L'impegno dei genitori nella scuola cattolica: documento CEI

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Dopo la lettura del documento dei Vescovi « La scuola cattolica oggi in Italia », una tentazione può insidiare i genitori che hanno fatto della scelta di tale scuola per i loro figli un vero e proprio orientamento di vita: il compiacimento di vedere riconosciuta valida tale scelta.

Per il vero, neppure dopo l'emanazione nel 1977 del documento della scuola cattolica da parte della Congregazione per l'educazione cattolica, cui il presente si ricollega quale attuazione in Italia dei principi ivi esposti, neppure dopo quel solenne riconoscimento sull'essenzialità della scuola cattolica per la comunità ecclesiale e per la società, erano venute meno le riserve e i dubbi, se non proprio le avversioni, nei confronti della scuola cattolica, sollevate non solo nel versante laicista.

Così non si era mancato di osservare che il documento del 1977 riguardava la Chiesa universale, ma che in Italia la situazione era del tutto diversa, per cui l'impegno, sia civico che apostolico, delle famiglie avrebbe dovuto attuarsi con la presenza nelle scuole statali o comunali, configurate come uniche scuole pubbliche e, come tali, della comunità.

Qualcuno aveva persino parlato di famiglie « imboscate » nella scuola cattolica, oltretutto con denigrazione dei sacrifici affrontati sul piano economico per la frequenza, considerati come spese voluttuarie per l'elezione di ambiente selettivo, laddove per molti genitori tali oneri costituiscono adempimento di un'obbligazione morale per l'educazione dei figli e per il sostegno delle istituzioni religiose-scolastiche.

Soddisfazione legittima, dunque, tanto più che il riconoscimento del documento riguarda la scuola cattolica, e non tanto un punto di vista personale: ed il vedere dichiarato a chiare lettere da parte dell'episcopato che questa scuola non è né privata, né di supplenza, ma è espressione della comunità cristiana, ed ha un ruolo nella catechesi e nella pastorale giovanile e del mondo del lavoro, è senza dubbio un punto fermo sulle controversie ad essa relative, ma soprattutto è l'indicazione di un cammino.

La tentazione di cui parlavo in apertura si supera se ci accostiamo al documento con riguardo al cammino da compiere, e tale cammino comporta l'impegno dei genitori ad attuare le direttive dell'Episcopato per la piena valorizzazione della scuola cattolica, a cominciare dalle motivazioni per la scelta della scuola.

É mia convinzione, dopo vari anni di attività nel settore, che la motivazione religiosa e morale sia generalmente presente nella opzione delle famiglie, anche se magari viene posta in subordine ad altre ragioni, o comunque non esplicitata.

Tuttavia una posizione di non sufficiente adesione all'indirizzo educativo della scuola è inadeguata rispetto all'impegno che tale indirizzo richiederebbe, è contraddittoria con riguardo all'importanza della scelta operata, e in definitiva rischia di nuocere all'educazione dei figli, perché fa emergere una frattura tra le intenzioni e la realtà, tra la famiglia e l'ambito di educazione esterno.

I vescovi ci richiamano ad operare perché l'adesione e la collaborazione dei genitori siano piene.

Parimenti da parte delle scuole occorre un maggiore coraggio e una più ampia disponibilità a promuovere e, in certa misura, ad esigere la collaborazione delle famiglie, non solo per gli aspetti più strettamente didattici, ma soprattutto per la realizzazione del progetto educativo che, attraverso le discipline scolastiche, prospetta il modello uomo che ha per esemplare Cristo stesso, e per codice le beatitudini evangeliche.

In caso contrario, è il documento che lo dichiara, senza tale partecipazione la scuola non tanto si priverebbe di un semplice ornamento, ma verrebbe meno ad un preciso dovere.

Una consapevole ed attiva partecipazione dei genitori concorrerebbe al vitale innesto della scuola cattolica, nella comunità ecclesiale e nella società, per realizzare un effettivo pluralismo culturale, basato su istituzioni ed opere, e pertanto con ampia possibilità per le idee di dispiegarsi, il che porta al dialogo, all'arricchimento culturale, alla crescita di tutto il corpo sociale.

Invero chi, se non i genitori, sarebbero in grado di contribuire in modo efficace affinché le proposte culturali ed educative di ispirazione cristiana, che sono poi le risultanze della scuola cattolica ad ogni livello, si innestino nella società, quali punti di incontro ed elementi di connessione, sia nelle sedi specifiche ( come gli organismi collegiali scolastici e distrettuali ), che più in generale nel costume e nella concezione della vita?

Si pensi solo, per limitarci ad un esempio recente, all'apporto dato dagli istituti cattolici ai centri di formazione professionale ( sui quali si sofferma specificatamente il documento dei vescovi ) ed alle prospettive che si profilano nel settore, nella misura in cui si determina la partecipazione dei genitori, per la soluzione dei non facili rapporti tra la scuola e il mondo del lavoro, con le varie e complesse problematiche connesse: occupazione dei giovani, adeguazione alle richieste del mercato del lavoro, aspetto vocazionale del lavoro e sua sacralità, ecc.

Sono obiettivi tutt'altro che facili, ed è per questo che il documento dei vescovi ci interpella nel profondo del nostro essere di cristiani e di genitori.

In questa linea, la collaborazione delle famiglie può essere determinante perché la scuola cattolica risulti ad ogni titolo agenzia « pubblica » per il servizio alla comunità, non solo per la formazione dei giovani, ma altresì per la promozione della cultura di ispirazione cristiana, nei vari settori che le sono affidati, in risposta alle attese del mondo.

Questa strada infine renderebbe ancora più obbligata per lo Stato la decisione di affrontare una volta per tutte la questione del sostegno economico per le scuole non statali, nel riconoscimento dell'esistenza di istituti educativi che non solo lo sgravano da un onere che diversamente gli spetterebbe, ma che soprattutto offrono un servizio insostituibile alla società.

Diversamente continueremmo ad assistere al monotono perpetuarsi di una opposizione alle richieste di sostegno economico, come appunto sta avvenendo in questi giorni, in reazione al documento, con l'aggravante che gli interlocutori non hanno neppure l'attenzione per lo meno di considerare gli argomenti addotti in materia dai Vescovi.

Questi invero hanno denunciato l'anacronismo e l'ingiustizia di un sistema di fatto monopolistico e statalistico nel settore scolastico, che denega la valorizzazione di tutte le proposte educative, non riconoscendo loro una reale parità.

Tali posizioni e opposizioni andranno riesaminate, convinti che il dialogo porti ad un avvicinamento.

Ma la impostazione proficua e magari l'esito vittorioso di questa battaglia ideale possono in larga misura essere favoriti dalla coscienza che se ne faranno i genitori, e dall'apporto che essi potranno dare, creando un'opinione pubblica e collaborando per lo sviluppo e la crescita del servizio reso dalla scuola cattolica a favore della Società.

É una prospettiva in cui l'unione e la solidarietà tra i genitori, anche sul piano associativo, sono essenziali.

Il documento ci attende al varco, per un rinnovato impegno operativo, lungo direttrici chiare e determinate, anche se non sempre facili.

Sta a tutti noi, come genitori e, più in generale, come cristiani e come cittadini, con gli istituti cattolici e con gli insegnanti, operare per valorizzarlo quale strumento di crescita e non, viceversa, per farcene segno di contraddizione.

Vito Moccia