Prudenza cristiana

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La prudenza, insieme con la giustizia, la fortezza e la temperanza, è una delle quattro virtù cardinali, dette così perché costituiscono come il cardine sul quale muovono tutte le virtù.

Ma perché « prudenza cristiana »?

Perché è da praticarsi secondo gli insegnamenti di Cristo e non come viene praticata nel mondo.

Essa infatti è nota a tutti gli uomini, di ogni tempo e luogo e in fondo non costituisce altro che un esercizio della loro ragionevolezza perché consiste essenzialmente nell'adeguare i mezzi al fine.

È lo scopo a cui si tende che fa della prudenza una virtù.

E il primo scopo è la salvezza eterna.

Gesù raccomandava la prudenza ai suoi discepoli: « Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe ».

Semplice non significa semplicione, e prudente non significa imbroglione.

La via del cristiano non è tortuosa, ma diritta.

Egli procede sicuro, ma con cautela e senza presunzione perché mira nella pratica a « fare la verità » come raccomanda S. Paolo.

Egli sente il dovere di impegnarsi con tutte le sue capacità, e sta attento a tutti gli eventuali ostacoli.

La parabola evangelica dei talenti ci assicura che ciascuno riceverà una ricompensa adeguata ai suoi meriti e al suo impegno, ma è anche, implicitamente una esortazione a impegnarsi e a tenere gli occhi aperti.

Infatti Gesù lamenta che i figli delle tenebre siano nel loro genere più prudenti, più avveduti e anche più solleciti dei figli della luce.

La storia della Chiesa non è soltanto un'epopea grandiosa della carità, ma anche uno spettacolo di iniziative intelligenti, di trovate ingegnose.

Basta leggere le cronache dei missionari.

Eppure tutto questo non toglie che nei suoi quasi due mila anni di storia la Chiesa sia sempre stata in difficoltà.

I figli delle tenebre sono sempre più scaltri e più forti.

« Siate prudenti e vigilate pregando » ( 1 Pt 4,7 ).

Oggi se c'è una raccomandazione necessaria è proprio questa: prudenza e preghiera.

Sì, anche la preghiera, perché le doti personali non bastano.

La resistenza al Vangelo è un elemento ineliminabile.

Questa resistenza ciascuno la sperimenta nelle proprie membra.

« Sento in me una legge che si oppone alla legge della mia mente e mi rende schiavo del peccato » ( Rm 7,23 ).

É la lotta contro questa tendenza richiede non solo risolutezza, ma anche avvedutezza, non solo combattimento, ma anche tattica.

Nessuna meraviglia che tutta la società sia inquinata, perché composta di membra ferite, e ciascuna di esse influisce sulle altre.

Ma la reazione a questa legge di morte è assai diversa da un uomo all'altro e prudenza vuole che si fugga il contatto con i malvagi e si cerchi la compagnia della gente per bene.

Se si può evitare il contagio è molto meglio che doverlo poi curare dopo.

E questo vale per se stessi come per i propri dipendenti.

Se mandi i tuoi figli ad una scuola che non offre alcuna garanzia di certi valori ai quali tu ti ispiri, come puoi sperare che essi si orientino poi secondo il tuo desiderio?

Eppure quante famiglie sinceramente cristiane mandano i figli a scuole decisamente agnostiche se non atee?

È raro che i ragazzi si aprano con i loro genitori sui loro problemi intimi.

Ed è anche abbastanza raro che la Chiesa riesca a raggiungere questi ragazzi per altre vie.

Con chi si confideranno allora questi poveri ragazzi, che sembrano tanto allegri, ma che spesso covano una pena intima?

Non vogliamo essere pessimisti e crediamo fermamente nella provvidenza divina.

Ma d'ordinario la provvidenza divina non compie miracoli e agisce attraverso i mezzi consueti.

Non potete pretendere che un ragazzo si mantenga onesto se lo infilate in un ambiente discutibile.

Oggi poi, con tutti i pericoli che insidiano i giovani da ogni parte e con ogni mezzo c'è da mettersi le mani nei capelli.

La cautela consueta non basta più, e si esige una prudenza assai maggiore di quella che si richiedeva una volta.

Se c'è una sentenza sulla quale tutti convengono e che viene ripetuta spesso è questa: i tempi sono difficili.

Ma le difficoltà dei tempi non si vincono con la forza, bensì con la prudenza, la quale, se è particolarmente necessaria a chi è investito di autorità e ha il compito di guidare gli altri, è indispensabile a chiunque.

La Bibbia stessa è piena di raccomandazioni alla prudenza, fin dal Vecchio Testamento.

« Figlio mio … conserva la prudenza e la riflessione; esse daranno vita alla tua anima » ( Pr 3,21-22 ).

Un uomo che eccelse nella prudenza è il Servo di Dio Fratel Teodoreto.

Senza dubbio egli era un uomo risoluto e tale era per temperamento, ma anche per una speciale grazia di Dio, che seppe implorare.

Ma insieme con la risolutezza egli ebbe una rara prudenza.

Lo dimostrò quando volle lasciare il mondo e darsi a Dio.

E lo dimostrò ancor più quando, entrato in religione e compreso bene che lo scopo essenziale di ogni vita religiosa è la santità, si lanciò verso di essa non solo con tutte le energie della volontà, ma anche con tutte le risorse della mente.

Non lo distrassero i duri sacrifici richiesti ( la Regola dei Fratelli allora era assai dura, specialmente in una comunità come quella di S. Pelagia ), ne l'esempio di qualche confratello un po' accomodante, ne la relativa autonomia della carica, essendo per molti anni direttore della comunità o della scuola.

Anzi quando fu superiore non tollerò mai dei rilassamenti.

Per molti anni presiedette agli Esercizi Spirituali di otto giorni al termine di ogni anno scolastico e lì non c'è da meravigliarsi che qualche giovane Fratello, stanco di un lungo anno di scuola e venuto a far gli Esercizi solo per obbedienza, vi si comportasse anche un po' distrattamente.

Ma non aveva fatto i conti con Fratel Teodoreto e … doveva mettersi al passo.

In modo particolare brillò la prudenza di Fratel Teodoreto quando si trattò di fondare l'Unione Catechisti.

Anzitutto egli cercò di rendersi conto ben bene del problema della perseveranza degli ex-allievi e dei Fratelli nella vita cristiana.

E poi abbozzò mentalmente una soluzione.

Ma prima di metterla in atto trascorsero sette anni …

Sette anni non solo di riflessione, ma specialmente d'attesa, l'attesa di un segno di Dio, perché l'opera doveva essere chiaramente voluta da Dio e conforme al disegno di Dio.

E Dio diede il suo segno attraverso Fra Leopoldo, cui Fratel Teodoreto si attenne con estrema fedeltà.

Fratel Teodoreto era un religioso, cioè un uomo consacrato a Dio e dedito all'estensione del regno di Dio.

Lavorava cioè nell'ordine soprannaturale e tutti i mezzi, tutto lo stile doveva aver carattere soprannaturale.

A questo principio egli si attenne fermamente, anche se non mancavano coloro che giudicando sempre e solo dai tetti in giù non lo capivano e scuotevano la testa.

E qui si dimostrò anche la parentela e solidarietà fra di loro di tutte le virtù: la prudenza divenne fortezza.

Una fortezza, quella del Fratel Teodoreto, serena e sorridente, ma sotto il velluto c'era l'acciaio.

Ed è naturale, perché il Fratel Teodoreto cercava sempre ed esclusivamente la volontà di Dio, nel che consiste la somma prudenza.

E Dio non ha nulla che possa impedirgli di fare come vuole.

C. T.