Appunti per la biografia del rag. Umberto Ughetto

B265-A9

Nella sezione necrologi di questo bollettino vi è il ricordo della compianta sig. na Emilia Mazzuri, ritornata alla Casa del Padre il 18 aprile 1994, per vari anni apprezzata collaboratrice della Casa di Carità Arti e Mestieri, non solo ma altresì benefattrice e promotrice dell'Opera.

Qui La ricordiamo per proporre ai nostri lettori un suo efficace e commovente scritto, in cui delinea sommariamente, ma con lucide intuizioni ed osservazioni, l'indimenticabile figura del rag. Umberto Ughetto, Catechista consacrato sin dai primi anni dell'Unione, di cui divenne Vice Presidente generale.

Fu altresì Direttore dei corsi serali della Casa di Carità Arti e Mestieri, oltreché animatore, insegnante e collaboratore nell'amministrazione, sino agli ultimi anni della sua vita.

Questo scritto prelude, quale prima commemorazione, il 20 ° anniversario della morte avvenuta il 25 giugno 1975.

1. Da oltre un anno il Catechista Rag. Umberto Ughetto è tornato a Dio, ma vivissimo è in me il suo ricordo.

Averlo incontrato alla Casa di Carità, averlo avuto come maestro e collega nell'ufficio contabilità dove fui assunta nel settembre del 1965, fu veramente un segno di Dio nella mia vita.

Benché ormai settantenne, proseguì sino all'ultimo nel lavoro, ed era preciso, coordinato, metodico.

Per dieci anni ho avuto la gioia di vederlo alla scrivania di fronte alla mia e posso affermare quanto la pace costante del suo spirito ed il dominio di sé ci assicurano che la sua consacrazione di catechista, la sua fedeltà agli ideali proposti da Fratel Teodoreto nella sua primissima gioventù, l'avevano confermato vero amico di Dio, completamente abbandonato a Lui e con il cuore costantemente attento ad eseguire la sua volontà.

Solo il suo amabilissimo Signore Gesù poteva dargli quella particolare allegrezza che sorgeva come zampillo fresco e gli faceva trovare quelle indimenticabili battute umoristiche che sempre riuscivano a rasserenarci quando una circostanza difficile preoccupava uno di noi, o un momento di particolare tensione appesantiva l'ambiente.

Arrivava lui e tornava la calma!

2. Lo ricordo come Catechista impegnato sino a pochi anni prima della sua morte nell'insegnamento della cultura religiosa agli allievi dei Corsi Serali.

Con quanto impegno si preparava le lezioni!

Benché molto e sempre mi meravigliasse la sua conoscenza della parola di Dio, perché in tante occasioni interveniva, e le sue non erano citazioni usuali e sempre le stesse, ma originali, appropriate, che dimostravano quanto fosse profonda la sua conoscenza della Sacra Scrittura, nutrimento alla sua riflessione quotidiana.

Ricordo con quanta intima commozione lo ascoltavo parlare ai suoi giovani allievi.

Capitavano quasi sempre in ufficio per le interrogazioni necessario per l'assegnazione dei voti al termine dei trimestri o dell'anno scolastico, perché partenti per il servizio militare di leva, o perché assenti per malattie e impegni di lavoro.

Con quanta amabilità li riconduceva alle lezioni precedenti e con quanta dolcezza li invitava a loro volta a parlare di quello che ricordavano.

Rivedo ancora il suo aspetto, che si trasfigurava, la sua voce, che pareva quella di Gesù che, amico dei giovani, desiderava inserirsi nella loro vita e, suscitando in loro il gusto delle cose buone, arricchirli di tanto bene.

Certo egli possedeva Dio! E la sua parola era creduta perché certamente vissuta prima di essere annunciata.

3. Estremamente riservato e discreto, era però sensibilissimo alle necessità fisiche e morali di quanti lo circondavano, ed amava aprirsi con semplicità e tenerezza soprattutto verso i poveri, verso i bambini, verso i malati, che trattava con delicatezze particolari.

Rivedo i poveri che sostavano in corridoio ( perché noi ostacolavamo loro l'ingresso in ufficio ) ad attendere il ragioniere generoso che li confortava con la sua parola e la sua offerta.

Rivedo i bimbi che ricevevano con le sue carezze, i libri, le caramelle, il cioccolato che sempre serbava per loro nei suoi cassetti.

E lui non metteva in bocca neanche una pastiglia per la tosse!

Come la grazia perfeziona la natura!

Una perfezione di tutte le ore, in tutte le cose, senza nessuna tensione: quanti esempi, quanti insegnamenti abbiamo ricevuto da lui noi tutti della Casa di Carità, e come l'abbiamo trovato sempre pronto ad aiutare, a incoraggiare concretamente ogni iniziativa di cui conoscesse l'utilità.

Ricordo la sua serenità, la sua compostezza che era non solo esteriore, ma rispecchiava l'interna calma e dolcezza; ed Egli aveva pure un cuore di carne e conosceva tutta la sensibilità di una affettività ricca e viva!

É stato per noi veramente un fratello: aprendosi a tutti con un candore così vero e spontaneo da manifestare la sua umanità serena e piena di pace; la sua vicinanza irradiava pace: solo così si spiega perché sia stato tanto amato!

Non aveva doti eccezionali ma io credo che fosse veramente un santo!

E la sua santità che si esternava in tutte le virtù, spiccava soprattutto nell'umiltà e nella povertà.

Tutto Egli ha compiuto nel silenzio e nel nascondimento, non cercando mai sé stesso, i suoi gusti, la sua volontà, ma esercitando a fondo quelle virtù che, spogliandoci di tutto quanto può essere motivo di difesa, di sicurezza, di appoggio, più facilmente ci fanno rimanere abbandonati in Dio.

4. Questo sereno abbandono emerse soprattutto durante le sue malattie ed i numerosi interventi chirurgici ai quali dovette sottoporsi, degenze ed operazioni che sopportò con tanta pazienza, sostenuta certamente da una severa e forte disciplina interiore.

Anche nei piccoli malanni di ogni giorno ( e dovette soffrirne parecchi! ) amava esclamare; « Niente paura … tutto passa … Passa il bello, passa il brutto, passa tutto ».

E sollevava anche noi, che gli eravamo vicini ed amici, con tante sue espressioni caratteristiche che rivelavano sempre il suo spirito di buon Catechista.

Ma il pensiero più edificante di Lui mi rimane nell'animo ricordando il suo senso del divino, la sua pietà eucaristica, la sua devozione mariana.

Lo rivedo nella Cappella della Casa di Carità a prestare il suo servizio con rispetto e cura: attento sempre che il cero al SS. Sacramento fosse in ordine, che le ostie ed il vino per la santa Messa fossero sempre pronti e sufficienti.

Lo rivedo genuflettersi, pregare, sostare in silenzio ed in adorazione presso Gesù: come doveva sentirsi attratto da questa misteriosa Presenza!

Lo ricordo nei primi giorni che subì la caduta della retina, nel dicembre dell'anno 1975: i medici lo obbligarono a riposo in attesa di decidere l'intervento.

Dal Cappellano, Don Félix, ebbi l'incarico di portargli la S. Comunione.

Salii una sera, dopo l'ufficio, nella sua stanzetta di via Campiglia.

Lui mi accolse senza sapere che avevo con me Gesù.

Quando glielo dissi - è con religioso stupore e commozione vivissima che lo ricordo - lo vidi inginocchiarsi improvvisamente in mezzo alla camera, devotamente, senza alcun appoggio, lui che soffriva di gravi artrosi alle ginocchia: quanta fede, quanta pietà in questo gesto semplice e spontaneo!

5. E che dire della sua pietà mariana?

Ricordo con quanta gioia partecipava alle novene, alle feste in onore della Madonna, e con quanto entusiasmo, ogni anno, saliva nell'estate quasi tutte le domeniche ad Oropa a venerare la Vergine Santa!

La Casa di Carità chiudeva per le ferie estive circa un mese.

Ma il ragionier Ughetto era sempre presente nel suo ufficio a seguire le pratiche pili urgenti per intervenire puntualmente nelle scadenze.

L'ultimo anno dedicò l'intero mese di vacanze ad aggiornare le tessere INPS dei dipendenti della Scuola, e lo rivedo paziente e sereno nel lungo e noioso lavoro.

Unico momento di sosta: la gita domenicale ad Oropa!

Su questa pietà filiale, tenera, viva, quante grazie riversò la Madonna nera!

« Andrò a vederLa un dì, nel Ciel patria mia … andrò a veder Maria, mia gioia e mio amor! »

Con quale tono e con quanta espressione amava cantare la bella lode alla Vergine!

Ora è Lassù, il nostro indimenticabile ragionier Ughetto, con Dio, con la Madonna, coi Santi, con tutti i suoi Cari.

E noi che gli abbiamo voluto bene, Lo pensiamo felice e Gli chiediamo di aiutarci a vincere il male e a vivere come Lui la nostra giornata terrena con un crescendo di fede, di speranza, di carità!

Emilia Mazzuri

settembre 1976

Il rag. Ughetto - secondo da sinistra nella fila intermedia
- in un pellegrinaggio a Lourdes con catechisti e zelatrici, negli anni Sessanta.