Ciò che richiede la Regola o legge d'amore

B231-A6

( v. Bollettino N. 2 - Aprile-Giugno 1983 )

La legge d'amore richiede la fedele corrispondenza dell'anima in ragione del misterioso legame che esiste tra l'azione divina e l'azione umana, tra il libero arbitrio e la grazia.

Nell'ordine soprannaturale non si fa nulla senza l'impulso della grazia e nulla senza la nostra docilità attiva.

In questo incontro del Creatore con la creatura si possono distinguere tre tempi: « Ecco che io batto alla porta e aspetto » dice il Signore ( Ap 3,20 ).

Presenza e attesa di Dio.

« Se qualcuno ode la mia voce e mi apre » ( Ap 3,20 ).

Corrispondenza dell'anima.

« Entrerò e cenerò con lui, ed egli con me » ( Ap 3,20 ).

Azione unificatrice e penetrante di Dio.

Dio non ha da aspettare la risposta dalla sua creatura materiale e inerte che gli obbedisce sempre necessariamente.

Non così è della creatura spirituale, della quale Egli degna rispettare sempre la libertà.

Dio si presenta, domanda e aspetta.

« Se qualcuno ode la mia voce ».

Per udire, bisogna ascoltare, ciò suppone un'anima intenta ad ascoltare.

L'attenzione richiede il silenzio il quale permette di discernere la voce di Dio, la vera legge interiore dai rumori della terra e dalle altre leggi: legge del piacere, delle affezioni naturali, dell'amar proprio e da qualsiasi altra legge puramente umana.

« Il mio silenzio, o Signore, dia luogo alla Vostra parola » ( S. Agostino ).

Il silenzio esige il raccoglimento abituale che ci difende dall'invasione delle distrazioni esterne e ci premunisce contro le propensioni naturali dell'interno per causa delle quali molte sollecitazioni intime e discrete della grazia di Dio non sono captate, restano inosservate e, perciò, inefficaci.

L'anima distratta dalla molteplicità delle cose, perde di vista « l'unica necessaria ».

« E mi apre ».

Per aprire bisogna lasciare o rinunciare a tutto e a se stesso.

« Sempre e in ogni ora: nel piccolo come nel grande; non eccettuo nulla, ma voglio trovarti distaccato da tutto » ( Imit. IlI, 37,3 ).

Per aprire bisogna togliere ogni ostacolo, ogni resistenza, ogni barriera, ogni nodo d'arresto, con una risposta spontanea, pronta e amorevole ad ogni sollecitazione della grazia, ai tocchi più leggeri dello Spirito Santo.

« E mi apre » vuoi dire: apertura attuale, completa, definitiva e quindi non un'apertura di porta a spiraglio, non una porta semiaperta e pronta a richiudersi, ma l'anima largamente e totalmente offerta a « Gesù che passa e non ritorna » ( S. Bernardo ).

Riassumendo: raccogliersi per sentire, distaccarsi da tutto per aprire.

« Entrerò e cenerò con lui, ed egli con me ».

Come il sole invade l'alloggio che si apre, così lo Spirito Santo invade l'anima aperta e interamente offerta.

Egli entra in casa per dimorarvi, vivervi e trasformarla.

Il suo Amore generoso, attivo e unificante si comunica ad essa e le infonde un principio nuovo di attività, di generosità e d'amore reciproco dal quale sorge l'uomo nuovo.

Opera comune di Dio che previene, sollecita, e dell'anima che ascolta e si da, disponendosi così continuamente a nuove invasioni divine sempre più unificanti e trasformanti.

Così l'anima si riveste « dell'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità » ( Ef 4,24 ).

Quest'uomo nuovo, « l'uomo spirituale » secondo S. Paolo, tutto ripieno e ridondante di carità offre il tipo e il modello della vita interiore autentica.

« Dove non c'è lo Spirito Santo, non c'è che la forma esterna della pietà » ( Sant'Agostino ).

L'uomo invece che vive nella carità e della carità, va di fedeltà in fedeltà « di chiarezza in chiarezza » di grazia in grazia fino a che abbia raggiunto « la misura dell'età piena di Cristo » ( Ef 4,13 ).

« Tutte le vie del Signore sono misericordia e verità per quelli che non cercano che la sua legge e i suoi comandamenti » ( Sal 25,10 ).

Fratel Teodoreto