Studiare e insegnare le verità religiose

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Il Sommo Pontefice Paolo VI non lascia passare occasione senza ribadire la necessità di studiare a fondo le verità della nostra fede e di diffonderne la conoscenza in tutto il popolo cristiano con un'azione capillare instancabile.

All'inizio del mese di Settembre, prendendo occasione dall'udienza concessa come ogni anno agli allievi dei Fratelli delle Scuole Cristiane di Castel Gandolfo, vincitori del premio per lo studio del catechismo, invitava a fermare l'attenzione sul « problema generale e fondamentale dell'insegnamento rinnovato della verità religiosa alle nuove generazioni: all'infanzia, all'adolescenza alla gioventù, non esclusa, anzi compresa l'età matura » ( v. O. R. 3-4 Settembre 1973 ).

Il Santo Padre così proseguiva: « Generale e fondamentale, diciamo, perché riguarda la necessità vitale d'ogni essere umano, specialmente se battezzato, o ancora da battezzare, dovere di ogni famiglia cristiana cosciente della sua missione pedagogica, vertice di ogni scuola in un Paese come il nostro, vivente nella tradizione cattolica, obbligo essenziale d'ogni Parrocchia, ch'è di natura sua destinata alla trasmissione della fede, come pure compito di ogni istituzione rivolta alla vita religiosa, spirituale, culturale della società.

Bisogna conoscere, e quindi studiare, la verità religiosa; essa è il lume della vita; non possiamo, non dobbiamo vivere al buio, o camminare come miopi, o ciechi. Insegnare il Vangelo perciò è il grande dovere, è il grande diritto della Chiesa; è il grande interesse specialmente per tutti quanti si occupano dell'educazione della gioventù e della cultura del Popolo.

Il tema acquista oggi grande importanza per il risveglio che va prendendo dopo il Concilio, l'insegnamento del « Kerigma », cioè del catechismo.

Ci piace vedere, ad esempio, numerosi gruppi di giovani, come a Milano, i quali sacrificano spontaneamente il loro tempo, - tempo, spesso domenicale, che coincide con quello della partita di calcio, o del cinema, o della passeggiata - per offrirlo, quali maestri con una loro forse finora ignorata bravura, alla lezione sistematica di dottrina cristiana a classi giovanili, o popolari.

Ci piace vedere tutta una fioritura di nuova letteratura catechistica, sia in Italia, sia in ogni Nazione dove la religione cattolica sia professata e promossa con sincero senso di responsabilità e con viva arte pastorale.

Come perciò ci compiacciamo del « Direttorio catechistico generale », meditato e pubblicato recentemente dalla nostra Sacra Congregazione per il Clero; come non possiamo tacere la nostra lode al documento molto studiato sul « Rinnovamento della Catechesi », curato dalla Conferenza Episcopale Italiana, la quale ha ora messo in circolazione un primo volume per l'insegnamento, intitolato: « Il catechismo dei bambini », molto ben fatto.

C'è qui da sperare, c'è da godere.

La verità cristiana, nelle sue prime sublimi espressioni, viene a contatto con la vita umana, nella sua fase più preziosa, quella infantile e giovanile.

Ci auguriamo che questo testo venga seriamente considerato da tutti, perché ogni cristiano ha il dovere di adeguare la sua cultura religiosa al grado della sua cultura profana; cosa questa che avviene troppo poco, per cui si produce fatalmente uno scadimento della fede e della vita cristiana, non più sufficentemente illuminata.

Una delle principali cause dell'indifferenza religiosa dei nostri giorni è proprio l'ignoranza religiosa.

In particolare ci auguriamo che le parole del papa siano tenute presenti da coloro che devono insegnare il catechismo: i genitori, cui spetta per primi il diritto e il dovere di educare alla fede i loro figli; i sacerdoti in cura d'anime, gli insegnanti, i catechisti.

Il clero è ammirevole nel suo zelo per offrire a tutti la possibilità, anzi la comodità di partecipare al Sacrificio della Messa, in tutti i luoghi dove la gente si raduna, e a tutte le ore che risultano più comode.

Ma non risulta che provveda una uguale assistenza per lo studio della religione.

Parliamo di studio sistematico, continuativo, adeguato alla mentalità degli allievi, cioè di catechismo, e non di omelia.

L'omelia non potrà mai sostituire il catechismo.

Ha un altro scopo.

Riteniamo inutile insistere su questo.

Certo è molto più facile organizzare una funzione religiosa che un corso di catechismo: un gruppo di gente che assiste c'è sempre in chiesa, e la preparazione non costa molto.

Invece è assai difficile ottenere la presenza di allievi alle lezioni di catechismo: i ragazzi fatta la prima comunione e ricevuta la Cresima, non si fanno più vedere.

Degli adulti al catechismo non si parla neppure.

Che cosa avviene nelle scuole tenute dai religiosi?

A quanto ci risulta, e saremmo assai lieti di poter essere smentiti, l'insegnamento della religione è molto scaduto: ridotto il numero delle lezioni, scarsa la vita di pietà, la stessa dottrina non sempre esente da inquinazioni.

Non ci azzardiamo a dare un giudizio sulla scuola cattolica di oggi, quella scuola per cui tanto si è lottato e che potrebbe costituire uno dei pilastri della società cristiana, ma temiamo che sarebbe un giudizio deludente.

Che dire dell'insegnamento religioso nelle scuole pubbliche, a cui sono adibiti tanti preti?

Vorremmo che potessero dirci qualcosa delle loro difficoltà gli stessi insegnanti.

Ma è sui catechisti laici, o catechisti volontari, come si usano chiamare, che vorremmo richiamare l'attenzione, anche perché la questione ci riguarda da vicino.

Anzitutto dovrebbe essere valorizzato il catechista e la sua insostituibile funzione, con un inserimento ufficiale, nelle strutture della Chiesa, il conferimento di un mandato specifico e l'indicazione del suo grado, previa frequentazione dei corsi di preparazione e il superamento dei relativi esami, naturalmente.

E poi è necessario che il catechista abbia cura di rinnovarsi continuamente: nella sua vita spirituale, nella sua cultura teologica, nei suoi metodi, soprattutto oggi che il movimento innovativo è diventato frenetico.

Vediamo con gioia e con fiducia che l'Episcopato italiano ha affrontato il problema della catechesi con un disegno pastorale grandioso, dalla pubblicazione del documento base per il rinnovamento della catechesi ( che abbiamo illustrato nel nostro Bollettino di Gennaio - Marzo 1973 ) alla preparazione dei vari testi di catechismo per ogni categoria di allievi, ( dei quali è già uscito il primo ) al lancio della campagna « Evangelizzazione e Sacramenti » destinata a muovere le acque e a creare una mentalità nuova nel popolo cristiano.

Il Signore non abbandona la sua Chiesa, ma la conduce ad espressioni sempre rinnovate, secondo la necessità dei tempi, ad una esplicitazione più piena, ad una conoscenza sempre più approfondita della rivelazione divina.

E perciò abbiamo fiducia che la crisi attuale passi presto dando luogo ad una intensa attività catechistica, come quella che seppe promuovere S. Carlo Borromeo pur nel disorientamento generale dell'umanesimo paganeggiante del cinquecento.