Anno Mariano |
B247-A2
( Continuazione )
7 giugno 1987: Pentecoste
15 agosto 1988: Assunzione della S.S. Vergine
La vita di una Mamma è quella di Maria, la Madre di Gesù, quale è narrata nel Vangelo e negli Atti degli Apostoli.
I fatti di questa vita, nella loro successione, costituiscono la biografìa della Madre di Gesù ed offrono meravigliosi spunti di riflessione per la nostra vita di figli di Dio e in particolare per la vita e la missione di ogni mamma.
La prima volta che compare il nome di Maria nel Vangelo è alla fine della genealogia di Gesù ( Mt 1 ) che si conclude: « Giuseppe sposò Maria e Maria è la Madre di Gesù chiamato il Cristo ».
Il nome di Maria è subito accompagnato dalla missione a cui è chiamata: essere la Madre di Gesù.
Giuseppe è « discendente del re Davide » il quale a sua volta è discendente di Abramo, il grande Patriarca chiamato da Dio ad essere il capo di quel popolo che Dio si è scelto.
Gesù è presentato come colui che porta a compimento la storia e la speranza di Israele, il Messia atteso, il Figlio di Dio.
Come Madre di Gesù, Maria entra nella storia dell'umanità.
Dove vive Maria? Lo dice Luca nel capitolo 1°: a Nazareth, un villaggio della Galilea, a nord della Palestina, non lontano dal lago di Genezaret.
Il villaggio sorge sugli ultimi contrafforti dei monti gallici, a circa 140 chilometri a nord di Gerusalemme.
Il nome ebraico di Nazareth ha la stessa radice di « germoglio » e richiama la profezia di Isaia ( Is 11,1 ): « Un germoglio spunterà dal tronco di Jesse ( padre di Davide ), un virgulto germoglierà dalle sue radici »:
annuncio di una vita nuova, di una speranza che rinasce in una maternità, di una nuova fioritura di primavera.
Maria è una fanciulla vergine, fidanzata con Giuseppe, uomo giusto.
Una semplice fanciulla, di uno sperduto e dimenticato villaggio, nell'attesa di un normale matrimonio con un giovane buono e saggio.
Ma Dio irrompe in questa vita e la fa entrare nella storia nel momento in cui, giunta la pienezza dei tempi, deve scegliere la donna che sarà la Madre del suo Figlio, nato da donna.
La fede: unica luce nell'oscurità degli avvenimenti Dio manda il suo angelo, come messaggero, a rivolgere il suo invito a Maria.
L'Arcangelo Gabriele aveva già compiuto una missione che Dio gli aveva affidato nei tempi antichi.
È il profeta Daniele che ce ne parla ( Dn 9,20 ): « Mentre parlavo e pregavo, Gabriele volò veloce verso di me: era l'ora dell'offerta della sera.
Egli mi rivolse questo discorso: « Daniele sono venuto per istruirti e farti comprendere.
Fin dall'inizio delle tue suppliche è uscita una parola e io sono venuto per annunziartela, poiché tu sei un uomo prediletto » e gli rivela la profezia delle settanta settimane « fissate per il popolo e per la santa città, per mettere fine all'empietà; mettere i sigilli ai peccati, espiare l'iniquità, portare una giustizia eterna, suggellare visione e profezia e ungere il Santo dei santi ».
Altra missione aveva compiuto Gabriele pochi mesi prima dell'annuncio a Maria, quando era apparso a Zaccaria e anche qui, durante la preghiera e durante l'offerta della sera, per annunziargli la nascita di Giovanni Battista, il Precursore: « Io sono Gabriele e sto davanti a Dio sempre pronto a servirlo.
Lui mi ha mandato da te a parlarti e a portarti questa bella notizia; nascerà colui che preparerà al Signore un popolo ben disposto ».
Preghiera ed offerta della sera: è allora che Dio parla al nostro cuore e fa sentire la sua voce di promessa e di speranza.
Della vita di Maria fanciulla nulla è raccontato dal Vangelo, ma dalle espressioni con cui Gabriele si rivolge a lei, tutto ci è rivelato: « Il Signore è con te: egli ti ha colmato di grazia.
Tu hai trovato grazia presso Dio ».
Magnifica sintesi di una vita di unione con Dio e di corrispondenza all'amore di Dio: elogio che corona una fanciullezza vissuta nell'innocenza e nella grazia di Dio, preparazione alla maternità nella luce di Dio.
Il saluto dell'Angelo e le parole che ha udito impressionano molto la fanciulla che nella sua semplicità non comprende il significato di quanto le è stato detto.
Ma l'angelo la rassicura: « Non temere. Maria ».
E le espone il piano di Dio nei suoi confronti: « Avrai un figlio, lo darai alla luce, gli metterai nome Gesù.
Egli sarà grande e Dio, l'Onnipotente, lo chiamerà suo Figlio.
Il Signore lo farà re, lo porrà sul trono di Davide, suo padre, egli regnerà per sempre sul popolo d'Israele.
Il suo regno non finirà mai ».
La presentazione della dignità e della missione del bambino che dovrà nascere è grandiosa: una profezia di trionfi, di gloria, di regalità ad una fanciulla di modeste condizioni.
Maria non sofferma la sua attenzione su un avvenire glorioso, esaltante, pensa alla sua verginità e chiede come tutto ciò possa avverarsi.
L'angelo allora le rivela un'azione di Dio ancora più grande: « Lo Spirito Santo verrà su di te, e l'Onnipotente Dio, come una nube, ti avvolgerà.
Per questo il bambino che avrai sarà santo, Figlio di Dio ».
E alla fanciulla ancora incerta e frastornata di fronte a questa rivelazione, da una prova: « Vedi: Elisabetta, tua parente, alla sua età aspetta un figlio.
Tutti pensavano che non potesse avere bambini, eppure è già al sesto mese. Nulla è impossibile a Dio! »
Quest'ultima affermazione che rinnova il ricordo del Dio Onnipotente si imprime nell'anima di Maria.
È Dio che agisce, a lui tutto è possibile, che posso fare io povera creatura?
La fanciulla Maria manifesta la sua disponibilità all'azione di Dio, entra nel piano di salvezza di Dio, si mette a disposizione con la grande e pur semplice risposta di chi, nella fede accetta: « Eccomi sono la serva del Signore. Dio faccia di me come tu hai detto! »
È l'accettazione incondizionata della maternità che deve avverarsi in lei, della sua piena e completa collaborazione all'azione del suo Dio onnipotente di cui si professa la serva.
Poi l'angelo la lasciò.
Ogni maternità è azione di Dio: a ogni mamma giunge l'annuncio di richiesta di collaborazione per accettare di generare un nuovo figlio di Dio.
Forse i sogni e le promesse sul futuro della nuova creatura saranno solo frutto dell'amore di una mamma che vuole per suo figlio un avvenire ricco di grandezza e di consolazioni.
La realtà sarà diversa.
Anche per Maria la realtà le porterà un carico di sofferenze e di dolori, ma resterà nel suo animo la intima gioia di aver accettato di fare quello che Dio le ha chiesto.
Le è promesso un trono: troverà una croce.
Le è promesso un trionfo sul popolo: troverà l'ingiuria e la condanna.
Quanto le ha detto l'angelo le è penetrato nel più profondo, mala sua vita semplice e nascosta non cambia e riprende il ritmo di ogni giorno.
Un pensiero le torna alla mente: la parente Elisabetta.
Crede alla parola dell'angelo e si preoccupa di dimostrare la sua fede.
Il legame di parentela e l'anzianità di Elisabetta che forse ha bisogno di aiuto nell'attesa del figlio, ci rivelano quanto Maria sentisse e vivesse le necessità proprie di ogni famiglia.
Deve andare a portare il suo aiuto e deve andare subito perché la maternità di Elisabetta è già avanzata.
L'incontro con Dio e la sua disponibilità si rivolgono ora all'incontro e alla disponibilità verso chi è nel bisogno: è il primo atto di una maternità che diventerà universale per tutte le creature, quando Gesù sulla croce gliele affiderà.
Si mette in viaggio: ha salutato parenti e amici e anche Giuseppe.
Il percorso non è breve né facile: deve raggiungere un villaggio nella parie montuosa della Giudea: Ain Karin, distante 150 chilometri da Nazareth, vicino a Gerusalemme.
Affronta il viaggio per la sua prima missione di amore verso l'umanità.
Giunge alla casa di Zaccaria e saluta Elisabetta.
« Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo ».
Quella piccola creatura ancora nel grembo di sua madre già ha una sua vita, una sua percezione che manifesta con il sussultare nell'incontro di Maria che ha nel grembo Gesù.
Il bambino precede la madre nell'accogliere quel saluto.
Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: « Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!
A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?
Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia. nel mio grembo.
E beata colei che ha creduto all'adempimento delle parole del Signore.
Nelle parole di Elisabetta si rinnova l'annuncio dell'angelo per bocca di una creatura.
Dio con l'angelo e l'umanità con Elisabetta hanno incontrato Maria che porta nel seno il Salvatore del mondo.
L'angelo l'ha salutata « piena di grazia », Elisabetta la saluta « benedetta ».
Nell'Annunciazione e nell'incontro con Elisabetta, lo Spirito Santo è presente con la sua azione di grazia.
Colui che l'angelo proclamò santo e Figlio di Dio è chiamato benedetto e Signore da Elisabetta.
Colei che disse: « Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto » è chiamata beata perché ha creduto.
Ora « la fede di Maria acquista una nuova consapevolezza e una nuova espressione.
Quel che al momento dell'annunciazione rimaneva nascosto nella profondità dell' "obbedienza della fede ", si direbbe che ora si sprigioni come una chiara, vivificante fiamma dello spirito » ( R.M. 35 ).
Pur completamente abbandonata alla volontà del Signore è, sotto l'azione vivificante dello Spirito, donna tutt'altro che passivamente remissiva o di una religiosità alienante.
È la donna forte che non dubita di proclamare che Dio ha scelto i poveri e gli oppressi e rovescia dai loro troni i potenti del mondo: disperde i pensieri dei superbi, ricolma di beni gli affamati, rimanda i ricchi a mani vuote.
Tutto ha fatto nel ricordo della sua misericordia.
Il suo canto è una riflessione storica sui grandi interventi di Dio nella vita del suo popolo, ci mostra Dio dentro la trama della storia ed esalta i momenti nei quali ha spiegato la potenza del suo braccio.
È il Dio che, per manifestare la sua potenza, sceglie coloro ai quali il mondo non pensa perché guarda all'umiltà della sua serva.
Il nuovo corso della storia che Maria annuncia, cantando la misericordia di Dio, non sarà costruito sulla potenza, sulla gloria, sulla ricchezza.
Dio ha scelto un'altra strada: la condizione dei poveri.
Nel canto ispirato. Maria è la prima testimone della meravigliosa verità che Dio si dona nel Figlio.
Verità che si attuerà pienamente mediante le opere e le parole del Suo Figlio e definitivamente mediante la sua Croce e risurrezione ( R.M. ).
Nel cuore dell'umile fanciulla di Nazareth Dio ha parlato e Maria rivela al mondo la parola di Dio che è penetrata in lei.
La gloria del Figlio che porta in grembo, quello che regnerà per sempre e il cui regno non avrà fine, non è un re di questa terra: il suo regno è spirituale.
Confortata da questa nuova rivelazione che le presenta nella sua giusta luce l'annuncio dell'angelo.
Maria comprende che è veramente beato solo chi fa la volontà di Dio: per questo tutte le generazioni la chiameranno beata perché santo è il suo nome.
Maria resta con Elisabetta circa tre mesi e poi torna a casa sua.
È facile intuire come trascorsero questi tre mesi per colei che si era definita la serva del Signore: nei più umili servizi, nelle cure e nelle più premurose attenzioni per l'anziana parente sempre più in difficoltà.
Maria ritorna a Nazareth nell'attesa della sua maternità e riprende la vita di ogni giorno fatta di lavoro, ascolto della parola di Dio, premure per la creatura che porta in grembo, i più comuni servizi in una casa.
Quando Maria torna a Nazareth dalla Giudea, vi torna come prossima mamma.
Giuseppe che il vangelo definisce « lo sposo di Maria » contrariamente all'uso di indicare la donna come sposa di un uomo che esse definiscono « mio Signore » si trova di fronte alla grande prova, impenetrabile dal punto di vista umano e precipita in un abisso di angosce che il vangelo ci fa comprendere: il suo cuore di giusto è ferito profondamente.
Abbandonarsi interamente a Dio era il dovere da compiersi.
Attendere pazientemente l'ora dell'intervento di Dio era il segno più evidente dell'abbandono in lui.
Quando Giuseppe ha maturato nei riguardi di Maria, la decisione dell'abbandono, ma introducendo un elemento di rettitudine delicato « licenziarla in segreto », Dio interviene: ha luogo l'annunciazione di un angelo a Giuseppe, figlio di David, che gli porta ordini di Dio.
Lo rassicura circa Maria e gliela restituisce trasparente.
Quelli che possiamo pensare essere stati incontri e rapporti difficili e velati di mistero dei due giovani sono illuminati dalla parola di Dio: « Non temere Giuseppe di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo ».
Lo Spirito Santo si fa ancora presente nei momenti più grandi della storia dell'umanità: essa partorirà un figlio.
A te, come padre putativo il compito di chiamarlo « Gesù », infatti egli salverà il suo popolo dai suoi peccati.
Nell'annunciazione a Giuseppe, questi ascolta senza dire una sola parola.
Va a cercare Maria nella sua casa.
Timori e angosce sono scomparsi per lasciare il posto al rispetto, alla gioia, all'amore per Maria e per il suo segreto.
Di questo incontro il vangelo non fa che un breve accenno: « Giuseppe prese con sé la sua sposa ».
Maria comprende che Dio ha rivelato il mistero a Giuseppe; gli poteva raccontare la miracolosa apparizione di Nazareth e l'annuncio dell'angelo.
Giuseppe a sua volta narra a Maria la sua annunciazione e l'ordine ricevuto da Dio.
I due giovani sposi hanno compreso il mondo divino in cui devono vivere e del quale devono diventare collaboratori.
In questa luce preparano la loro casa e impostano la loro vita familiare nell'attesa di una nascita che Dio ha preparato e nel ricordo di quanto Dio ha rivelato.
Maria, la serva del Signore, trascorre i suoi giorni nella disponibilità ad accettare che Dio faccia di lei come le è stato detto.
Giuseppe, l'uomo giusto, il servo fedele, nell'ascolto di quanto il vero Padre gli dirà di fare.
Come primo atto imporrà al bambino il nome che Dio gli ha comunicato: Gesù.
( Continua )
F. L.