Santità lassalliana

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Fratel Gregorio Bùhl, Servo di Dio

« Dio solo mi basta! »

Introduzione della causa di beatificazione

Nell'auditorium dell'Arcivescovado di Napoli, una grande folla di confratelli, famiglie e alunni ha assistito sabato 1 dicembre, al primo atto del processo canonico per l'introduzione della causa di beatificazione di Fratel Gregario Cesarlo Bùhl delle Scuole Cristiane.

Una cerimonia semplice e solenne cui presenziavano il Cardinal Arcivescovo Corrado Ursi, per la diocesi in cui il Servo di Dio aveva trascorso gran parte della sua vita e il superiore generale Fratel Palilo Basterrechea, per l'Istituto Lasalliano che vede un altro dei suoi membri avviarsi verso gli onori degli altari.

Dopo il canto del Veni Creator e il breve saluto del Vicario Mons. Pagano che per molti anni aveva conosciuto Fratel Gregario nel noviziato di Torre del Greco, la banda musicale, composta dagli alunni del Pontificio Istituto Bartolo Longo di Pompei, eseguiva il canto d'inizio.

Quindi il postulatore generale Fratel Leone Morelli rievocava la figura del Servo di Dio tracciando un profilo essenziale delle poche vicende e delle molte virtù da lui vissute nel lungo arco della sua vita religiosa.

Chi è Fratel Gregorio? Lo presenta il postulatore Fratel Leone Morelli

« Oggi, nel nono anniversario del pio transito di Fratel Gregario Bùhl, avvenuto all'ospedale Moresca di Torre del Greco, ha inizio il processo cognizionale sulla sua vita e le virtù in specie, nonché sui miracoli in genere, Fratel Gregorio Bùhl, nacque il 13 ottobre 1896 a Willingendorf, un grazioso paesino della Germania meridionale, da genitori profondamente cristiani.

Era il quinto di dieci figli.

Il 21 ottobre 1913 ebbe un incontro con un Fratello delle Scuole Cristiane missionario.

Gli dovette piacere molto la vita dell'insegnante religioso, soprattutto missionario, se pochi giorni dopo lasciava genitori, parenti, amici, patria e partiva per Favria Canavese, in Provincia di Torino, per entrare nell'aspirantato missionario internazionale dei Fratelli delle Scuole Cristiane.

Abbracciò la nuova vita con grande entusiasmo.

Il 18 marzo 1914 vestiva l'abito di S. Giovanni Battista de La Salle prendendo il nome di Fratel Gregario Cesano.

Fu attaccatissimo fin da allora alla sua vocazione.

Nel 1917 fu inviato in comunità al Collegio La Salle di Benevento, quindi al Collegio S. Giuseppe di Roma e infine nell'agosto 1923 al noviziato come vice-maestro: questo fu l'impegno di tutto il resto della sua vita, per i primi dieci anni ad Albano Laziale e quindi a Torre del Greco, dove morì l'il dicembre 1973 ».

Dopo queste essenziali notizie sulla vita, il Postulatore si è fermato a tratteggiare la figura interiore di Fratel Gregorio, sottolineando le virtù che hanno suscitato la fama di santità presso tutti coloro che lo hanno conosciuto.

« Fratel Gregorio ebbe un solo desiderio nella sua vita: farsi santo a qualsiasi costo; fu un pensiero che lo assillò fin dal 1914, anno del suo noviziato ».

Iniziò così un cammino di cui ecco le principali tappe interiori:

cominciò con l'occupare bene il tempo;

cercò di far sempre con diligenza ogni cosa;

uomo semplice e dì grande rettitudine non concepiva che si potesse commettere la più lieve mancanza volontariamente;

la sua unione con Dio divenne sempre più intensa mediante la preghiera continua;

il lavoro indefesso e l'amore allo studio accompagnarono tutte le sue giornate;

usò sempre grande carità con tutti;

ebbe Dio per principio e per fine di ogni cosa, vivendo distaccato dalle cose di questa terra;

fece il fermo proposito di essere sempre di buon umore e di avere costantemente il sorriso sulle labbra;

si era prefisso di pensar sempre bene degli altri, convinto che da ciò sarebbero sgorgate l'umiltà, l'amabilità, la dolcezza, l'uguaglianza d'animo, la tranquillità e il buon umore.

Accettò la sofferenza e la malattia con grande forza d'animo e atteggiamento religioso; fu modello eccezionale di osservanza dei voti religiosi e delle Regole del suo Istituto; ebbe tre grandi amori: l'Eucaristia, Maria e il Papa.

La Conferenza Episcopale Campana nella Lettera postulatoria dell'8 dicembre 1980, firmata da sua Em. il Card. Ursi e da altri 23 fra Arcivescovi e Vescovi così si esprime: « Quanti conobbero Fratel Gregorio videro in lui il religioso osservante, l'apostolo zelante, il confratello ideale che, nel lavoro umile e nascosto, attuava ogni giorno l'insegnamento di Gesù: Chi è fedele nel poco è anche fedele nel molto ».

« Oggi mentre molti religiosi - ha concluso il Postulatore - si interrogano sulla identità della loro vocazione, Fratel Gregorio ha un discorso efficace, convincente, inoppugnabile da portare avanti con la sua vita che presenta una sola problematica di fondo: Gesù Cristo, l'amore divino, lo zelo per le anime, e ripete che soltanto l'amore educa e solo in Dio si amano veramente i fratelli ».

L'omelia del Card. Corrado Ursi, Arcivescovo di Napoli

Alla esposizione del postulatore è seguita la proclamazione della Parola di Dio e l'omelia del Cardinale.

Giunto poco prima dalla Germania, terra d'origine di Fratel Gregorio i cui paesani erano anche in buon numero presenti nella sala, il Cardinale Ursi, in una omelia sostanziosa e ben articolata, ha centrato il tema della santità nella vita del cristiano ed ha offerto una interessante griglia di lettura del tipo di santità proprio di Fratel Gregorio, umile vice maestro di noviziato per un cinquantennio.

Partendo dal canto di Gesù: « Ti benedico o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose al sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli » ( Mt 11,25 ), il Cardinale ha approfondito la realtà della santità che consiste nel donarsi di Dio all'uomo.

Il santo è appunto colui che riceve la rivelazione e l'amore di Dio, vive di questo amore e quindi lo riversa sugli altri senza egoismo e senza ansia di profitto.

Ogni cristiano è chiamato a questo, perché la santità non consiste nelle opere straordinarie, ma nell'essere disponibili a tale scambio d'amore.

Fratel Gregorio questo ha fatto: si è svuotato di se stesso, si è fatto riempire da Dio e ha irradiato su chiunque lo incontrasse tale amore.

Ogni santo ha un messaggio da dare all'umanità; quale è quello di Fratel Gregorio? - si è chiesto il Cardinale -: è proprio quello di richiamare tutti al valore dell'essere più che a quello dell'agire, alla interiorità in un tempo di superficiale esteriorità, al dono totale di se stessi in un tempo di imperante egoismo.

All'omelia del Cardinale ha fatto seguito la lettura del verbale dell'atto della prima sessione del processo e quindi il giuramento, solenne ed efficace, dei componenti il tribunale ecclesiastico.

Il canto finale ha concluso l'austera cerimonia che ha molto colpito i presenti per la semplicità dello svolgimento e la grande ricchezza di significato.

Mario Presciuttini

( da « L'Osservatore Romano », 5 gennaio 1983 )