Tempo accettevole, giorno della salvezza

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« Fratelli, vi esortiamo a non ricevere invano la grazia di Dio.

Egli infatti dice: Nel tempo accettevole ti ho esaudito, nel giorno della salvezza ti ho soccorso.

Ecco ora il tempo molto accettevole, ecco adesso il giorno della salvezza ». ( 2 Cor 6,1-2 ).

Così scriveva S. Paolo ai Corinti, indicando nella vita presente il tempo propizio per ottenere la grazia di Dio e operare la salvezza eterna.

Ma se questo è vero per tutti i giorni della vita è anche vero che la grazia di Dio non viene sempre elargita con la stessa abbondanza, e che in certe circostanze si direbbe che Dio intervenga con larghezza eccezionale e chiami gli uomini a sé con particolare insistenza.

Uno di questi tempi di grazia è senza dubbio quello dell'Anno Santo.

E il pericolo che corrono gli uomini, travolti dal fiume delle dissipazioni in cui vivono è quello di non sentire il richiamo di Dio, più insistente del solito.

« Ecco sto alla porta e busso; se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, entrerò presso di lui e cenerò con lui e lui con me » ( Ap 3,20 ).

Si può dire che non passa giorno senza che il Papa parli dell'Anno Santo, prendendo occasione da tutto per ribadire l'importanza, le caratteristiche, le, disposizioni con cui viverlo.

« Caratteristica di questo Anno Santo dovrebbe essere la serietà della sua celebrazione, sia individuale che collettiva; serietà tanto più richiesta quanto più superficiale è lo svolgimento abituale, oggi, della comune esperienza della nostra vita, per cui vige questa tendenza: tutto è facile, tutto e momentaneo, tutto è esteriore.

Psicologia cinematografica.

Noi cerchiamo invece di arrivare a momenti forti, costanti, intEriori del nostro spirito.

Vi è una parola comunissima che esprime bene questa nostra programmatica aspirazione; e cioè: noi vogliamo arrivare al cuore » ( O.R. 8/11, 73 ).

In altre parole l'Anno Santo è richiamo straordinario alla conversione da una vita di peccato ad una vita retta e onesta, dalla dissipazione alla pietà, dalla tiepidezza al fervore, dall'attaccamento alle cose create all'amore di Dio.

E chi è che non abbia bisogno di conversione?

È una grande miseria della nostra natura decaduta quella di tendere sempre al basso, di corrompersi continuamente, cosicché senza un incessante sforzo di ripresa si è travolti dal male.

Chi non ricorda gli insistenti inviti di Gesù alla vigilanza?

« Mentre gli uomini dormivano venne il nemico e seminò la zizzania » ( Mt 13,25 ).

La vita cristiana per essere autentica dev'esser tutta una conversione dal bene al meglio ed ha bisogno ogni tanto di qualche scossa eccezionale.

Anche la vita sociale ha bisogno di riforme continue, perché tende a cristalizzarsi in forme sempre meno giuste e ad affermarsi l'egoismo, a tal punto che solo delle scosse rivoluzionarie sarebbero in grado di scuotere certe strutture divenute insopportabili.

Per evitare questi sussulti è necessario e sufficiente che ogni uomo si riconcilii con Dio, affermando la prima, più grande e più essenziale giustizia, quella di riconoscere i diritti di Dio.

« Per Cristo noi vi supplichiamo, riconciliatevi con Dio » ( 2 Cor 5,20 ).

Dice il papa: « La nostra umana esistenza nasce, vive, si svolge e tramonta in un rapporto esistenziale e morale di Dio.

Qui è tutta la sapienza della vita; qui la filosofia della verità, qui la teologia del nostro destino.

Noi nasciamo creature di Dio; noi siamo ontologicamente da Lui dipendenti; e, volere o no, noi siamo davanti a Lui responsabili.

Siamo costruiti così. Intelligenza, volontà, libertà, cuore, amore e dolore, tempo e lavoro, relazioni umane e sociali, la vita, in una parola, ha una derivazione variamente determinata, e ha una finalità, pure variamente definita, in rapporto con Dio.

L'uomo non è adeguatamente concepibile senza questo riferimento essenziale con Dio.

Per quanto misterioso e trascendente, e perciò ineffabile sia il Dio eterno principio dell'universo.

Egli incombe sopra di noi, ci conosce, ci osserva, ci penetra, ci conserva continuamente; è il Padre della nostra vita.

Lo possiamo ignorare, dimenticare, disconoscere, negare e rinnegare; Egli è.

È vivo. « In Lui viviamo, ci muoviamo e siamo » ( At 17,28 ).

Dopo di aver ribadito energicamente l'esistenza di Dio, i diritti di Dio, la necessità di Dio, lo sguardo del Papa si alza a considerare le tristissime condizioni del mondo di oggi dove l'ateismo è imperante come non lo fu mai nella storia.

Ma da questa situazione deriva appunto un altro grave argomento per la necessità che i fedeli prendano sul serio l'Anno Santo e moltiplIchino le preghiere, le penitenze e lo zelo apostolico affinché passi presto questo gelido inverno irreligioso e ritorni la primavera di una fiorente vita cristiana in tutti i paesi del mondo.

« Certamente - riprende il Papa - questa concezione del mondo è oggi avversatissima; non si vuole ammettere l'esistenza di Dio, si preferisce violentare la propria ragione con l'assurdo aforisma della « morte di Dio » piuttosto che allenare la propria mente alla ricerca e all'esperienza della luce divina ».

Sono parole gravissime: violentare la propria ragione.

È proprio questa la terribile verità, fatto non nuovo certo, nella storia degli uomini, ma non per questo meno grave.

« È apparsa la luce, ma gli uomini hanno preferito le tenebre, perché le loro opere erano malvagie » ( Gv 3,19 ).

Gli uomini hanno rinunciato ad essere ragionevoli, cioè alla loro prerogativa più nobile e sono diventati meno uomini.

Hanno voluto un umanesimo senza Dio e sono diventati disumani.

Basta vedere gli orrori delle società ateistiche.

Anche qui però non si vuoi vedere.

Comunque il vero umanesimo esige la presenza di Dio, la natura umana non è completa se la grazia di Dio non la eleva all'ordine soprannaturale a cui fu destinata, come dimostra bene, con argomenti puramente filosofici il Maritain, a cui rimandiamo.

« L'ateismo sembra trionfare - dice Paolo VI con l'animo amareggiato - La religione non ha più ragion d'essere?

Il peccato non esiste? Oh siamo saturi di queste ideologie.

Ma noi siamo sempre convinti, per grazia stessa di Dio, che Dio esiste, come il sole; e che tutto da Lui ci viene e tutto da noi a Lui va.

E voi che ci ascoltate, figli sapienti e credenti, siete con noi parimente di ciò convinti, certamente.

E comprendiamo allora come sia urgente, moderno, strategico, l'avvento di questo Anno Santo, che ci deve confermare, dentro e fuori di noi, dell'esistenza sovrana di Dio e dell'economia di Dio, cioè del disegno - che è un disegno di infinito amore - da Lui stabilito, per fare di noi discepoli attenti, dei servitori fedeli, ma soprattutto dei figli felici.

Sentiamo tutti, chi in un modo, chi in un altro, che la nostra rispondenza a questo disegno, a questo piano di relazioni naturali e soprannaturali è stato ed è sempre imperfetta.

Forse è stata ostile e fedifraga. Ci sentiamo peccatori.

Qui un'altra pagina immensa, drammatica questa, dolorosa e umiliante, quella del nostro peccato, ci si apre davanti.

Noi abbiamo spezzato i rapporti doverosi e vitali, che ci sostenevano in Dio.

Noi non abbiamo mai pareggiato con la integrità della nostra risposta, con la totalità del nostro amore, l'Amore che Dio ci offre.

Siamo, ingrati, siamo debitori.

Noi saremmo anzi perduti, se Cristo non fosse venuto a salvarci.

E allora? allora ecco la stringente necessità di riconciliarci con Dio.

Ed ecco la sorprendente fortuna! la riconciliazione è possibile!

Questo è l'annunzio che l'Anno Santo fa risuonare nel mondo e nella coscienza » ( O. R. 1-11-73 )