Sr Maria Eletta del Crocifisso « Maria Assunta Sommariva »

B231-A8

Monaca nel Carmelo Sacro Cuore - Torino

Suor Maria Eletta, mancata il 13 marzo 1984 nel Monastero del S. Cuore, fu un'esistenza immolata totalmente per le anime, per la Chiesa, perché Gesù fosse amato, fosse per tutti quella Sorgente di vita come lo era stato per lei.

Entrata giovanissima, 17 anni, nel Carmelo di Torino cominciò il suo noviziato con vero zelo teresiano.

Nata nella riviera ligure, a Sestri Ponente, il 6-8-1902 fece il sacrificio della sua terra, della sua casa piena di fiori, di luce, di gioventù ( erano 13 fratelli ) per vivere più abbandonata in Dio, più lontana dal calore del nido familiare, più nel deserto del Carmelo in quel « Todo-nada » di S. Giovanni della Croce che trovò in lei un'allieva fervente e gioiosa, nell'attento studio delle Opere del grande maestro di vita contemplativa.

Suor Maria Eletta viveva proprio nel profondo respiro ecclesiale, partecipazione dell'umanità nelle sue luci, nelle sue ombre, nelle sue immense miserie.

La clausura non isola … dalla Comunione del Corpo Mistico ed essa ne faceva il suo centro.

Ha vissuto la regola del deserto in una vocazione immensa di fraternità, intrecciando le sue sofferenze, le sue gioie, la sua preghiera, il suo meraviglioso spirito di fede con tutti, con le sue consorelle, con i suoi cari che amava, riamata, in un puro spirito soprannaturale e con un'impagabile umanità; con tanti Sacerdoti, Padri, Missionari che l'avevano figlia e sorella tenerissima e comprensiva nel saper condividere e portare i loro pesi e sacrifici, in un aiuto senza misura.

Amava il suo Ordine con amore geloso e puro, volendolo … quale la Santa Madre lo voleva ed era questo per lei un momento delicato che le procurava molta sofferenza e apprensione per la definitiva stesura delle nuove legislazioni.

Il carisma teresiano, il suo Carmelo erano il perno della sua vita ed era grata al Papa anche per l'interessamento che aveva per la clausura … e perché si custodisse la fedeltà a questa vocazione tanto feconda per la Chiesa, se vissuta nello spirito della grande Riformatrice.

Con un filo di salute e una volontà forte e tenace che difficilmente le faceva accettare qualche sollievo, che la sollecitudine delle Madri avrebbero voluto darle, quando le pareva di poter sopportare il peso della osservanza, era però dolce e remissiva quando la malattia la stroncava e ogni tanto andava alle soglie della vita … e ritornando poi fra noi con un sospiro e un sorriso …

« Il Signore non mi ha ancora voluta! ».

Aveva una memoria felice che le faceva ricordare libri letti ( fu una divoratrice di testi impegnati ) e si teneva aggiornata in una continua corrispondenza.

Ricordava anniversari, persone, fatti e raccontava con vivacità e in modo interessante tante cose apprese.

L'intelligenza acuta e penetrante le faceva discernere, quasi in una seconda natura quanto di poco chiaro o di storto vi fosse in un aggiornamento, in un libro, in un discorso, in una predica e sapeva mettere in guardia su cose che all'apparenza sembravano vere e si rivelavano in seguito veramente inquinate.

Ma gioiva con una apertura meravigliosa a quanto di bello, di puro, di artistico il Signore metteva sulla sua strada.

Aveva il culto dell'amicizia ed anche in questo il Signore fu largo nel farle incontrare delle anime profondamente sante.

Una di queste fu fratel Teodoreto delle Scuole Cristiane, conosciuto per mezzo di fra Leopoldo dei frati minori, altra anima eccezionale.

Si ricorda ancora la sua emozione quando quassù venne il Tribunale ecclesiastico, perché lei potesse deporre, senza uscire di clausura, sulla eroicità delle virtù del servo di Dio e rimase sempre in relazione con i Catechisti da lei amati, quasi come cosa sua e per cui pregava ed offriva tanto.

Ed ora dal cielo potrà ancor più Sul Cuore del Suo Signore.

Anche la sua morte è stata quasi un trionfo.

Nata in una famiglia di floricul tori, piccolo prezioso fiore di serra, visse la sua vita al Carmelo tra i fiori, nell'ufficio fino a pochi anni fa di adornare la sua Chiesetta, e il grande Altare di allora aveva le cure più assidue: fiori freschi non mancavano mai.

Anima d'artista componeva poesie assai belle ed elevate e dipingeva miniature deliziose e di valore, e questo ancora negli ultimi mesi, ma la sua prerogativa indiscussa erano i fiori gettati sulle piccole immagini con un'abilità, una grazia che lei sola aveva … così freschi … delicati non ci si stancava d'ammirare, rose ciclamini, pervinche, viole, ecc … fiorivano proprio sotto il suo pennello fatato.

Infine è morta tra i fiori.

I suoi congiunti, con un amore e una delicatezza incomparabile, le prepararono un vero trionfo di fiori: otto vasi di orchidee circondavano la bara e altri mazzi e corone hanno trasformato la nostra Chiesina in un giardino.

La Concelebrazione con nove Sacerdoti concludeva il suo cammino terreno, dove lei sostava ancora negli ultimi momenti con una maestà e grazia, una dolce bellezza già di lassù.

Torino, 21-3-1984.