La causa di beatificazione del Fratel Teodoreto

B162-A5

La tomba del Fr. Teodoreto alla Casa di Carità Arti e Mestieri

Il compianto Mons. Pio Battist, Cancelliere arcivescovile e secondo Cappellano, per tanti anni, del Collegio San Giuseppe di Torino, così buon amico dei Fratelli, vedendo un giorno il Fratel Teodoreto passare davanti a lui nell'atrio del Collegio, disse con profonda convinzione: « Se Dio mi presta vita, spero proprio potermi occupare della sua Causa di Beatificazione, e Canonizzazione; come di fatti avvenne.

E io ricordo che, fin da quando ero giovanissimo Fratello, mezzo secolo addietro, e il Fr. Teodoreto non aveva ancora fondato l'Unione, già da noi si diceva: « Se non prendessimo note in vista della Causa di Fr. Teodoreto, saremmo proprio degli incoscienti. Se non è santo quello! … ».

Note scritte forse non se ne presero, finch'egli visse; ma vennero subito dopo la sua morte, copiose ed edificanti quanto mai.

Il che sta a dire che il Processo per la Causa di Fr. Teodoreto era in gestazione da molto tempo e che il suo svolgersi attuale è logica conseguenza di quanto precede.

Qui vogliamo dare notizie precise, su questa Causa, che sta tanto a cuore a tutti gli amici dei Fratelli e dell'Unione.

Anzitutto qualche generalità, per inquadrare bene l'attuale fase della procedura canonica.

I « cinque tempi »

Una Causa di B. e C. si muove principalmente in cinque tempi:

1° - Processo Informativo Ordinario, in diocesi, che sfocia, se tutto va bene, alla « Introduzione della Causa » in Corte di Roma.

2° - Processo Apostolico, di nuovo in diocesi, ma sotto l'egida della Sacra Congregazione dei Riti.

3° - Studio sulla Eroicità delle virtù, a Roma, attraverso tre Congregazioni: Ante-preparatoria, Preparatoria, Generale.

4° - Esame dei due miracoli presentati in vista della Beatificazione; il quale esame - fatto attraverso i voti dei periti, la consulta medica, la Congregazione ante-preparatoria, preparatoria e generale - si conclude con il Decreto sui Miracoli e sfocia, dopo la Congregazione del Tuto, alla Beatificazione.

5° - Riassunzione della Causa, quando siano pronti due nuovi miracoli, per giungere - attraverso l'esame di essi come al numero 4° e, in più, di tre Concistori ( pubblico, segreto, semipubblico ) - all'esito definitivo della Canonizzazione.

Questo l'iter normale, queste le grandi linee, tralasciando, per non far confusione, altri Processi secondari, quali sono quelli relativi agli Scritti, alla Fama di Santità, al Non Culto, alla Validità giuridica dei singoli Processi …1

Volendo dare un'idea approssimativa della durata d'un Processo non eccezionale, si potrebbe asserire che una cinquantina d'anni, in media, intercorrono tra la data d'inizio in diocesi e la solenne Cappella Papale per la Canonizzazione in San Pietro.

Anche più a lungo durò il Processo del nostro Santo Fondatore, iniziato l'8 maggio 1840 e terminato il 24 maggio 1900.

Vi sono però Cause che, per fortunate circostanze, procedono assai più spedite; così come ve n'ha di quelle che durano anche più d'un secolo, o che si arenano definitivamente.

Il primo tempo

La Causa del Fr. Teodoreto si trova dunque al suo primo tempo, quello del Processo Informativo Ordinario, così denominato perché è l'Ordinario della diocesi che lo istruisce, e perché deve solo raccogliere informazioni sul Servo di Dio, non pronunciare giudizi sulla di lui santità, il che è riservato alla Santa Sede.

Per l'inizio di tale Processo nella diocesi ove morì il Servo di Dio, non occorre affrettarsi troppo, per non dare l'impressione d'un entusiasmo esagerato e forse poco cosciente; e neppure deve tardarsi eccessivamente, se no vengono a morire i testimoni o se ne affievolisce la memoria.

Se si tarda più di 30 anni, occorre anzi speciale dispensa da Roma, per il legittimo sospetto che una così lunga dilazione abbia forse avuto per motivo l'attendere che scomparissero dalla scena del mondo taluni testimoni … incomodi.

Si vuol dire che iniziare il Processo una decina d'anni dopo la morte del Servo Dio è la buona norma.

Per Fr. Teodoreto si partì un poco prima, e cioè dopo un solo settennio; questo avvenne, può dirsi, più per le premure che non per la semplice quiescenza dell'Autorità ecclesiastica, in vista dell'unanimità assoluta dei consensi intorno alla Fama di Santità del Fratello.

Fu ancora Mons. Pio Battist a dichiarare un giorno: « Nell'archidiocesi taurinense, si svolgono due Cause intorno a cui non c'è una sola voce discordante: quella del Can. Paleari e quella del Fr. Teodoreto ».

La seduta d'apertura del Processo Informativo Ordinario venne tenuta il giorno 11 gennaio 1961.

Sino a metà febbraio di quest'anno 1964, si tennero trentuna sedute, e vennero escussi 14 testimoni, precisamente: Fr. Gregorio Pejo, Fr. Anastasio Spalla, Fr. Angolino Villata, Fr. Ernesto Moretti, Dott. Carlo Tessitore, Rag. Giovanni Cesone, Rag. Umberto Ughetto, Don Natale Fisanotti, Suor Maria Eletta del Crocifisso, Avv. Amedeo Peyron ( già Sindaco di Torino ), Sig.ra Anita Garberoglio ( nipote ), Prof. Gaetano Sales, Fr. Gioachino Gallo, prof. Pietro Fonti.

Ne restano ancora da interrogare una ventina, e sono fin troppi, a dir la verità.

Arresti … ritardi … remore

A rallentare l'andamento delle cose, contribuirono non poco alcune dolorose circostanze: anzitutto la morte del Cancelliere Can. Mons. Pio Battist, il vero perno del Tribunale, avvenuta il 28 agosto 1963; in seguito, la malattia, che purtroppo si protrae, di altri due valorosissimi Giudici, e cioè del P. Ceslao Pera, O.P., e di Mons. Silvio Solero; e, infine, un grave incidente automobilistico di cui fu vittima il Rev. Can. Luciano Frignani ( settembre 1963 ), chiamato a succedere a Mons. Battist.

Ringraziando Iddio, il Can. Frignani - affezionato ex alunno del nostro Istituto Pacchioni di Giaveno - ha ora potuto riprendere il lavoro, fiancheggiato dai sempre validi e solerti Mons. Pietro Caramello, Can. Bernardino Giai-Via e Can. Giovanni Lardone, ai quali torneranno ad aggiungersi, speriamo presto, anche i due venerati infermi, per il cui ritorno a sanità facciamo fervidi voti e preghiere allo stesso Servo di Dio.

Oltre a queste ragioni contingenti, funge ancora da remora costante il fatto che lo stesso Tribunale deve condurre avanti altre Cause: esattamente quelle del Can. Francesco Paleari, iniziata nell'ottobre 1958, del Can. Giovanni Maria Boccardo ( luglio 1960 ), del quasi omonimo Can. Luigi Boccardo ( ottobre 1960 ).

Il Tribunale alterna le sedute di queste varie Cause, per dare un po' di soddisfazione ai rispettivi clienti, e quadruplica quindi la durata per ognuna di esse.

A quando la seduta di chiusura?

È lecito fare previsioni sulla data di chiusura del Processo Ordinario Informativo di Fr. Teodoreto?

Lecito, senza dubbio; ma non molto sicure, come insegna la storia recente, testé richiamata.

Nella stessa archidiocesi di San Massimo - che detiene il primato mondiale in fatto di Cause, avendone discusso ben 28 nei soli ultimi 30 anni, dopo quelle gloriosamente concluse del Cottolengo, di Don Bosco e di Giuseppe Cafasso - la durata d'un Processo Ordinario oscillò fra il minimo d'un anno e quattro mesi ( come avvenne per il Ven. Federico Albert, Vicario Parrocchiale e foraneo di Lanzo Torinese ) e il massimo di 14 anni, come s'avverò per il Can. Giuseppe Allamano, Fondatore dell'Istituto Missionari della Consolata di Torino, passando per la durata intermedia di nove anni ( fu il caso di Don Filippo Rinaldi, Rettore Maggiore dei Salesiani, e di Suor Maria Giuseppina di Gesù dell'Istituto Adorazione Perpetua del Sacro Cuore ).

La durata media degli altri Processi ordinari s'aggirò intorno ai tre anni ( così, fra gli altri, quello della Principessa Clotilde di Savoia ).

Il meglio è dunque non fare previsioni e affidarci alla buona Provvidenza, come usava fare per qualsiasi anche più desiderato evento il Fr. Teodoreto.

Il peggio viene poi!

I rischi delle interminabili attese verranno dopo, quando il Processo passerà dalla Curia di Torino alla Sacra Congregazione dei Riti di Roma, ove si troverà in concorrenza col migliaio e più di Cause che vi sono iscritte e che settimanalmente continuano ad iscriversi.

C'è poi sempre da fare i conti con la … fornitura dei miracoli necessari, che deve venire esclusivamente di Lassù: due per la Beatificazione e, dopo di essa, altri due nuovi per la Canonizzazione.

Ora è risaputo che i miracoli non si forniscono su ordinazione!

Anche i più obbedienti fra i santi, come fu di sicuro il Fr. Teodoreto, una volta di Là, non hanno più vincoli giuridici di sudditanza verso i loro Superiori di qua.

E se questi si facessero illusione sui propri diritti e poteri inesistenti, potrebbe capitare loro quello che accadde …

Raccontiamo per benino, anche a modo di sollievo, in mezzo a questo discorso tutto giuridico.

Accadde dunque, al tempo dei tempi - più esattamente intorno al 1448-1449 - il seguente curioso casetto.

C'era allora Fra Tommaso da Firenze, dei Frati Minori di San Francesco, morto da poco a Rieti ( 1447 ), che i miracoli li produceva in serie; e figurarsi se n'erano contenti i suoi devoti!

Contenti non meno erano anche i suoi Confratelli, a eccezione d'uno solo, ed esattamente del Ministro Generale, S. Giovanni da Capestrano.

La cosa pare strana e quasi incredibile, finché non si sappia che Fra Giovanni era assai devoto del suo amicissimo Fra Bernardino da Siena, morto nel 1444 in gran concetto di santità, tanto che pensava sempre più a farlo canonizzare, e della di lui Causa si occupò quasi esclusivamente durante un sessennio!

Ma tutti quei miracoli sfornati da Fra Tommaso, lasciavano in ombra il grande predicatore senese.

Ed ecco allora S. Giovanni da Capestrano far ricorso alla sua autorità di Generale ( certe iniziative ardite osano prenderle solo i Santi più autentici! ), recarsi all'urna di Fra Tommaso e tenergli un discorsetto di questo genere: « Caro Fra Tommaso, tu sei sempre stato tanto obbediente in vita, che voglio sperare continuerai a obbedire anche dopo morte.

Ebbene, vedi, tutti quei miracoli che fai, in fondo nuociono, sia pure indirettamente, al buon esito della Causa del nostro valorosissimo Fra Bernardino.

Non potresti smettere, almeno per un po' di tempo? … ».

Non si fermò ad aspettare la risposta, ma se ne andò persuaso che tutto si concluderebbe secondo i suoi desideri.

E difatti Fra Tommaso smise di far miracoli … Fra Bernardino operò i pochi necessari alla bisogna e giunse all'onore degli altari e dell'aureola il 24 maggio 1450, ad opera del grande Papa umanista Nicolo V.

Ma Fra Tommaso, perduto l'allenamento, non ricominciò a … miracoleggiare neppure quando non avrebbe più fatto ombra a nessuno.

E così da cinque secoli si stanno aspettando invano quei pochi miracoli che basterebbero per portarlo alla gloria del Bernini!

Questa bella storia io la sentii raccontare una ventina d'anni fa, forse con tono un po' meno scanzonato, dal Superiore del Convento di Fonte Colombo, uno dei luoghi francescani più ispirati, ove il corpo di Fra Tommaso giace in una bell'urna sotto l'altar maggiore.

E, dico francamente, mi parve più leggenda pia e poetica che non storia autentica.

Se non che, prima di raccontarla per scritto in questo Numero Unico, volli sincerarmi della cosa; e, non solo mi venne confermata a voce dal Padre Postulatore Generale dei Frati Minori, ma potei vedere rammentato l'episodio - sia pure con un « si dice » precauzionale - in un documentatissimo libro del tedesco Padre Giovanni Hofer.2

È certo peraltro che, se i miracoli non si fanno su ordinazione, bisogna egualmente tentare di provocarli con le frequenti invocazioni del Servo di Dio.

Senza essere profeta, credo poter prevedere che, una volta introdotta la Causa in Corte di Roma e fatto, nuovamente a Torino, il Processo Apostolico, l'esame sulla Eroicità delle Virtù di Fr. Teodoreto presso la S. Congregazione dei Riti, non dovrebbe presentare particolari difficoltà.

Mentre invece per i due miracoli che occorrerà allora aver pronti, ecco quanto posso affermare: occorrono migliaia di grazie e favori, perché su così gran numero se ne trovino due che diano garanzie sufficienti per reggere all'esame canonico attraverso cui possano venire ritenuti davvero interventi miracolosi del Servo di Dio.

Basti pensare che sono circa 125 i fascicoli di « favori e grazie » attribuiti al Fr. Mutien-Marie di Malonne, e 110 i fascicoli del genere relativi al Fr. Miguel con un totale di quasi diecimila grazie: eppure, fra tanta messe, appena appena - e non sicuramente! - si sono potuti individuare due casi per ognuno, da presentare al vaglio della Sacra Congregazione.

Ciò che fece galoppare la Causa di S. Teresa del Bambino Gesù, oltre la devozione e la riconoscenza di Papa Pio XI nei suoi riguardi, fu proprio quella « pioggia di rose » da Lei promessa prima di morire, e che venne poi provocata dai suoi innumerevoli devoti dei due mondi.

Un'esortazione a mo' di conclusione

Il che porta a concludere con un fervido invito ai Fratelli e ai membri dell'Unione di moltiplicare i mezzi atti ad eccitare la fiducia nella intercessione del Servo di Dio Fr. Teodoreto: diffusione larga e capillare e continua delle sue biografie grandi e piccole, in Italia e fuori; arcidiffusione di immaginette - ricordo, con o senza la reliquietta ex-vestibus; pellegrinaggi alla tomba, negli anniversari più significativi della sua vita; novene di preghiere per ottenere guarigioni di casi difficili e perfino disperati; articoli su riviste e giornali; richiami frequenti in tutti i nostri bollettini; larga propaganda per ogni grazia ricevuta …

Ha già pensato ogni Comunità Lasalliana - soprattutto quelle di Torino e dintorni - a organizzare visite-pellegrinaggio alla Casa di Carità ove sono venerate le spoglie del Servo di Dio e ove giganteggia, in una delle più coraggiose realizzazioni, l'ideale da Lui tanto inculcato delle Scuole di Arti e Mestieri per formare le maestranze cristiane di domani?

Assai più che nelle mani del Postulatore Generale e dei Vice Postulatori locali ( anche se questi ultimi si chiamino Fr. Cecilio e Fr. Gustavo Luigi, il primo, titolare e il secondo, effettivo dal dicembre 1961 ) una Causa di Beatificazione e Canonizzazione è nelle mani dei figli spirituali e dei devoti, ai quali tocca promuovere quella « vox populi » che una volta bastava a proclamare i Santi, e che io considero oggi come base indispensabile per poggiarvi saldamente la procedura canonica qui dinanzi ricordata per sommi capi.

Fr. Leone di Maria, Postulatore Generale


1 Chi voglia notizie più precise, consulti il mio opuscolo: Come si fanno i Santi, 2° ediz., « Sussidi », 1953. Ne esiste anche una traduzione in lingua francese, Namur, 1955, e una in lingua castigliana, Madrid, 1955

2 Giovanni Hofer, Giovanni da Capestrano, L'Aquila 1955, voi. di 756 pagine. Vedi a pag. 306-307.