I laici e la santità

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La solenne celebrazione in S. Pietro compiuta il 26 ottobre 1980 dal Sommo Pontefice Giovanni Paolo II aveva per oggetto la beatificazione di tre Servi di Dio:

Don Luigi Orione, fondatore dei Figli della Divina Provvidenza,

Suor Maria Anna Sala, delle Marcelline, e

Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei e delle Istituzioni annesse.

Tre eroi della virtù, di condizioni diversissime: un prete piemontese, una suora lombarda dedita all'insegnamento e un semplice laico, anche sposato.

Un vero campionario della santità.

Di preti e di suore santi è pieno il calendario, ed è naturale che sia così, perché questi hanno avuto da Dio una chiamata particolare e doni più abbondanti per le ascensioni spirituali.

Nell'adorazione a Gesù Crocifisso, alla piaga del piede destro, si chiede appunto « che in tutto il clero e nelle persone consacrate » a Dio fioriscano molti santi.

E qui non è superfluo precisare che il termine « santi » non è usato come fa S. Paolo quale sinonimo di « cristiani ».

La storia ahimè, ha compiuto una notevole discriminazione fra quello che dovrebbe essere e quello che è in realtà.

Nella adorazione a Gesù Crocifisso il termine « santi » significa eroe della virtù e degno della gloria, e così lo intendeva Fra Leopoldo, il quale dimostrava con ciò di aver ben chiara l'idea della funzione delle élites e della loro necessità nella Chiesa.

Sono i santi, nel senso più vero e più profondo il sale della terra e la luce del mondo e guai se questa luce si attenuasse e questo sapore si insipidisse proprio là dove dovrebbe raggiungere la maggiore intensità.

Il continuo fiorire di santi nella Chiesa è argomento di grande gioia e di fiducia per tutti i cristiani, non solo per l'arricchimento di gloria, ma ancora come garanzia di vitalità e indirettamente di ortodossia, perché la santità è inseparabile dalla verità.

Le sette eretiche e scismatiche sono campi inariditi.

Ma un motivo particolare di allegrezza è la constatazione che la santità non è legata ad alcuna condizione sociale, non è privilegio di alcun gruppo, ed è possibile dovunque, fiorisce davvero dappertutto.

Lo si vide in tutti i periodi di persecuzione, che fecero dei martiri fra uomini e donne, giovani e vecchi, ricchi e poveri, patrizi e plebei, militari e civili, dotti e ignoranti.

Chi scorre le pagine del martirologio romano riceve la stessa impressione che descrive S. Giovanni nell'Apocalisse alla vista di quella turba immensa che nessuno può numerare.

Ma anche nei periodi di pace la santità sboccia dovunque, anche là dove parrebbe più insidiata, come sul trono dei re: ecco per esempio S. Enrico imperatore, S. Stefano re d'Ungheria, S. Elisabetta regina di Portogallo.

Ed ecco Sir Thomas More, primo ministro e capo del governo inglese, insieme con S. Isidoro contadino, con la piccola e tanto cara Bernadette Soubirous, con il ragazzo Domenico Savio, e speriamo presto con lo studente universitario Pier Giorgio Frassati.

Oggi questa verità è confermata dalla elevazione all'onore degli altari di un uomo appartenente alla condizione più comune: un laico, secolare e anche sposato, l'avv. Bartolo Longo.

Se questi e queste perché non io? si domandava S. Agostino, ed è la domanda che davvero ciascuno dovrebbe rivolgere a se stesso.

Allora i pregiudizi accumulati dalla viltà umana per giustificare la propria mediocrità si dissolverebbero come la nebbia al sole.

Se ci soffermiamo sul ricordo del Fr. Teodoreto dobbiamo riconoscere che egli si è elevato al di sopra del livello comune per la sua risolutezza. Fr. Teodoreto fu senza dubbio un uomo risoluto.

Una risolutezza non certo presuntuosa e appoggiata unicamente alle proprie forze, ma tutta fiducia in Dio e, anzi, una risolutezza doppiamente difficile perché esigente la fiducia.

Al convito della santità non solo sono ammessi tutti, ma tutti sono insistentemente invitati.

É per la fiacchezza del volere che molti non ci arrivano.

E il Signore non delude nessuno.

Chi prende sul serio l'invito troverà gli aiuti adeguati.

E che c'è al mondo di più prezioso, di più grande, di più utile?

Quello è il vero scopo della vita.

Non tutti sono destinati all'onore degli altari, ma solo quelli cui la Provvidenza Divina affida una missione speciale.

La « turba magna » sarà manifestata solo alla fine dei tempi.

Riceviamo dunque la lezione che ci danno questi nuovi santi e prendiamo animo per seguirne l'esempio: è il più grande contenuto che si può dare alla propria vita, il più grande vantaggio che ognuno può procurare a se stesso e ai propri simili.

C. T.