Caratteristiche della santità del Fr. Teodoreto

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S. Paolo paragona la vita soprannaturale ad un innesto ( Rm 11,17 ), benché assai curiosamente parli dell'olivastro innestato sull'olivo buono, anziché di questo su quello, il che farà sorridere qualche agricoltore.

Comunque l'immagine dell'innesto è indovinatissima e illustra bene l'inserimento della grazia sulla natura umana, la quale, così, produce frutti nuovi, non più selvatici, ma trae alimento e vigore dal ceppo antico.

La grazia non sostituisce la natura, tanto meno la distrugge.

Anche la natura è opera di Dio e fin dall'inizio fu elevata all'ordine soprannaturale.

Se poi fu guastata dal peccato la grazia la corregge, la perfeziona, la potenzia, la sublima, riportandola alla sua antica dignità e anche oltre.

Le doti naturali di ciascuno sono proprio quelle che danno le caratteristiche della sua vita spirituale e perciò le caratteristiche della santità del Fr. Teodoreto devono essere ricercate nel suo temperamento, nella sua psicologia, nel suo carattere.

Anche l'attività apostolica si sviluppa secondo questa legge e Fr. Teodoreto vuole dedicarsi ai giovani « perché lì si lavora sul nuovo », sono parole sue, predilige la scuola perché è un mezzo principe per la formazione dell'uomo, e vuole estenderne l'azione anche oltre i corsi scolastici.

Vero figlio di S. Giov. Batt. La Salle e ad imitazione di Dio, egli ha di mira tutto l'uomo.

Avvicinando con molto rispetto la personalità del Servo di Dio, per approfondire un poco la conoscenza del modello che in lui ci viene proposto a imitare, ci pare di scorgere in rilievo anzitutto una grande saggezza e poi una ferma coerenza, un impegno totale e una dedizione piena agli ideali abbracciati.

Saggezza e impegno: due caratteristiche emergenti della personalità del Fr. Teodoreto.

Queste virtù naturali, apprezzate ed esaltate in ogni tempo e presso tutti i popoli perché costitutive della personalità umana, sono il terreno buono in cui il seme della grazia può fruttare abbondantemente.

Gli individui scarsamente dotati di intelligenza, di energia e di sensibilità, oppure in cui tali doti furono frustrate, non potranno mai diventare grandi santi, anche se potranno giungere a salvezza, perché la Provvidenza di Dio è infinitamente efficace; anzi non potranno mai compiere grandi cose neanche nelle umane attività.

È l'educatore che prepara il terreno all'apostolo per la semina del seme evangelico.

Il giovane Giovanni Garberoglio si distingue subito fra i suoi coetanei per il suo buon senso e il suo buon spirito, ed è notevole che quando sarà Fondatore dei Catechisti stabilirà tra le condizioni richieste ai postulanti « buon senso pratico, retto giudizio, carattere buono, aperto e fermo ».

Egli ha un carattere allegro e socievole ma in lui non c'è alcuna manifestazione di leggerezza.

La saggezza illumina tutta la sua vita orientandolo verso la perfezione e sostenendolo nel conseguimento di essa fra mille insidie, quelle sottili e tenaci insidie della natura e del mondo, contro le quali la più parte degli aspiranti alla perfezione fa miseramente naufragio.

Non se l'abbia a male qualche lettore se citiamo anche qui le parole scritte dal Manzoni a proposito di Federigo Borromeo, perché sono tanto a proposito:

« Badò fin dalla puerizia a quelle massime intorno alla vanità dei piaceri, all'ingiustizia dell'orgoglio, alla vera dignità e ai veri beni … le prese sul serio, le gustò, le trovò vere … ».

Anche nell'ambiente rurale di Vinchio i ragazzi avevano davanti a sé l'alternativa tra lo spirito del mondo e lo spirito di Dio, che nella sua sostanza, benché in mille modi diversi, si pone sempre a tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo.

Giovannino Garberoglio si orientò subito verso il bene: « badò a quelle massime, le prese sul serio, le gustò, le trovò vere ».

Sono molti che le massime evangeliche le trovano vere, anzi esse appaiono tali ad ogni spirito non deviato, ma purtroppo non sono molti che le prendano sul serio, e forse, anche tra coloro che fanno professione di tendere alla perfezione, pochi le prendono così sul serio come si dovrebbe, tanto è debole il senno umano e tanto è grave il peso della natura decaduta.

L'anima del giovane, aprendosi alla vita, trova davanti a sé molti falsi beni insieme ai beni veri e corre grave pericolo di errare in questa scelta, che può compromettere tutto l'avvenire.

Al giovane Giovammo Garberoglio si possono applicare le parole di Salamone: « pregai e mi fu dato il senno, l'invocai e venne in me lo spirito della Sapienza … stimai un nulla le ricchezze in confronto di lei … mi venne con essa ogni bene … la imparai senza finzione e senza invidia la comunico … » ( Sap 7,7-13 ).

Per un aspirante alla missione dell'educatore, quale dote più essenziale della sapienza?

Giacché educare significa appunto rivelare il senso della vita e far conoscere i valori delle cose nella loro gerarchia, dissipare le illusioni, preservare dalle vertigini del male e orientare verso il bene, correggere gli errori e insegnare a « fare la verità nella carità ».

La sapienza, dono altissimo dello Spirito Santo, venne largamente infusa nell'anima del Fr. Teodoreto, gli comunicò lo spirito di fede e lo guidò in tutte le cose, facendogli scegliere lo stato di consacrazione a Dio, insegnandogli a viverlo in pienezza e a renderlo fecondo di frutti.

Espressioni genuine di questo dono furono la sua profonda umiltà, la vivissima pietà, la devozione a Gesù Crocifisso e alla SS. Vergine, lo zelo apostolico e la soave affabilità dei modi.

« Il regno dei cieli è simile ad un tesoro nascosto in un campo. L'uomo che lo ha scoperto, pieno di gioia, vende tutto quello che possiede e compra quel campo » ( Mt 13,44 ).

Il tesoro nascosto che il Fr. Teodoreto aveva scoperto nella vita religiosa era la santità.

Egli aveva 22 anni quando scriveva a suo nipote Fr. Bonaventura:

« Sia la santità l'unico nostro scopo …

Chiediamo a Dio le grazie e le virtù di cui abbiamo bisogno e allora conosceremo quanto sia dolce e soave servire a Dio nella santa religione …

Il nostro unico intento sia piacere a Gesù e a lui solo; la carità e l'umiltà, come le dissi altre volte, l'aiuteranno a fare grandi progressi nella perfezione ».

Al conseguimento della santità, scopo essenziale della vita religiosa, il Fr. Teodoreto si dedicò con tutte le energie, vi si lanciò come un alpinista entusiasta a scalarne la vetta, senza mai stancarsi, ne lasciarsi deviare.

E qui in modo particolare apparve l'uomo deciso, risoluto, tenace, pur sotto apparenze ordinarie.

La sua risolutezza però non ebbe mai nulla a che vedere con l'atteggiamento tronfio del suo conterraneo Alfieri: « volli, sempre volli, fortissimamente volli ».

La fortezza del Fr. Teodoreto era come quella di Dio, calma e serena, evitava i contrasti e sapeva aspettare, ma nulla poteva deviarla o fermarla, perché non appoggiata sull'uomo, ma sulla grazia divina.

Chi avvicinava il Servo di Dio rimaneva rapito dalla sua affabilità e dalla sua carità radiosa e non poteva immaginare quanta energia spirituale si celasse sotto quelle amabili apparenze.

Ricorrono spesso nei discorsi del Fr. Teodoreto gli avverbi "davvero" e "veramente", che malgrado ogni sua diversa intenzione acquistano sapore polemico, ma soprattutto indicano l'uomo che prendeva le cose sul serio.

Infine non è forse qui la radice della mediocrità umana, il non prendere la vita abbastanza sul serio?

Nessuno più di lui è consapevole dell'ammonimento di Gesù: « Senza di me non potete fare nulla » e l'umiltà fu una delle note dominanti nella sua vita spirituale, ma non un atteggiamento passivo e rinunciatario, bensì un impegno di tutte le energie al dominio di sé e a quel rinnegamento totale che Gesù pone come condizione a coloro che lo vogliono seguire.

« Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa è la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa.

Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano » ( Mt 7,13-14 ).

Qui siamo ad un bivio decisivo.

Molti intimoriti dalla richiesta di sacrifici e scoraggiati dalla difficoltà del cammino si perdono d'animo e desistono dall'impresa.

Invece il Fr. Teodoreto ebbe coraggio e fu generoso.

Abbracciò la croce ed accettò di esservi crocifisso.

La mortificazione dei sensi e dello spirito e l'abnegazione richiesta dalla vita cristiana e dalla professione religiosa furono da lui praticate per davvero e in profondità, e non qualche volta, ma durante tutta la vita.

Era il prezzo del viaggio per giungere alla mèta, la condizione indispensabile per l'unione con Dio ed è la prova di quanto lo amasse.

Però la sua ascesi fu sempre sorridente e bisognava fare attenzione per accorgersi del sacrificio che gli costava il suo tratto gentile ed incoraggiante, specialmente nella seconda metà della vita, dopo l'incontro con Fra Leopoldo, che decisamente ebbe molta influenza su di lui, inclinandolo sempre di più alla soavità dell'amore in Gesù Crocifisso.

La forte personalità ( nessuno davanti a lui si sarebbe permesso un atto men che degno ) e il tratto amorevole e gentile sono la spiegazione umana del fascino che esercitava sulla gioventù e dell'attaccamento profondo dei suoi catechisti, i quali intuivano anche l'arcano della santità che irradiava dalla sua vita e dai suoi insegnamenti.

Fr. Teodoreto fu un uomo di fede e visse in pienezza quello spirito di fede che S. Giov. Batt. La Salle pone a fondamento del suo Istituto; anzi tutta la sua vita fu animata da quello spirito di fede, di umiltà e di zelo che, come un sole dai molti raggi egli pose in capo alla regola dei suoi catechisti ad illuminare la loro via alla perfezione.

La fede non è virtù facile perciò implica la rinuncia a ciò che l'uomo ha di più tenacemente caro e cioè il proprio giudizio.

Chi è che è disposto a chiudere gli occhi e a farsi guidare da un altro?

Ogni tanto li apre per vedere dove va …

Non per nulla è proprio la mancanza di fede attorno a sé, che Gesù lamenta in tutto il Vangelo.

E c'è poi anche fede e fede, perché non tutti i credenti sono come Abramo e a molti piace la discussione.

La discussione: se si vuoi vincere qualsiasi tentazione bisogna prima di tutto rifiutarsi di discutere con essa.

L'uomo di fede non discute, ma crede.

Dov'è mai la fede dei cristiani di oggi che mettono in discussione persino le parole del papa?

Fr. Teodoreto se ne sarebbe disgustato e addolorato vivamente.

Nessuno lo ha mai sentito discutere un ordine dei suoi superiori, nonché una direttiva della Chiesa.

In questo ( e non solo in questo ) rassomigliava a S. Francesco d'Assisi: sine glossa.

E nessuno lo ha mai sentito criticare.

Si sarebbe tentati di dire che non era del nostro tempo, mentre invece non era semplicemente della nostra pasta.

Il fondo risoluto della sua natura lo portava a vivere di fede, come il giusto.

Ma quando un uomo raggiunge queste altezze, fatalmente rimane solo.

E poiché nell'attuazione delle opere ha bisogno della cooperazione altrui corre il rischio di non essere capito e di non avere cooperazione, la contraddizione è fatale.

Anche il Fr. Teodoreto ebbe a sentire contraddizione, benché morbida e velata a motivo del prestigio di cui godeva, e ne soffrì assai, come ne aveva sofferto Fra Leopoldo.

Ma egli seppe tacere e attendere e ora forse è venuto il tempo della sua affermazione.

Nella seconda metà della sua vita non si trattò più di attingere semplicemente i motivi del proprio agire dalla S. Scrittura, ma di interpretare la volontà di Dio, dai segni delicati della Provvidenza per cui occorrono delle antenne molto sensibili.

Egli poté diventare fondatore di un nuovo Istituto e precursore di una nuova forma di vita consacrata che rappresenterà una grande conquista nella storia della Chiesa perché il suo organismo spirituale si era raffinato e la luce soprannaturale lo aveva investito.

Saggezza naturale e animo risoluto costituirono il substrato sul quale la grazia poté edificare quel capolavoro di fede, di tenerissima pietà e di ardente zelo, che fu l'anima del Servo di Dio e che si manifestò in opere feconde.

C.T.


Esorto caldamente tutti i Catechisti ad attingere ancor più largamente alla dottrina di San Giovanni Battista de La Salle, considerandolo come loro principale Maestro e continuando ad invocarlo fervidamente ed a fare diligente studio dei suoi scritti, specialmente della Raccolta di trattatelli e delle Meditazioni, ove si indica il modo di acquistare e conservare lo Spirito di Fede e di Zelo ( che è anche lo Spirito dei Catechisti ) come pure i mezzi per vivere la vita interiore e raggiungere una grande santità adatta al loro genere di vita.

Fr. Teodoreto S.C.