Fratel Teodoreto Educatore

B220-A3

La guida spirituale

Le doti umane e religiose del Fratello Teodoreto non potevano passare inosservate ed è normale che i Superiori abbiano pensato a lui per compiti di più ampia responsabilità.

Così Fratel Teodoreto fu più volte inviato a sostituire il Direttore del Noviziato quando questo doveva assentarsi per gli Esercizi spirituali o per un periodo di riposo.

Dirigere il Noviziato è un compito di altissima responsabilità: si tratta di far maturare spiritualmente le giovani reclute dell'Istituto, spesso non molto preparate a questo grande salto.

Il Fratello Teodoreto preparava con gran cura le sue conferenze, esponeva con semplicità e convinzione i temi tratti ordinariamente dal S. Vangelo e dalla Regola, si metteva a disposizione dei giovani Fratelli e passava lunghi momenti in preghiera per loro.

Un Novizio ricorda: « Dal punto di vista oratorio le sue conferenze non erano certo dei capolavori, tutt'altro; ma nella sua voce si sentiva tanta persuasione, e un non so che di divino, che le sue parole penetravano a fondo nella mia anima, suscitandovi i più nobili sentimenti di fede e d'amor di Dio ».

Un Fratello che spesso lo aiutò nella sua missione afferma: « I giovani andavano volentieri da Lui, per esporgli le loro difficoltà e ricevere buoni consigli.

Mi ha sempre colpito il modo delicato e rispettoso con cui li ascoltava.

Quando avevano finito di parlare, Egli diceva ciò che il suo cuore di apostolo, illuminato dal buon Dio, riteneva efficace per il bene delle anime.

Io vedevo tutti quelli che a Lui ricorrevano ritornarsene alle occupazioni solite più sereni e meglio disposti al bene ».

Un Direttore del Noviziato da questa testimonianza: « Lo ebbi due volte come sostituto al Noviziato nel periodo dei miei Esercizi con i Direttori di Case di formazione; ebbene, dopo 12 giorni circa di assenza, trovavo i giovani più fervorosi e meglio disposti; più decisi e più regolari; con le difficoltà risolte e, molte volte, con gli scrupoli scomparsi: in breve mi trovavo di fronte a una ripresa generale di fervore veramente consolante.

Tanto poteva la virtù dell'uomo di Dio ».

Oltre che come sostituto del Direttore del Noviziato, Fratel Teodoreto fu spesso incaricato di dirigere i Ritiri Spirituali di 20 e 30 giorni.

Questi sono speciali Ritiri predisposti per i giovani Fratelli nei primi anni di apostolato e in preparazione alla professione dei voti perpetui.

Anche questo dunque era un incarico di estrema responsabilità, a cui Fratel Teodoreto si disponeva in spirito di obbedienza e con grande umiltà, ciò che non gli impediva di compiere il suo ufficio con zelo e sicurezza.

Ecco la testimonianza di un'altra anima santa, il Fratello Cecilio: « Durante le conferenze di solito leggeva e, malgrado la dicitura né vivace né brillante, impressionava per l'animo che appariva perfettamente aderente alla dottrina espressa, e perché tutti sapevano come rispondesse in tutto alla pratica della sua vita.

Insistette a lungo sul " Metodo di orazione ", cercando di persuaderci quanto sia vitale la meditazione per noi religiosi.

Ricordo che durante una conferenza ( esattamente il 1° agosto 1924 ), trattando dell'unione con Dio, frutto dello spirito di Fede, d'un tratto lo vedemmo alzare gli occhi dallo scritto e parlare con animazione per una decina di minuti, mettendo una foga insolita e insistendo che assolutamente dovevamo ottenere di " sentire " vicino e presente Dio in noi durante il Ritiro, almeno per qualche breve momento.

Ciò proclamava essenziale alla nostra vita religiosa, al nostro fervore, alla nostra perseveranza.

Era una grazia che Dio certamente voleva farci; ma tutti dovevamo meritarcela, chiedendola insistentemente e corrispondendo con sacrificio a tutti i favori del Ritiro.

Quando finì la sua vivace perorazione, quasi tornando in sé, ci pregò di ricordare e dare importanza a ciò che aveva detto, perché non se lo era segnato in precedenza, ma lo aveva espresso per un impulso interiore impreveduto; perciò aveva ragione di credere che fosse il Signore ad averlo ispirato e spinto a dire, e che forse alcuni dei presenti avevano proprio bisogno di sentire " più da vicino " il Signore ».

Un'altra testimonianza mi pare particolarmente bella della sua attività di « presidente di Ritiri »: « Si era nell'agosto-settembre del 1916 a Pineta di Massa per i "20 giorni " di Esercizi spirituali.

Erano tempi di guerra e tutti noi esercitandi stavamo in attesa d'essere chiamati alle armi.

Presiedeva Fratel Teodoreto.

A distanza di tanti anni ricordo ancora la squisita delicatezza adoperata per metterci al corrente dei pericoli della vita militare, specialmente dei più rovinosi e insidiosi, causa di irreparabili rovine.

Parlava con accenti forti, martellati.

L'anima sua si ribellava al pensiero della malizia umana e avrebbe voluto scolpire in noi i medesimi suoi sentimenti.

Una notte ci condusse a meditare sul mare in furiosa tempesta … e al mattino dopo sulla bonaccia sopraggiunta.

Il suo insegnamento fu completo: tempesta, passioni, uragani e disastri; poi su tutto la calma e la pace.

Potenza, bontà e misericordia di Dio … » ( Fratel Beato ).

Numerose testimonianze ricordano la sua carità e il chiaro discernimento nei colloqui personali che il suo incarico comportava.

Un Fratello ricorda: « In Lui ho sempre ammirato un chiaro discernimento dello spirito, sotto un tratto di estrema naturalezza e spontaneità e anche di semplicità: semplicità nella forma; ma sicurezza nelle direttive impartite e ricchezza di interiorità nei suggerimenti dati.

Da ogni colloquio con Fratel Teodoreto, sempre ritornai ritemprato spiritualmente ».

Il Direttore

Fare il Direttore è cosa che può apparire a prima vista attraente: qualcuno può addirittura considerarlo un buon passo nella « carriera ».

Per chi sente la responsabilità di dirigere una comunità religiosa, una scuola, che non sono tanto delle strutture quanto uno stuolo di anime da guidare alla loro maturazione umana e cristiana, certo è un bel peso.

Al momento attuale sono in molti a temere le responsabilità direttive, purtroppo non sempre per umiltà e senso di responsabilità.

Fratel Teodoreto sentiva fortemente la responsabilità che comportava l'incarico di Direttore, ma mai rifiutò quel carico che gli veniva offerto perché capiva benissimo che l'umiltà comportava l'obbedienza e la fiducia in Dio.

Una sua lettera inviata a un Superiore ci testimonia bene questi sentimenti: « Carissimo Fratello Assistente,

Avrei dovuto scrivere io a Lei assai prima, ma avrà pazienza con me e mi compatirà perché mi trovo immerso nel turbinio degli affari che mi fanno dimenticare perfino le persone a me più care.

Il suo biglietto mi ha consolato molto perché vi trovai unita l'immagine del " Courage et confiance ", ma soprattutto perché veniva da Lei che rappresenta il mio Gesù per il quale voglio dare la mia vita.

Quando vedo Lei o un suo scritto, mi sento un non so che di consolante che mi infonde animo e coraggio.

Il peso impostomi dall'obbedienza non è piccolo, ma vedo che non sono solo a portarlo, anzi Gesù porta tutto Lui.

La sola cosa che mi fa un po' di pena è di non poter ricevere, a causa del numero, ogni settimana i Fratelli in rendiconto; ne ricevo il più possibile e vedo che sarebbe necessario riceverli di più.

Qualche fastidio c'è bene, ma cose straordinarie non vi sono … ».

Per un'anima raccolta e tutta rivolta a Dio come era il Fratello Teodoreto, dirigere una Comunità di 40-46 Religiosi come fu in certi momenti la Comunità di cui era responsabile; e dirigere nello stesso tempo le varie scuole che questi Fratelli tenevano, doveva essere veramente pesante.

Eppure i ricordi dei Fratelli testimoniano l'ordine, la gioia e la vitalità spirituale che regnava nella Comunità.

Eccone una: « Tutti eravamo contenti d'essere nella sua Comunità.

Egli non s'imponeva a nessuno, e anzi il bello sta qui, che le cose pareva corressero bene da sole, quando era Lui Direttore! ».

E un altro: « Ebbi come mio primo Direttore in Comunità, a Santa Pelagia, il caro Fratel Teodoreto.

Ricordo di quei miei primi anni di apostolato la sua paterna assistenza.

La Regola era vissuta con amore in ogni più piccolo particolare, dalla puntualità nell'alzata fino alla ricreazione e al passeggio del giovedì, senza parlare delle pratiche di pietà.

Le conferenze sue erano semplici, ma fatte col cuore: si potevano quasi dire meditazioni! ».

Non è però da pensare che tutto fosse facile e che tutti i Fratelli fossero santi.

Purtroppo si sa che la tentazione del quieto vivere e il sonno della Fede entrano anche nei conventi.

Il Fratello Teodoreto soffriva moltissimo nel vedere insensibilità religiosa, mancanze contro la Regola o trascuratezze nell'apostolato e spesso non mancò di farlo sentire con estrema chiarezza.

Di fronte ad alcuni Fratelli che stentavano ad alzarsi al mattino e partecipare puntualmente agli esercizi spirituali ( con qualche scusa, per dir la verità, dato che l'alzata era allora alle quattro e mezzo e le serate erano talvolta impegnate per attività sportive ), alzando la voce, egli invitò quanti intendevano « essere di Gesù Cristo » a portarsi in Chiesa e quanti non si sentivano di osservare le Regole di ritirarsi dall'Istituto.

Ora su questo punto si è più liberali, anche perché alcune circostanze sono cambiate notevolmente: allora questa puntualità mattutina era ritenuta un segno importante di fedeltà religiosa.

E certo la partecipazione agli esercizi spirituali comunitari non può non essere considerata importante.

Anche per quanto riguarda la scuola il Fratello Teodoreto era preciso e metodico.

Un giovane Fratello di allora ricorda: « Quando Fratel Teodoreto fu mio Direttore Didattico, ed io insegnavo nelle classi elementari di Borgo Dora, con somma carità e delicatezza ma senza sottacere nulla, mi fece osservare tutti gli inconvenienti e difetti dei miei registri e lavori; e lo fece in modo tale che io rimasi disgustato verso me stesso, senza un minimo d'animosità riguardo a chi faceva le osservazioni ( e si sa che l'amor proprio in siffatte circostanze sa sempre trovare almeno qualche attenuante ).

Dai suoi caritatevoli rilievi mi sentii maggiormente stimolato alla mia bella missione, e sempre più ammirato della sua virtù ».

Sembra qui di vedere perfettamente realizzata la parola del Fondatore dei Fratelli, S. Giovanni Battista de La Salle: « Non fate differenza tra quanto riguarda la vostra santificazione e quanto riguarda il vostro dovere professionale ».

Fr. U.M.


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