS. Immacolata.

Negli ultimi giorni, chiuso nel suo dolore, non ebbe che brevi slanci di amore al Crocifisso.

Rispose con fervore alle preghiere degli agonizzanti, dopo le quali rinnovò la sua Consacrazione di Catechista, sigillo di una intensa vita di fede di umiltà e di zelo per le anime, e si addormentò nel Signore.

I suoi ultimi ricordi

E più commovente ed edificante si fa il suo ricordo se noi scorriamo le lettere di estremo saluto ch'Egli seppe di poter lasciare come testamento spirituale ai suoi cari.

Ecco come scrive alla moglie: « Desidero ardentemente di essere tutti uniti per la beata eternità, cara!

Ti lascio con rimpianto e vivo dolore, supplicando il Signore onnipotente a voler lenire il tuo strazio, e come la « donna forte del Vangelo » chinando il capo alla volontà di Dio, proseguire la tua missione con animo forte.

Egli non mancherà con la sua Divina Provvidenza di aiutarti, ti darà oltreché la forza, il conforto e tante benedizioni e ti preparerà un premio in Cielo ove saremo sempre uniti.

Questo il pensiero mio che ti lascio e resti il tuo: ti sia di conforto nell'angoscia, di forza e di guida.

Il nostro amore dovrà finire nell'infinito Amore di Dio e durare eternamente!

Con le mie preghiere ti sarò sempre vicino e puoi pensare come supplicherò il Signore a concederti forza, salute, rassegnazione alla Sua Volontà SS.. discernimento per ben guidare i nostri figli fin quando Iddio vorrà ».

Altra lettera non meno affettuosa lasciò alla figlia Giuseppina: « In questi anni trascorsi nella sofferenza fisica e morale ho cercato di amare il Signore il meglio possibile, perché ho compreso che la croce che mi aveva posto sulle spalle e che pesava pure su tutti voi, era una gemma preziosa che non bisognava rifiutare.

Iddio nella sua infinita misericordia ha voluto così: felice me ora, se accettando la croce e il suo peso, per mezzo suo sono tra i felici abitatori del Cielo ».

Non possiamo leggere l'ultimo scritto al figlio Giovanni senza commozione: « Caro figlio mio, la separazione è avvenuta: il tuo papa non è più con voi …

Ardentemente, senza aver presunto nulla dei miei meriti, ma solo nel Sangue Redentore di Gesù, spero ora, per la Sua Infinita Misericordia, di essere tra i salvi.

Il lasciarvi fu un dolore atroce per me, ma sempre e prima di tutto, costi quel costi, bisogna fare la Volontà SS. del Signore.

Egli conosce veramente qual'è il nostro vero bene, e a costo di recarci dolore quaggiù, lavora per la nostra vera ed eterna felicità.

Sia adunque benedetto! Sarà mia cura pregare onde il Signore vi aiuti nel primo smarrimento, vi dia la forza di reagire ».

« Se ti sentirai portato ad accostarti alla Unione ( questo fu sempre un mio grande desiderio a cui non devi badare, perché sei libero ) lasciati dire che è un luogo ove ci si fa santi facendo tanto bene ai giovani, sia con l'insegnamento tecnico che con quello spirituale.

Rifletti e se verrà l'invito della grazia, non lasciarlo passare senza accoglierlo: Dio chiama una volta sola.

Se per ipotesi frequenterai l'Unione, sarai in grado di vivere con la Mamma, assistervi a vicenda, come vedi tutti i Catechisti sia Congregati o no, essi vivono in famiglia ».

Queste sue ultime testimonianze di affetto per l'Unione, unitamente alla sua santa morte, mentre ci mostrano in lui un modello, ci aprono l'animo alla fiducia di avere in Cielo un nuovo protettore che ci otterrà dal Padrone della messe molti giovani catechisti bramosi di santificarsi per santificare.