Civiltà dell'amore

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Il papa Paolo VI auspica la civiltà dell'amore e cioè una società in cui il principio ispiratore ed animatore, non soltanto di ogni persona nella sua condotta privata, ma di tutta la società nei suoi fini, orientamenti e strutture sia l'amore.

Finora si è sempre parlato di giustizia per indicare il termine ideale a cui tendere nei rapporti sociali; e certo se la giustizia fosse davvero attuata sempre e dappertutto il mondo non sarebbe più questo mondo "totus positus in maligno".

Ma il papa ha l'aria di dire che tuttavia ciò non basterebbe e indica una meta ulteriore, assai più perfetta: l'amore.

Confessiamo che ci vuole il coraggio e l'incorreggibile ottimismo del Vicario di Cristo per dare simili direttive con i tempi che corrono, mentre la cronaca di ogni giorno è piena di crimini, sopraffazioni e disordini di ogni specie e cioè manifestano una società in cui trionfa il più gelido e sporco egoismo: homo homini lupus.

Eppure il papa non fa che seguire l'esempio di Gesù, che mandò dodici poveracci in giro per il mondo ( e che mondo quello pagano ) con la missione di convertirlo.

Ed essi andarono e lo convertirono.

Del resto non è difficile convincersi che la salvezza degli uomini sta proprio nell'amore e che la sola giustizia non è sufficiente.

Il termine giustizia è qui usato nel senso più comune di virtù cardinale, che inclina l'uomo a dare a ciascuno quello che gli spetta, e non nel senso biblico di "pienezza delle virtù", che fa l'uomo giusto, caro a Dio, ed è sinonimo di santità.

Ebbene questa virtù cardinale, per quanto indispensabile ed importante, non basta.

Anzitutto essa non è mai perfettamente realizzabile: quand'anche tutti fossero disposti ad accettarne i dettami, non si potrebbe però mai avere l'uniformità dei giudizi e bisognerebbe sempre venire a compromessi.

Il torto e la ragione, scrive Alessandro Manzoni, non si dividono mai con un taglio così netto che lasci da una parte tutto il torto e dall'altra tutta la ragione.

Che difficile mestiere quello di giudice.

Ma il peggio si è che non tutti sono disposti ad accettare ciò che è giusto.

In campo sociale poi c'è conflittualità permanente, in atto o in potenza, sia all'interno di ciascuno stato, sia nei rapporti internazionali, e alla fine trionfa sempre chi è più forte.

Qual è dunque la speranza di salvezza per questo povero genere umano, la cui storia è anche una storia di atrocità?

La salvezza non può venire da alcuna istituzione, anche se le istituzioni sono necessarie, ma dalle persone umane che le compongono, da menti illuminate e da coscienze rette; in sostanza dalla riforma dell'uomo, che rinunci ai suoi egoismi e si apra davvero all'amore.

È soltanto l'amore che compie ogni giustizia, perché l'amore oltrepassa la pura giustizia.

Gesù è venuto appunto a portare sulla terra la carità, che è la sostanza di Dio: « Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e che cosa voglio se non che questo fuoco si accenda? ».

Anzi Egli è venuto a rivelare l'amore, che non era conosciuto, o mal conosciuto, o misconosciuto.

« Amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente, e il prossimo come se stessi, per amore di Dio, questa è tutta la legge ».

Amare Dio, anzitutto, ecco la prima giustizia, la prima e più alta necessità dell'uomo, e perché è solo in Dio che l'uomo trova il suo appagamento, ed è solo in Dio che si amano davvero e rettamente le creature.

È l'amore che fa grande l'uomo e gli fa compiere grandi cose.

Questa è la profonda rivoluzione compiuta dal cristianesimo e due millenni di storia cristiana, nonostante gli errori e le miserie umane, sono intessuti di eroismi d'amore, a cominciare dagli Apostoli, che si lanciano allo sbaraglio per far conoscere, Gesù, ai martiri, agli anacoreti, ai fedeli di tutte le condizioni, che rinnegano se stessi e accettano di portar la croce dietro a Gesù e solo per amor suo.

Chi può dire tutte le iniziative sorte in seno alla Chiesa e tutte le opere compiute, spesso con sacrifici indicibili, per soccorrere i fratelli in necessità?

Le civiltà anteriori al cristianesimo, per quanto gloriose sotto altri aspetti, non hanno mai fatto nulla di simile.

Dove mai nell'antichità si hanno esempi come quello del P. Damiano, che va a rinchiudersi tra i lebbrosi, sapendo di certo che si prenderà la lebbra, per confortare ed aiutare quei poveri infelici?

Il progresso della civiltà, più che dalle opere esterne si misura dalle conquiste del pensiero e dal livello della morale.

Sotto questo aspetto l'impulso dato alla civiltà del cristianesimo è immenso.

Basta pensare alla carta dei diritti della persona umana sanciti dall'O.N.U. e paragonarla con il diritto romano, che pure fu un capolavoro.

Basta ricordare l'abolizione della schiavitù, la tutela della vita e della libertà, il regolamento, della proprietà, ecc. cose tutte già tanto citate e descritte che sarebbe perfino retorico insistervi.

Quello che vogliamo rilevare è che il fermento interiore, causa di tutte queste trasformazioni è l'amore, che con Gesù è disceso sulla terra per far nuove tutte le cose: "il regno dei cieli è simile a un po' di lievito che una donna ha preso e nascosto in tre misure di farina, finché sia tutto fermentato".

Oggi, nei paesi di autentica civiltà cristiana non sarebbero più possibili quegli episodi tanto penosi della passione di Gesù, dove la soldataglia si diverte a malmenarlo e irriderlo, senza che l'autorità se ne preoccupi minimamente.

Qualunque criminale è rispettato dalle guardie.

Non vogliamo affatto dire che la società di oggi sia completamente cristiana.

Tutt'altro, purtroppo.

Ogni generazione, come è stato detto lapidariamente, è una nuova ondata di barbari da civilizzare e quest'ultima ondata è particolarmente barbara e particolarmente refrattaria.

Ma con il tempo si deposita nel sottofondo dell'umanità una specie di humus che la rende sempre più fertile per la coltivazione dei valori spirituali.

La vita della Chiesa è una fioritura lussureggiante di carità, la sua storia offre una galleria interminabile di eroi del vero amore.

È come un fiume in piena che procede lento, ma inarrestabile, rigirando gli ostacoli e travolgendo tutto.

Tra le acque di questo fiume c'è molto sangue: è il sangue dei martiri, è il sacrificio di tutti coloro che soffrono persecuzione per la giustizia e seguono Gesù portando la propria croce.

Ma tutto è causato dall'amore e tutto è espressione di amore.

La vita dei popoli non può non sentirne l'influsso e le varie civiltà umane non diventare sempre più cristiane, e cioè sempre più la civiltà dell'amore.