L'Ideale del catechismo dal "Fratello" ai suoi allievi

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La trasmissione dell'ideale catechistico è impresa del tutto originale che più di un'immagine sembra illustrare, come: la fiaccola della staffetta olimpica trasmigrante nello spazio, di mano in mano recata in trionfo ad illuminare la Sagra delle gesta giovanili; l'eredità di un patrimonio dal padre faticosamente realizzato; il lascito per una fondazione a fine filantropico; il messaggio dottrinale affidato dal caposcuola ai suoi allievi per gli ulteriori sviluppi dottrinali e le applicazioni; il testamento spirituale di un maestro insigne, ecc.

Ma né queste immagini, né altre consimili, ne rendono appieno il significato; per spiegare il quale, e per esprimerlo fedelmente, bisogna rifarsi alla natura del catechismo e del catechista, e, perciò, al loro primo momento istituzionale.

1 - Catechismo e Catechista ideali

Si dice spesso che il catechismo è un certo insegnamento, una particolare istruzione, una formazione religiosa cattolica, ed è vero; ma non è tutto e perciò non è esatto.

Insegnare è mettere in segni rappresentativi, accessibili e comprensibili; istruire è « costruire dentro » delle nozioni, delle idee; formazione religiosa è « progressivo sviluppo del cristiano ».

Ora, catechismo è tutto questo e qualche cosa di più.

Rifacciamoci alle origini storiche neotestamentarie.

Primo catechista è Gesù, il quale dice: « Io sono via, verità e vita » ( Gv 14,6 ).

« Sono venuto perché avessero la vita, e l'avessero in abbondanza » ( Gv 10,10 ).

« Chi crede in me ha la vita eterna » ( Gv 6,47 ).

« Le mie parole sono spirito e vita » ( Gv 6,64 ).

« Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole mai » ( Mc 13,31 ).

« Padre … la vita eterna è questa: che conoscano te solo e vero Dio e Gesù Cristo mandato da te » ( Gv 17,3 ).

« Lo Spirito del Signore è su di me, per questo Egli mi ha unto, per annunciare la buona novella ai poveri » ( alias: per Catechizzare ).

« Chi vive e crede in me, non morrà » ( Gv 11,26 ).

Il primo Catechista, il Verbo eterno è vita ed è verità che vivifica; per questo catechizza, per manifestarsi e, mediante la sua Parola - accolta, creduta e resa operante - generare il cristiano vivente della sua stessa vita. Cristiano: altro Cristo!

I suoi uditori lo sanno e gliene danno atto.

« A chi andremo noi, o Signore? Tu solo hai parole di vita eterna » ( Gv 6,69 ).

Cristificati dalla parola del Maestro, diverranno essi stessi catechisti per espresso suo mandato.

« Mi è stato dato ogni potere in Cielo e in terra; andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli … » ( Mt 28,19 ).

Di solito questo mandato lo si esprime come segue: « … Andando, dunque, istruite tutte le genti … »; oppure « … Andate, dunque, e insegnate … »; espressioni, queste, che traducono solo con approssimazione il senso del testo originale.

Il greco usava per « istruire » e « insegnare », il verbo didaschein; ma qui il Vangelo usa mateutein che significa più che insegnare e istruire; significa « far proseliti », « generare dei simili », « costituire dei discepoli ».

Pertanto catechizzare ha, tanto nella interpretazione esemplare del Maestro divino quanto nell'accezione del suo mandato, un senso che va oltre i semplici insegnare, istruire, formare e perfino educare, che di tutti è certamente il più, comprensivo; o, se si vuole, include tutto questo - insegnare, istruire, formare, educare - ma con lo scopo specialissimo, ed unico, di comunicare all'alunno la vita di Cristo attraverso una vera generazione spirituale che si chiama, ed è, la fede nella Parola di Lui.

Catechizzare esprime, insomma, un'operazione singolare soprannaturale che nessun termine della pedagogia e della didattica saprebbe indicarci, e che non può compiersi che per il mandato e con il soccorso di Dio.

Cosi è intesa, nella teoria e nella pratica, dal Vangelo, dagli Apostoli e dalla Chiesa.

Gesù ai suoi docili ascoltatori:

« Io sono la vite e voi i tralci; chi rimane in me, e colui nel quale io rimango, porta gran frutto » ( Gv 15,5 ),

« Io ho eletto voi, e vi ho destinati perché andiate e portiate frutto, e il vostro frutto sia duraturo » ( Gv 15,16 ).

I discepoli confermano: « Cristo verrà magnificato nel mio corpo per la morte e per la vita » ( Fil 1,20 ).

« Siamo stati trasferiti dalla morte alla vita » ( 1 Gv 3,14 ),

« poiché Dio ci ha comunicato la vita eterna » ( 1 Gv 5,11 ).

« Ora poi, non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in me » ( Gal 1,20 ).

« Sia che vegliamo, sia che. dormiamo sempre con Cristo viviamo » ( 1 Tm 5,10 ).

« In Cristo viviamo, ci moviamo e siamo » ( At 17,28 ).

Analoga l'azione degli Apostoli catechisti sui nuovi fedeli.

Pietro agli « eletti » della Galassia, Cappadocia, Bitinta, Asia: « Viviamo dunque tutti secondo Dio in ispirito … » ( 1 Pt 4,6 ).

… Paolo: « Non mi ha inviato Cristo a battezzare, ma a catechizzare » ( 1 Cor 1,17 ),

« affinché coloro che vivono non vivano per se ma per Cristo che per loro è morto ed è risuscitato » ( 2 Cor 5,15 ).

« Figliuoli miei, che io ho generato, affinché si formi Cristo in voi … » ( Gal 4,19 ).

… A Timoteo: « Combatti nel buon certame della fede, rapisci la vita eterna » ( 1 Tm 6,12 ).

… A Tito: « Diletto figlio secondo la comune fede ( Tt 1,7 ) … insegna conformemente alla sana dottrina ( Tt 2,1 ) … affinché, giustificati per la grazia di Gesù Cristo, siamo, secondo la speranza, eredi della vita eterna » ( Tt 3,7 ).

… A Filemone, Appia, Archippo e alla « Chiesa »: « Grazie a voi … sentendo quale sia la carità e la fede che avete nel Signore Gesù … Vi scongiuro per il mio figliuolo Onesimo che ho generato tra le catene … » ( Fil 3ss ).

Sarebbe bello continuare - e non si finirebbe più - nelle citazioni degli Apostoli, Discepoli, Padri e Dottori della Chiesa, che prospettano ed esaltano l'ideale catechistico che è fede e vita: fede per la vita eterna.

Un ideale da difendere e spiegare, e da trasmettere - integro e levitante - a quanti attendono la Parola di Dio.

La trasmissione di questo ideale è l'eredità che il catechista lascia ai suoi alunni, per la quale rifulge in lui la dignità e la fierezza della paternità spirituale.

Ed è chiaro che l'ideale trasmesso non ha carattere statico né è ad esclusivo vantaggio personale di chi lo riceve; è, per contro, dinamico e diffusivo, destinato a passare dal destinatario al suo ambiente, da una generazione all'altra, dall'una alle altre parti del mondo, a « tutte le genti », e fino alla consumazione dei secoli.

Il « mandato » è perenne ed universale come le parole di Gesù: da Gesù agli Apostoli, ai … credenti di ogni tempo e luogo.

« Come il Padre mandò me, così anch'io mando voi » ( Gv 20,21 ).

« Siate miei imitatori come io ( Paolo ) lo sono di Cristo » ( 1 Cor 4,16 ).

« La verità è in noi, e con noi sarà in eterno » ( 2 Gv 2 ).

In altre parole, il catechismo è verità che passa da un'anima catechista ad un'altra che sarà, a sua volta, catechista: il catechismo, o non lo si accoglie, e allora si resta profani, « gentili e pubblicani » ( Mt 18,17 ); o lo si accoglie, e, perciò si diventa apostoli e predicatori delta verità.

Perché la verità catechistica è come la luce, che non può, ad un tempo, essere e non apparire, giusta il monito di Gesù: « Non si accende la lucerna per metterla sotto il moggio, ma la si pone sul candelabro perché faccia luce a tutti quelli di casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini … » ( Mt 5,15-16 ).

L'ideale di ogni catechista è questo: fare altri catechisti simili a se stesso; un ideale che la Chiesa ha canonizzato da tempo nelle deliberazioni conciliari e sinodali.

Negli « Atti » del Concilio di Magonza ( 847 ) si legge: « Si formino i giovani così che, essendo bene istruiti nella fede presso la scuola, siano poi in grado di insegnarla anche agli altri ».

Istruiti per istruire; credenti per indurre a credere; viventi in Cristo per generare anime a Cristo.

La trasmissione di un tanto ideale è efficacemente adombrata dalle prime cerimonie liturgiche del Sabato Santo: dal fuoco perenne al lumen Christi, alle candele accese recate in processione da ogni fedele.

Come fiamma da fiamma, la luce della verità e il palpito della vita.

2 - L'ideale del Fratello

Il Fratello delle Scuole Cristiane ha nel catechismo la ragion d'essere della sua professione: è religioso-insegnante ed opera nella scuola, ma è ed opera con la qualifica e le funzioni del catechista.

Gli scritti del Santo Fondatore non lasciano dubbi in proposito: « Voi ( Fratelli ) siete stabiliti da Dio per succedere ai santi Apostoli nell'esposizione della dottrina di Gesù Cristo, e per il consolidamento della sua santa legge nello spirito e nel cuore di quelli che voi catechizzate; ed è questa la vostra principale funzione » ( Med 145,3 ).

Questa la missione del Fratello e questa la sua mansione.

Egli non ha che da ripetere in sé i caratteri religiosi del Fondatore, incorporandone la dottrina, per realizzare l'ideale da trasmettere ai suoi alunni; un ideale - come s'è detto - che non è un'astrazione o una mera elaborazione concettuale, bensì forma e sostanza di vita cristiana reale ed apparente: vita cristiana, e cioè, vita di Cristo, offerta in salvezza alla gioventù.

La catena della salvezza, che va dalla terra al Ciclo, ha ad un estremo le anime da salvare, e all'altro Cristo Salvatore; in questa catena si inserisce, anello esemplare conduttore e catalizzatore di vita, il Fratello - catechista.

In una delle sue Meditazioni - la 199 - il De La Salle, proponendola all'ammirazione, indica il posto che in essa la Provvidenza ha assegnato al Fratello: « Gesù Cristo disse ai suoi Apostoli: È d'uopo che annunci il Vangelo del Regno di Dio dacché è per questo che sono stato mandato.

Dite anche voi che è proprio per questo che Gesù Cristo vi ha mandati e che la Chiesa di cui siete i ministri vi impegna …

Ringraziate Dio della grazia che vi ha fatto di partecipare per processione al ministero dei santi Apostoli, dei Vescovi e dei Pastori della Chiesa, e usate del vostro posto rendendovi degni ministri del Nuovo Testamento ».

E aggiunge che il Fratello deve considerarsi come il fiduciario e il luogotenente di Cristo: « Fate in modo di poter dire a quanti vi sono affidati, ciò che Gesù Cristo diceva alle pecorelle di cui era il Pastore, e che dovevano essere salvate da Lui: « Sono venuto perché avessero la vita, e l'avessero in abbondanza » ( Med. 201 ).

L'ideale del Fratello, essere ministro della Chiesa, come i Pastori, i Vescovi, gli Apostoli; come Gesù, designato e mandato da Dio a trasmettere, con la fede, la Vita.

È un ideale - per sé e per i suoi alunni - che trascende le sue deboli forze: lo ha in dono da Dio, ma è da lui liberamente accolto, intensamente vissuto e generosamente trasmesso: accolto per mezzo della fede, anzi, dello spirito di fede che lo mette a contatto stretto e continuo con Dio da cui tutto proviene - vita, missione, efficacia catechistica, rimunerazione … - e che gli tiene aperto verso l'Altissimo il cuore, l'anima e l'occhio, per « vedere secondo le vedute di Dio, attribuendo tutto a Lui »; vissuto in un impegno di virtù, di ascesi e di perfezione, le cui tappe gli sono precisate dal suo Fondatore specialmente nella Raccolta, nelle Meditazioni e nelle Regole del Formatore; e trasmesso con zelo intraprendente e amore senza limiti.

« Procurate di dare col vostro zelo le prove sensibili che voi amate quanti Dio vi ha confidati come Gesù Cristo ha amato la sua Chiesa.

Fateli effettivamente entrare nelle strutture di questo edificio, in modo da figurarvi degnamente come Gesù Cristo desidera » ( Med. 201 ).

L'ideale del Fratello si sostanzia, così, di fede, d'amore e di zelo, ne stimola e illumina la fatica, ed è destinato a passare, con uguale forza di stimolazione e di luce, in eredità alle anime degli alunni.

« Ciò che deve impegnarvi ad avere un grande zelo nel vostro stato, è che voi vi siete come ministri di Dio, di Gesù Cristo della Chiesa, in modo che, come insegna San Paolo, possiate dire a quanti istruite: « Voi siete la lettera di Gesù Cristo, scritta col nostro ministero, non con l'inchiostro ma con lo spirito del Dio vivente » ( Med. 201 ).

Scrivere a caratteri indelebili la « lettera di Gesù Cristo » nei propri alunni, aggiungendo luce e rilievo ai tratti divini delle anime, o ravvivarli e riprodurli semmai la colpa li avesse offuscati e cancellati, perché si consegua la salvezza di queste e di altre anime a gloria di Dio, generare in certo modo la vita soprannaturale, è il compito del Fratello - catechista, al quale viene, perciò, partecipata una autentica paternità spirituale: « Dio, collocandovi nel vostro impiego … vi ha destinati ad essere i padri spirituali dei ragazzi che istruite, poiché siete chiamati da Dio a generare dei figliuoli a Gesù Cristo, per produrre anzi, e generare Gesù Cristo nei loro cuori » (Med. 157 ).

La generazione del Fratello - catechista non si estingue con la sua morte: continua, prospera e si dilata, per quella « Parola eterna » che egli insegna e scrive nelle anime mediante il catechismo.

« Questa paternità spirituale è una partecipazione misteriora a quella stessa di Dio … e manifesta tutta la fecondità soprannaturale … della verginità che il Fratello ha votato al Signore nella vita religiosa » ( Circulaire 371 ).

A chi gli rimproverava di non essersi costruito una famiglia propria a cui lasciare in eredità i capolavori della sua arte, Michelangelo replicava: « Io ho moglie troppa che è quest'arte che mi ha fatto tanto faticare; e miei figli saranno queste opere che lascerò; queste sono figli che restano, non dilapidano, e onorano! ».

Tanto maggior vanto può menare il Fratello, per aver speso la vita in quella che il Crisostomo esalta come la più sublime delle arti.

3 - L'ideale trasmesso

L'ideale, anche per il catechizzato, si chiama orrore per il peccato, amore per la virtù, preghiera, purezza, pratica dei sacramenti … santità: « Assolverete al vostro ministero nei riguardi dei ragazzi, ed edificherete per loro mezzo il Corpo di Gesù Cristo rendendoli santi e perfetti, se riuscirete ad ispirare loro gli stessi sentimenti che S. Paolo infondeva negli Efesini ( Med. 198 ) quando scriveva loro: "Vi scongiuro … che camminiate in maniera convenevole alla vocazione a cui siete stati chiamati … pensando che a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo … il quale altri istituì apostoli, altri profeti, altri evangelisti, altri pastori e dottori …

Prendete il cimiero della salute e la spada dello spirito che è la parola di Dio" ( Ef., passim ) ».

È chiaro che per l'alunno del Fratello, le grandi realtà da far proprie, e da predicare, sono: Dio, Cristo, Chiesa, vita cristiana e apostolato; per lui, come per il suo maestro, il catechismo è un esercizio di fede per la conquista, e la diffusione della vita eterna.

La vita del catechista e la sua spiritualità, passano, tramite la carità del contatto e della compenetrazione, nell'anima del ragazzo e la improntano di attitudini soprannaturali destinate a bonificare e a santificare l'ambiente nel quale egli è chiamato a vivere.

L'azione catechistica ha per protagonisti, e primi interessati, il Fratello e l'alunno; ma il riverbero e le prospettive vanno oltre le vedute e gli interessi loro personali; essa consiste nella formazione del cristiano a un sentire, a un pensare, a un agire conforme al Vangelo, stimola ed alimenta un « modo divino di essere » totale, manifesto e duraturo, con ricchezza di vita interiore, certo, ma anche di forma esterna che, apparendo, converta dal mate, confermi nel bene, ed edifichi quanti hanno la ventura di osservarla.

Di conseguenza, la catechesi lasalliana non si accontenta di uditori, anche se attenti e diligenti, ma vuole degli intraprendenti, attivi, protagonisti dell'apprendimento nella scuola, e ferventi propagandisti in famiglia e nel loro ambiente sociale.

Attua, perciò, ogni miglior forma di attivismo didattico nella preparazione e nello svolgimento della, lezione - da quello manuale a quello intellettuale e soprannaturale; quello individuale non meno che quello sociale -; dilata lo spirito e la lettera della dottrina religiosa oltre il tempo riservato alla spiegazione del catechismo, in modo che tutti gli insegnamenti e le attività della scuola, ne siano illuminati e imbevuti; incoraggia gli alunni a farsi membri attivi di circoli liturgici, di associazioni di Azione Cattolica, di Gruppi Missionari e del Vangelo, di Conferenze di S. Vincenzo de' Paoli o simili; auspica che essi diano il nome e l'opera all'organizzazione dei Catechisti Parrocchiali che affiancano il Clero nell'insegnamento della dottrina domenicale ai fanciulli; e addita a tutti l'Unione Catechisti fondata in Torino dal Servo di Dio Fratello Teodoreto e nota in tutte le scuole dei Fratelli.

L'Unione Catechisti del SS. Crocifisso esprime in concreto, e nella forma più eccelsa e completa, l'ideale catechistico del Fratello e dei suoi alunni.

Sorta per ispirazione divina ad opera di un santo Fratello, tutta permeata di spiritualità lasalliana, essa offre una gamma ricca e varia di attività apostoliche alle quali gli alunni possono dedicarsi a seconda dell'età, delle attitudini, e del grado di perfezione a cui si sentono chiamati.

Ascritti, zelatori, catechisti associati, catechisti anziani, catechisti congregati, sono i gradini della perfezione catechistica sui quali c'è posto per tutti gli alunni dei Fratelli: un posto d'impegno, quale che sia, di merito e d'onore.

Dare la vita per un Ideale naturale umano, può essere null'altro che una fatica rispettabile; darla invece per un ideale soprannaturale ed eterno, come quello catechistico, è conforto supremo e pegno sicuro di gloria.

* * *

Il 10 febbraio 1924 si spegneva all'Istituto Gonzaga di Milano rispettare Fratel Avito Verri, che era stato, per anni, catechista nei Corsi Superiori.

All'approssimarsi dell'ora estrema, parve perdere i contatti con quanti lo attorniavano, e, come pervaso da luce e vigore improvvisi, prese a catechizzare i "suoi giovani" quasi li avesse davanti, interrogandoli, chiamandoli per nome, spiegando, precisando le verità tante volte ripetute.

E concludeva con un fil di voce: « Dio è Padre … amore … bellezza … Ora lo vediamo poco e male … Ma verrà per me e per voi la visione beatifica … Vedremo … e godremo … ».

E spirò sorridendo come se già vedesse.

Questo non è soltanto dare la vita per un ideale; è fare dell'ideale l'essenza e il conforto di una vita senza fine.

Perché l'ideale - c'è qualcuno che l'ha detto - è come le stelle: non rimpinzano i forzieri, e neppure si toccano; e tuttavia illuminano, reggono, e orientano; e qualche fortunato perfino lo realizza.

Come appunto può essere realizzato t'ideale catechistico: « Coloro che insegnano a molti la giustizia, risplenderanno come stelle per tutta la eternità » ( Dn 12,3 ).

Risplendere, e far risplendere! Ideale comune del Fratello e dei suoi alunni.

F. Beniamino della Consolata