Come lo ricordano …

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Ho conosciuto per la prima volta Fratel Teodoreto nel 1921 all'Istituto Arti e Mestieri di Via delle Rosine dove Egli era Direttore dell'Unione del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, e per tutto il restante della Sua esistenza ne ho sentito la parola, gli insegnamenti e a Lui tutte le volte ho ricorso per consiglio e raccomandazioni di preghiere.

Il Suo ricordo, dopo 25 anni dalla morte, mi è sempre vivissimo.

Le Sue parole lasciavano un'impronta profonda e incancellabile perché si vedevano ispirate da Dio, e di ciò me ne rendo sempre più conto.

La sua pazienza, l'umiltà e la sensibilissima commovente carità nonché il Suo operare denotavano chiaramente che Egli metteva sempre il Signore al primo posto e che Lo amava con tutto il cuore e con tutta l'anima.

Ricordo di averlo visto più volte accogliere con gioia una persona importuna e dedicargli poi il Suo paziente ascolto ed ancora, sempre con amore, il Suo conforto e concreto interessamento.

Si può ben dire che Egli aveva virtù eccezionali e che ha speso la Sua vita per il bene del prossimo con il continuo buon esempio, con le parole, con le opere.

Spero vivamente che la Chiesa, in relazione anche alle grazie ottenute con la di lui intercessione da tante persone ( me compreso ) ne proclami presto ufficialmente la santità.

Torino 14 marzo 1979 - Prof. Vittorio Buffa di Perrero

Mi ritengo in dovere di segnalare che ho personalmente conosciuto Fratel Teodoreto in quanto fui suo allievo nei tre anni di Scuola Tecnica in Via delle Resine, negli anni 1906-1908 e mi fu insegnante di disegno, calligrafìa e religione.

Che avesse un'espressione di soave bontà e di cordialità fuori del normale, già lo avevo giudicato in quegli anni ormai lontani in cui ebbi la rara fortuna di conoscerlo, di frequentarlo e di apprezzarlo nella scuola.

Non mi sorprende quindi che sia in corso il processo canonico, ma anzi oggi sono ancora più convinto che le caratteristiche di Fr. Teodoreto, erano quelle di un santo da altari.

Mi auguro vivamente che la causa segua una procedura sollecita ed accelerata anche se, vivendo il mio 86° anno di età, non posso nutrire alcuna presunzione di poter assistere alla finale del Processo che lo proclamerà "santo".

Torino - 7 marzo 1979 - Chianale Bernardo

Ho letto con la massima gioia l'articolo scritto sull'ultimo Bollettino "L'Amore a Gesù Crocifisso" su quel "santo" che io pure conobbi di persona "Fratel Teodoreto".

Quanto bene scrisse di Lui, di quel perfetto, signorile, rispettoso educatore, fin dal tempo in cui si radunavano in Via delle Rosine!

Quanto fu benefico ai suoi Catechisti, a Lei e ai Confratelli di cui ricordo il Rag. Cesone e li accompagnò per tutta la vita.

Il Maestro e i discepoli erano l'uno indispensabile agli altri; per ogni evenienza, essi si sentivano, con Fratel Teodoreto, come in una botte di ferro.

Poi avvenne che Fratel Teodoreto conobbe l'altro esempio di santità: "Fra Leopoldo" e avvenne tra i due quello spirituale legame che li unì come fratelli nell'amore a Gesù Crocifisso.

Fratel Teodoreto crebbe tutti i giovanetti che lo seguivano e lo tenevano come infallibile guida, a vivere vita innocente e poi, su su, a costituire con essi l'Istituto Secolare dei Catechisti.

Il "Segretario del Crocifisso" scritto da Fratel Teodoreto cadde nelle mie mani nel 1945 e destò in me un grande entusiasmo, per cui chiesi alla mia Superiora di accompagnarmi a Torino perché volevo incontrare Fratel Teodoreto e parlargli del mio stato d'animo.

L'incontro avvenne in Via San Francesco da Paola.

Attesi pochi minuti in sala, dove giunse, con passo modesto e buon sorriso Fratel Teodoreto.

Mi invitò a sedere e si sedette egli stesso, quindi cominciai: « Mi perdoni. Reverendo Fratello: da meno di un mese ho letto il "Segretario del Crocifisso", di cui Lei è autore.

Tale lettura mi ha oltremodo entusiasmata: e sento vivo il desiderio di recitare la Divozione a Gesù Crocifisso anche parecchie volte al giorno, e di farla recitare da Consorelle e da allieve.

Ad occhi bassi con molta ponderazione Fratel Teodoreto mi rispose: "Ciò che sente è un dono di Dio; non tema, continui a recitare la Divozione e si preparerà un tesoro nel cielo!".

Le sue sante parole mi diedero serenità e fui molto contenta.

Soggiunsi: « Fratel Teodoreto le darò relazione del mio apostolato parecchie volte ».

« Lo faccia pure: intanto oggi le darò un po' di materiale per la diffusione ».

Quante volte richiesi poi ancora materiale!

Era la mattina del 7 agosto 1949: la portinaia mi avvertì che in sala mi attendeva Fratel Toedoreto!

Come udii il nome, mi precipitai in sala felice e commossa per chiedergli come mai, così anziano, si fosse disturbato, con tanta fatica.

Mi rispose che i suoi Superiori lo avevano mandato a Biella per parlare di Gesù Crocifisso ai suoi Confratelli che erano in Ritiro e che per tale motivo era passato pure da me per portarmi nuovo materiale.

Che bontà e degnazione! Poveretto, non stava bene; un tremito generale gli percorreva le membra, così che pensai tra me e me: Fratel Teodoreto non vive più a lungo!

Qualche tempo dopo un attacco lo inchiodò al letto e dal letto mi scrisse di sua mano la quinta lettera: in data 9 marzo 1954 la ricevetti come fosse un mazzo di tutte le virtù.

Seppi poi della sua santa morte avvenuta il 13 maggio 1954 ( Madonna di Fatima ).

Da quel giorno ebbi la certezza che un nuovo "santo" aumentava la schiera dei già canonizzati dalla Chiesa.

E ricordai molte volte le parole che Egli mi aveva detto come avvertimento celeste: che i devoti di Gesù Crocifisso, avrebbero dovuto soffrire un po' di persecuzione e di derisione, ma ciò sarebbe stato un gran tesoro per il Cielo.

Quando lessi che si era concluso il Processo Diocesano per la sua Beatificazione e che gli Atti erano stati spediti a Roma, giubilai in cuor mio.

Vivo ora convinta che Fratei Teodoreto è e sarà mio grande Protettore come lo fu e lo sarà per i suoi figli prediletti dell'Unione Catechisti.

Vicenza 12 marzo 1979 - Suor Gabriella De Dona - Dame Inglesi

Ebbi la fortuna di conoscere Fratel Teodoreto quando era Direttore delle Scuole R.O.M.I. dove ero insegnante della Sezione Borgo Dora.

Posso assicurare che in quelle poche volte in cui mi fu dato di avvicinarlo, trovai nel suo contegno, grave e amabile ad un tempo, l'impressione di trattare con un'anima tutta di Dio.

Desidero e prego perché presto la sua santità rifulga nel cielo della Chiesa, così che possa essere di onore e di esempio per la Congregazione e per tutti gli educatori.

Sto ora interessando il Santo Fratel Teodoreto perché mi aiuti nel difficile e arduo compito di educare la gioventù, imitando in ciò la sua paziente bontà.

Torino - Suor Clotilde

Attratto dall'ambiente a me favorevole dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata, frequentai nel 1935-36 i Ritiri spirituali annuali, mensili e settimanali dell'Unione stessa, dove ebbi modo di apprezzare le alte virtù del Fondatore e riceverne grande edificazione.

Nel marzo del 1937, fui assunto dalla Direzione Generale degli Istituti di Prevenzione e Pena, in servizio per l'insegnamento dell'intaglio artistico ai carcerati minorenni ed assegnato nella sede di Napoli.

Ero oltremodo timido ed impreparato ad affrontare un ambiente difficile per gli elementi da rieducare e per l'ostilità dei colleghi che mal vedevano quel posto occupato da un piemontese.

A Torino avevo lasciato i genitori gravemente ammalati.

Scrissi al Presidente dell'Unione il mio stato d'animo angosciato ed Egli trasmise le mie notizie al Fratello Teodoreto, che si trovava a Roma, il quale partii subito per Napoli e, giuntovi, mi fissò un appuntamento immediato mediante una telefonata al Carcere dove prestavo servizio.

Mi ricevette a braccia aperte ed il suo sorriso mi rincuorò.

Ascoltò pazientemente ed in silenzio quale fosse la mia situazione, poi mi parve in meditazione e dopo alcuni minuti mi esortò a perseverare: mi assicurò che avrei superato tutti gli ostacoli, che avrei fatto tanto bene nell'ambiente carcerario e che quindi non avrei dovuto rientrare a Torino.

Mi considerai sempre membro dell'Unione, distaccato in luogo di missione.

Mi misi rapidamente nelle condizioni di insegnare un'arte che pochi mesi prima mi era quasi sconosciuta, e tutte le previsioni del Fratello Teodoreto si avverarono felicemente.

A tutt'oggi si sono susseguiti nella mia scuola, migliaia e migliaia di giovani caduti nelle maglie della Giustizia, ed a tutti ho parlato della nostra Santa Fede, tenendo sempre presente la dolce figura del Fondatore dell'Unione Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata.

Egli era sempre libero quando doveva beneficare gli angosciati ed i sofferenti.

Federico Ruffinello - Napoli

Incontrai alcune volte Fratel Teodoreto … « ma riservato com'era mai mi parlò della sua vita spirituale, delle sue relazioni con Fra Leopoldo, delle sue idee per il futuro dell'Unione Catechisti.

Era molto parsimonioso di parole, calmo, modesto, umile, e delle cose sue non faceva pompa esterna.

Quando fui Direttore a Villa S. Croce dal 1939 al '41 venne qualche volta per qualche Ritiro dei Fratelli del San Giuseppe o degli Ascritti all'Unione Catechisti.

Anche allora era sempre riservato, attendeva al suo compito, parlava agli esercitandi.

Seppi poi di lui attraverso i rapporti più frequenti che in seguito ebbi con i fratelli dell'Unione del SS. Crocifisso, la cui opera io ammiro e stimo tanto.

Digitus Dei est hic!

P. M. Cavriani S.J. - Torino

Ben volentieri esprimo e confermo con tutta semplicità la singolare impressione lasciata in me al primo incontro con il Fondatore dell'Unione, Fratel Teodoreto.

Ero venuto alla Casa di Carità per dettare le Meditazioni per un Ritiro mensile.

Vi aveva assistito Fratel Teodoreto, con cui mi trattenni brevemente dopo la predica, e che ebbi vicino a me anche a mensa.

Come dico, non si tratta di un giudizio, bensì di spontanea impressione spirituale, ma era l'impressione - edificante e sentitamente benefica - di vedere, e di parlare con un vero Uomo di Dio, di un'Anima santa.

Unico fondamento, quel suo contegno, tanto raccolto e devoto; tutta la sua figura, così direi naturalmente umile; ma soprattutto, l'evidente pio e santo ardore di amor di Dio e di zelo per le anime, che traspariva fin dal suo innocente sorriso nonché dalla vivida lucidità dei suoi occhi, e che allora pareva animasse così santamente le sue pur sobrie e brevi parole intercalate al mio parlare.

Non che io voglia dare alcuna particolare importanza alle mie impressioni e parole come mie; ma è per dire che dette impressioni erano tali che, quando seppi più tardi della Causa di Beatificazione di Fratel Teodoreto, ciò non mi recò meraviglia come di cosa inaspettata.

Il Signore si degni mettere in luce la santità del suo Servo buono e fedele, e di glorificarlo anche sulla terra a sempre maggior incremento, in numero e santità di Membri e in fecondità di Opere, l'Istituto Catechisti del SS. Crocifisso e di Maria SS. Immacolata.

Sac. Nazareno Camilleri S.D.B. - Torino

Carissimi Fratelli nel Signore,

con gioia ho appreso dal caro Bollettino, attraverso il quale continuo a seguire con il più vivo interesse la vita dell'Unione, che si preparano a commemorare il 25° della santa morte del venerato Fr. Teodoreto e chiedono anche qualche ricordo da chi Lo ha conosciuto e amato quando era tra di noi.

Il Carmelo del S. Cuore non può lasciar cadere questo invito.

Si è tanto poverette e ormai soltanto due religiose rimangono che Lo ricordano: pure è stata così bella, così dolce, e, diciamolo pure, così santa quell'amicizia durata decine d'anni che si sarebbe ingrate e cattive a dimenticare.

E così godiamo a dare, sia pur brevemente, una volta ancora testimonianza della stima e dell'affetto che a Lui ci ha legate e alla Sua opera durante così lunghi anni.

Egli era un uomo di Dio nel senso pieno della parola.

In Lui il soprannaturale dominava, comandava tutto, eppure una vita così ricca di Dio e dei suoi doni, nulla aveva di pesante, di artificioso, di studiato.

Tutto in Lui era così semplice, così vicino a noi, pur così fragili, insicuri, così poveri! ( parlo di me personalmente ), che mai si avvertiva senso di disagio stando con Lui.

Eppure, come ripeto, Egli era tutto soprannaturale, lo era fino al midollo.

In Lui l'umano c'era e molto ricco e molto fine, ma il profano no, non c'era una briciola; era da Lui, dal suo pensare e dal suo agire completamente assente.

Ed io trovavo meraviglioso in Lui proprio questo impasto di cose, si direbbe, contrastanti.

Così semplice e così fine, così preso dalle cose di Dio che sapeva condurre gli altri e nello stesso tempo umile, schivo di ogni aria di superiorità, di tono.

Ero ragazzina quando lo conobbi e da allora ( avevo diciassette o diciotto anni ), mai ebbi a mutare i miei giudizi e le mie impressioni che oggi metto giù con semplicità e anche con coraggio perché lo so molto bene ch'Egli era un vero santo ed io sono poveretta: pure le cose belle, molto belle sanno farsi riconoscere anche dai poveretti dalla vista corta.

Non è così, cari Fratelli? Vogliate tanto bene al vostro Fondatore, ringraziate il Signore che ve lo ha dato come vero Padre e sappiate che il Carmelo Lo ha tanto amato, ha vissuto con Lui le sue oro di grazia e quelle, da Lui appena accennate, della difficoltà e della prova e ha seguito con tanto amore la vostra comparsa tra le file dei combattenti per la Chiesa, ed oggi ancora è con voi con tanta preghiera e vi augura con tutto l'affetto di poter sempre rispondere al disegno di Dio su ciascuno di voi e sulla intera vostra famiglia religiosa, così come desiderava il venerato Fratello nel cui ricordo vi lascio con il saluto di tutte le mie care Sorelle e l'arrivederci Lassù, che sarà tanto bello!

Perdonate se ho osato troppo con queste righe e pregate per tutte noi.

Suor Maria Eletta del Crocifisso c. Sc.

Come risulta dalla seguente testimonianza, l'Unione Catechisti durante gli anni precedenti la prima guerra mondiale, rappresentava un punto di riferimento anche per gli studenti universitari provenienti da altre città, che vi venivano indirizzati dallo stesso clero.

… mi preme in questa circostanza, rendere partecipi i cari amici, come ricordo il caro Fratel Teodoreto.

Proveniente dal Collegio Salesiano di Ferrara, dove avevo conseguito il diploma presso quell'Istituto Tecnico in fisica e matematica, iscritto al Politecnico di Torino, giunsi in questa città ai primi di novembre del 1923 per frequentare il 1° anno.

Confesso però che, secondo i sani principi ricevuti come educazione, trovavo difficoltà ad ambientarmi in questa città.

Verso la fine di gennaio del 1924, dopo aver conosciuto il compagno di corso, Enrico di Rovasenda, mi consigliai con lui per sapere dove avrei potuto trovare un'associazione, dove trovare adeguata compagnia.

Mi indicò un altro compagno di corso, Mario Ughetto, e mi disse « Segui quanto lui ti dirà ».

Mario Ughetto mi pregò di trovarmi il sabato sera alle ore 21 in Via delle Rosine, e mi avrebbe accompagnato all'Unione dal Direttore Fratel Teodoreto.

Puntuale come mia abitudine, mi trovai il sabato sera alle ore 21 in compagnia di altro collega di studio De Luca Pietro, e lì fummo presentati a Fratel Teodoreto e a quei giovani che frequentavano l'Unione Catechisti.

Come di consuetudine si iniziò subito la preghiera a Gesù Crocifisso, poi una lettura sacra, con breve spiegazione secondo la circostanza.

Così il sabato successivo in cui ebbi la possibilità di portare altro compagno di corso, Achille Gagliardi.

Ricorreva l'indomani la prima domenica del mese di febbraio e come di consueto, la pia Associazione praticava il Ritiro mensile.

Con l'amico De Luca e come da appuntamento, la mattina della domenica ci recammo in corso Dante a prendere Gagliardi.

Di ritorno, mentre ci recavamo al ritiro, ci sentimmo seguiti da un giovane, il quale accodandosi entrò con noi in Chiesa, dove vi era la riunione, e vi rimase tutto il giorno.

Conoscemmo che era uno studente fuori corso del 5° anno di ingegneria, rumeno.

Egli poi divenne assiduo nell'Unione e ci rivelò quanto segue ( si tratta del giovane Catechista Justin Nicoara ): « La sera del sabato precedente al ritiro, verso le 22,30, prima di addormentarsi, seduto sul letto, udì una voce che gli diceva: « Destati, che fai? Non sai che tra poco ti sarà richiesta la vita? »

Al che dentro di sé: « Ma che cosa devo fare? »

E la voce seguì « Domani mattina segui quei giovani del piano inferiore al tuo, e saprai tutto ».

Il giovane seguì alla lettera la voce.

L'indomani ci seguì e divenne socio attivissimo dell'Unione.

Si laureò l'anno stesso e, tornato in Romania, nella sua città natale Cluj, si impiegò come ingegnere nelle ferrovie.

Alla fine di ottobre, durante il servizio, per salvare un operaio in stazione che stava per essere investito dal treno, veniva investito lui stesso e ridotto in fin di vita.

Trasportato in ospedale, chiedeva d'urgenza i santi Sacramenti e poi aveva la forza di trasmettere il messaggio a Fratel Teodoreto: « Costantinu, prima di morire ha ricevuto i santi Sacramenti ».

Latore, ai primi di novembre un compagno rumeno, ebreo, che tornava al Politecnico.

Ai cari giovani di oggi, certamente farà piacere conoscere come vivevano i discepoli di tanto Maestro.

Viva Gesù nei nostri cuori!

Ing. Col. Giovanni Santone - Livorno, 8-5-1979