Fr. Teodoreto: un uomo dalle salde convinzioni … |
B211-A3
« Anche l'Istituto Secolare dei Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata si sviluppa con difficoltà.
Ritengo che uno dei fattori per ottenerne lo sviluppo è costituito dagli scritti del fondatore.
Ma io non ho la capacità di lasciare ai Catechisti degli scritti, che anche lontanamente abbiano un po' del valore di quelli lasciati da San Giovanni Battista de La Salle, che fu un genio.
Non vorrei fosse questa mia personale lacuna ad intralciare lo sviluppo dell'Unione.
Perciò in mancanza di scritti miei formativi, esorto caldamente tutti i Catechisti ad attingere ancor più largamente alla dottrina di San Giovanni Battista de La Salle, considerandolo come loro principale Maestro e continuando ad invocarlo fervidamente ed a fare un diligente studio dei suoi scritti, specialmente della Raccolta di trattatelli e delle Meditazioni, ove si indica il modo di acquistare e conservare lo Spirito di Fede e di Zelo ( che è anche lo Spirito dei Catechisti ) come pure i mezzi per vivere la vita interiore e raggiungere una grande santità adatta al loro genere di vita.
Fr. Teodoreto S. C.
Assessore Generale dell'Unione
( Bollettino l'Amore a Gesù Crocifisso - Anno XXXV N. 4-6 - Luglio-Dicembre 1951, pag. 40 ).
Quando Fr. Teodoreto, nella sua profonda umiltà, scriveva e pubblicava sul Bollettino dell'Unione Catechisti, queste parole, mai più immaginava che i suoi scritti, alla sua morte, sarebbero stati ricercati tutti con diligente cura, per ordine dell'Autorità ecclesiastica, con uno speciale decreto emanato dal Cardinale Arcivescovo di Torino, S. E. Mons. Maurilio Fossati. Ne pensava che, ordinati e catalogati sarebbero stati oggetto di un "Processo" da parte della Sacra Congregazione per le Cause dei Santi in Roma che ne avrebbe emessa "sentenza", dopo approfondito studio ed esame di due "Giudici Teologi" a ciò delegati.
E tutto questo è accaduto.
Chi ha avuto il compito di raccogliere gli scritti di Fr. Teodoreto, sa con quanta premurosa e vigile attenzione, con quanta paziente ricerca ha dovuto andare a rovistare tra le povere, poche cose del santo Fratello per tirarne fuori i pochi quaderni suoi, i foglietti, le pagine staccate, senza nulla trascurare, e con quanta diligenza ha dovuto sollecitare le persone che avevano conosciuto Fr. Teodoreto a consegnare in originale o in copia fotostatica autenticata, le lettere da Lui ricevute o gli scritti suoi di cui in qualche modo fossero in possesso.
Non fu possibile trovare molto, soprattutto di scritti più intimi e personali, perché, come fu dichiarato nel Processo Diocesano e fu rilevato nel giudizio dato « Non ci sono scritti intimi del Servo di Dio.
Forse furono distrutti dallo stesso Servo di Dio o andarono perduti durante il bombardamento dell'8 dicembre 1942, quando spezzoni incendiari colpirono la stanza sua sita al terzo piano del Collegio S. Giuseppe in Torino ».
Quando il ricercatore si ritrovò fra le mani tutto questo prezioso materiale lo catalogò, lo ordinò, ne fece dei volumi e li presentò al Tribunale Ecclesiastico Diocesano per la verifica di autenticità.
Il Tribunale Ecclesiastico li lesse, li controllò, ne timbrò e firmò le pagine per dare ad essi garanzia.
Ne risultarono così 8 volumi che comprendono:
Vol. I: Le lettere del Servo di Dio, in copia dattiloscritta di pp. 285
Vol. II/l: L'ideale cristiano e religioso, fotocopia di manoscritto di pp. 432
Vol. III/2: Mezzi di perfezione, fotocopia d'i manoscritto di pp. 219
Vol. IV/3: Pensieri sulle Regole e Costituzioni, fotocopia di manoscritto di pp. 178
Vol. V/4: Regole del Governo individuale e collettivo dei Catechisti Congregati, fotocopia di manoscritto di pp. 471
Vol. VI: Regole e Costituzioni dell'Istituto Secolare Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, ed. Tipi L. Patterò, Torino 1949, pp. VIII-91.
Vol. VII: II Segretario del Crocifisso, vita del Servo di Dio Fra Leopoldo Maria Musso, O.F.M., ed. L.D.C., Torino 1958, 2a ed., pp. XXVII - 298.
Vol. VIII: Rivista Lasalliana, anno 1°, 1934, Voli. I, II, III, IV, per complessive pp. 32. I 4 articoli portano il titolo: Unione del SS. Crocifisso.
Questi volumi, racchiusi in una scatola sigillata, furono portati a Roma e consegnati alla Sacra Congregazione per le Cause dei Santi, unitamente ad altra scatola pure sigillata e contenente gli altri Atti del Processo Diocesano, il giorno 2 febbraio 1977.
Il giorno 7 febbraio le scatole furono dissigillate e il materiale in esse contenuto venne consegnato a "Giudici Teologi censori" per l'esame.
Sugli scritti, esaminati da due diversi Teologi, veniva emesso giudizio, raccolto poi in apposita pubblicazione a stampa, col titolo: « Positio super scriptis", e fatta conoscere dalla Cancelleria della Congregazione in data 5 dicembre 1978.
I due giudizi recano la data l'uno del 28 agosto 1977, l'altro del 4 gennaio 1978.
Caro Fratel Teodoreto, chissà con quale serena attenzione avrà seguito tutto questo armeggiare attorno alle sue poche povere pagine ( così pensava Lui! ) e chissà con quale meravigliato stupore avrà letto nel giudizio di uno dei Giudici: « Gli scritti del Servo di Dio Fr. Teodoreto meritano buona attenzione … sono degni di favorevole apprezzamento e possono essere letti con profitto spirituale … non c'è dubbio che sono pagine piene di fervore … il Servo di Dio vi ha messo dentro tutto il suo cuore, e cioè le sue convinzioni e le sue aspirazioni per una vita tutta consacrata al servizio di Dio mediante l'apostolato … » oltre, naturalmente alla dichiarazione di perfetta ortodossia che viene così confermata: « Si deduce che Fr. Teodoreto si è mantenuto sul binario della dottrina e dell'ascetica tradizionaie » e ancora: « L'importante è che la dottrina espressa sia esatta: e su questo non c'è dubbio! ».
A tali affermazioni fa eco l'altro Giudice con una dichiarazione ben precisa: « Dopo un attento esame degli scritti del Servo di Dio Fratel Teodoreto Garberoglio dei Fratelli delle Scuole Cristiane e Fondatore dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e della Vergine Immacolata, posso dichiarare che in essi non c'è nulla che contrasti con la dottrina cattolica o che possa ostacolare il proseguimento della Causa ».
Per restare in campo scolastico, in cui Fr. Teodoreto operò in tutta la sua vita, possiamo ben dire che i giudizi dati ai suoi "elaborati" sono senz'altro positivi per quanto riguarda il contenuto e degni della più ampia promozione!
Ma c'è tutto l'altro aspetto da considerare: aspetto che i Giudici, con profondo intuito, hanno saputo individuare leggendo gli scritti.
Ed è la figura spirituale e morale che da essi se ne può ricavare.
Delle parole hanno colto l'animo che le ha ispirate, del pensiero espresso hanno colto la ricca personalità spirituale che l'ha formulato, dell'esortazione e del consiglio hanno colto l'ansia apostolica che li ha dettati.
Ne è scaturita così una figura di "Uomo di Dio" ripresentata dai Giudici e ricavata dalla lettura degli scritti, una figura così viva e reale, quasi l'avessero conosciuto essi stessi con conoscenza diretta, che veramente impressiona chi ha avuto più profonda dimestichezza con il Servo di Dio.
Ne risulta una perfetta fotografia del Servo di Dio, non solo in bianco e nero, ma in viva policromia.
Le 30 pagine della "Positio super scriptis" sono tutte da leggere e da assaporare.
Ne vogliamo dare qui alcuni tratti, quelli che paiono a noi più significativi e più rilevanti.
E prima di tutto: quale figura di Fr. Teodoreto risalta dagli scritti?
Eccola nella presentazione del 1° Giudice:
« Quanto ci è rimasto è sufficiente per mettere in luce l'anima candida del Servo di Dio, la sua ansia di santità, l'amor di Dio di cui bruciava il suo cuore, l'abbandono alla divina volontà da cui sempre volle essere guidato e lo zelo per l'evangelizzazione dei poveri, specie della gioventù ».
Il 2° Giudice conferma:
« Dalla lettura dell'epistolario e degli scritti destinati ai mèmbri dell'Unione Catechisti emerge indubbiamente la figura di un uomo dalle salde convinzioni soprannaturali.
Fr. Teodoreto ha assimilato bene lo spirito del fondatore delle Scuole Cristiane, S. Giovanni Battista de La Salle, e vive nella migliore tradizione ascetica dell'Istituto, consistente nella devozione ai misteri di Cristo.
Era un eccellente Religioso, di pietà schietta, rigido con se stesso, desideroso di seguire Cristo nella via regale della S. Croce.
Gli scritti lo rivelano come un uomo lineare, senza tentennamenti, che si sforza di vivere la sua vocazione in pienezza d'amore, praticando tutte le virtù, particolarmente quelle dell'umiltà e della povertà ».
Come c'è tutto Fr. Teodoreto in queste dichiarazioni!
Pare dipinto a colpi magistrali di pennello, in cui ogni pennellata ne fa risaltare un aspetto tutto suo.
Ma c'è un'aggiunta che mi piace riferire e che forse potrebbe parere un tantino in tono minore; essa dice:
« Gli scritti non contengono speciali dottrine: l'autore non era un teologo, né un pensatore dalle intuizioni singolari: era però un eccellente Religioso … ».
Nel leggerla, ho pensato al consiglio che S. Giovanni Battista de La Salle ha lasciato ai suoi Fratelli: « Lasciamo ai sapienti le dispute elevate; da parte nostra atteniamoci alla dottrina comune di Gesù Cristo e prendiamo come norma di seguire in tutto l'insegnamento che la Chiesa propone ai fedeli nei catechismi che approva, e cioè quelli che emanano o sono adottati dai Vescovi che sono in unione con il Vicario Universale di Gesù Cristo.
Non prendiamoci mai la libertà di dogmatizzare sulle questioni difficili della religione » ( M. 5,1 ).
E anche qui mi si è presentata ingrandita ed esaltata la figura del "Religioso" Fratel Teodoreto nelle caratteristiche di "autentico Fratello", di "convinto e docile Catechista" di "fedele figlio della Chiesa".
Se mai ve ne era bisogno, il rilievo fatto, e il richiamo alla dottrina di S. Giovanni Battista de La Salle, ci confermano la profonda lasallianità del nostro Servo di Dio che sempre e in ogni caso operò come Fratello che compie fino in fondo, nella più assoluta fedeltà, la sua vocazione.
La "Positio super Scriptis" ci presenta in analisi più particolare gli aspetti riassunti nei giudizi sintetici sopra riportati.
Ne rileviamo alcuni, unendo le espressioni dei due Giudici, e servendoci, in parte, della titolazione usata nella "Positio" stessa.
« Anelito incessante di tutta la vita di Fr. Teodoreto è stato la santità, l'immedesimazione in Cristo.
E verso questa meta di perfezione cercò di attrarre confratelli e giovani affidati alle sue cure.
Proprio per quest'ansia di santificazione vorrebbe poter ricominciare la sua vita religiosa.
Anche per lui, come per tutti i Santi, il cammino della perfezione è seminato di rinunce, esige sforzi ed egli non si tira indietro.
Vuol approfittare di tutto per giungere alla santità.
L'augurio più bello che formula è quello di una grande santità.
Tutta l'azione di Dio a nostro riguardo tende al nostro perfezionamento e il Servo di Dio lo ricorda nelle sue lettere.
Non si stanca di inculcare la santità ai membri dell'Unione Catechisti e con conferenze ascetiche tenta di formarli alla virtù più soda.
Viva è la sua aspirazione alla santificazione che cerca di inculcare anche agli altri.
Si tratta di note molto semplici ( che ebbero certamente larghi sviluppi dalla viva voce del fondatore ): sufficienti tuttavia, a infondere un grande amore per la vocazione religiosa e a sostenere la volontà nell'impegno sincero della santificazione ».
« Per raggiungere l'immedesimazione in Cristo occorre una continua tensione, un continuo ricominciare da capo e Fr. Teodoreto non si da vinto mai.
Lotta contro l'orgoglio, la vanità, per tutta la vita.
Possediamo alcune lettere al suo ultimo direttore spirituale, P. Piombino dei Barnabiti.
In esse si legge il tormento per non essere ancora giunto al pieno dominio di sé, ma anche lo sforzo per salire sempre, nella fiducia dell'aiuto che ci viene da Dio.
La confidenza e la fiducia in Dio crescono in lui e l'animo si placa, ma la tensione non viene meno.
Questa fiducia in Dio, nella sua bontà e provvidenza, la inculca negli altri.
Manifesta la fortezza nelle difficoltà, nutrendosi di grande fede nell'aiuto di Dio.
Ha buone pagine sulla volontà di Dio, alla quale deve uniformarsi chiunque voglia vivere seriamente la propria vocazione religiosa.
Di particolare efficacia sono gli insegnamenti che il Servo di Dio da ai suoi figli intorno alla sofferenza.
É lecito dedurre che il Servo di Dio non indulgeva a pietà facile e accomodante, ma andava diritto alla fonte di ogni autentico cammino ascetico, cioè a Cristo Crocifisso, meditato e imitato ».
« La contemplazione del Crocifisso da fiducia al Servo di Dio, ma soprattutto lo sprona a tutto accettare, tutto fare per acquistare un vero amore, che sia risposta all'Amore di chi è morto per noi.
Vuole considerare anche le croci come un dono di Dio a cui dobbiamo continua riconoscenza e l'accettazione della Volontà di Dio come il vero segreto dell'amore e della pace.
In ogni avvenimento vuoi vedere la mano provvida di Dio per rimanere sereno.
Per lui il mezzo primo per giungere all'unione con Dio, in un vero amore, è la SS. Eucaristia.
Parla parecchie volte, nelle sue conferenze ai Catechisti, della S. Messa e dell'Eucaristia, adorata, ricevuta.
Il Servo di Dio sa che la forza dell'uomo è la preghiera e che questa sola ci procura le ali per volare a Dio.
Supplica i Catechisti di tenersi in stretto contatto col Cuor di Gesù e di essere innanzitutto anime di vita interiore.
Ogni sera, prima di andare a riposo, nella preghiera al Sacro Costato, ricorda tutte le persone che gli sono care e desidera che gli sia resa la carità.
Le Regole e Costituzioni acquistano, attraverso le considerazioni contenute in questo volumetto, una specie di vita nuova ed emettono una luce serena soprannaturale, come solo un'anima virtuosissima poteva fare.
Esse testimoniano a favore del Servo di Dio che cercò di plasmare i suoi Catechisti secondo un tipo ideale di profonda pietà ».
« Per un insieme di circostanze singolari, si orienta verso il mistero di Cristo Crocifisso e se ne fa ardente propagatore.
Tutta la sua pietà trova qui la sua sorgente e il suo oggetto specifico, proponendosi, sull'esempio di S. Paolo, "di non sapere altro che Gesù Cristo, e Gesù Crocifisso" ( 1 Cor 1,2 ).
Vivamente appassionato a tale mistero, non esita a raccogliere una famiglia religiosa per coltivare la devozione verso il Crocifisso e a compiere un attivo apostolato nella Chiesa proprio nel nome del Crocifisso.
Ciò gli vale un gran titolo di merito.
In tempi nei quali la pietà segue le vie facili del sentimento e si stempera in devozioni di scarsa incisività, Fr. Teodoreto chiama se stesso e gli altri ad una devozione fondamentale che, ricordando la Redenzione, riassume il mistero di amore di Dio per gli uomini.
Si sa che le pratiche di pietà servono ad alimentare la devozione, cioè l'atto interiore della virtù della religione.
Fr. Teodoreto, favorendo le pratiche di pietà verso le Cinque Piaghe, tende appunto, alla vera devozione che è "il movimento riverenziale e affettuoso dell'anima verso Dio, ritenuto degno di amore e di rispetto".
Non considera le pratiche di pietà, perciò, come fine a se stesse, ma soltanto come mezzi eccellenti per arrivare a Dio con donazione totale.
Di qui la sua insistenza per distaccarsi dalle cose terrene, per sottomettersi completamente alla Volontà di Dio, per non cercare ad ogni costo le consolazioni interiori, per vivere in una fede ed in una carità operosa.
La divozione al Crocifisso e alle Cinque Piaghe, che tanta parte ha nella vita e nell'insegnamento di Fr. Teodoreto, è una sintesi di vita cristiana e comporta l'esercizio di tutte le virtù teologali e cardinali; gli scritti del Servo di Dio, infatti, sono espliciti al riguardo.
Sarebbe una vera distorsione della verità il considerare la sua devozione al Crocifisso e alle Cinque Piaghe come una pratica di pietà che si esaurisce in una preghiera vocale, senza coinvolgere la vita per una adesione amorosa a Dio.
Insiste molto sulla "divozione alle Cinque Piaghe", ritenendola devozione utilissima a progredire nella pietà.
Un terzo aspetto di Fr. Teodoreto va messo in rilievo, ed è la fusione tra vita contemplativa e vita attiva.
Fu un uomo di preghiera e di azione.
Seguendo la linea caratteristica dei Fratelli delle Scuole Cristiane, volle dedicarsi ai ragazzi e ai giovani.
Si sentì "catechista" per sicura vocazione e comunicò ad altri lo stesso ideale.
Non si può spiegare la fondazione dell'Unione Catechisti senza un vero carisma che Dio gli comunicò: carisma assai preciso, in quanto egli precorse i nostri tempi nei quali c'è nella Chiesa una vera fioritura di Istituti Secolari.
Il Servo di Dio ebbe un altissimo concetto del catechista.
Non lo considerò un insegnante qualsiasi o trasmettitore di nozioni religiose, ma un maestro di vita che deve dare "testimonianza" continua di ciò che comunica con il suo insegnamento.
Perciò voleva che i suoi catechisti avessero, sì, solida capacità didattica, ma soprattutto preparazione spirituale in modo che il loro esempio equivalesse ad una lezione vivente di irrefutabile efficacia.
Le istruzioni, i commenti alle Regole e Costituzioni, le circolari ad altro non mirano che a "modellare" il catechista per una autentica "imitatio Christi", soprattutto nella umiltà e povertà.
Egli incentra il suo zelo nel formare apostoli del santo Crocifisso, che diffondendo in mezzo ai poveri, agli umili, specie tra la gioventù, l'amore di Cristo e di Cristo Crocifisso, insegnino le divine verità che sono vie al Cielo.
Il Servo di Dio si preoccupa di formare questi figli con ritiri, esercizi spirituali, istruzioni.
Scrive per loro conferenze ascetiche, commenti alle Regole.
In totale restano quattro volumi manoscritti, per la cui stesura dovette leggere, studiare, meditare.
Cita in esse sovente la Summa di S. Tommaso, S. Bonaventura, S. Teresa, S. Giovanni della Croce, S. Francesco di Sales e i migliori autori di ascetica.
Vuole che la preparazione dei Catechisti miri ad una vita spirituale più elevata, ad uno studio della Religione più ampio.
Vuole che miri ad una vita cristiana più fervente.
Desidera che i Catechisti siano apostoli sempre, con la preghiera, con l'edificazione del prossimo vivendo costantemente l'idea della santità …
Edificare in tutto.
Vuole i Catechisti veramente distaccati dalle cose del mondo, veri poveri evangelici, poiché la povertà è la difesa sicura e il muro della religione.
Insieme con lo spirito di povertà vuole che tra i Catechisti regni la carità fraterna, che deve essere l'anima delle Case di Carità.
Guai, dice, se per la superbia di qualcuno le case si dividono.
Si rallegra del bene che fa l'Unione Catechisti, ma di tutto da gloria al Signore.
Di suo pensa ci siano soltanto intoppi all'azione della grazia.
Dall'insieme delle osservazioni si ricava l'importanza che Fr. Teodoreto annetteva agli Esercizi Spirituali e il suo impegno perché i Catechisti li facessero con la maggiore serietà possibile.
Di particolare efficacia sono gli insegnamenti che il Servo di Dio da ai suoi figli intorno alla sofferenza.
Non c'è dubbio che sono pagine piene di fervore che rivelano le intenzioni dell'autore nel formare i suoi Religiosi secondo il modello che è Gesù Cristo Crocifisso.
Di qui si spiegano l'austerità, lo spirito di povertà e di sacrificio che egli propone con una accentuazione che fa lieto e benefico stupore.
Le limitazioni poste ai Catechisti indicano il grado di mortificazione che il Servo di Dio aveva e che voleva coltivare nell'Istituto ».
« Vuole essere figlio obbedientissimo della Chiesa e non c'è per lui sicurezza più grande in terra di quella che viene dal Papa.
Scrivendo la biografia di Fra Leopoldo, deve citare sovente il Diario del Servo di Dio, le comunicazioni che sentiva dettargli in cuore, Gesù, ma vuole, come figlio obbediente della Chiesa, che non si dia a queste parole che un valore puramente umano.
In varie occasioni partecipa a udienze pontificie e ne annuncia ai Catechisti le impressioni con la benedizione del Papa, come sicurezza che Dio è con loro.
Quanto al Diario del Musso, cui il biografo fa continuo riferimento, il giudizio spetta alla S. Chiesa.
Il biografo, consapevole della gravita della cosa, si pone in prudente atteggiamento di riserbo, e pone delle dichiarazioni a garanzia della sua docilità al magistero della Chiesa.
Le dichiarazioni sono espressione di grande prudenza, perché il Diario del Musso è effettivamente pieno di elementi straordinari che esigono cauta ponderazione.
Fr. Teodoreto ne è personalmente edificato ed accoglie con fede i messaggi di Dio contenuti nel Diario, seguendo con umiltà le indicazioni del Musso, per il quale nutre ammirata devozione ».
Destinatari delle lettere sono, in prevalenza, persone religiose: ad essi Fr. Teodoreto rivolge sempre qualche considerazione ascetica e da saggi consigli.
Le lettere sono semplici, come dovevano essere - è facile intuirlo - le persone alle quali erano scritte, e come era, in fondo, Io spirito del Servo di Dio che mirava alle cose essenziali, alieno da ogni astruseria.
Anche nelle lettere per comunicazioni, affari dell'Istituto e varie, o nelle lettere di cortesia per auguri e simili, il Servo di Dio segue una linea di semplicità e di rettitudine che mostra il clima soprannaturale nel quale operava.
Si leggono espressioni che mettono bene in risalto la sua umiltà.
Manifesta la fortezza nelle difficoltà, nutrendosi di grande fede nell'aiuto di Dio.
Straordinaria è la sua confidenza e docilità al P. Spirituale, al quale espone lo stato della propria coscienza.
Tratta con semplicità e chiarezza della orazione, particolarmente di quella mentale ( detta, comunemente, meditazione ).
Fr. Teodoreto se ne mostra assertore convinto e la presenta ai suoi figli con grande calore.
Che dire dello spirito di povertà? I suoi insegnamenti intorno alla povertà sono numerosi.
Sull'argomento della povertà ritorna con incalzante frequenza e con applicazioni minuziose, come si usava allora.
Dopo aver presentato le dichiarazioni dei Giudici sugli scritti del nostro Fr. Teodoreto, mi pare utile riferire, a conclusione, « quanto uno dei Giudici riporta alla fine della sua "sentenza", affermando di voler sottolineare le parole che il Servo di Dio disse al Can. Michele Peyron di Torino durante il viaggio a Roma nel 1942 ».
Aggiunge il Giudice: « Anche se non sono state scritte dal Servo di Dio, sono però uscite dal suo cuore e danno la chiave per comprendere quella che è stata la direttiva della sua vita e della sua azione apostolica ».
Ed è, a mio parere, un altro ritratto del Servo di Dio che, senza volerlo e inconsapevolmente, Fr. Teodoreto ci lascia di sé, non pensando sicuramente che quelle parole dette nella confidenza di uno scompartimento ferroviario, ce lo avrebbero ripresentato a distanza di tanti anni, quale egli era: « Niente agitazione ed irrequietezza nell'anima.
Fra Leopoldo incominciò a salire nella perfezione quando incominciò ad amare e a meditare il Crocifisso! …
Il Signore domanda sempre riparazione.
Bisogna essere vittime non solo di nome, ma anche di fatto.
Guardata con gli occhi della fede, la vita è bella: bisogna mantenersi tranquilli, non affrettarsi né affliggersi mai di niente; mettere tutto nelle mani di Dio … Lui farà il resto …
Chi si aggrappa alla Croce non farà naufragio … Fare tutto per Iddio, prendere tutto da Dio … ».
Fr. Gustavo Luigi fsc.