Conferenza di Mons. Habrha Francois

B237-A2

Centro La Salle, 7 settembre 1985

Prima di tutto desidero rinnovare i ringraziamenti e vorrei chiarire la natura del mio interessamento alla spiritualità del Crocifisso, perché mi sono interessato dell'Unione, dove è scaturito questo interessamento.

Non potevo non interessarmi, nel senso che ho scoperto nella spiritualità dell'Unione la spiritualità base della nostra popolazione.

Sapete che il cristiano etiopico è il crociato; si chiamano così, e siamo effettivamente così nella nostra storia.

Un cristianesimo che è stato consolidato tramite i cicli di sacrifici che ha dovuto affrontare.

Nell'VIII secolo della nostra storia il Cristianesimo era stato condannato a morte dagli Ebrei; avevamo un governo ebraico, quindi martirio.

Con l'aiuto di Cristo è riuscito a sopravvivere, non soltanto, ma a sopravvivere consolidato, avendo superata la prova.

Poi alcuni secoli di pace, serenità, ma poi nel XV secolo c'è stata l'invasione Islamica, che ci ha impegnati per oltre due secoli ad affrontare l'Islamismo, ma affrontarlo da cristiani, e cioè non soltanto non cedere, ma guadagnare quelli, che non sanno quello che fanno.

Quindi noi siamo maturati sulla Croce, effettivamente, e la nostra generazione attuale ha bisogno di questa base dei suoi antenati.

Un appoggio alla spiritualità tradizionale l'ho trovato nell'Unione, la spiritualità del Crocifisso: questo è stato il motivo mio. Nienf'altro.

Non potevo non interessarmi, perché questa è la base che ha condotto fino al secolo XX la nostra cristianità e quindi dobbiamo fare in modo che la continuità sia garantita.

Soltanto il Crocifisso garantisce la continuità della Cristianità.

Questa è la mia convinzione e ringrazio di nuovo l'Unione che mi è venuta incontro in questo senso.

Che la nuova generazione, fin dalla minore età, abbia la coscienza della Croce, del valore del sacrificio; valorizzare il sacrificio fin da bambini e così assicurare il progredire del Cristianesimo.

Ora vorrei presentare all'Unione una mia, non dico opinione, ma una mia visione, una mia persuasione, convinzione.

Tutta la Chiesa di Cristo ha per unica missione la salvezza dell'uomo.

Questa è l'unica missione della Chiesa, l'unica.

Tutte le altre missioni sono dettagli, finalizzati come vie, come strumenti a questa missione.

L'uomo è la preoccupazione di Dio, ma purtroppo per Dio l'uomo è diventato una seria preoccupazione: l'uomo è diventato preoccupante, preoccupa Dio e conseguentemente preoccupa la Chiesa, la quale condivide i sentimenti del suo Cristo.

Possiamo dire che l'uomo è un mistero e ciascuno di noi è mistero a se stesso.

Non è il nostro fratello che è un mistero, un enigma, ma anche l'individuo a se stesso.

Fin dalle origini è stato un mistero.

Prendiamo il primo uomo, che è l'uomo perfetto, perfetto nel senso che Dio l'aveva creato perché fosse l'immagine umana di Dio, l'immagine umana perfetta.

Questo era il piano di Dio, e lo è ancora, perché Dio non rinuncia ai suoi piani.

L'uomo doveva essere e deve essere la gloria di Dio.

Tanto che nella Genesi, lo scrittore per esprimere l'idea ci dice: « Dio si è compiaciuto della sua immagine » quando ha visto l'uomo.

È la sua perfetta immagine, gloria di Dio quindi.

Così l'uomo è uscito dalle mani di Dio Creatore: l'opera del Creatore è piaciuta al Creatore stesso.

Purtroppo, e in questo consiste la misteriosità, l'uomo perfetto viene a suicidarsi, Adamo si è suicidato: questa è la realtà.

La caduta di Adamo è un suicidio.

Era sapiente, sapeva, conosceva, ecc. ecc.

Si è staccato dalla vita e questo è il suo suicidio.

Come si spiega? non c'è spiegazione.

I teologi poi, nel travaglio di trovare una spiegazione, vengono a dire, in conclusione, che Adamo, il primo uomo, il perfetto uomo, il capolavoro del Creatore, è arrivato a dubitare dell'amore del suo creatore.

E la Genesi lo esprime nel senso che il nemico ha dato un suggerimento ad Adamo; e cioè: in tutta questa gloria di cui ti ha arricchito Dio ha una finalità.

Dio ci tiene a tenerti buono.

Non è perché ti ami, ma vuole che tu sia il suo suddito, quindi tutte quelle espressioni di amore, espressioni attuali, cioè gloria, ricchezza, ecc. ecc. spirituale non sono espressioni di sincero amore da parte di Dio per te, ma un amore pragmatico: questo è stato il suggerimento del nemico.

« Sì, ha fatto molto per te, sei il capolavoro, ecc. ecc., chiaro, nessuno lo nega, ma c'è una finalizzazione pragmatistica: Dio si aspetta da te qualche cosa ».

E così l'uomo ha dubitato di Dio, non ha creduto all'amore con cui Dio l'ha amato fin dall'inizio.

Dio ha amato, ha creato il suo capolavoro, l'ha arricchito di tutto e Adamo non ci ha creduto, ha dubitato dell'amore con cui Dio l'ha amato.

Questa è la radice della caduta, un perché cioè teologico.

Ma come è arrivato a dubitare se lui sapeva, conosceva Dio?

Adamo non era come noi suoi figli.

Come è arrivato al dubbio? Questo è inesplicabile, rimane il fatto che ha dubitato.

Il fatto è questo: ha dubitato di Dio, ha sospettato Dio, come uno che ha interessi non sinceri.

Questa piaga del non credere all'infinito amore con cui Dio ci ha amati, questa piaga, la tentazione di non credere, poi tentazione soddisfatta, è l'handicap dell'uomo.

Dio si è impegnato, comunque, senza offendersi dell'atteggiamento di Adamo, ad aiutarlo nel senso di vedere con i propri occhi che Dio la ama.

E questo è il piano della Redenzione.

Io ho amato fin dall'inizio l'uomo, purtroppo l'uomo non ci crede, non mi crede, non riesce a credere.

Cosa debbo fare per fargli evidente il mio amore? Cosa dovrei fare?

La Redenzione è realizzata in questo senso …

La Trinità che dice: l'uomo non crede; allora dobbiamo aiutarlo a credere al nostro amore.

In questo contesto Dio ha mandato il suo Figlio per personificare l'amore di Dio.

Il suo Figlio, che l'uomo lo veda, lo tocchi con le mani e poi si convinca che Dio lo ama.

Questa è stata la missione del Redentore Cristo ed è per questo che S. Giovanni nella sua lettera dice: « L'amore con cui ci ama Dio l'abbiamo visto con i nostri occhi ».

L'abbiamo visto con i nostri occhi, l'abbiamo toccato, palpato l'amore, e ci siamo arresi all'amore perché l'abbiamo visto con i nostri occhi.

E non potevamo non arrenderci.

Questa è la visione di S. Giovanni.

Non potevamo non arrenderci.

Per cui il piano di Dio ha avuto questo successo, che, se non tutti gli uomini, almeno alcuni rappresentanti dell'umanità hanno creduto all'amore.

Questo è il successo del Cristo Redentore.

Uno direbbe: per un Dio che si sacrifica fino a morire, quel piccolo gregge che crede non è una soddisfazione.

Gli uomini sono miliardi, quanti sono che credono nell'amore di Dio?

Non che siano cristiani soltanto; ma credano.

Dio mi ama e conseguentemente io non posso non amare il mio Dio.

L'umanità di questo taglio che dimensione ha nell'umanità dei miliardi?

Comunque Cristo è soddisfatto.

Sono pochi tra i molti, però sono riuscito a far sì che l'uomo creda a Dio, cioè che l'uomo creda, sia convinto che Dio lo ama, che Dio è il suo padre, perché lo ha amato fino al limite dell'amore, come ci dice Gesù Cristo: « Vorrei fare altro, ma più di dare la vita non si può fare ».

E Cristo ha passato a noi questa missione, a tutti i cristiani, non soltanto consacrati; tutti i cristiani in virtù del Battesimo sono chiamati ad aiutare il proprio fratello nel senso di convincerlo, spiegargli non solo acusticamente, ma ontologicamente, spiegargli che Dio lo ama, perché anche dopo la crocifissione del Redentore ancora l'umanità non crede all'amore con cui Dio lo ama.

Per cui il nostro problema, io credo, sarebbe espresso in questa domanda:

« Cosa possiamo fare per aiutare il nostro fratello a convincersi che Dio lo ama? Cosa si potrebbe fare? ».

Questo è il problema. Io voglio aiutare il mio fratello.

L'unica via della salvezza è questa: credere nell'amore con cui Dio ti ama.

Cristo è venuto, ti ha dato una prova e tu dici: non mi basta questa prova.

Ma allora cosa vuoi che ti faccia Cristo?

Cristo, secondo i piani della salvezza, è ritornato dal Padre, è ritornato non per essere a riposo, continua la sua missione e quindi manda uomini a fare portavoce, a ripresentare Cristo nel suo sforzo di accattivarsi il cuore dell'uomo e noi siamo quelli che dovremmo rispondere davanti a Cristo.

Quindi, cosa si potrebbe fare oggi come oggi?

I nostri fratelli sono scettici nei confronti di Cristo Salvatore.

Cosa si potrebbe fare perché riescano a vedere l'amore con cui Cristo li ama?

Secondo me questo è il nostro problema: cosa si potrebbe fare?

Perché la crisi di cui soffre l'umanità è questa: lo scetticismo nei rispetti di Dio e quindi a maggior ragione uno scetticismo nei confronti dei fratelli, è chiaro.

Specialmente la gioventù, secondo me, soffre di questo ambiente di sfiducia, non ha fiducia di nessuno, mentre ha bisogno di contare su qualcuno.

lo credo che la Chiesa, non soltanto, ma anche la società debba far leva sulla famiglia per rispondere a questo: cosa dobbiamo fare per il salvataggio dei nostri giovani?

Perché la famiglia ha titoli di credibilità; anche il più degenere figlio, nel subconscio non dubita dei suoi genitori.

Quindi, quando la mamma, il papa gli dice: « Credi che Dio è preoccupato di le » può darsi che risponda negativamente, ma il peso della paternità, il peso della maternità, cioè il peso d'amore fa pressione sul figlio.

E quindi quell'espressione sentita dal padre o dalla madre a lunga distanza produce i suoi effetti.

A meno che il tipo non fosse già bruciato totalmente.

E quindi le nostre famiglie cristiane hanno questa grossa responsabilità, pesante responsabilità, perché altri non hanno titoli di credibilità sufficienti.

Il sacerdote ha titoli nel senso della grazia di Cristo, ma per uno che è in difficoltà è come qualunque altro.

Per il giovane che è in difficoltà il sacerdote è come uno qualunque, mentre il genitore non è uno qualunque, per la coscienza, per la litologia del figlio di famiglia, non può, non lo è.

Quindi è la famiglia che garantisce, sia pure a lungo termine, la salvezza, cioè il salvataggio della gioventù.

Dimodoché le famiglie cristiane costituiscono per la umanità la riserva principale di energie di salvezza.

Altre soluzioni non ci sono per l'umanità.

Ed è per questo che l'Unione, che ha tutte le dimensioni di impegno, sia consacrati, sia coniugati, è chiamata ad impegnarsi a fondo, senza venir frenata dagli insuccessi.

Non c'è motivo di frenarsi, perché l'insuccesso umano l'ha sofferto l'Onnipotente Cristo Redentore: è stato il gran fallito, umanamente parlando.

Nel fallimento però ha salvato, umanamente era fallito, perché ucciso, sepolto, quindi il gran fallito, però nel suo fallimento ha salvato l'umanità, come si esprime S. Paolo.

Così gli inviati di Cristo, non devono restar urtati dai fallimenti visti nella prospettiva umana, quelli che si chiamano fallimenti secondo la prospettiva umana.

Quindi, anche se la gioventù si dimostra sorda, noi dobbiamo continuare a battere i timpani.

Se la gioventù si dimostra disperata, oramai, noi dobbiamo continuare a insistere, perché Cristo non ha perso la fiducia nel suo creato, cioè nell'uomo.

Cristo continua la sua redenzione. « … Continua la tua opera, perché io sono con te, io sono impegnato sotto lo stesso giogo, sono con tè presente, devi continuare, finché l'ultimo uomo avrà deciso il suo destino, la missione deve continuare ».

Per cui la spiritualità dell'Unione, cioè Cristo Crocifisso, è l'unica salvezza, è l'unica nostra speranza.

Richiederà sacrifici, perché evidentemente deve richiederli, perché Cristo ci ha detto: « Se io ho incontrato tutte quelle difficoltà, state sicuri che ne incontrerete anche voi.

Ma io sarò con voi, io ho superato le difficoltà e starò con voi, accanto a voi, cioè, non ripromettetevi futuri rosei, ecc., sono futuri di croce, croce più pesante, più leggera, ma croce è la fonte della salvezza ».

Quindi l'Unione ha questa missione appunto di ricordare al cristiano la salvezza e la croce.

Non la croce per un periodo, poi ci sarà il sereno, il sereno sarà nel ciclo e lo troveremo.

Lo stadio del sereno è aldilà, la storia dell'uomo è croce,cioè la croce che salva.

Appunto per approfondire per me stesso, a mio uso, la visione della spiritualità dell'Unione ho voluto venire qui, accettare l'invito dell'Unione a venire e ringrazio il Signore che in questi pochi giorni ho avuto molto da imparare circa la spiritualità dell'Unione nei suoi vari livelli di consacrati, di coniugati, ecc., e vedere chiaramente che le diverse dimensioni dell'Unione convergono sulla stessa croce.

Sono diverse espressioni, ma dello stesso valore.

Valore che è lo strumento vitale per l'umanità che attende la sua redenzione.

Questo è il pensiero che desideravo esprimere all'assemblea.