La castità nel matrimonio

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( Relazione tenuta al corso di formazione per sposi )

È un tema di un'importanza incalcolabile, non solo in ogni tempo, in quanto la castità nel matrimonio è qualcosa di essenziale, ma soprattutto in questi tempi dove, da una parte assistiamo a tutta una esplosione di interessi sul sesso, sulla vita sessuale e sul comportamento sessuale, sull'iniziazione sessuale dei giovani, sulla richiesta che si introduca l'educazione sessuale nelle scuole; dall'altra parte, e correlativo, tutti i problemi concernenti il controllo delle nascite perché sembra che la popolazione nel mondo abbia un ritmo di crescita vertiginoso per cui si paventano entro un certo numero di anni delle situazioni veramente drammatiche per non dire tragiche e tutti attendono, su questo tema, gli insegnamenti di Papa Paolo VI.

Dal punto di vista terapeutico sono nate delle scuole ( tipo quelle di psicanalisi ) dove sembra che il sesso sia addirittura fattore non solo condizionante la personalità, ma determinante la personalità.

Quindi un'atmosfera ricca di fermenti, ma anche piena di pericoli.

Certamente è necessario riprendere la dottrina tradizionale della Chiesa in materia di castità coniugale per vedere la sua validità e per riscoprirla alla luce delle esigenze attuali.

Vorrei mettere avanti tutto il concetto di vita virtuosa.

Di solito quando le questioni settoriali prendono un'evidenza fuori dell'ordinario si perde la visione d'insieme, il quadro nel quale andrebbero collocate le singole questioni particolari.

Oggi si dice poco sul concetto di vita virtuosa.

Che cosa si deve intendere per vita virtuosa?

Gli antichi, S. Tommaso compreso, affermano che la vita virtuosa è una vita secondo ragione, perché soltanto vivendo secondo la ragione, la vita umana salva la sua caratteristica di umano.

Quel che la distingue dagli animali è questo: il configurarsi secondo ragione per una autodeterminazione, per una libertà del soggetto interessato; e soltanto quando la vita virtuosa viene concepita appunto come vita secondo ragione, si realizza la sua funzione ordinatrice sull'uomo, ordina l'uomo per rapporto a se stesso e agli altri, per rapporto al tutto, per rapporto al fine della sua stessa vita.

Questo lo scopo: ordinare l'uomo.

Non semplicemente mettendolo a posto come una tessera nell'interno del mosaico; vivere secondo ragione vuol dire compiere la vita, conquistare la vita, richiede all'uomo il massimo dispiegamento di energia spirituale, l'utilizzo più approfondito di tutti i dinamismi, di tutti gli appetiti, di tutte le passioni di cui è costituito.

Il compimento della vita, dipende dal fatto che si sappia vivere secondo ragione; vivere secondo ragione richiede che tutto sia visto in funzione di un fine ultimo.

Difatti, secondo gli antichi ( S. Tommaso li approfondisce ) la virtù della prudenza è regina su tutte le altre virtù morali, le virtù morali sono capitanate dalle virtù cardinali che guidano tutto il complesso delle virtù.

Ebbene, la prudenza ha un valore direttivo e formale per tutte le altre virtù.

Uno che fosse giusto, ma non prudente, per la verità non è realmente giusto; così uno che credesse di essere temperante, ma non prudente, non è realmente temperante, perché la vita è innanzi tutto conseguimento di un fine; questo richiede la vita secondo ragione; senza il fine l'uomo ricade su se stesso.

Ho sentito affermare quale idea direttrice dell'educazione e della vita umana che l'uomo è fine a se stesso e non può avere altro fine che se stesso.

Una dichiarazione più laicista, più radicalmente immanentista di quella io non so se si poteva fare.

Rendiamoci conto che l'assenza della vita dipende dal fine dominante che dev'essere perseguito attraverso tutti i fini intermedi.

La prudenza quindi, secondo la concezione classica, è sommamente direttrice verso il fine, da l'energia di compaginare tutta la vita morale affinché il fine venga perseguito con un'appropriata e tempestiva scelta di mezzi e di vie acconce.

La vita secondo ragione richiede una gerarchia di beni, e questi non sono tutti equivalenti, ma devono essere gerarchicamente valutati: beni esterni, beni corporali, beni dell'anima.

I beni esterni servono per il corpo.

La vita animale, corporale serve per la vita dell'anima, per la vita dello spirito, e la vita dell'anima non è soltanto per l'azione, per l'attività, ma soprattutto per la contemplazione, cioè la contemplazione di Dio.

Senza una gerarchia di beni non si può entrare a trattare della vita morale e nemmeno della castità nel matrimonio.

Secondo questo concetto la virtù comporta da una parte una modificazione dell'appetito, della tendenza ad un bene, per fare in modo che agisca secondo ragione, dall'altra un rafforzamento, una intensificazione, una energia che viene acquisita stabilmente alla persona in modo che permanentemente tenda al suo fine: questa è la virtù.

La castità è in fondo la vita secondo ragione, è la vita virtuosa applicata ad un particolare settore, in questo caso al matrimonio.

Castità, dice S. Tommaso, deriva da questo fatto: che con essa si castiga la concupiscenza e la si castiga secondo i dettami della ragione, in vista di una vita secondo ragione.

La si castiga, non nel senso che la si punisce, bensì nel senso che la si costringe, la si incanala.

S'incanala il desiderio del piacere venereo o sessuale, perché la castità ha per oggetto specifico il diletto che si ricava dall'attività sessuale.

Difatti il buon Dio ha accompagnato ogni atto della vita dal diletto di natura, diverso a seconda che questo atto interessa prevalentemente il composto umano nella sua unità di corpo e di spirito, oppure se interessa più il corpo o più lo spirito.

C'è un diletto, una gioia, un piacere, a seconda della manifestazione, che non è un fatto puramente soggettivo, ma è un sottolineare un'entità oggettiva, l'importanza di ciò che si fa; il gusto del mangiare è qualcosa che facilita l'azione del mangiare, sottolinea l'importanza dell'azione del mantenersi in vita.

Naturalmente c'è una gerarchia di diletti.

Là dove lo scopo da perseguire è particolarmente elevato il diletto è più intenso e se si tratta di un diletto anche fisico è anche più travolgente; il diletto che viene dall'attività sessuale è il più intenso diletto che possa aver luogo dal punto di vista della vita corporale, ed una ragione c'è, una ragione profondissima, metafisica ed è una cosa bellissima che sia così anche se, purtroppo, dato lo stato di natura decaduta, data l'intensità di questo diletto, tende a prendere il sopravvento su tutta la vita dell'uomo e in qualche modo a subordinare l'uomo, non al suo fine, ma al piacere di questo diletto.

È un intenso diletto importantissimo che non deve lasciare sconcertati; ha tutta la sua provvidenzialità ed è una cosa che va studiata per vedere come agisce potentemente all'interno dell'uomo.

La castità è appunto quella virtù che raffrena l'appetito del diletto sessuale affinché esso non venga soddisfatto contro ragione, ma secondo la ragione.

Il motivo per cui l'uomo e la donna sono sessuali è la continuazione della vita.

È chiaro che il fine specifico del sesso è la procreazione della vita, della specie ed è a questa luce che si può parlare di castità coniugale.

Il dono di sé che si esprime anche sessualmente in quel particolare tipo di soddisfazione che è quella sessuale richiede questa castità, cosicché il fine per cui l'attività sessuale è stabilita non venga frustrato, né deluso maliziosamente.

L'oggetto materiale della castità è moderare la concupiscenza dei diletti venerei in modo che non prendano il sopravvento circa il fine dell'attività sessuale.

Castità e prudenza si sostengono anche nel matrimonio.

E proprio la prudenza, virtù cardinale che impone la castità nei rapporti sessuali affinché venga perseguito, nel migliore dei modi, il fine generale della vita, il fine specifico del matrimonio.

La castità nel matrimonio deve assumere il particolare aspetto di un incentivo alla carità.

Il tema parla di castità del matrimonio, ma siccome il matrimonio è sacramento bisognerebbe vedere il matrimonio alla luce di Gesù Cristo, in quanto qualunque sacramento ci innesta nel mistero della vita, della morte e della resurrezione di Gesù Cristo Crocifisso, il quale, nel suo corpo piagato, paga per sostituzione, tutti i peccati degli uomini, compresi i peccati contro la castità.

Gesù Crocifisso non soltanto espia il peccato, ma ci ottiene la grazia per poter trionfare di ogni passione, non per sconfiggerla, ma per poterla incanalare verso il fine ultimo e soprattutto animarla di un amore che non è soltanto umano, ma addirittura divino.

È nella passione e morte del Signore che si può contare di essere veramente purificati, fortificati in modo da poter vivere casti anche nel matrimonio.

Per comprendere fino in fondo il perché della castità coniugale, il perché ad esempio dei periodi di continenza, occorre mettere a raffronto castità e verginità.

Sono due termini che sembrano antitetici: la castità coniugale esclude la verginità, eppure c'è una stretta correlazione per poter essere l'uno illuminata dall'altra; la castità nuziale può essere illuminata dallo stato di verginità.

È vergine materialmente chi rinuncia al diletto che consiste nel rapporto sessuale, ma il costitutivo della verginità è proporsi di astenersi da tale piacere in vista di un bene superiore, in vista della visione di Dio, dice S. Tommaso.

Questo è il vergine, colui che rinuncia deliberatamente e perpetuamente.

Qual è il rapporto tra verginità e castità?

La verginità anticipa nella presente vita quello che sarà la nostra condizione nella vita futura.

Ai Sadducei che l'interrogavano: Una donna ha sposato successivamente sette fratelli. Nella vita eterna di chi sarà moglie?

Gesù risponde che nella vita eterna saremo come angeli davanti a Dio.

La vita futura illumina la vita presente.

Gesù con le sue parabole ci dimostra che la vita terrena è ad immagine della vita eterna, che la vita eterna sarà più veramente questa stessa vita, sarà potenziata di tutto quello che in qualche modo la insidia.

Come si mette d'accordo la vita sessuale con il rimanere come angeli davanti a Dio?

Se uno vive secondo ragione e usa del sesso secondo ragione, e tanto più se ne usa secondo carità, quindi per una santificazione reciproca, è nelle disposizioni soggettive verginali, anche se non oggettive e qualora fosse necessario o per un aumento della virtù o per età o perché non si possono avere figli è disponibile alla verginità.

La quale disponibilità interna, nonché il suo spirito nella pienezza del matrimonio aspira sempre a vedere il volto di Dio, ad avere il massimo della pienezza dell'amore verso Dio.

Per cui la sua attività, anche sessuale, sempre meno si configura come rimedio verso la concupiscenza, ma come qualcosa che non tanto richiede, ma dà e predispone a questo dominio dello spirituale assoluto e completo nella sua vita e in quella del coniuge, li prepara ad affrontare i periodi di continenza senza quel senso di durezza e di limite peccaminoso per il declinare fisico, e poi la morte che li separerà non creerà delle fratture, ma sarà una crescita, mentre la parte fisiologica andrà in qualche modo declinando, sarà una crescita dal punto di vista spirituale interiore, per cui l'amore lungi dal tramontare o dal diminuire, andrà sempre più crescendo configurandosi come carità eroica, configurando i soggetti nella condizione di angeli, che sarà quella che essi avranno davanti a Dio nella vita eterna.

Domenico Conti