Laicità, secolarità e santità

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L'invito, anzi il comando di Gesù di tendere alla perfezione non è rivolto solamente ai sacerdoti e ai religiosi, ma sollecita tutto il popolo cristiano e ciascun membro di esso, in qualunque età o condizione si trovi a vivere.

E Gesù stesso che dice a tutti i suoi seguaci: « Siate perfetti come il Padre mio celeste ».

Ed ancora: « Imparate da me … Io vi ho dato l'esempio, affinché come ho fatto io facciate anche voi ».

Quanti fra i cristiani di oggi sentono il pungolo di queste parole?

Eppure sono parole divine e non retorica e nessuno sfuggirà al rendiconto.

E neppure sono un precetto nuovo.

Iddio stesso all'atto della creazione dell'uomo e della donna impose loro questo comando, valevole per tutta la loro discendenza: « crescete ».

E infatti la creazione è tesa in questo sforzo, che non è più senza fatica e dolore, come lo sarebbe stato senza il peccato originale, ma, come dice S. Paolo: « tutta la creazione fino al momento presente geme e soffre i dolori del parto » ( Rm 8,22 ).1

Ma l'impegno che gli uomini pongono nel perseguire gli interessi terreni è ben più grande di quello che dedicano agli interessi spirituali ed eterni, che invece sono senza confronto i più importanti.

Si direbbe che l'uomo abbia dimenticato la posizione eretta che gli ha dato il Creatore per imitare quella degli animali che hanno il capo rivolto verso il basso.

Anzi, la superiorità intellettiva dell'uomo serve talora a compiere disordini e crimini che non compie alcuna specie di esseri inferiori.

È una constatazione tristissima: « corruptio optimi pessima ».

Dio lascia l'uomo libero.

Tuttavia se questa libertà consente frutti avvelenati ne procura anche, e molto di più quelli, buoni, ottimi, stupendi.

Accanto alla cronaca nera ( di cui sono piene le pagine dei giornali laici ) c'è pure l'interminabile storia dell'eroismo nel bene ( di cui raramente i giornali fanno un cenno ), spesso anzi nascosto e noto a Dio solo, perché il bene non fa rumore.

Se nel mondo c'è la criminalità c'è anche l'eroismo della virtù.

E specialmente c'è la schiera più grande di tutte, quella della gente semplice ed umile, che tira avanti senza pretese, facendo il proprio dovere, spesso pesante, senza vanto e senza lamenti, ma che determina il carattere della società.

Tra di essa, siamo convinti, il Signore trova degli amici dolcissimi, che non saranno mai segnati in alcun calendario.

In questi ultimi tempi la Gerarchia Ecclesiastica ha mostrato un particolare interesse e sollecitudine per coloro che, in assenza di un termine specifico, vengono detti « i laici » ma che in realtà comprendono soltanto quei laici che vivono nel secolo e si occupano delle cose del secolo e che una volta venivano chiamati semplicemente « il popolo ».

Sono questi il nucleo più grande del corpo della Chiesa.

È di estrema importanza che questi si rendano conto del ruolo chef stato affidato a loro e non deludano le speranze della Chiesa.

La voce che parte dal Concilio Ecumenico è un richiamo straordinario di Dio ad una più viva fede in Gesù, che è morto per tutti, e ad un generoso ricambio di amore, che non richiede dei gesti straordinari, ma soltanto un po' più di fervore, un'umiltà sincera, una dedizione piena.

Chi non sente il bisogno di un esame di coscienza più approfondito e più serio del solito?

Ma perché si è così avari con Dio?

Perché non mirare decisamente alla santità?

E proprio questo che Dio desidera da noi: « Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione » ( 1 Ts 4,3 ).

E quale altro compito al mondo è così grande, così nobile, così ricco di frutti?

Chi vi attende non può aver nulla di più prezioso.

Questo è il tesoro, la perla preziosa, di cui parla Gesù.

Ma che cosa fare per conquistare un bene così grande?

Oh stupore: una sola cosa: volerlo, volerlo sul serio.

Dio vuol tutti santi e a tutti dà le grazie necessario a chi gliele chiede umilmente e sinceramente, e quindi è possibile a tutti quelli che lo vogliono seriamente.

Anche la buona volontà è dono di Dio, e i doni di Dio sono concessi, ordinariamente, in modo graduale, come un seme affidato al terreno della libertà umana.

Se il terreno è arido e petroso il germe non può svilupparsi, muore e tutto è finito.

Se invece è un terreno fertile la vita può sbocciare e trova tutti gli elementi per crescere: l'aria, l'acqua, il sole, ecc.

Non è questo che insegna Gesù stesso?

Qui è il segreto del destino eterno di ciascun uomo, e ciascuno vi dovrebbe pensare seriamente: « con timore e tremore procacciate la vostra salvezza » ( Fil 2,12 ).

La quale salvezza non è destinata ai superficiali e leggeroni, ma alle persone serie.

Dio non si lascia prendere in giro.

Non perdiamoci d'animo, però.

Vi è un mezzo alla portata di tutti, che è efficace per tutto: la preghiera.

Con essa alla mano non è più giustificabile alcuno scoraggiamento.

S. Alfonso dei Liguori, dottore di S. Chiesa, amava ripetere, e lasciò scritto: « Chi prega certamente si salva. Chi non prega certamente si danna ».

Ma perché non ricordare le parole di Gesù stesso: « Chiedete e otterrete. Chi chiede riceve, chi cerca trova e a chi bussa viene aperto »?

Parole che aprono il cuore alla speranza e che non hanno bisogno di commento.

Nella chiesa di S. Tommaso a Torino sono sepolti cinque Servi di Dio, di cui è in corso la causa di beatificazione.

E, guarda caso, tutti laici: Paolo Pio Perazzo, impiegato delle Ferrovie, a Torino Porta Nuova; Teresa e Giuseppina Comoglio, due sorelle nubili, che vivevano del proprio lavoro; Lucia Bocchino ved. Raina, che per mantenere la famiglia aveva aperto un negozietto nelle vicinanze di S. Tommaso; e finalmente Fra Leopoldo Musso, cuoco del convento di S. Tommaso, fattosi frate a cinquant'anni, dopo la morte della mamma, e rimasto semplice converso.

Erano tutti contemporanei, alcuni si conoscevano solo di vista, e nessuno li aveva organizzati o curati in particolare.

Ai suoi tempi, assai più duri dei nostri, S. Agostino vedeva attorno a sé tante anime belle e concludeva: « Se questi e queste perché non io? ».

E noi oggi perché non possiamo fare lo stesso ragionamento?


1 I dolori del parto: lo sforzo e la fatica per produrre qualcosa o qualcuno.