La parola del Papa

B200-A1

La virtù della fortezza nella vita cristiana

« Uno dei risultati auspicati dall'Anno Santo è quello di un cristianesimo forte.

La comune assuefazione al costume, che abbiamo abitualmente qualificato cristiano, ha in molti, in troppi seguaci di questa umanissima e sempre sublime definizione della vera ed autentica arte di vita, svigorito la sua intrinseca esigenza, quella della coerenza, quella della fermezza, quella del coraggio, quella dell'operosità.

Ci siamo abituati ad un cristianesimo puramente nominale e anagrafico, ci siamo lasciati a torto incantare dalla mitezza, che la sequela dì Cristo comporta, per confonderla con la debolezza; abbiamo profittato della libertà cristiana e dell'indulgenza doverosa verso le altrui opinioni per concederci l'indifferenza verso qualsiasi agnosticismo teorico e pratico; abbiamo dato al pluralismo e alle novità delle idee e delle azioni un'interpretazione lassista e permissiva deleteria d'ogni norma logica e morale; abbiamo spesso giudicato debilitante e imbelle l'educazione religiosa al confronto di altre pedagogie energiche e costrittive.

Diciamo pure: abbiamo anche noi talvolta dubitato se l'opportunismo di moda verso ideologie correnti non potesse avere, come fosse un atto di personale coraggio, la nostra comoda e supina adesione.

Analizzando un po' questo diffuso contegno, ci siamo forse accorti che interiormente esso equivaleva ad evitare fastidi ed a procurare vantaggi; non ci siamo lasciati sfuggire la doverosa auto denuncia d'una viltà; e abbiamo così evitato la testimonianza, il sacrificio, la croce.

Ci siamo rassegnati allo scoraggiamento, alla fatalità degli avvenimenti, mascherando di intelligente tempestività il nostro tardivo ossequio al trionfo della moda e della passività ambientale, senza più afferrarci ai nostri principi, ai nostri doveri, alla nostra coscienza cristiana.

Ebbene, se vogliamo essere coerenti e fedeli dovremo ricordarci che dobbiamo essere forti, secondo ragione, s'intende, anche se questa virtù della fortezza cristiana ci espone a non pochi pericoli, a non poche difficoltà.

La nostra professione cristiana non dev'essere condizionata dalla paura.

Cristo ce lo ha ripetuto tante volte.

Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti ( cioè i forti ) lo possono raggiungere.

Il cristiano non dev'essere un mediocre, ma un forte.

Se la nostra educazione cristiana è stata debole e reticente, specialmente sul senso del dovere, sull'obbligo della testimonianza e dell'apostolato, sul rischio dell'impopolarità, dell'avversa fortuna e perfino della vita, noi dobbiamo corroborarla di virtù per sé religiose, quali sono la fede, la speranza, l'amore, ma eminentemente pratiche anche nell'ordine temporale; e ricuperare alla nostra vita cristiana la virtù cardinale della fortezza.

Noi ripeteremo con S. Pietro: « siate forti ».

A tanto ci chiama l'integrità della nostra vocazione cristiana; a tanto ci obbliga la storia dei tempi che stiamo vivendo.1

La fortezza spirituale è la virtù di questa stagione storica.

Preghiamo per quanti sono tentati di debolezza, di opportunismo, di viltà; preghiamo per quelli che soffrono per la coerenza alla verità, alla giustizia, alla carità, affinché forti rimangano ».2

La fortezza è un coefficiente indispensabile di qualsiasi virtù, come risulta dallo stesso significato etimologico del termine virtù, che vuoi dire appunto forza.

Non esiste quindi alcuna virtù senza l'esercizio della fortezza.

Ma questa è anche una virtù specifica, fondamentale, una delle quattro virtù cardinali, che ha per oggetto il bene difficile.

Quanto più il bene è arduo, tanto più occorre essere forti.

Ora, la vita cristiana è tutt'altro che facile ed occorre molta energia per il dominio di sé, per il compimento fedele del proprio dovere, per la sopportazione del prossimo e per la pazienza nelle infinite piccole contrarietà di cui è intessuta la giornata.

Nessuno può sfuggire a questo duro esercizio, neanche l'eremita del deserto.

Eppure questa non è che la trama ordinaria della vita, e oltre a questa vi sono le calamità straordinarie, spesso sconvolgenti che causano sofferenze gravi e richiedono molta pazienza.

Ed è appunto nella sofferenza che si esige molta virtù: la pazienza è la forma più alta di fortezza.

Talvolta le circostanze sono così dure da richiedere l'eroismo, ma nessuna difficoltà dispensa il cristiano dalla legge morale.

Nella vita cristiana l'eroismo è obbligatorio.

Non sono rari i casi in cui si pone l'alternativa tra l'eroismo e la colpa, come è avvenuto e come avviene ancora oggi per i martiri cristiani.

La Chiesa sta attraversando oggi un periodo di persecuzioni in molte parti del mondo, più o meno violente, più o meno subdole, ma sempre implacabili.

Per questo il papa ci avverte che la fortezza spirituale è la virtù di questa stagione storica.

Esortandoci alla fortezza il Vicario di Cristo annuncia implicitamente dei tempi, difficili.

L'ultimo libro della rivelazione, l'Apocalisse, descrive la storia come una serie di lotte furibonde ed è tutto un monito ai cristiani ad essere prodi, ripetendo insistentemente che il premio sarà dato al vincitore: « A colui che vince darò a mangiare dell'albero della vita …

Colui che vince non sarà danneggiato dalla seconda morte …

A colui che vince darò da mangiare della manna nascosta … e un nome nuovo … gli darò potere sulle genti .., proclamerò il suo nome davanti al Padre mio e davanti agli Angeli suoi ».

La vita tranquilla, per quanto desiderabile, è proprio un dono straordinario.

La fortezza di cui parlano le scritture non è certo quello fisica, ma quella morale, l'energia della volontà, che nessuno può piegare, se non si piega da sé, che ha la sua sorgente inesausta nella grazia Dio e di cui tante volte hanno dato prova proprio gli esseri più fragili, dei quali le pagine del martirologio sono piene.


1 v. Oss. Rom. 5 Febbraio 1976

2 v. Oss. Rom. 17-18 Maggio 1976.


« Il futuro della Chiesa dipende dalla saggezza e dallo zelo dimostrati nella catechesi.

Il mondo oggi ripete a noi la richiesta che alcune persone hanno un giorno rivolto all'Apostolo Filippo: « Vogliamo vedere Gesù ».

Ed è Gesù che noi dobbiamo mostrare al mondo: Gesù, non un suo surrogato.

Pertanto … noi vi esortiamo alla massima vigilanza in materia di catechetica, allorché vi sforzate di indicare ai piccoli e agli adulti la Via, la Verità, la Vita che è Cristo ».

Paolo VI ai Vescovi Americani nel bicentenario dell'indipendenza degli S.U. ( O.R. 25-6-76 )